Topolino e il Mistero di Macchia Nera
Il Commissario Basettoni
Dopo la strana parentesi meta-fumettistica di Robinson Crusoe e la breve avventura al campeggio, sembra che la striscia di Topolino sia entrata in una sorta di stasi. La direzione artistica pare confusa, e gli elementi di realismo e di maturità presenti fino alla vicenda dei piombatori paiono vacillare. Non è così, ma sicuramente una fase si è chiusa, per cominciare un’altalenante traversata nel deserto che, tra alti e bassi - e con la guerra a fare da ostacolo - si trascinerà fino al 1943 con l’arrivo di Bill Walsh. In questa nuova fase i consueti capolavori si alterneranno con vicende più ordinarie. E tra i capolavori troviamo subito la storia in questione, uno dei pezzi da novanta della narrativa disneyana. Gottfredson, in coppia con De Maris, imbastisce un teso ed emozionante giallo, ispirandosi ad un racconto di Sherlock Holmes, L'Avventura dei Sei Napoleoni.
La città è sconvolta da una bizzarra ondata di furti: macchine fotografiche da pochi centesimi vengono rubate, aperte e abbandonate per strada. Così, in una piovosa sera, Topolino riceve una telefonata dal commissario Basettoni (Chief O’Hara) che per la prima volta chiede la sua collaborazione. Il poliziotto irlandese, un classico stereotipo della letteratura di genere, inizia qui la sua lunga carriera fumettistica. Insieme a lui c’è Manetta (Casey), già visto nella storia di Giuseppe Tubi, che viene per l’occasione ritoccato, sottolineandone la carica umoristica: ora Manetta è un po’ meno competente, un po’ più ficcanaso e molto geloso delle intromissioni di Topolino. Gottfredson costruisce con cura questo nuovo scenario, dandogli anima e caratterizzandolo a dovere: i siparietti tra Basettoni e Manetta risultano davvero gustosi. Eppure paradossalmente Floyd non ne sfrutterà mai del tutto il potenziale, lasciando tale onore agli artisti che verranno dopo di lui.
Il Sensibile Macchia Nera
Topolino inizia la sua collaborazione con Basettoni perché, non facendo parte dell’organico, può investigare senza farsi notare. Ma in poche strisce Gottfredson fa precipitare gli eventi: Macchia Nera (The Blot, successivamente Phantom Blot nelle future ristampe) inizia a recapitare inquietanti lettere minatorie, manda in blockout l’intero commissariato e rapisce Topolino. Gottfredson in realtà l’aveva silenziosamente presentato qualche striscia prima, ritraendolo come un inquietante e misterioso individuo avvolto in un lenzuolo nero, in grado di seguire Topolino ovunque, senza farsi percepire. Sebbene il personaggio non trovi riscontro sul grande schermo e sia da ritenersi un’idea originale di Gottfredson, è possibile che l’ispirazione possa essere arrivata dalle prime sequenze del corto The Mad Doctor (1933) in cui lo scienziato pazzo del titolo si presentava avvolto in un cupo mantello nero.
L’aspetto più interessante del personaggio è che a dispetto delle tenebrose apparenze riveli una personalità raffinata, modi eleganti e una vivace loquela. Questo viene messo ben in evidenza dalle tre sequenze in cui Topolino viene catturato e incastrato dentro le sue micidiali macchine mortali. Questi momenti di forte tensione scandiscono le tre fasi dell’indagine di Topolino e rappresentano una vetta creativa gottfredsoniana a cui è difficile rimanere indifferenti. Costretto da pressioni esterne a trovare modi “indiretti” per mostrare la violenza all’interno della striscia di Topolino, Floyd capovolge la situazione e trasforma le paturnie censorie del King Feature Syndicate in un’opportunità per mostrarci il funzionamento della mente perversa di Macchia, che è così sensibile da non tollerare la vista del sangue… e quindi preferisce trovare sistemi per uccidere a distanza. Gatti affamati che fanno scattare pistole, cappi al collo in bilico sulla trave del soffitto, sedie da barbiere con lame affilate, le trovate sono tante e tutte molto efficaci nel consegnarci un nuovo villain contorto, sadico e genialmente contraddittorio.
Darth Disney
Topolino e il Mistero di Macchia Nera a dispetto del suo grande respiro è una storia insolitamente concisa: si dipana per poco più di tre mesi, dimostrando un ritmo perfetto senza allentare mai la tensione. Si respira un clima decisamente noir che per certi versi contagia anche Topolino, che mai come questa volta vediamo cedere al “lato oscuro” arrivando a rubare in casa d’altri, simulare il proprio rapimento, strappare macchine fotografiche dalle mani di una bambina e addirittura disporre di un rifugio segreto in giardino pieno di travestimenti, con trent’anni di anticipo su Paperinik. Particolarmente memorabile l’inseguimento finale, che si gioca tra automobili, barche e aerei e che copre due settimane di strisce, dimostrando un dinamismo tutto cinematografico. Interessante anche la conclusione, sia per la rivelazione che Macchia stava lavorando come spia per una potenza straniera, alludendo a quanto nel frattempo stava accadendo dall’altra parte dell’oceano, sia per il volto che Floyd decide di dare al suo personaggio una volta che gli verrà tolto il cappuccio.
La somiglianza con Walt Disney è evidente e non stupisce che le future incarnazioni del personaggio nei comic book americani omettano tale dettaglio e si preferisca disegnarlo come un semplice fantasmino nero. In patria infatti Macchia verrà a tutti gli effetti “maltrattato” da autori come Bob Ogle e Paul Murry che continueranno a narrarne le gesta trasformandolo in macchietta. Sarà in Italia però che il personaggio verrà a tutti gli effetti ripreso, grazie a Guido Martina e Romano Scarpa che in Topolino e il Doppio Segreto di Macchia Nera (1955) lo riporteranno in scena in tutto il suo sadismo, permettendo così di continuarne le gesta ad artisti futuri come Casty e Marco Nucci. Infine, una particolarità: l’ultima striscia della storia, in cui vediamo Basettoni augurarsi scherzosamente di non dover più coinvolgere Topolino, termina con il cartiglio “The End”, mai visto nelle precedenti strisce (a parte in Robinson Crusoe, quando il film finiva). Non sappiamo bene a che cosa sia dovuto, se ci fosse o meno l’idea di creare degli stacchi netti tra un ciclo e l’altro. Ma forse era il riflesso del fatto che, come si diceva all’inizio, il Topolino fumettistico iniziava una fase nuova, diversa da quanto visto in precedenza.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.
Scheda tecnica
- Titolo originale: Mickey Mouse Outwits the Phantom Blot
- Anno: 1939
- Durata:
- Storia: Merrill De Maris, Floyd Gottfredson
Credits
Nome | Ruolo |
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Merrill De Maris | Storia |
Floyd Gottfredson | Disegni; Storia |