Topolino all'Età della Pietra
L’Ultima Frontiera
All’inizio degli anni 40 l’Europa viene investita dagli effetti della Seconda Guerra Mondiale, mentre l’America per il momento rimane a guardare. In questo momento di forte incertezza, la striscia di Topolino sceglie momentaneamente la strada del disimpegno e propone avventure distaccate, calate in contesti urbani e alto-borghesi, mostrando una spiccata preferenza per l’umorismo e la quotidianità. Si concede però un ultimo colpo di coda, con una storia avventurosa che sembra voler ricreare l’incanto del passato.
Gottfredson catapulta Topolino e Pippo in un’isola misteriosa, in cui la storia si è fermata milioni di anni prima. La storia è chiaramente debitrice del Mondo Perduto di Arthur Conan Doyle, e infatti nel mondo preistorico di Gottfredson convivono con scioltezza dinosauri di varie specie e uomini preistorici. Oltre al romanzo di Doyle, fra le fonti di ispirazione che possono aver portato Floyd ad affrontare un tema simile c’è come sempre il lavoro del reparto d’animazione. All’epoca infatti era in lavorazione un cortometraggio in cui un Mickey cavernicolo adottava un dinosauro, cartone animato poi abbandonato in seguito agli sconquassi dovuti alla guerra.
La Sagra delle Suggestioni
In generale, quello che si vede in Topolino e l’Età della Pietra è un ritorno di Gottfredson al pathos e alla suggestione, dopo una fase in cui era l’ironia a prevalere. L’incipit della storia è indicativo di questa ritrovata sensibilità, e risulta davvero memorabile: Topolino si addormenta dopo aver mangiato pesante da Clarabella, e comincia a parlare con un vecchietto che gli appare in sogno. Si tratta del professor Ossivecchi (Dustibones) che gli chiede di partecipare ad una missione scientifica. Topolino accetta e il mattino dopo resta di stucco quando vede per davvero un aeroplano nel cortile di casa, pronto a proiettarlo in un nuovo mondo.
Sul versante grafico, è di certo presente l’influsso del coevo Fantasia e dei suoi spettacolari animali preistorici visti nella sequenza della Sagra della Primavera. Gottfredson in realtà si limita principalmente a disegnare rassicuranti diplodochi cartoon, ma qua e là vediamo spuntare anche uno pterodattilo e degli inquietanti plesiosauri molto in linea con il design del capolavoro filmico disneyano. Inoltre, è importante anche il lavoro di Floyd sui retini, che tornano ad essere usati per ottenere atmosfere in scala di grigio che comunicano forti emozioni. E in tema di grandiosità, assolutamente degno di nota è il momento in cui Ossivecchi mostra a Topolino il mondo perduto, con una vignetta panoramica insolitamente grande per una striscia.
Un Approccio Realista
Ben presto Mickey e Goofy perderanno il controllo della situazione, innescando un’avventura decisamente pericolosa, che vedrà la produzione di bombe fatte in casa da sganciare sui cavernicoli ostili, o la descrizione dettagliata dei sistemi di sopravvivenza da adottare in condizioni estreme. Si ritorna ad un approccio realista della storia, in cui tutto viene spiegato in maniera precisa e razionale. Le azioni dei personaggi non sono casuali, ma aderenti alla scienza e alla ragione. Quando Topolino si ritrova completamente solo sono strisce eccezionali, in cui il topo escogita stratagemmi per procacciarsi il cibo, costruirsi un paio di scarpe, trovare un rifugio sicuro. Leggendole, il lettore prova un senso di immedesimazione pressoché totale.
Infine, risultano molto d’effetto le strisce che mostrano la devastante potenza del terremoto, la violenza dei combattimenti con i cavernicoli e l’angoscia che si genera nel vedere la base e i materiali del professore irrimediabilmente distrutti. Il ritorno a casa lascia a sua volta l’amaro in bocca: i nostri eroi si salvano per il rotto della cuffia e lo stesso Ossivecchi per lo shock viene affetto da amnesia, cambiando di colpo atteggiamento e rendendo impossibile un ritorno sull’isola. Il mondo perduto è perso per sempre, quasi un presagio di come nel mondo non ci sia più nulla da esplorare. Da questo momento in poi, quel romantico sense of wonder che aveva accompagnato le avventure del periodo ruggente verrà messo da parte, almeno fino al suo ritorno per mano di Bill Walsh, che rielaborerà la grande avventura esplorativa, in chiave spiccatamente surrealista.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.
Scheda tecnica
- Titolo originale: Mickey Mouse on the Cave-Men Island
- Anno: 1940
- Durata:
- Storia: Merrill De Maris, Floyd Gottfredson
Credits
Nome | Ruolo |
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Merrill De Maris | Storia |
Floyd Gottfredson | Disegni; Storia |