Star Wars: Episodio VII - Il Risveglio della Forza
Lascito o Divorzio?
Nel 2012 avviene una delle più importanti acquisizioni nella storia dell'industria cinematografica: la Walt Disney Company compra la Lucasfilm, aggiungendo al suo già ricco catalogo alcuni importantissimi franchise quali Indiana Jones e ovviamente Star Wars. Il ricavato della compravendita, quattro miliardi di dollari, verrà devoluto in beneficenza da George Lucas, impaziente ormai di chiudere quel capitolo della sua vita. Lucas è infatti da considerarsi un autore finito e un imprenditore non più in grado di far fruttare a dovere il potenziale della sua creatura. Negli ultimi anni ogni sua scelta si è rivelata fatale per la sua immagine: i continui edit apportati ai suoi film, la controversa trilogia prequel e persino il suo impegno ossessivo nella produzione dell'interminabile serie animata The Clone Wars (2008) gli hanno ormai alienato le simpatie tanto dell'industria cinematografica, quanto dei suoi stessi fan. Insieme all'acquisizione, viene annunciata la messa in cantiere di un'ulteriore trilogia, che dovrebbe comprendere gli episodi VII-VIII-IX. Sebbene l'Esalogia di Lucas trovasse ne Il Ritorno dello Jedi la sua ideale conclusione, non c'era motivo che dopo la fine della vicenda di Anakin non si potessero spalancare i portoni per nuovi archi narrativi, dato l'infinito potenziale racchiuso nella galassia lontana lontana.
Lo stesso Lucas aveva più volte espresso il desiderio di realizzare una trilogia sequel che portasse avanti la storia di Luke, Han e Leia, ma il progetto non aveva assunto contorni definiti se non negli ultimi tempi della sua gestione, quando il regista iniziò a ricontattare i membri del cast originale. Dopo il passaggio sotto la bandiera disneyana, Lucas rimase come consulente creativo per assicurarsi che il settimo episodio non si discostasse troppo dal suo soggetto iniziale, dando quindi idee che potessero aiutare la produzione a rispettare la sua visione. Purtroppo, ancora una volta George non riuscì a convincere gli altri della bontà del suo lavoro, finendo per vederselo cassare da un team di lavoro desideroso di andare in tutt'altra direzione. Ormai era chiaro, l'unica cosa che egli potesse fare per il bene del progetto era farsi umilmente da parte, uscendo da quel suo mondo a testa bassa e sotto scroscianti applausi. La separazione da Star Wars fu traumatica per l'autore, che arrivò a paragonarla ad un vero e proprio divorzio. Ormai era troppo tardi, e c'erano altre menti creative all'opera su quello che sarebbe stato il film più atteso del decennio: Michael Arndt (Toy Story 3) in un primo momento e poi lo storico Lawrence Kasdan (L'Impero Colpisce Ancora, Il Ritorno dello Jedi) scrissero la sceneggiatura, mentre alla regia venne chiamato la giovane promessa J. J. Abrams.
Abrams - col suo team di lavoro, la Bad Robot - era nato proprio in seno al reparto televisivo della Disney, e negli ultimi anni aveva firmato un gran quantitativo di film e serie tv di successo, fra cui si ricordano l'immenso Lost (2004), il vezzoso Fringe (2009) nonché il riavvio del franchise di Star Trek. Di recente J. J. si era inoltre fatto notare grazie al bizzarro esperimento letterario S. La Nave di Teseo (2014), confermandosi come una delle menti più brillanti e argute dello scenario dell'entertainment. Era inoltre un fan di Star Wars della prima ora, per cui parve naturale affidargli l'incombenza. Sin dai primissimi tempi fu chiaro che per potergli dare libertà di manovra era necessario fare piazza pulita di tutto quel background narrativo che libri e fumetti avevano contribuito a creare alle vicende post-Endor. I Cloni di Palpatine, l'Impero Cremisi, l'attacco degli Yuuzhan Vong, personaggi come l'Ammiraglio Thrawn, Mara Jade, Kir Kanos, Cade Skywalker e Darth Krayt costituivano uno sfondo piuttosto intricato e qualitativamente disomogeneo. Era l'occasione per scanonizzare queste opere, facendo regredire l'intero Expanded Universe al rango di “Leggenda”, con tanto di apposita etichetta. Decenni di narrativa anche molto valida venivano così sacrificati per un bene superiore: dalle ceneri del vecchio EU sarebbe infatti sorto un nuovo Canone, strutturato come un mosaico multimediale strettamente interconnesso, in cui film, fumetti, libri e serie tv sarebbero stati concepiti con una coordinazione e un'unità d'intenti senza precedente alcuno.
Sotto uno Strato di Fanservice
In preparazione all'uscita de Il Risveglio della Forza vennero quindi messe in cantiere nuove serie a fumetti, pubblicate adesso sotto l'etichetta disneyana Marvel, nonché una manciata di romanzi. All'interno di questo nuovo scenario produttivo venne inoltre creata l'etichetta Journey to The Force Awakens per contrassegnare le opere che svelavano quanto accaduto nei tre decenni dopo la battaglia di Endor. Parti fondamentali di questa nuova esperienza multimediale sono la miniserie a fumetti Shattered Empire o il primo romanzo della trilogia Aftermath. Grazie a questi lavori apprendiamo come, dopo la morte di Palpatine, i Ribelli abbiano ricostruito la Nuova Repubblica, smantellando nel giro di un anno gli ultimi residui di controllo imperiale. In questo settimo episodio spunta però il Primo Ordine, un movimento di pericolosi “nostalgici” della dittatura, in lotta contro l'esercito della Resistenza, sostenuto invece dalla Nuova Repubblica. A combattere in prima linea contro il nemico troviamo tutte le principali vecchie glorie dell'Alleanza Ribelle, mentre nel frattempo alcuni novellini si affacciano sulla scena in modo a dir poco imprevedibile. Guida ideale di questa nuova generazione è il veterano Han Solo (Harrison Ford) a cui poi si unisce la stessa Leia (Carrie Fisher), mentre a brillare per la sua assenza è proprio Luke Skywalker (Mark Hamill), la cui ricerca da parte dei protagonisti costituirà l'ossatura fondamentale della vicenda.
La prima cosa che salta all'occhio in questo settimo episodio è sicuramente la regia di Abrams, come sempre raffinata ed efficace. Siamo ben lontani dallo stile antiquato di George Lucas, da sempre più a suo agio come architetto di universi che come regista vero e proprio. J. J. è dinamico, arguto, un vero esteta della narrazione, in grado di dialogare col suo pubblico come il povero George non era più in grado di fare. Ne Il Risveglio della Forza mancano quindi le cadute di stile, le bambinate e quel retrogusto trash che, nel bene e nel male, avevano sempre fatto parte della cifra stilistica lucasiana. Questo non significa che il film non paghi salatamente il suo debito con la tradizione: ogni principale snodo narrativo di questo nuovo capitolo non fa che rispecchiare la struttura di Una Nuova Speranza, quel quarto episodio con cui Lucas presentò al mondo Star Wars. Sebbene tale gioco di rimandi abbia un suo perché, dato il compito affidato alla pellicola, alla lunga il giochino tira la corda e quando si arriva a riproporre per la terza volta l'idea della Morte Nera, è difficile non esserne infastiditi. È chiaro che l'obiettivo primario della Disney fosse andare sul sicuro e rinnegare il modus operandi della trilogia prequel, chiedendo scusa ai fan per gli errori del passato. Di certo questo rappresenta un deciso passo indietro in termini artistici: sebbene Lucas in passato fosse spesso andato incontro a goffi scivoloni, non aveva mai rinunciato ad inseguire la propria visione, tentando di espandere la mitologia della sua saga, anche a costo di ricevere aspre critiche.
Questa pedissequa riproposizione degli schemi classici finisce inevitabilmente per soffocare il materiale inedito, che di per sé sarebbe molto valido. I personaggi nuovi ad esempio funzionano benissimo: per la prima volta abbiamo una protagonista femminile, Rey (Daisy Ridley), figura intrigante e in grado di bucare lo schermo molto più delle precedenti Padmé e Leia. Originale anche l'idea alla base del disertore Finn (John Boyega), il primo stormtrooper della saga ad essere trattato come un vero e proprio personaggio. Sorprendente poi la scelta di svelare che dietro la maschera del temibile villain Kylo Ren (Adam Driver) si nasconde una figura tutt’altro che rispettabile: un adolescente isterico e lamentoso, la cui affiliazione al Lato Oscuro ha più che altro il sapore della sbandata. Lascia un po' perplessi il parricidio da lui commesso: la morte di Han Solo ci priva del più grande istrione della saga e nel contempo pone il suo intero arco narrativo sotto una luce triste, levandogli quel lieto fine che ci si aspettava da lui, ma rappresenta sicuramente una scelta narrativa coraggiosa. Molto di tutto questo viene però soltanto accennato, in attesa di svilupparlo nei prossimi due capitoli: forte della sua esperienza in campo televisivo in serie come Lost, Abrams introduce infatti anche qui dei misteri da risolvere in seguito, legati a personaggi quali il leader Snoke (Andy Serkis) o lo stesso Luke, protagonista del primo cliffhanger finale della storia di Star Wars.
In Una Galassia Spartana, Spartana...
A sancire l'allontanamento di questo nuovo corso dalle meraviglie digitali di George Lucas è la scelta dello stesso Abrams di girare Il Risveglio della Forza su pellicola. L'obiettivo è chiaramente quello di tornare alle atmosfere del film del 1977, cavalcando quell'effetto nostalgia di cui è impregnato l'intero progetto. Il risultato è un film un po' cupo, meno nitido e dalla fotografia non molto brillante rispetto ai predecessori. Che il fanservice possa aver portato la produzione a compiere scelte addirittura castranti è inquietante e ignorare che nel 2015 l'arte cinematografica sia andata avanti è paradossale. Invece, su questo stesso solco si colloca una scelta ben più felice, ovvero il ricorso a pupazzi veri e propri, al posto delle creature in CGI su cui Lucas tanto aveva insistito. Questo vale soprattutto per la fauna di Jakku, di cui possiamo percepire la concretezza, ma senza alcuna sbavatura estetica, visto che i ritocchi digitali non mancano. Fra gli effetti speciali “reali” del film non si può dimenticare il robottino BB-8. Questo straordinario personaggio recupera il feeling tipicamente lucasiano di droidi come R2-D2 e C-3PO (comunque presenti) accompagnandolo alle meraviglie dell'animazione disneyana, basata sulla pantomima e sulla capacità di rendere vivo l'inanimato. Impossibile non ripensare, anche grazie agli effetti sonori del grande Ben Burtt, al tenero WALL•E dell'omonimo film pixariano. BB-8 dimostrerà di potersi integrare ai suoi due predecessori, formando un bel terzetto, capace di rappresentare al meglio il connubio tra l'arte di Walt Disney e quella di George Lucas.
Il peggior sintomo di questo passaggio di mano è invece l'impoverimento degli scenari. Se George Lucas nella trilogia prequel aveva aggiunto alla sua galassia molti nuovi lussureggianti pianeti, qui l'impressione è che, per non disorientare il pubblico, si sia voluta limitare la creatività. I confini dell'universo lucasiano vengono così ridefiniti e i pianeti rappresentati si rivelano delle semplici varianti di quelli già incontrati nella trilogia originale. È soprattutto qui che si sente la mancanza del Lucas visionario, capace di creare quell'incanto che anni fa ci aveva lasciato a bocca aperta di fronte ai palazzi di Naboo o al mistero che avvolgeva Kamino. La storia inizia su Jakku, il pianeta desertico che un anno dopo la battaglia di Endor segnò la definitiva sconfitta dell'Impero. Ciò che rimane impresso di questo scenario sono senza dubbio i maestosi incrociatori caduti, fra le rovine dei quali incontriamo per la prima volta Rey. Per quanto sia del tutto normale che in una galassia possano esistere numerosi deserti, è evidente che l'intenzione è quella di citare Tatooine, costante della saga sin dal 1977. Incrociatori a parte, Jakku si discosta dal suo pianeta ispiratore nel suo non essere un malfamato porto spaziale bensì una baraccopoli, in cui la gente si guadagna da vivere rovistando fra i rifiuti. È comunque davvero troppo poco per dare a Jakku un'identità forte, che possa realmente distinguerlo da Tatooine.
Le cose migliorano a Takodana, pianeta boscoso in cui sorge la locanda/castello della piratessa millenaria Maz Kanata. Le atmosfere vagamente steampunk riescono quasi a far dimenticare come l'intera scena non sia altro che un omaggio alla storica Cantina di Mos Eisley vista nel quarto episodio. L'ambientazione arborea è ben presente anche nel pianeta su cui sorge la base della Resistenza, ovvero D'Qar e di certo non è un bene che due pianeti tanto simili fra loro siano stati proposti nello stesso capitolo e in modo così ravvicinato. Sia Takodana sia D'Qar, con i loro antichi templi immersi nel verde, costituiscono inoltre l'ennesimo richiamo a Una Nuova Speranza, per la precisione alle rovine dei Massassi presenti sulla quarta luna di Yavin, primo storico avamposto ribelle. Paradossalmente è proprio la Base Starkiller a fornire al film uno scenario inedito: questo ennesimo clone della Morte Nera è stato costruito sventrando un autentico pianeta, la cui natura ghiacciata ricorda molto Hoth, il mondo con cui si apriva il quinto capitolo. Hoth offriva però solo lande desolate, mentre qui abbiamo un bellissimo e sofferto combattimento di spade laser immerso nel verde di una pineta innevata. La scelta si rivela vincente e aumenta ancor più l'atmosfera fantasy che la saga ha sempre esibito come parte integrante del proprio DNA.
Il Tema di Rey
Entrando in possesso di una saga così amata, la Disney era conscia che sarebbe stato necessario ricollegarsi alla tradizione come non mai, non soltanto emulandone lo stile, ma ricreando il team produttivo delle origini. Oltre alla presenza degli attori storici, non poteva mancare quella dell'immenso John Williams, che aveva firmato la colonna sonora di ogni singolo episodio dell'originale esalogia lucasiana. L'approccio sinfonico di Williams aveva contribuito a rendere Star Wars il mito che tutti oggi conoscono e amano, consegnando alla storia del cinema un gran numero di temi memorabili, citati in ogni dove. Per Il Risveglio della Forza il compositore porta avanti con fierezza il suo efficacissimo sistema, che fa corrispondere a determinati personaggi (o situazioni) dei leitmotiv ben precisi. Molti sono i motivetti classici che vengono qui riutilizzati, a partire dallo spettacolare Main Theme fino all'evocativo Force Theme, non mancando di citare altri brani molto amati come la Marcia Imperiale. Uno di quelli usati meglio è sicuramente il Tema di Leia che nel quinto capitolo era stato promosso a tema amoroso e che qui è presente sin dai trailer in una versione più maestosa che mai.
Se si guarda invece alle novità, va detto che non ce ne sono molte. È però abitudine di Williams, sin dagli anni della trilogia prequel, di presentare ad ogni film un solo nuovo brano capace di imporsi all'attenzione dello spettatore sin dalla prima visione. Come fu per il Duel of Fates, Across the Stars o Battle of the Heroes, questa volta a farsi notare è il Tema di Rey, che sentiamo in svariati momenti sin dalla mitica sequenza di presentazione del personaggio nell'incrociatore abbandonato. Si tratta di un brano davvero particolare, in cui predominano le esotiche note del flauto traverso e che contiene in sé echi avventurosi di terre lontane, contribuendo ad alimentare il mistero intorno alla figura della ragazza. E in tutto questo non si può fare a meno di citare il lieve contributo dello stesso J. J. Abrams. Come già accaduto in occasione della sigla di Fringe (2008), il regista si cimenta come compositore e insieme a Lin-Manuel Miranda scrive la musica intradiegetica che si sente nella scena del bar, richiamando l'allegro brano jazz di tanti anni prima.
La Star Wars Experience di J. J.
In sostanza, il grande difetto di questo nuovo Star Wars risiede nella sua natura fortemente derivativa, un compromesso inevitabile ora che la saga è in mani diverse, più attente al business che all'aspetto artistico dell'opera. Un'altra cosa che ne Il Risveglio della Forza risalta parecchio è il tentativo di adeguarsi ai nuovi canoni della serialità televisiva, assumendo la forma di un pilot introduttivo, anziché di un film con una sua autonomia. Questo sicuramente diminuisce la portata dell'esperienza cinematografica in sé, rendendo la pellicola di fatto solo un tassello di un progetto più grande, ma paradossalmente è questa sua “incompiutezza” che potrebbe restituire a Star Wars quell'impronta autoriale di cui è stato privato. È infatti tipico della poetica di J. J. Abrams creare intrattenimento sperimentale, che metta lo spettatore al centro dell'esperienza, spingendolo a indagare, a reperire informazioni altrove e a comporre un puzzle. Era così ai tempi di Lost, è stato così con S. La Nave di Teseo e un approccio molto simile l'avevano anche Fringe e Cloverfield, prodotti in qualche modo legati al concetto di alternate reality game.
Da semplice giocattolone ora Star Wars si adegua ad una filosofia ludica dal taglio moderno, i cui “giocatori”, in attesa dell'ottavo capitolo, possono divertirsi a rimuginare sui misteri, a formulare teorie e a ricercare indizi nei fumetti e nei romanzi già pubblicati. I più appassionati questo lo facevano già da tempo, ma era sempre difficile trovare nei film di Lucas veri riferimenti alla moltitudine di fumetti, romanzi e videogiochi prodotti su licenza. Ora le possibilità aumentano e questo apre scenari davvero interessanti. Né in tutto questo si può dire che il vecchio Expanded Universe sia diventato interamente carta straccia, dato che molti concetti presenti in questa nuova trilogia sembrano filtrare proprio da lì. Fra questi si ricordano ad esempio la denominazione di Nuova Repubblica, e persino il personaggio di Ben Solo, il cui nome risulta essere una crasi fra Ben Skywalker e Jacen Solo, rispettivamente figli di Luke e Han nella precedente continuity. Lo stesso arco narrativo di Ben, e la sua caduta nel Lato Oscuro col nome di Kylo Ren richiama proprio l'arco narrativo vissuto da Jacen Solo nei nove romanzi della serie Legacy of the Force (2006-2008).
Il film di Abrams insomma sembrerebbe essere pensato per venire incontro principalmente ai fan storici della serie (che avversarono i prequel), mantenendo qua e là elementi che potrebbero interessare altre fasce di pubblico. Il risultato in termini di incassi ha assolutamente dato ragione alla Disney: Il Risveglio della Forza è un evento cinematografico senza precedenti e come tale è stato accolto, arrivando a infrangere svariati record nella storia di questa forma d'arte. Lo stesso George Lucas, dopo un volontario auto-esilio dalla sua amata creatura, si è positivamente espresso nei confronti dell'opera, pur tradendo una certa amarezza nel suo constatare che «i fan lo ameranno. È assolutamente il film che cercavano». Non deve esser stato piacevole per lui vedere la facilità con cui la Disney è stata in grado sedurre quel pubblico che lui stesso non fu più in grado di riconquistare. D'altra parte la multinazionale stessa deve ora dimostrare di riuscire a tenere saldamente il timone di questo fenomeno, senza farlo deragliare o sacrificarne l'aura di evento sull'altare del facile guadagno. In tal senso è davvero preoccupante l'annuncio di voler proseguire il franchise all'infinito, al ritmo di un film all'anno, intervallando i capitoli ufficiali con gli spin-off del progetto Star Wars Anthology. Sarebbe un delitto inflazionare per pura ingordigia il mito di Star Wars, saturando un mercato che si è dimostrato così ricettivo.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: Star Wars Episode VII: The Force Awakens
- Anno: 2015
- Durata:
- Produzione: J.J. Abrams, Bryan Burk, Tommy Gormley, Tommy Harper, Lawrence Kasdan, Kathleen Kennedy, Jason D. McGatlin, Michelle Rejwan, Ben Rosenblatt, John Swartz
- Regia: J.J. Abrams
- Storia: J.J. Abrams, Michael Arndt, Lawrence Kasdan
- Basato su: based on characters created by Lucas di George Lucas
- Cast: John Boyega, Gwendoline Christie, Anthony Daniels, Adam Driver, Carrie Fisher, Harrison Ford, Domhnall Gleeson, Mark Hamill, Oscar Isaac, Peter Mayhew, Lupita Nyong’o, Daisy Ridley, Andy Serkis
- Musica: John Williams
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
J.J. Abrams | Produttore; Regista; Storia |
Michael Arndt | Storia |
John Boyega | Cast (Finn) |
Bryan Burk | Produttore |
Gwendoline Christie | Cast (Captain Phasma) |
Anthony Daniels | Cast (C-3PO) |
Adam Driver | Cast (Kylo Ren) |
Carrie Fisher | Cast (Princess Leia) |
Harrison Ford | Cast (Han Solo) |
Domhnall Gleeson | Cast (General Hux) |
Tommy Gormley | Co-Produttore |
Mark Hamill | Cast (Luke Skywalker) |
Tommy Harper | Produttore Esecutivo |
Oscar Isaac | Cast (Poe Dameron) |
Lawrence Kasdan | Co-Produttore; Storia |
Kathleen Kennedy | Produttore |
George Lucas | Storia Originale (based on characters created by Lucas) |
Peter Mayhew | Cast (Chewbacca) |
Jason D. McGatlin | Produttore Esecutivo |
Lupita Nyong’o | Cast (Maz Kanata) |
Michelle Rejwan | Co-Produttore |
Daisy Ridley | Cast (Rey) |
Ben Rosenblatt | Co-Produttore |
Andy Serkis | Cast (Supreme Leader Snoke) |
John Swartz | Co-Produttore |
John Williams | Musica |