Topolino nell'Isola Misteriosa
La Striscia di Topolino
Il successo riscosso nel 1928 da Steamboat Willie trasformò in breve tempo Mickey Mouse in una vera e propria icona. Dunque era solo questione di tempo, prima che il King Features Syndicate, il potente gruppo editoriale fondato da William Randolph Hearst specializzato anche nella distribuzione di fumetti per quotidiani, bussasse alla porta di Walt Disney per accordarsi sulla creazione di una daily strip intitolata a Topolino. Disney aveva già capito che una grossa parte dei suoi profitti sarebbe arrivata dal merchandising e dai vari prodotti derivativi di cui il medium fumettistico faceva parte, così accolse la proposta.
Ci volle del tempo prima di avviare la macchina, e ci sono narrazioni piuttosto discordanti su chi ebbe per primo l’idea di metterla in moto. Tuttavia alla fine la striscia venne varata, e furono gli stessi Walt Disney e Ub Iwerks ad occuparsene, prendendosi cura rispettivamente dei testi e dei disegni. Il 13 gennaio 1930 venne quindi pubblicata sui quotidiani del gruppo di Hearst, come il New York Daily Mirror e l’Oakland Post-Enquirer, la primissima striscia, in cui un ragazzino di campagna sognava di emulare le gesta di Charles Lindbergh. Nasceva così il fumetto Disney.
Emulo di Lindbergh
Suona poetico che l’inizio dell’epopea di Mickey Mouse sia legato, su carta e su celluloide, alla figura di Lindbergh, in quegli anni reduce dalla prima trasvolata oceanica. Si tratta di un ideale passaggio di consegne tra due icone: Charles Lindbergh rappresenta l'epopea aviatoria dei ruggenti anni 20, mentre Topolino è il simbolo di una giovane America, campagnola e un po' ingenua, che deve ricostruirsi dalle macerie del crollo del 1929. Detto questo, il primo arco narrativo della striscia offre ben poco di nuovo o interessante.
E’ evidente come né Walt, né Ub abbiano realmente il tempo o la voglia di investire energie nel medium cartaceo, dato il loro corposo impegno in campo cinematografico. Ogni elemento di questa prima storia a fumetti viene riciclato e adattato dai primi cortometraggi: la citazione a Lindbergh e la costruzione dell’aeroplano sono ripresi abbastanza fedelmente dal primo corto di Topolino, Plane Crazy , mentre il successivo naufragio su un’isola sperduta attinge a Jungle Rhythm . Iwerks non razzia solo la sparuta filmografia di Topolino ma usa un po’ tutto il repertorio di gag visive già usate nella Silly Symphony Hell’s Bells (1929), nei corti di Oswald, Alice e nei Laugh-O-Grams. Poi, dopo la ventiquattresima striscia smette di occuparsene e abbandona lo studio, lasciando il suo ruolo all’inchiostratore Win Smith.
Una Pezza di Nerbini
La trama è poco più di un pretesto: dopo il naufragio Topolino si scontra, giorno dopo giorno, con animali vari, più o meno esotici. Per una buona manciata di strisce lotta contro dei cannibali africani, rappresentati con degli stereotipi davvero sorpassati e non più adatti alla sensibilità attuale. Finisce poi a subire le cure di un materno volatile che lo accoglie nella sua nidiata, infine senza alcuna spiegazione lo vediamo tornare a casa da Minni, nello scenario rurale visto all’inizio. La mancanza di una seconda traversata oceanica rimane un clamoroso buco narrativo, tanto che in Italia l’editore Nerbini opta per un rattoppo, commissionando a Giorgio Scudellari un paio di strisce apocrife in grado di tappare la falla.
Sebbene questa prima sequenza di strisce risulti invecchiata, e persino ridondante nei testi, riesce comunque a convincere il King Features Syndicate, che capisce meglio di Walt il medium fumetto. Sa vedere le potenzialità di Mickey Mouse come personaggio avventuroso, e spinge Disney verso un’altra strada, quella dell’azione e della continuity serrata, sulle orme delle coeve strisce di successo, come Roy Tubbs. La grande saga a fumetti di Topolino non comincia qui, insomma, ma nella prossima storia, in cui al team si aggiungerà finalmente l’artista con cui oggi identifichiamo questo straordinario corpus narrativo: il grande Floyd Gottfredson.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.
Scheda tecnica
- Titolo originale: Mickey Mouse Lost on a Desert Island
- Anno: 1930
- Durata:
- Storia: Walt Disney
Credits
Nome | Ruolo |
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Walt Disney | Storia |
Ub Iwerks | Disegni |
Win Smith | Disegni |