Topolino Agente di Pubblicità

Quasi Autobiografico

Con Topolino Agente di Pubblicità viene riproposto uno dei filoni più felici della poetica Gottfredsoniana, quello “professionale” che vede Mickey farsi strada all’interno di un nuovo contesto lavorativo, sgomitando il più possibile. Il mondo della pubblicità si rivela una scelta particolarmente felice, che consente a Gottfredson e De Maris di trasportare il lettore in un settore che in quegli anni stava penetrando a fondo nell’immaginario collettivo, in virtù della sua presunta leggerezza e distanza dalle imminenti preoccupazioni degli americani.

Nell’agenzia pubblicitaria che farà da teatro alla vicenda vediamo al lavoro copywriter, imbonitori commerciali ma anche dei semplici creativi. Questi ultimi, al lavoro con matite e colori, su scrivanie identiche a quelle utilizzate dal maestro dello Utah per realizzare la striscia, rappresentano per Gottfredson e il suo team un modo per inserire nelle avventure di Topolino qualcosa della loro stessa esperienza. Non stupisce che il risultato sia particolarmente azzeccato, e che le vicende della storia mostrino una spiccata capacità di risuonare nel lettore, proprio in virtù di questa ispirazione personale.

Psicologia e Propaganda

La vicenda mostra tutto il suo mordente sin dal principio, con un Topolino più irrequieto che mai, ancora contagiato dalla svolta euforica impressagli sul grande schermo dal grande Fred Moore. In modo molto simile a quanto avveniva in Topolino e i Topi d’Albergo, Minni cerca di dargli una calmata, trovandosi un lavoro e manipolando il fidanzato per spingerlo a farsi emulare. Come lei stessa dice a Clarabella, è necessario utilizzare le armi del presente, ovvero “psicologia e propaganda”, con una brillante strizzata d’occhio alla scottante situazione bellica ormai imminente. Nel giro di poche strisce la vediamo prendere servizio come centralinista, stravolta da straordinari e levatacce mattutine.

Risulta straniante ritrovare dinamiche lavorative descritte con tanta precisione in un universo che non ne ha mai viste con regolarità, ma i tempi stanno cambiando e la dimensione eroica e fantastica sta lasciando spazio ad un inedito pragmatismo. La storia, in ogni caso, è assolutamente spettacolare nel suo descrivere con consapevole perizia le dinamiche del mondo del lavoro, utilizzando un linguaggio così universale da risultare fresco e riferibile ancora oggi. Topolino, in qualità di terzo assistente del direttore artistico, si adegua a queste dinamiche, subisce scherzi bonari per i nuovi arrivati, svolge compiti elementari e si ritrova alle prese con un capufficio particolarmente umorale.

Il Lunatico Frullini

Tutti i meccanismi descritti lungo l'intera vicenda risultano ancora tremendamente attuali e anticipano di parecchi anni strisce come Dilbert o serie tv come Mad Men. E, in effetti, la struttura dell’agenzia pubblicitaria è la stessa, con la parte creativa in contrasto con quella commerciale. Topolino, nei ritagli di tempo, si mette a lavorare sul secondo versante, cercando di usare il suo buon senso per colmare le lacune dell’arrogante venditore e salvare l’agenzia. Ancora una volta, l’approccio pratico e concreto di Mickey riesce a scardinare gli antiquati metodi di vendita del settore, portando ristoro alla piccola impresa e raddrizzando le storture del sistema capitalistico proprio come ai tempi delle riforme di Roosevelt.

Nel finale troviamo l’ennesima corsa contro il tempo, con tanto di montaggio incrociato, come ai tempi delle migliori avventure anni 30, sebbene la posta in gioco sia sensibilmente meno alta rispetto a quei tempi. Ma al netto di tutto, a rimanere impresso è Frullini, il lunatico capufficio, ultimo di una schiera di burberi uomini di potere di cui Gottfredson ama farci innamorare, mostrandoli particolarmente vulnerabili all’approccio spicciolo di Topolino. Splendido nella mimica, arguto nelle sfuriate e con un certo gusto per il paradosso, questo incoerente personaggio è un po’ il simbolo del metodo di lavoro di Floyd, in grado di rendere indimenticabili anche le figure destinate ad essere usate solo una volta. Fortunatamente molta di questa verve non andrà sprecata, ma la ritroveremo più avanti nella caratterizzazione di un altro eroe disneyano, il burbero papero inventato dal grande Carl Barks.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Mickey Mouse Super Salesman
  • Anno: 1941
  • Durata:
  • Storia: ,
Nome Ruolo
Merrill De Maris Storia
Floyd Gottfredson Disegni; Storia