Noah's Ark
La Seconda Arca Disney
Nel 1959 ormai il formato da venti minuti ha preso piede e i mediometraggi hanno definitivamente rubato il posto dei classici short nella scaletta produttiva disneyana. Uno dei più bizzarri esperimenti in questa direzione è la featurette Noah's Ark, che ripropone ancora una volta la classica storia dell'Arca di Noé. Non è la prima volta che Walt Disney raccontava questo mito biblico: era già accaduto nella bellissima Silly Symphony Father Noah's Ark (1933), e sarebbe successo di nuovo molti anni dopo con il segmento Pomp and Circumstance, inserito all'interno di Fantasia 2000 (1999). A distinguersi questa volta è la tecnica di animazione scelta, la stop motion, che fino a quel momento non era mai stata utilizzata agli studi Disney. Il regista è Bill Justice, che si occupa anche dei movimenti dei personaggi, insieme a Xavier Atencio. La peculiarità è che gli elementi che si muovono sullo schermo non sono ottenuti per mezzo della plastilina, bensì grazie a materiali di recupero, come mozziconi di matita o pezzi di spago, reinventati in maniera particolarmente creativa.
Un Diluvio di Risate
La storia di Noé viene raccontata con una certa comicità e gusto per il paradosso. Non c'è spazio per il dramma ovviamente, e il registro è molto leggero: il viaggio con l'Arca viene considerato la prima crociera della storia, e gli animali parlano come se niente fosse con gli esseri umani. Ci sono trovate davvero simpatiche e anche qualche gag irriverente, inoltre l'intera vicenda viene narrata in rima, facendo un uso massiccio di canzoni. Se si confronta il mediometraggio con gli altri adattamenti disneyani della stessa storia, si nota come la lunghezza della trasposizione sia quasi eccessiva rispetto al materiale narrativo di partenza. Per arrivare ai venti minuti di durata viene infatti inserita durante il viaggio la sottotrama della crisi matrimoniale fra i due ippopotami, divertente ma tirata un po' troppo per le lunghe. Le trovate visive sono invece strepitose e mostrano tutta la genialità degli artisti all'opera sul film. Sebbene Noé, i suoi figli e le rispettive mogli siano semplici burattini di stoffa, è nella raffigurazione degli animali che gli animatori si scatenano, utilizzando in modo imprevedibile i materiali a loro disposizione.
Materiali di Recupero
Semplici bottigliette di vetro diventano il corpo degli equini, un imbuto la testa di un elefante, dei tappi di sughero gli arti degli ippopotami, e così via, in uno straordinario vortice creativo, che pur non avendo l'eleganza visiva dell'animazione Disney tradizionale, ne mantiene intatta tutta la genialità. La stop motion disneyana non avrebbe però battuto a lungo questa strada, preferendo ricorrere alla tecnica del découpage, ovvero l'animazione ottenuta da ritagli bidimensionali, usata nelle sequenze musicali del futuro A Symposium of Popular Songs (1962), oppure per i titoli di testa di alcuni live action disneyani quali The Parent Trap (1961). Un discorso a parte lo merita la colonna sonora. Noah's Ark viene lavorato come un normalissimo musical, affidando al solito George Bruns le strumentali, ma incaricando invece Mel Leven di scrivere le canzoni. Qualche anno dopo Leven sarebbe diventato una leggenda disneyana per Cruella DeVil, la canzone simbolo de La Carica dei 101 (1961).
A Ritmo di Jazz
Bruns e Leven collaborano qui per dare al mediometraggio un'anima jazz piuttosto marcata, in grado di alleggerire ancor più il registro narrativo. La scelta di allinearsi a modelli musicali così legati al periodo si rivela un po' limitante: sebbene si tratti di temi molto orecchiabili, la musica di Noah's Ark non raggiunge la freschezza di altre colonne sonore disneyane, risultando leggermente datata. Le canzoni presenti sono quattro.
- Build That Ark - Il primo brano è molto ritmato e ci mostra Noé e i suoi figli costruire l'Arca in soli sette giorni, giusto in tempo per salvarsi dal diluvio. L'animazione dei pupazzetti si rivela da subito molto riuscita, rendendo il cast di personaggi simpaticissimo.
- The Good Ship Noah's Ark - È la canzone che accompagna la lunga sequenza in cui vediamo gli animali venire imbarcati sull'Arca. Musicalmente si tratta di un pezzo piuttosto ordinario, ma è davvero interessante vedere come gli animatori si siano sbizzarriti per ricreare in modo diverso ogni animale. Al termine del film è presente un lungo reprise di questo stesso brano, che accompagna invece il momento dello sbarco.
- Love One Another - Si tratta dell'allegro tema d'amore che i figli di Noé suonano durante il viaggio, per intrattenere gli ospiti ed evitare che litighino. Il pezzo viene interrotto a metà dalla lunga parentesi sui due ippopotami, salvo poi riprendere in un secondo momento.
- Don't Mention His Name to Me - La scenetta musicale incentrata sul lamento della signora ippopotamo, messa da parte dal marito, che preferisce fare il farfallone con le altre specie, poteva essere molto simpatica, ma finisce per dilatare troppo i tempi narrativi. Lo stesso testo della canzone usa molti giri di parole senza mai arrivare al punto.
Disney e la Stop Motion
Noah's Ark rappresenta un esperimento molto carino, sebbene risulti un po' più ostico rispetto alla più riuscita Silly Symphony e al segmento di Fantasia 2000. Quest'ultimo sarebbe riuscito quarant'anni dopo a fondere insieme umorismo e epicità, regalando a Paperino uno dei ruoli più indimenticabili della sua carriera cinematografica. La stop motion invece non avrebbe certo avuto un grandissimo futuro allo studio. Se si esclude qualche raro utilizzo della già citata tecnica del découpage, di rilevante avremo solo il cortometraggio Vincent (1982), realizzato in quasi totale autonomia da Tim Burton. Da quel momento in poi questa tecnica sarebbe stata irrimediabilmente associata ad artisti come lui o Henry Selick, i quali l'avrebbero utilizzata per raccontare storie di impianto prevalentemente gotico. Produzioni come Nightmare Before Christmas (1993), James e la Pesca Gigante (1996) o Frankenweenie (2012), tutte realizzate in stop motion sotto il marchio Disney, sarebbero però state portate avanti tramite gruppi di lavoro indipendenti dai classici Walt Disney Animation Studios.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: Noah's Ark
- Anno: 1959
- Durata:
- Produzione: Walt Disney
- Regia: Bill Justice
- Storia: T. Hee
- Cast: Jerome Courtland, Paul Frees, Jeanne Gayle, James MacDonald
- Musica: George Bruns, Mel Leven
- Animazione: Xavier Atencio, Bill Justice
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
Xavier Atencio | Colore / Styling; Animazione |
George Bruns | Musica |
Jerome Courtland | Cast (Narrator) |
Walt Disney | Produttore |
Paul Frees | Cast |
Jeanne Gayle | Cast |
T. Hee | Colore / Styling; Storia |
Ralph Hulett | Fondali |
Bill Justice | Regista; Animazione |
Mel Leven | Canzoni |
Jim Love | Supervisione Tecnica |
James MacDonald | Cast |
E.J. Sekac | Supervisione Tecnica |