Topolino nella Casa dei Fantasmi
Topolino, Paperino e Pippo
Il 1936 si chiude con l’unica storia di Gottfredson in cui Topolino, Pippo e Paperino collaborano insieme, in maniera simile a quanto accadeva nei cortometraggi coevi. In particolare, lo spunto di The House of Seven Haunts è lo stesso di Lonesome Ghosts (1937), uno dei più celebri shorts di quella fortunata stagione creativa, all’epoca ancora in fase di studio. Nel cartone animato i tre possedevano un’agenzia scacciafantasmi, e si ritrovavano a dover fronteggiare un gruppetto di spiriti burloni, in una girandola di gag farsesche. Nella storia di Gottfredson invece abbiamo una trama più complessa che si dipana per ben quattro mesi, un vero e proprio giallo della camera chiusa, claustrofobico e con numerose scene completamente nere in cui emergono solo i testi e le onomatopee.
Topolinia è in preda al panico a causa di una vera e propria fobia da fantasmi. Topolino decide di risolvere il mistero, e mette su una piccola agenzia, in maniera non diversa da quanto succedeva in Topolino Poliziotto e Pippo Suo Aiutante (1933). La novità è nella presenza di Paperino che, pur di non apparire fifone, si unisce a Topolino e Pippo, andando quindi a formare anche nei fumetti il famoso terzetto visto al cinema. I tre non devono aspettare molto per trovare un ingaggio: trafelato, entra nella trama il colonnello Bassett, che promette 5000 dollari per liberare la sua casa infestata da sette fantasmi. Questo personaggio è una delle tante geniali trovate della storia sceneggiata da Ted Osborne, che infatti non perde occasione per prendersene gioco. Alto, corpulento e dotato di due lunghi baffoni, Bassett è un compassato gentiluomo del sud, legato alle antiche tradizioni di etichetta, buoni comportamenti e con un rigido codice morale. Un uomo d’altri tempi, ben poco a suo agio nella realtà americana post 1929.
Il Giallo della Camera Chiusa
Sebbene sia ormai avvezzo a narrazioni molto strutturate, in qualche striscia Gottfredson fa quasi il verso allo stile dei cortometraggi, come quando sceglie di dividere il trio una volta sul campo, esattamente come accadeva sul grande schermo. Ma è poco più di un esercizio di stile: a tratti si avverte una minor spontaneità nella gestione di questa nuova situazione. Gottfredson si trova decisamente più a suo agio nel muovere il “suo” Topolino, e appena possibile ce lo mostra come sempre entusiasta e desideroso di trovare una soluzione per il caso. Gli altri personaggi reagiscono agli eventi in maniera diametralmente opposta: per Pippo vedere un fantasma è del tutto normale, Paperino ne è terrorizzato mentre per il colonnello Bassett si tratta di contravvenire all’etichetta. Topolino è l’unico che vuole davvero vederci chiaro, spaventato dall’idea che la razionalità non possa spiegare fenomeni inspiegabili.
È paradossale pensare che quello stesso elemento fantastico che qui viene a più riprese rifiutato, sarà invece preponderante e quasi normale nelle bizzarre trame di Bill Walsh del decennio 1945 - 1955. Invece qui il focus è un altro e la narrazione segue in modo pedissequo i numerosi tentativi di Mickey di risolvere il classico mistero della camera chiusa, arrovellandosi su come sia possibile per questi “fantasmi” scomparire da una stanza bloccata. Interessante, infine, vedere come Gottfredson si prenda gioco dell’ordine pubblico, rappresentato da un pomposo e menzognero sergente di polizia che prefigura per certi versi il futuro Manetta (Casey), mentre ci spinga quasi ad ammirare il malvagio piano dei fantasmi, una volta che la verità viene alla luce. Certo, non parteggiamo mai per loro, ma ne apprezziamo l’astuzia, creando una situazione “grigia” in maniera non dissimile a quanto vedremo più avanti in Topolino e la Banda dei Piombatori (1938).
Un Vestito per Pippo
Spesso Gottfredson chiude la storia con una settimana di strisce di decompressione. Si tratta perlopiù di semplici gag che servono a sciogliere qualche punto minore della vicenda e a mostrare il ritorno, provvisorio, alla normalità. In questo caso, abbiamo Topolino e soci alle prese con i soldi della ricompensa. Se Paperino appare decisamente spendaccione, Pippo risulta completamente confuso: non sa proprio che cosa farsene di quella piccola fortuna. La scelta alla fine cade su un bel completo elegante. Topolino e Minni lo riempiono di complimenti e Pippo, rosso di emozione, ammette di non averlo comprato per sé ma per il suo futuro amore, che un giorno prima o poi arriverà. In poche vignette Gottfredson svela un romantico e del tutto umano lato del personaggio, che ce lo rende ancora più vicino.
Pippo in questa storia dimostra il suo approccio zen, quasi stoico, alle stravaganze della vita, che abbraccia in maniera disincantata e con una buona dose di pensiero laterale. Dopo averlo utilizzato per anni come disturbatore sciocco e ridanciano, Gottfredson si è finalmente appropriato di Goofy, sposandone l’evoluzione dinoccolata e flemmatica che artisti come Art Babbitt stanno definendo su schermo, e regalandogli un tocco filosofico tutto suo. Lo stesso non avverrà purtroppo con il povero Donald Duck, che Floyd non farà a tempo a padroneggiare come si deve: in ossequio a un’indicazione del King Features Syndacate, il papero verrà infatti sradicato dalla striscia di Topolino subito dopo questa storia, per prendere servizio immediatamente nelle tavole domenicali delle Silly Symphonies e successivamente in una striscia tutta sua. Il primo mattone del muro che per decenni avrebbe diviso paperi e topi era stato posto, e nell’arco successivo sarebbe stato definito una volta per tutte il binomio Topolino e Pippo.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.
Scheda tecnica
- Titolo originale: The Seven Ghosts
- Anno: 1936
- Durata:
- Storia: Floyd Gottfredson, Ted Osborne
Credits
Nome | Ruolo |
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Floyd Gottfredson | Disegni; Storia |
Ted Osborne | Storia |