Ferdinand the Bull
Arrivano gli Special Cartoon
Alla fine degli anni 30 la gloriosa serie delle Silly Symphony giunge al suo capolinea. Questi splendidi cortometraggi avevano incantato il pubblico per un decennio, passando attraverso differenti fasi evolutive. All'inizio la grande protagonista era semplicemente la musica, poi toccò alla trasposizione di fiabe e leggende universali e infine a predominare fu la sperimentazione pura, in vista delle meraviglie che di lì a poco sarebbero arrivate sul grande schermo. Dopo l'uscita di Biancaneve e i Sette Nani (1937), queste tre anime vengono prontamente incanalate nel nuovo filone produttivo dei lungometraggi, che assorbirà gli sforzi dei più grandi artisti dello studio, privando così le Silly Symphony di ogni loro ragion d'essere. O quasi.
Infatti negli anni successivi gli artisti Disney sentiranno ancora il bisogno di evadere dagli schemi legati agli standard characters, per realizzare cortometraggi che raccontino storie diverse. Non dovranno essere per forza fiabe popolari, né racconti incentrati sulla musica o su un registro narrativo “alto”, e certamente non costituiranno la sede adatta per progredire tecnicamente. Walt Disney si accorge di questa necessità e inventa personalmente un'etichetta-ombrello per permettere la realizzazione di cortometraggi fuori serie: quella dei cosiddetti special cartoon. Ferdinand the Bull è il primo cortometraggio ad appartenere a questa nuova categoria. Il pubblico dell'epoca probabilmente faticò a distinguerlo da una delle solite Silly Symphony che Disney aveva prodotto fino a quel momento, tuttavia i più attenti videro che lo short aveva un sapore differente.
Un Approccio Prosaico
In Ferdinand the Bull, infatti, non è più la musica a raccontare la storia, bensì la semplice voce di un narratore. Inoltre, la vicenda è piuttosto strutturata e maggiormente incentrata sull'umorismo. Si tratta quindi di un diverso approccio alla narrativa one shot, sicuramente più “prosaico” e ben distante dalla poesia e dalla lirica di The Old Mill (1937) e Wynken, Blynken and Nod (1938).
La storia racconta di Ferdinando, un toro molto particolare, che anziché combattere e prendersi a testate con i compagni, preferisce fin dall'infanzia starsene sotto le fronde di un albero di sughero (con tanto di tappi che spuntano come frutti!) ad annusare i fiori. A causa di un equivoco, Ferdinando verrà scambiato per un toro feroce e portato a combattere nell'arena di Madrid, dove però mostrerà la sua vera natura, deludendo il pubblico e portando il povero matador a piangere dalla frustrazione.
L'idea per Ferdinand the Bull viene da un libro illustrato, scritto da Munro Leaf e disegnato da Robert Lawson: The Story of Ferdinand, uscito nel 1936. Il libro non passò inosservato: all'indomani della guerra civile spagnola i sostenitori di Francisco Franco lo vietarono, mentre nella Germania nazista rientrò nel novero dei libri che Adolf Hitler ordinò di bruciare, convinto del suo sottotesto pacifista. Una fortuna migliore l'ebbe nell'Unione Sovietica di Stalin, in cui venne accettato come unico libro per l'infanzia non comunista, e in India dove Mahatma Gandhi lo definì il suo libro preferito.
Umorismo e Caricature
La versione disneyana è molto fedele alla fonte originale, sia nella narrazione che sotto il profilo visivo, dal momento che riprende in ogni suo passaggio le inquadrature e i paesaggi tratteggiati da Lawson, integrandoli con altro ottimo materiale. Pur adottando uno storytelling disteso e contemplativo, in linea con il temperamento del suo stesso protagonista, Ferdinand the Bull non rinuncia ad una buona dose di umorismo. Non più legati al registro delle Silly Symphony, gli artisti si concedono una maggior libertà. Questo è evidente in scene come quella in cui la madre di Ferdinando guarda in camera, interdetta dall'esser stata definita dal narratore “una vacca“ (a cow), o dall'utilizzo massiccio di caricature.
A questo proposito non si può fare a meno di citare il corteo che precede la corrida. Nell'arena vediamo sfilare uno dopo l'altro alcuni leggendari animatori dello studio come Ham Luske, Jack Campbell, Fred Moore, Art Babbit e Bill Tytla, mentre il ruolo del matador è invece ricoperto dallo stesso Walt Disney. Chiude la parata il suo valletto, autocaricatura del vero responsabile di questo easter egg: il grandissimo Ward Kimball. A dire il vero all'epoca Walt si accorse di esser stato ritratto nel cortometraggio (e in un ruolo decisamente ridicolo!) ma Kimball negò di essersi ispirato a lui. Sebbene anche Frank Thomas e Ollie Johnston appoggino la versione di Kimball, è innegabile che la somiglianza sia evidente.
Ferdinando a Paperopoli
Ferdinand the Bull fu un vero trionfo per gli studios, che si aggiudicarono così un altro Oscar, il primo non ottenuto grazie ad una Silly Symphony. La serie degli special cartoon tuttavia non decollò immediatamente, ma ci vollero altri cinque anni prima che gli studios mettessero in lavorazione altro materiale affine, preferendo dedicarsi nell'immediato alle numerose serie regolari varate alla fine degli anni 30.
Dalla seconda guerra mondiale in poi la serie vide però un netto incremento, trasformandosi nel giro di un decennio nel ramo produttivo “ammiraglio” dei corti Disney, favorendo inoltre il passaggio dai normali short di pochi minuti ai più corposi mediometraggi (featurette) di mezz'ora. L'etichetta pensata da Walt viene tuttora utilizzata nell'ambiente degli appassionati per indicare gli short “a tema libero”, prodotti negli ultimi anni dai Walt Disney Animation Studios, quali Paperman (2012) e Feast (2014).
Il toro Ferdinando sarebbe inoltre tornato nel 1985 per mano del fumettista italiano Romano Scarpa. L'artista veneziano riprenderà il personaggio, per renderlo protagonista insieme a Paperino e Zio Paperone della simpatica Venezia e i Tesori De' Paperoni, in cui i paperi visitano la pittoresca città lagunare. In tale occasione Scarpa regalerà a Ferdinando una nuova casa, annoverandolo tra gli animali della fattoria di Nonna Papera.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: Ferdinand the Bull
- Anno: 1938
- Durata:
- Produzione: Walt Disney
- Regia: Dick Rickard
- Storia: George Stallings
- Basato su: The Story of Ferdinand di Robert Lawson, e Munro Leaf
- Cast: Milt Kahl, Don Wilson
- Musica: Albert Hay Malotte
- Animazione: John Bradbury, Jack Campbell, Bernard Garbutt, Milt Kahl, Ward Kimball, Don Lusk, Ham Luske, Stan Quackenbush, Bob Stokes
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
Ken Anderson | Layout |
John Bradbury | Animazione |
Jack Campbell | Animazione |
Walt Disney | Produttore |
Bernard Garbutt | Animazione |
Albert Hay Malotte | Musica |
Milt Kahl | Cast (Young Ferdinand); Animazione |
Ward Kimball | Animazione |
Robert Lawson | Storia Originale (The Story of Ferdinand) |
Munro Leaf | Storia Originale |
Gordon Legg | Layout (Title Art) |
Don Lusk | Animazione |
Ham Luske | Animazione |
Martin Provensen | Progettazione Personaggi |
Thor Putnam | Layout |
Stan Quackenbush | Animazione |
Dick Rickard | Regista |
George Stallings | Storia |
Bob Stokes | Animazione |
Don Wilson | Cast (Narrator, Ferdinand's Mother) |