Topolino e la Casa Misteriosa

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Nel 1944 la striscia di Topolino per i quotidiani sta vivendo un momento difficile. In questi ultimi anni di guerra i giornali trovano grandi difficoltà nell’assicurare uscite costanti e raggiungere i clienti. Lo studio Disney ha inoltre parecchi artisti al fronte e così la macchina produttiva non lavora a pieno regime. In queste condizioni comporre storie lunghe diventa sempre più complesso, e non stupisce quindi che il lavoro di Gottfredson e Walsh proceda un po’ a singhiozzo. Dopo la lunga avventura futuristica, tocca a una sorta di thriller gotico che si dipana per poco più di due mesi, un lasso di tempo leggermente inferiore rispetto allo standard per le storie di respiro.

Cosa ancor più notevole, per la prima volta Floyd Gottfredson fa un passo indietro durante una storia lunga, assentandosi “a intermittenza” e facendo subentrare al suo posto la matita di alcuni suoi fedeli collaboratori, come George Waiss, Paul Murry e Dick Moores. Sebbene questi disegnatori facciano un gran lavoro per rimanere fedeli ai modelli definiti da Gottfredson, il cambio di mano si sente. Qua e là le pose si faranno più legnose e i personaggi meno espressivi in un saliscendi stilistico che farà risaltare ancor di più la linea gottfredsoniana nelle settimane in cui Floyd riprenderà in mano il timone.

I Segreti di Zio Maximilian

Un lontano parente di Topolino, Maximilian Mouse, gli lascia in eredità la sua vecchia agenzia investigativa, una casa lugubre e spettrale. Come da copione walshiano, il soprannaturale prende subito il sopravvento: la chiave a forma di scheletro, le voci che chiamano tra le pareti, emissioni gassose in grado di scrivere… e di strangolare. E in quest’atmosfera inquietante, Topolino trova una ragazza murata viva, l’affascinante Drusilla. Walsh inventa così una storia gotica particolare e suggestiva ma non perfettamente lineare, con numerose digressioni umoristiche piuttosto estemporanee. Le gag ectoplasmatiche accompagneranno la narrazione fino in fase avanzata, dal momento che Topolino “trainerà” la casa misteriosa fino alla propria dimora, con scorno dell’intero suo vicinato (fra cui possiamo vedere i coniugi Porcelli, ormai integrati nel cast).

Successivamente la trama cambia: un’ondata di furti travolge la città, mentre Minni e Pluto vengono trovati paralizzati in una sorta di rigor mortis ad occhi aperti e il colpevole sembra essere proprio Topolino, affetto da schizofrenia. Perfino Basettoni non può che metterlo in prigione, mentre gli amici sembrano abbandonarlo, lasciando a Drusilla il compito di organizzarne l’evasione. Da un lato sembra che le circostanze creative caotiche in cui nasce la storia diano modo a Walsh di divertirsi con le sue trovate, ma d’altro canto la storia sembra soffrirne, avendo molto altro da raccontare nel finale. Topolino e la Casa Misteriosa è infatti una vicenda ricca di contenuto, con tematiche mature e angoscianti, e fra i suoi punti forti spicca proprio il personaggio di Drusilla, qualcosa di assolutamente nuovo per il fumetto disneyano.

Drusilla

Il tema della femme fatale era piuttosto in voga negli anni 30 e 40, tra film e romanzi. Walsh presenta questa ragazza alta e bionda, graficamente affine alle donnine in stile Fred Moore che compaiono nel segmento All the Cats Join In di Musica Maestro! (1946), salvo poi svelare che dietro la sua apparenza di fragile diciassettenne si nasconde in realtà una donna ultracentenaria. Il climax della vicenda avviene proprio nella casa misteriosa in compagnia di Drusilla e del suo assistente, un nano barbuto, mentre un redivivo Zia Maximilian svela gli oscuri segreti della ragazza. Scienziata, criminale, con un armamentario fatto di filtri di eterna giovinezza, gas ipnotici e altri assurdi trucchi, Drusilla ne esce come una figura assolutamente inquietante e a suo modo tragica.

Durante la lotta scoppia infatti un incendio: le fiamme travolgono la casa, il nano si immola nel tentativo di salvare Drusilla che cerca di preservare la sua gioventù, mentre un attonito Topolino osserva con amarezza il rogo, senza poter far nulla. Tutto questo avviene nel giro di sole quattro vignette: Walsh, dopo aver arronzato una soluzione di comodo alla maggior parte delle stranezze viste fin qui, confeziona per la storia un finale rapido e brutale, congedando il lettore con una poetica frase a effetto pronunciata dallo zio Maximilian “Geniale e crudele! Era giunta dal passato… e ora ci è tornata!”. Il fuoco travolge così tutte le certezze del nostro topo, lasciandolo in balia di nuove suggestioni: sesso, morte, impotenza, ambiguità, mille sfumature del male che ormai fanno definitivamente parte della striscia.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Mickey Mouse in the House of Mystery
  • Anno: 1944
  • Durata:
  • Storia:
Nome Ruolo
Floyd Gottfredson Disegni
Dick Moores Disegni
Paul Murry Disegni
George Waiss Disegni
Bill Walsh Storia