Man In Flight

L’Interludio di Ham Luske

Nel 1957 il programma tv antologico Disneyland, con cui Walt era riuscito a promuovere il suo omonimo parco a tema, continua con grande successo. Giunta alla sua terza stagione, la serie propone alcuni nuovi episodi della rubrica Tomorrowland, il progetto divulgativo che Disney aveva avviato con grande successo un paio d’anni prima. Tuttavia, prima della messa in onda di Mars and Beyond, il terzo capitolo della trilogia spaziale di Ward Kimball, vengono trasmessi altri due documentari, Man in Flight e Our Friend the Atom, diretti invece da Hamilton Luske. Il team di lavoro di Luske si pone quasi come una sorta di squadra parallela a quella di Kimball, e la differenza di stile è percepibile.

A dire il vero, durante le prime fasi di sviluppo non ci sarebbero dovute essere più squadre, né il trittico spaziale era emerso da subito come un progetto a sé. C’era l’idea di parlare dello spazio, certo, ma all’interno di un discorso più ampio, partendo dall’uomo delle caverne, attraverso la storia dei mezzi di trasporto, del loro sviluppo, fino ad arrivare alle stelle. Tutti questi spunti non andarono perduti ma trovarono svariati impieghi, finendo per essere sviluppati in forme imprevedibili e spesso assai diverse da come erano stati pensati in origine. Una delle idee maggiormente ricorrenti nei primissimi brainstorming era ripercorrere in modo umoristico il rapporto dell’uomo con il volo, facendo un dettagliato excursus sulla storia dei tentativi degli esseri umani di vincere la forza di gravità e librarsi in aria.

Le Briciole di Ward

Man in Flight è l’episodio di Tomorrowland in cui è andato a rifluire quanto rimasto di quell’antica idea, una volta che il focus e le risorse si furono spostate sulla trilogia di Kimball. Si tratta quasi di un episodio di passaggio, meno divulgativo dal punto di vista scientifico, privo dell’intervento di celebri luminari e senza grosse pretese. La presenza inoltre di una sequenza animata riciclata rappresenta un po’ un’eccezione rispetto al resto della serie, avvicinando Man in Flight alla struttura degli episodi targati Fantasyland e Adventureland che ospitavano materiale di repertorio, collegato insieme da nuove sequenze. L’impressione è che a Luske siano rimaste in mano più che altro le briciole del suntuoso banchetto di Kimball. Man in Flight tuttavia non è privo di materiale interessante, e ha sicuramente una sua compiutezza narrativa per cui può essere interessante analizzarne la struttura.

Come spesso accadeva in quegli anni, a far da presentatore troviamo ancora una volta Walt Disney, il quale dopo aver passato in rassegna alcune immagini semi-animate dei primi voli della mitologia umana - Icaro, Hermes, Helios, I tappeti magici orientali – passa a pubblicizzare il suo parco a tema, mostrando alcune vedute dall’alto di Disneyland, sottolineando ovviamente le attrazioni più “aeree” come le navicelle a forma di Dumbo. Il Tomorrowland televisivo incontra inoltre il Tomorrowland vero e proprio quando, al termine della sequenza, viene fatto fare agli spettatori da casa un giro virtuale sull’attrazione Rocket to the Moon, il cui TWA Moonliner, disegnato dall’imagineer John Hench con la supervisione dello scienziato Wernher Von Braun, giganteggiava in quell’area del parco e proponeva ai visitatori un’esperienza di allunaggio il più realistica possibile.

Stilizzazioni Moderate

Il segmento animato di dodici minuti che segue, rappresenta il reale punto di interesse dell’intero documentario. Finalmente viene ripercorsa l’intera storia del rapporto fra l’uomo e il volo, dai primordi al momento immediatamente precedente all’entrata in scena dei primi aeroplani. Si tratta di una narrazione collettiva, in cui diversi paesi del mondo si avvicendano, raccontando il loro ruolo in questo percorso. Di volta in volta il narratore cambia, e assume l’accento del luogo preso in esame, con una trovata che per gli standard odierni potrebbe quasi far sorridere: si comincia con la Cina e l’invenzione degli aquiloni, poi con l’Italia e le macchine volanti di Leonardo Da Vinci. Una lunga porzione ambientata in Francia è dedicata alla storia delle prime mongolfiere, inventate dai fratelli Joseph e Jacques Montgolfier, e all’incidente del pallone aerostatico “Le Geant”, costruito per iniziativa del fotografo Felix Nadar. All’Inghilterra viene attribuito il primo aliante, che l’ingegnere sir George Cailey progettò dopo un attento studio degli uccelli. Infine tocca agli USA con la menzione di John J. Montgomery, considerato il primo teorico del volo.

La sequenza è molto pregevole, ma è qui che si vede la sostanziale differenza con i segmenti animati degli episodi di Kimball. Mentre nella trilogia spaziale si faceva un uso quasi “aggressivo” di figure stilizzate e di un umorismo dissacrante, dovuto alla felice mano di John Dunn, uno degli uomini chiave dello staff di Kimball, non è questa la via che sceglie Luske. E sebbene nelle primissime fasi di lavorazione l’apporto di Dunn ci fosse, quel materiale non viene usato e si preferisce invece percorrere una via più tradizionale. Certo, stiamo pur sempre parlando di limited animation, e la maggior parte delle immagini non sono altro che sfondi parzialmente animati, eppure quelle poche volte che vediamo la figura umana in movimento ci accorgiamo della diversa concezione di Hamilton Luske, un’impronta più classica che verrà mantenuta anche nell’immediatamente successivo Our Friend the Atom.

Scarti di Guerra

Concluso questo segmento animato, la parola passa nuovamente a Walt Disney, il quale introduce un breve montaggio di filmati di repertorio che mostrano i primi goffi tentativi dell’uomo di “darsi le ali”. Poi, è la volta di raccontare per davvero la storia dell’aviazione, dai fratelli Wright al “presente”, proseguendo quindi dal punto in cui l’animazione di Luske si era fermata. Per far questo si sceglie di prendere di peso e riciclare il prologo di Victory Through Air Power (1943), che neanche a farlo apposta racconta quel preciso frame temporale. Prodotto durante la seconda guerra mondiale con il preciso scopo di promuovere l’utilizzo presso l’esercito di caccia bombardieri a lungo raggio, Victory Through Air Power non aveva più molto da offrire in tempo di pace, tuttavia la sua sequenza animata d’apertura sembrava fatta apposta per essere estrapolata. L’excursus storico viene in questo modo “completato”, lasciando il posto all’epilogo del programma: un ipnotico montaggio di aerei in volo, che sfrecciano nei cieli sulla base di una trionfale colonna sonora.

Man in Flight è forse l’anello debole del progetto Tomorrowland, il che potrebbe spiegare la sua assenza dal cofanetto dei Disney Treasures che Leonard Maltin dedicò alla serie. Da un lato la presenza di un buon quarto d’ora di animazione riciclata non fa che confermare quanto questo documentario sia stato concepito come episodio “minore” del ciclo, ma dall’altro la scelta di costruirlo in questo modo si rivela vincente e i due segmenti animati finiscono per raccontare una storia compiuta, offrendo un ottimo intrattenimento. Certo, la differenza stilistica è enorme. Sebbene nei 1943 si stessero già cercando strade per tagliare i costi nell’ottica di produrre animazione dal retrogusto didattico, il prologo di Victory Through Air Power mantiene tutta la ricchezza visiva e la complessità dell’animazione anni 40, laddove la stilizzazioni di Luske appaiono un po’ indecise e tradiscono la lavorazione travagliata. Fortunatamente il successivo Our Friend the Atom riuscirà invece a imporsi all’attenzione di tutti, dando modo anche ad Hamilton Luske di scrivere una pagina nella storia d’amore tra Walt Disney e il futuro.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Man In Flight
  • Anno: 1957
  • Durata:
  • Regia: Hamilton Luske
Nome Ruolo
Hamilton Luske Regista