Topolino Agente della Polizia Segreta
Solo Come un Cane
Topolino Agente della Polizia Segreta è una delle opere più ambiziose e mature mai uscite dalla matita di Gottfreson. Lunga più di quattro mesi, questa continuity prende le mosse dal cliffhanger che chiudeva l’allegra vicenda dello struzzo Oscar, in cui uno spaventato Topolino si ritrovava di fronte ad una richiesta di soccorso firmata dal Capitano Radimare. L’incipit, ambientato in un quartiere urbano buio e desolato, ricorda i tempi del Castello Incantato e di Topolino e i Pirati, periodo in cui Gottfredson aveva dimostrato di essere in grado di evocare emozioni tramite il suo fitto tratteggio. L’arte di Floyd si è però assai evoluta nel frattempo e adesso i chiaroscuri, la gestione delle atmosfere e delle luci vengono ottenuti attraverso l’uso del retino tipografico, vero e proprio “effetto speciale” di questa particolare fase creativa. Ma non si tratta solo di evoluzioni grafiche: anche sul piano narrativo è cambiato tutto. Il registro utilizzato e il linguaggio dei personaggi si adeguano adesso al contenuto, che si fa via via più maturo man mano che l’artista prende coscienza del potenziale che ha tra le mani.
Nella prima manciata di strisce Topolino infatti subisce un brutale rapimento, una serie di torture e perfino un tentativo di impiccagione ad opera di un gruppo di inquietanti uomini incappucciati. Si tratterà solo di un test orchestrato dal Capitano Setter dell’aviazione insieme al maggiore Bracco (Beagle) dei servizi segreti per reclutare Topolino come agente segreto e metterlo alla caccia dell’agente rinnegato Grilletto Grifi (Trigger Hawkes). Non c’è una spalla al suo fianco, questa volta Mickey è solo e deve contare unicamente sul suo ingegno e forza d’animo, mostrando una maturazione incredibile. A stemperare il clima da thriller spionistico sono le fattezze animali di tutti questi personaggi, i cui volti (e cognomi) canini rispecchiano quelli delle relative razze. Siamo pur sempre nel mondo Disney, ma in una delle sue declinazioni più realistiche.
Topolino e Gambadilegno
Setter e Bracco chiedono a Topolino di recuperare i piani di una nuova arma, che Grifi intende vendere ad una nazione straniera. Siamo nel 1936, i venti di guerra cominciano a soffiare e infatti il contatto di Grifi parla con un vago accento tedesco. Il pedinamento porta nuovamente Topolino in Africa, ad arruolarsi nella legione straniera, dove Grilletto intende nascondersi finché le acque non si calmano. La fuga nella romantica legione era un diffuso cliché dell’epoca, visto in molti celebri film coevi come Marocco (1930) con Gary Cooper. Lo stesso alias utilizzato da Pietro Gambadilegno - che appare a sorpresa come complice di Grifi nel ruolo di sergente - Beau Chest (Bel Ventre) è un gioco di parole che richiama il film Beau Gest del 1928 di analoga ambientazione.
La lunga sequenza in cui seguiamo le vicissitudini sotto le armi di Topolino, angariato dal suo sergente Gambadilegno rappresentano probabilmente una vetta assoluta nella storia del fumetto Disney. Si tratta di una manciata di strisce incredibili, in cui Gottfredson esplora con profitto ogni possibilità data da questa situazione, divertendosi come non mai e dando un ritratto a tutto tondo del fenomeno del nonnismo e dell’abuso di autorità. Nei decenni successivi molti autori tenteranno di dare una lettura “grigia” del rapporto tra Mickey e Pietro, eppure molto era stato già detto in questa storia. Particolarmente gustosa la gag in cui Pietro si ritrova a dover soccorrere la sua vittima dopo averlo mandato a morire nel deserto, pur di non doverne rispondere ai superiori: il modo in cui Topolino si “vendica” a sua volta su di lui, portandolo a esclamare “Sono contento di odiarti! Altrimenti, mi piaceresti! E non voglio… ti odio troppo!” è indicativa di un lavoro assolutamente non banale sulla psicologia dei personaggi.
Grilletto Grifi
A salvare Mickey dal mobbing di Pietro è il comandante del fortino, figura “nobile” che non vede certo di buon occhio una tale condotta. E una volta conquistata la sua fiducia, il resto della storia può dipanarsi tra doppi giochi, travestimenti, inganni e guerriglia nel deserto, mantenendo alta la tensione fino alla fine. Sono strisce molto complesse, che vedono Topolino tessere una fitta trama di inganni ai danni di uno sceicco e della sua futura alleanza con Pietro e Grifi. Rimangono impressi anche il design del capo dei predoni Yussuf Aiper, dalle fattezze completamente umane, nonché le sequenze in cui i legionari si preparano alla guerra: a tratti ci si dimentica di star leggendo una storia di funny animals da tanto che la materia trattata è seria.
Ma ci si ricorda volentieri anche di Grifi, sebbene dopo questa storia Gottfredson non lo utilizzerà mai più. Un uomo degli anni trenta, compassato, smilzo, dallo sguardo flemmatico e dall’atteggiamento triste. Agli antipodi dello scollacciato Gambadilegno (il quale sfuggirà alla cattura per riapparire in futuro), Grilletto è un traditore ma con un codice d’onore ben preciso. Nel finale appare addirittura corretto e rispettoso della propria sconfitta, mentre la sua aria compassata ed enigmatica lasciano ben più di un interrogativo al lettore. Le ultime strisce di questa colossale avventura ci mostrano Topolino ricongiungersi con il colonnello della legione, e poi con Setter e Bracco: la sua rete di contatti è sempre più solida e tutti gli offrono un posto tra le loro fila, contendendoselo. Il ragazzo di campagna è ormai un giovane uomo, ma per riportare equilibrio Gottfredson ci mostra il suo ritrovarsi con una Minni un po’ più vezzosa del solito, riconducendo Mickey, con i suoi flirt e la sua innata voglia di scherzare alla dimensione semplice da cui era stato bruscamente prelevato.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.
Scheda tecnica
- Titolo originale: Mickey Mouse Joins the Foreign Legion
- Anno: 1936
- Durata:
- Storia: Floyd Gottfredson, Ted Osborne
Credits
Nome | Ruolo |
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Floyd Gottfredson | Disegni; Storia |
Ted Osborne | Storia |