Topolino e gli Orfani di Guerra

La Guerra di Bill

Si può ben dire che War Orphans chiuda una sorta di “quadrilogia bellica” insieme a Nazi Submarine, Secret Mission e Nazi Spy, storie di lunghezza anche molto variabile ma accumunate dalla presenza esplicita delle forze dell’Asse nel ruolo dei villain. Le firma tutte Bill Walsh, che muove così i suoi primi passi nel fumetto disneyano, tenendosi in bilico tra sfrenata fantasia e ammiccamenti al mondo reale. Quest’ultimo arco narrativo non è dei più lunghi, e si dipana lungo un solo mese, ma non per questo rinuncia ad avere una trama articolata. Tra una gag e l’altra Walsh si concede un momento di serietà per raccontare il dramma dei rifugiati e di chi ha perso tutto per colpa della guerra.

In una notte di tempesta Topolino e Pluto aprono la porta a tre bambini che non conoscono una parola di inglese, e non esitano ad accoglierli, dar loro un pasto caldo e farli dormire nel proprio letto. Vi è una delicatezza e un certo candore in questo spalancare la finestra agli americani su tematiche molto sentite in Europa, ma che non toccavano direttamente gli Stati Uniti. I tre profughi rappresentano gli alleati: i bambini abbigliati da tirolesi (come Pinocchio) rimandano ad un immaginario staterello mitteleuropeo invaso da Hitler, mentre il ragazzino orientale si riferisce ai cinesi invasi da Hiro Ito. Pluto aiuta Topolino, così come Pippo che col suo complice silenzio evita di coinvolgere le autorità. Walsh indirettamente mostra come Topolino non si fidi completamente delle forze dell’ordine, perché pensa che i bambini non debbano essere ulteriormente sconvolti.

Il Nemico Invisibile

Ben presto Topolino capisce che i bambini interessano a qualcuno, vista la serie di attentati e minacciosi avvertimenti che lo perseguitano. Verranno infatti catturati dal sedicente Tommy Tobias, un suonatore di tromba che non è altro che un collaborazionista dotato di ben dieci inquietanti sosia. L’amore di Walsh per l'ambiguità e l’inquietudine è qui ben esemplificato, come dimostra anche la scena del finto poliziotto a cui Mickey si rivolge e che si scopre parlare tedesco. Gottfredson interpreta questi eventi con un tratto decisamente ispirato, lavorando molto bene sulla mimica di alcuni personaggi muti come Pluto, e ovviamente il tenero ragazzino orientale, protagonista di alcune gag davvero efficaci. Nota di merito per la striscia che si conclude con Pippo che inarca un sopracciglio, dimostrando una capacità da parte di Walsh e Gottfredson di fare umorismo non soltanto verbale o slapstick.

La striscia del 23 marzo è smaccatamente propagandistica, con un manifesto di Hitler con lunghe orecchie d’asino e lo slogan che invita a non parlare troppo apertamente perché il nemico ascolta. L’idea è quella di mettere in guardia il pubblico sui rischi dovuti alla presenza in incognito di spie tedesche anche sul suolo americano, leitmotiv di tutti i racconti di Walsh sul tema: la paranoia del nemico capace di infiltrarsi ovunque descrive bene lo stato d’animo degli americani del periodo. La storia si risolve tuttavia in maniera semplice e con quel pizzico di ingenuità utile a farla virare verso la consueta leggerezza: i due ragazzini europei si scoprono essere di sangue reale ma abdicano al trono per diventare veri americani. La propaganda è sempre presente, ma vi si nasconde un augurio che la guerra finisca al più presto e che il sistema monarchico europeo scopra presto le delizie della democrazia.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Mickey Mouse and The War Orphans
  • Anno: 1944
  • Durata:
  • Storia:
Nome Ruolo
Floyd Gottfredson Disegni
Bill Walsh Storia