La Danza degli Scheletri
L'Opinione di Carl Stalling
Steamboat Willie aveva introdotto il sonoro nel cinema d'animazione, e con esso il dubbio se la musica dovesse seguire l'azione o viceversa. Lo staff Disney dell'epoca era divisa sul da farsi, e così Walt decise di creare una serie di cortometraggi separata da quella di Mickey Mouse, in cui poter dare finalmente alla colonna sonora il ruolo di guida. Nacquero così le Silly Symphony. Negli anni successivi la serie avrebbe trovato nuove e differenti ragioni di esistere, diventando il contenitore ideale per adattare fiabe famose, lanciare nuovi personaggi o semplicemente sperimentare nuove tecniche di animazione. Ma all'inizio fu Carl Stalling, il compositore dello studio, a dare l'imprinting che avrebbe determinato la natura di queste prime “sinfonie allegre”. Stalling aveva infatti realizzato a posteriori la partitura di tutti i primi cortometraggi di Topolino (eccetto Steamboat Willie), e desiderava fortemente che venisse realizzato un corto la cui animazione sarebbe stata totalmente al servizio del suo lavoro. Avviare una seconda serie di cortometraggi non fu certo semplice. Mickey Mouse era nato da poco, e Walt Disney non si era ancora guadagnato la fiducia del suo distributore, che in quegli anni era ancora il truffaldino Pat Powers. Per sonorizzare Steamboat Willie, Powers aveva inizialmente venduto a Walt il sistema d'incisione Powers Cinephone, clonato da un progetto altrui, assumendosi quindi il ruolo di distributore per i suoi corti.
Primi Dissapori
L'idea delle Silly Symphony non piaceva a Powers, il quale desiderava invece che Walt Disney si concentrasse su Topolino, che lui considerava una vera miniera d'oro. A Walt non rimase quindi che trovare un distributore differente per la prima Silly Symphony, The Skeleton Dance, facendo a meno di Powers. L'intento di Pat Powers era di approfittarsi di Walt, separandolo dai suoi più stretti collaboratori come Stalling e Iwerks, con lo scopo di indebolirlo. Ci sarebbe riuscito molto presto, facendo leva sul fatto che tra Walt e Ub il rapporto stava lentamente incrinandosi. In quel periodo si stava infatti delineando una contrapposizione tra due diversi modi di approcciarsi all'arte dell'animazione: Ub preferiva l'approccio “Straight Ahead Action”, che consisteva nel realizzare uno dopo l'altro i frame che compongono il movimento, Walt invece spingeva perché si adottasse come standard il “Pose to Pose”, cioé realizzare i fotogrammi chiave con le pose più importanti, affidando agli animatori secondari (gli intercalatori) quelli intermedi. La mentalità di Ub era quella dell'artista incontenibile, mentre quella di Walt, pur non rinunciando ad una spiccata sensibilità artistica, era di sicuro più pratica e funzionale a quello che voleva realizzare. Anche se il metodo di Walt sarebbe divenuto uno standard nei decenni seguenti, per The Skeleton Dance fu Ub a prevalere, animando il cortometraggio ancora una volta quasi completamente da solo e lasciando a Les Clark solo alcune brevi sequenze d'apertura.
Le Due Anime di Ub
The Skeleton Dance è un autentico capolavoro, capace di stare perfettamente in equilibrio tra senso dell'umorismo e del macabro. L'arguto e trasgressivo Ub Iwerks gioca con gli stilemi dell'horror tratteggiando sin dall'inizio una serie di figure sinistre: cani che ululano, pipistrelli che svolazzano, gatti neri che bisticciano appollaiati sulle lapidi di un cimitero. Ognuna di queste figure ha una breve e fulminante gag. I cosiddetti “cicli”, movimenti ripetuti tanto frequenti nell'animazione di questi primi anni, vengono qui utilizzati per dare ritmo e scandire alla perfezione i tempi comici. La successiva entrata in scena degli scheletri non fa che confermare la perfetta ambiguità del lavoro di Iwerks: a tratti spaventosi, a tratti ridicoli, questi improbabili ballerini improvvisano delle coreografie surreali, giocando con le proprie ossa, smontando alcune parti del loro corpo e deformandole all'occorrenza. La colonna sonora composta da Stalling riesce a mescolare alla perfezione temi originali e musica classica, proponendo una versione irresistibile della Marcia dei Nani (Troldtog) di Edvard Grieg. Il comparto grafico del corto è assolutamente di prim'ordine, lo stile usato da Iwerks sta a metà strada tra stilizzazione e realismo, e gli sfondi, colorati con suggestive gradazioni di grigio, riescono a immergere lo spettatore in una bellissima atmosfera.
Danzare per l'Eternità
Pat Powers si era sbagliato. The Skeleton Dance conquistò le platee e la serie delle Silly Symphony divenne il secondo cavallo di battaglia di Walt. Per tutto il decennio che seguì, grazie a questi cortometraggi musicali, gli artisti Disney riuscirono ad evolvere l'arte dell'animazione, portandola verso quella vetta che fu Biancaneve e i Sette Nani. Grazie a questa prima Silly Symphony gli artisti di Walt capirono inoltre che l'umorismo non era l'unica strada percorribile, ma che con i loro disegni avrebbero potuto provocare nello spettatore emozioni differenti dalla semplice risata, suggestionandolo con registri narrativi e trovate visive più drammatiche. L'humor nero di Ub da questo momento in poi trovò sempre più spazio nei corti Disney: solo pochi mesi dopo gli scheletri ballerini sarebbero approdati anche nella serie di Mickey Mouse, con il bellissimo The Haunted House, che faceva inoltre uso di alcune animazioni riciclate dalla Silly Symphony. L'animazione del gallo invece venne riutilizzata nella Silly Symphony The Cat's Nightmare dove fu accreditata a Wilfred Jackson. L'immagine degli scheletri che con il loro aspetto minaccioso improvvisano divertenti danze sarebbe ben presto diventata iconica, tanto da essere ripresa in alcuni cortometraggi dell’epoca quali Hittin' the Trail for Hallelujah Land (1931, Warner Bros) di Harman e Ising e The Skeleton Frolic (1937, Columbia) vero e proprio remake a colori diretto dallo stesso Iwerks. Una citazione più recente è presente anche nel lungometraggio in stop motion diretto da Tim Burton La Sposa Cadavere (2005): nella sequenza musicale Remains of the Day scritta da Danny Elfman si vede un gruppo di scheletri trasformare le loro ossa in strumenti musicali, sottolineando una volta di più i trascorsi di Burton come animatore disneyano.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: The Skeleton Dance
- Anno: 1929
- Durata:
- Produzione: Walt Disney
- Regia: Walt Disney
- Soggetto: Carl Stalling
- Musica: Carl Stalling
- Animazione: Les Clark, Ub Iwerks, Wilfred Jackson
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
Les Clark | Animazione (Opening, Skeleton playing percussions on Skeleton) |
Walt Disney | Produttore; Regista |
Ub Iwerks | Fondali; Layout; Animazione |
Wilfred Jackson | Animazione (Chicken) |
Carl Stalling | Musica; Soggetto |