Topolino e il Bandito Pipistrello

Il Nuovo Zio Mortimer

A partire dal 1932 alla striscia giornaliera di Mickey Mouse era stata affiancata anche una tavola domenicale. Le sunday pages costituivano una produzione un po’ diversa rispetto alle strisce: venivano pubblicate settimanalmente sugli appositi inserti a colori che i giornali riservavano ai ragazzi e per questo motivo puntavano a un target più ampio e meno sofisticato. Sebbene il team al lavoro fosse sostanzialmente lo stesso, il tono era differente e raramente venivano presentati archi narrativi lunghi e avventurosi, preferendo concentrarsi su gag autoconclusive dal respiro ristretto. C’erano però delle eccezioni: Topolino Contro Wolf fu la prima continuity domenicale. In quella storia dal sapore western veniva introdotto nel cast degli amici di Topolino un nuovo personaggio: Pippo.

Inoltre l’intera banda si recava presso il ranch di Zio Volabasso (Mortimer), lo stesso personaggio che aveva trascinato Topolino nella Valle Infernale, agli albori della sua carriera fumettistica. Lo zio per l’occasione era diventato un ricco proprietario terriero e così era stato ridisegnato completamente, perdendo i baffoni e acquisendo una stazza notevole. Aveva perso inoltre la sua anima pazzerella e avventurosa per trasformarsi in una figura agiata e sedentaria, attorniata dal nutrito gruppetto di dipendenti che lo aiutavano a portare avanti il ranch. Topolino e il Bandito Pipistrello è in tutto e per tutto il sequel di quella storia, e costituisce una vera e propria eccezione alla regola che voleva che il percorso delle strisce e quello delle tavole domenicali non si intersecasse mai.

Il Sequel della Domenica

Fino a quel momento non c’erano mai stati infatti collegamenti diretti tra le due serie a fumetti: sebbene fosse tutta farina del sacco di Gottfredson e dei suoi collaboratori, spesso il pubblico dei due filoni era effettivamente diverso. Alcuni compravano il giornale tutti i giorni, altri solo la domenica, e addirittura i giornali potevano decidere di acquistare solo la striscia o solo le tavole, a seconda delle loro politiche editoriali. Ecco uno dei motivi per cui Gottfredson preferiva che le tavole avessero una certa autonomia, concependole come un insieme continuo di gag o di vicende dal tono leggerissimo.

Risulta davvero molto strano dunque vedere come questa nuova sequenza a strisce si colleghi direttamente alla vicenda di Wolf, dando per scontati molti riferimenti. Topolino e Minni tornano a trovare lo Zio Mortimer, reincontrano il personale del ranch e Topolino ritrova addirittura il cavallo focoso Moro (Steamboat) che aveva cavalcato in precedenza. La sceneggiatura fa proprio riferimento alla storia domenicale uscita un anno prima, senza preoccuparsi della potenziale confusione del lettore. Rimarrà un caso: dopo questo collegamento, non ci saranno altri rilevanti contatti tra le due serie.

L’Infido Pipistrello

La storia ricalca la struttura e gli stilemi del western, tra deserti assolati, mandrie di mucche, ladri di bestiame e duelli a colpi di pistola. Questo scenario tornerà più e più volte in futuro, dimostrandosi uno di quelli in cui Gottfredson si troverà maggiormente a suo agio. Ma al di là dei cliché narrativi, a brillare è senz’altro il cattivo, il Bandito Pipistrello del titolo, un infido brigante nerovestito che per certi versi anticipa sia il Batman di Bob Kane, sia il futuro Macchia Nera, altra creazione gottfredsoniana. Interessante è il patto implicito col lettore, al quale viene praticamente suggerito da subito che l’identità segreta del villain è quella dell’affettato Don Iollio, andando a costruire in maniera via via più marcata questa consapevolezza.

Tuttavia al di là di una successione degli eventi abbastanza collaudata, a stupire è la lotta finale tra Topolino e Iollio, davvero lunga e ben costruita. Gottfredson “anima” i suoi disegni, mostrandoci un combattimento lungo tre settimane in cui i due si confrontano a suon di coltelli, proiettili, precipizi e un po’ di azzeccata comicità (Iollio che confonde il proprio sangue con il tuorlo d’uovo). La vicenda si conclude bene e Topolino e Minni tornano ancora una volta a casa, tra le braccia di Orazio e Clarabella. A Gottfredson piace far vedere il ritorno dell’eroe nella quiete domestica, a tavola con i propri amici, in un quadro di rassicurante quotidianità. Non sarà l’ultima volta in cui il ranch di zio Mortimer ospiterà la combriccola, come vedremo nelle successive storie di ambientazione western, ma soprattutto Gottfredson col passare del tempo prenderà sempre più gusto a disegnare per Topolino zuffe sempre più lunghe, rivaleggiando in dinamismo con il reparto animazione.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.

Scheda tecnica

  • Titolo originale: The Bat Bandit of Inferno Gulch
  • Anno: 1934
  • Durata:
  • Storia: ,
Nome Ruolo
Floyd Gottfredson Disegni; Storia
Ted Osborne Storia