Paperino in Tempo Rubato

Le Storie Tecnologiche

Con questa vicenda in tredici tavole Don Rosa prosegue e affina con precisione quel suo personalissimo filone che possiamo chiamare delle “storie tecnologiche”, usando la denominazione scelta da Leonardo Gori e Frank Stajano in Il rinascimento disneyano. Don, da ex ingegnere, ha sempre avuto un approccio razionale e preciso alle trame da lui intessute, assicurandosi che i suoi amati paperi vivessero avventure plausibili, muovendoli in un contesto realistico, attento a fatti e personaggi storici e soggetto alle nostre leggi fisiche. Un modo per sottolineare, una volta di più, che, al netto di becco e piume, Paperone e famiglia sono veri esseri umani.

A far da motore per questo tipo di vicende spesso è una bizzarra invenzione che, alterando le leggi della fisica, scatena l’avventura. Già in Un Fiume di Soldi Don aveva sperimentato questo approccio narrativo, ma in questa storia condensa ed affina ulteriormente il procedimento creativo, preparando il terreno per un filone di bellissime storie. La trama si basa sulla possibilità di fermare il tempo tramite un cronometro inventato da Archimede: Don, che recupera un'idea che aveva fin da bambino e che era stata utilizzata anche in altri medium, si diverte a mostrare le conseguenze vere di un'invenzione al momento irrealizzabile. Interessante anche l'accorgimento grafico per distinguere le vignette in movimento da quelle a tempo fermo, creando un riquadro giallo per quest'ultime.

Tempi “Duri”

Bloccando il flusso temporale, anche il resto dell'umanità si ferma, e qualsiasi cosa è come se fosse congelata, rendendo più che concreta la propria massa. Da questo concetto, spiegato da Don in maniera semplice e chiara, senza confondere il lettore, si dipana una corsa ricca di spunti comici e di spassosi leit-motiv, a partire da quello geniale dei biglietti da visita, che chiude in maniera brillante la storia. La sfida tra Paperino e i Bassotti, scaltri e beffardi come nella miglior tradizione barksiana, si rincorre tra il deposito e il parco, ed è l'occasione per Don di spingersi oltre ogni limite, mostrandoci effetti del blocco temporale a cui difficilmente andremmo a pensare, come la scala di uccellini usata dai Bassotti per arrampicarsi verso l'alto o la graffiante gag dell'erba appuntita.

Il colpo di genio si ha qui, con l'ironia sulla conformazione anatomica dei paperi che, possedendo zampe palmate, non possono portare le scarpe, creando loro non pochi guai: anche in questo caso si vede la capacità di Don Rosa di amare i paperi di Barks, prendendoli bonariamente in giro, per poi riscattarli sempre di più, storia dopo storia. Anche se l'autore del Kentucky si è in seguito pentito di questo scherzo, giudicando la natura animale dei paperi del tutto fuori dal suo canone narrativo, è bene invece apprezzare l'ironia che vi è dietro, e che fa rendere i nostri amici paperi ancor più concreti ed amabili.