Topolino e i Topi d'Albergo

Dalla Luna alla Terra

L’incipit di questa nuova storia ricorda molto uno dei principali leitmotiv degli anni 30: Topolino si sente irrequieto e guarda alla finestra sognando di volare sulla luna. Minni lo rimprovera chiedendogli di trovarsi un’occupazione stabile, ma se in passato rimbrotti del genere avevano portato Mickey ad andare a caccia di balene o a diventare pilota postale, ora qualcosa sta cambiando. Gottfredson, da parte sua, continua a mostrarci un Topolino energico e allegro, in sintonia con il revival pazzerello visto sul grande schermo in corti come Mr. Mouse Takes a Trip, di cui viene ripreso l’abbigliamento. A cambiare però è il terreno di gioco, più adatto ai tempi prosaici in arrivo.

Topolino partecipa ad un concorso a quiz per diventare inserviente in un piccolo albergo tra le montagne, con tanti saluti alla sua sete di avventura. È il segnale che l’America del New Deal e lo scenario successivo alla crisi del 29 hanno ormai spazzato via i residui di quel romanticismo avventuroso proprio della retorica americana. Gli Stati Uniti non sono più terra selvaggia e piano piano questa consapevolezza si fa strada anche nella narrativa, portando persino l’indomito Topolino ad adeguarsi ai nuovi valori. Pur non perdendo la sua innata intraprendenza, sia qui che in Agente di Pubblicità, vedremo Mickey far carriera in campi decisamente ancorati alla vita di ogni giorno.

Bellboy Mickey

Una volta preso servizio, l’abbigliamento che Topolino sfoggerà per il resto della storia sarà la classica divisa da inserviente indossata dal protagonista del contemporaneo fumetto francese Spirou. Ma è da notare che nel corto Bellboy Donald del 1942 sarà invece Paperino a venir calato in un ruolo analogo, a riprova della continua contaminazione fra le diverse squadre al lavoro sul materiale disneyano coevo. Non sarà l’ultima volta che un corto di Donald influirà sulla carriera fumettistica di Mickey, come vedremo in Topolino e il Boscaiolo: i confini tra i loro rispettivi ambiti stanno diventando molto labili.

Un altro forte elemento di continuità visiva con l’animazione è l’aspetto dei fantasmi che infestano l’albergo su cui Topolino è chiamato a indagare: il loro design riprende fedelmente quello del corto Lonesome Ghosts (1937), che già aveva ispirato la classica avventura a strisce Topolino nella Casa dei Fantasmi di quattro anni prima. Eppure, da quella prima vicenda “paranormale” sono cambiate molte cose. A dispetto dell’impostazione in stile Agatha Christie, il focus di Gottfredson e De Maris sembra non essere più l’intreccio investigativo ma la descrizione umoristica dei rapporti fra i personaggi che lavorano all’hotel. C’è anche una sequenza ambientata al commissariato, in cui però viene fatto solo un rapido riferimento all’amicizia fra Topolino e Basettoni, concetto introdotto di recente ma lasciato dietro le quinte, forse per normalizzare il rapporto di Topolino con la polizia.

Un Giallo Fallace

La storia presenta un cast decisamente ricco: un burbero direttore d’albergo, un detective incompetente, un ruvido receptionist e un addetto alle caldaie sposato segretamente con una donna delle pulizie. Gottfredson gestisce bene questa valanga di personaggi, ben supportato dai dialoghi di Merrill De Maris, che ironizzano sui rapporti servili tra clienti e personale di servizio. Topolino viene inizialmente ignorato e maltrattato, ma riesce piano piano a conquistarsi stima e una posizione di rilievo grazie alla sua simpatia e spontaneità. E in questo la storia si posiziona molto bene nel filone “professionale” di Gottfredson, caratterizzato da racconti in cui Mickey riesce a smussare gli spigoli caratteriali del capufficio di turno, un meccanismo ancora lontano dall’esaurirsi.

Quello che purtroppo non funziona è il giallo stesso, che anche dopo la sua risoluzione continua a lasciare forti dubbi nel lettore. Non convince il movente, alcuni indizi non collimano con quanto poi si scopre e persino la spiegazione del fenomeno paranormale non è congruente con le sue prime manifestazioni. Il contrasto con la precisione accurata con cui era stato costruito qualche anno prima il giallo di villa Basset è forte. L’impressione è che durante i quattro mesi di durata della storia qualcosa possa essersi inceppato, che ci siano stati dei cambi di idea non supportati in tempo da una buona retcon. Un modo di lavorare insolito per Gottfredson, che a dispetto di un formato narrativo così particolare, non si era mai lasciato andare alla totale improvvisazione. Quella che ora è l’eccezione diventerà però la regola fra qualche tempo, quando sarà Bill Walsh a prendere le redini narrative della striscia, portandola a tutta birra verso un’epoca di genio e sregolatezza.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Mickey Mouse Bellhop Detective
  • Anno: 1940
  • Durata:
  • Storia: ,
Nome Ruolo
Merrill De Maris Storia
Floyd Gottfredson Disegni; Storia