Topolino Giornalista
Il Salto di Qualità
Giunti al 1935, la striscia di Mickey Mouse si trasforma ulteriormente: siamo nella fase più ambiziosa del percorso di Gottfredson, quella in cui viene raggiunto il suo massimo potenziale. Abbiamo già evidenziato come nella vicenda del Castello Incantato la serie avesse raggiunto un notevole livello, ma appare innegabile come un’ulteriore maturazione avvenga a partire da Topolino Giornalista. A metà degli anni 30 lo studio Disney è probabilmente nel suo momento di maggior fioritura, specialmente in campo animato dove i notevoli progressi tecnici stanno preparando la strada all’avvento del primo lungometraggio d’animazione. In parallelo, su carta, Gottfredson si adegua al nuovo clima, alzando ulteriormente l’asticella, e mettendo da parte il suo solito armamentario di gag e battute, per puntare direttamente su un registro maturo: Topolino Giornalista si dipana per tre mesi, presentando una narrazione asciutta, sintetica, in grado di andare dritta al punto con brutale realismo.
Reduce dalle recenti avventure, Topolino pensa che gestire un giornale possa rivelarsi un’attività tranquilla, e compra il Daily War-Drum. Nella redazione confluisce tutta la banda: Orazio alla tipografia, Minni come assistente, Pippo come fotoreporter, Clarabella alla pagina di costume, e Paperino strillone nelle strade, dando inizio a un vivacissimo gioco di squadra. Interessante notare come la salopette da lavoro che Orazio indossa per l’occasione diventerà poi il suo vestiario ufficiale, sostituendo il design “nudo” dei primi anni 30. Gottfredson si rivela un maestro nella gestione del cast, riservando il giusto spazio a tutti, incluso Paperino che appare qui per la prima volta nelle strisce. Donald era in realtà già stato introdotto sia al cinema che nei fumetti, prima nella tavola domenicale delle Silly Symphonies e successivamente in quella di Topolino, dove era apparso in semplici gag autoconclusive e nella breve continuity Il Mistero dei Cappotti.
Mafia!
Gottfredson si diverte nella prima manciata di strisce a presentare la vita di redazione, giocando con le caratteristiche della banda di Topolino, ma poi rapidamente vira verso il nocciolo della trama. L’ispirazione principale sono i film di gangster in voga in quegli anni, ma soprattutto le cronache cittadine ben presenti tra le pagine dei quotidiani vicino alle strisce a fumetti. Non passa molto tempo che Topolino riceve richieste di pagamento di un pizzo per avere protezione da nerboruti scimmioni antropomorfi o da pelosi mastini. Il giornale decide dunque di raccontare la verità e, con l’emergere di scottanti rivelazioni, si alza inevitabilmente il livello dello scontro.
Non manca nulla: vetri infranti, mitragliate contro le finestre, sabotaggi, tipografie esplose. Un’escalation cui Topolino risponde colpo su colpo, andando a cercare il marcio sempre più a fondo lungo la piramide criminale. Colpisce il linguaggio: se già in Pluto Corridore c’erano state avvisaglie, qui il registro è ancora più maturo, e non teme di affrontare concetti complessi e fenomeni reali: si parla chiaramente di appalti truccati, di tangenti, di diritti dei contribuenti e di lotta per la verità a colpi di rivoluzionari ciclostilati nel garage dietro casa. Gottfredson ci mostra un Mickey Mouse volenteroso e intrepido, aiutato da Pippo e dagli ormai numerosi comprimari e amici che nel giro di pochi anni hanno popolato la sua vita.
L’Eredità del Giornalista
Infine, colpisce l’ulteriore evoluzione del personaggio di Gambadilegno: lasciatosi alle spalle Lupo, si trasforma da criminale rozzo e ignorante in un disneyano Al Capone, capace di conquistarsi una posizione lavorando di fino. La sua entrata in scena è indimenticabile, e il suo design questa volta è debitore del cortometraggio coevo Mickey’s Service Station (1935) in cui però si limitava a minacciare Topolino, Paperino e Pippo, nel ruolo di gestori di una stazione di servizio per auto. Nel vedere recitare questo nuovo Gamba ci si accorge del grande salto compiuto anche sul versante grafico: il tratto di Gottfredson si è fatto meno stilizzato e più organico, mostrando pose e chicche recitative assenti qualche anno prima.
Lo stile del maestro dello Utah ha inoltre raggiunto un notevole livello di dettaglio negli sfondi e negli oggetti, replicati con precisione, per non parlare dell’eccellente utilizzo del retino tipografico. Anche la città è ormai diventata una metropoli credibile, con le sue istituzioni e i suoi edifici tentacolari. Da ogni vignetta traspare vividamente un desiderio di mostrare la realtà senza filtri. Risultano autentiche le titubanze di Minni nel voler andare avanti, o il disincanto dei colleghi giornalisti, che non vogliono rischiare di sporcarsi le mani e che - anzi - punzecchiano Topolino per sminuirne la morale. La storia rientra a pieno titolo tra i capolavori del fumetto tout court, e ha ispirato parecchi artisti. Per restare in ambito Disney, fu questa vicenda a far entusiasmare un giovane Romano Scarpa al fumetto, mentre Giorgio Cavazzano decise di omaggiarla in Paperino e l’Insolito Remake (1987). Infine, fra le eredi d’eccellenza di Topolino Giornalista non si può fare a meno di citare la saga di MM - Mickey Mouse Mistery Magazine (1999) che con le sue atmosfere noir è fortemente debitrice di questa avventura hard boiled.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.
Scheda tecnica
- Titolo originale: Editor-in-Grief
- Anno: 1935
- Durata:
- Storia: Floyd Gottfredson, Ted Osborne
Credits
Nome | Ruolo |
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Floyd Gottfredson | Disegni; Storia |
Ted Osborne | Storia |