Saving Mr. Banks
Salvato da Due Penny
Nel lontano 1964 Walt Disney portò al cinema uno dei suoi film più importanti, senza dubbio il capolavoro della fase avanzata della sua carriera. Mary Poppins infatti fu per Walt - che sarebbe morto solo due anni dopo - una sorta di testamento artistico e filosofico. La pellicola aveva tutto ciò per cui il suo cinema era stato famoso: umorismo, dramma, una colonna sonora impressionante e persino una spolverata di animazione, il tutto mischiato sapientemente per esprimere uno dei concetti chiave dell'immaginario disneyano. E cioè che “a volte l'uomo si crede un gigante”, ma è ignaro del fatto che ciò che veramente lascia dietro di sé sono le cose più semplici. Sebbene molti preferiscano ricordare questa pietra miliare della Storia del cinema come il film della bambinaia volante, delle danze coi pinguini e degli spazzacamini scatenati, Mary Poppins era molto di più. Era la storia di un capofamiglia, della gabbia a forma di banca in cui lavorava, dei due penny fatali che sconvolsero il suo mondo e dell'astuto piano di manipolazione di cui fu vittima. Ma, soprattutto, era la storia di come venne salvato.
Realizzarlo fu tutt'altro che facile. Mary Poppins era uno dei libri preferiti delle figlie di Walt, e adattarlo per il grande schermo fu una promessa che il padre fece loro quando erano piccole, senza sapere che ci sarebbero voluti vent'anni di corteggiamento per convincere Pamela L. Travers, la scrittrice, a cedergli i diritti. L’autrice inglese stava attraversando problemi finanziari e personali, e non era affatto ben disposta nei confronti di Walt e del suo mondo hollywoodiano, intriso di quei valori americani che lei trovava frivoli e superficiali. Nelle due settimane che la Travers passò a Los Angeles, per Walt e il suo staff si profilò un vero e proprio inferno: l'autrice disapprovava qualsiasi decisione e pretendeva il controllo completo di ogni aspetto della produzione, imponendo la sua presenza a ogni seduta di brainstorming, che doveva essere regolarmente verbalizzata tramite registrazioni su nastro. E, sebbene il film venne poi realizzato su suo consenso, la Travers non espresse mai giudizi entusiastici sulla pellicola, mantenendo la sua rigida posizione.
All'alba del nuovo millennio, la Walt Disney Company sceglie di realizzare un lungometraggio in live action per raccontarci la storia “scomoda” della nascita di quel capolavoro. Ed è una mossa che sorprende, considerando le attuali politiche della Company (e di un po' tutta Hollywood) per quanto riguarda il cinema dal vero. Siamo nell’era dei franchise, in cui ogni film viene sviluppato nell'ottica di farne sequel, prequel e spinoff, mungendo ogni brand fino allo stremo, come dimostra il nutrito filone di remake live action dei classici film animati. Uno scenario in cui non sembrerebbe esserci posto per un progetto tanto di nicchia, desideroso di celebrare il passato e la tradizione disneyana, piuttosto che riciclarla in modo fracassone. L'improbabilità produttiva di un film come Saving Mr. Banks non fa che aumentare, poi, se si considera che lungometraggi su Walt Disney non erano mai stati fatti prima d'ora. Qui, anziché prenderne in esame la figura, ci si concentra sui retroscena di una sua opera specifica, adottando per giunta proprio il punto di vista di una detrattrice del cinema disneyano.
La Chiave di Tutto Era il Padre
Il dispiego di mezzi e di attori per fare di questo film un vero e proprio gioiello denota un amore e un desiderio di celebrare le proprie radici che ha ben pochi precedenti nella recente filmografia dello studio.
Il risultato, per nulla scontato, è che il film funziona perfettamente, in ogni sua parte. Il segreto di una resa tanto vincente risiede nella sua natura ibrida. Saving Mr. Banks infatti è in parte un biopic, in parte un making of, in parte una raffinata celebrazione dell'eredità disneyana. La storia si svolge su piani temporali diversi, e fa uso di registri narrativi anche molto distanti: diverte, commuove, sorprende, divulga e, ovviamente, romanza. E il motivo per cui queste differenti anime non stridono ma si legano tanto bene è che al centro di tutto non c'è Walt, bensì la Travers e il suo drammatico passato. La narrazione non si svolge tutta negli anni 60, ma viene intervallata da una massiccia dose di flashback che raccontano la vera storia della scrittrice e, soprattutto, fanno luce sulla figura di riferimento che ne influenzò pesantemente la vita e l'opera: il padre.
Figura affettuosa e nel contempo problematica, fu lui il “vero” Mr. Banks, nonché il motivo per cui la Travers scrisse il suo libro. L'alternanza continua tra flashback e scene al presente, nella quale il senso delle azioni di un personaggio cambia radicalmente man mano che lo spettatore ne scopre il passato, era l'efficacissima tecnica narrativa che il disneyano Lost aveva portato ai massimi livelli. In Saving Mr. Banks questo stratagemma è ancora una volta centrale, ed è solo grazie a esso che capiamo quanto il desiderio di salvare il padre, di celebrarne e coccolarne la figura, fosse il vero motore di ogni azione della Travers, e ciò che realmente la inibiva. E sarà proprio il passato di Pamela a costituire tanto l’ostacolo, quanto la soluzione al problema: a lei toccherà scendere a patti coi suoi demoni e lasciarselo finalmente alle spalle, mentre Walt dovrà invece addentrarcisi, cercando la chiave giusta per procedere col film e capire, infine, che il cuore della storia non era il salvataggio di due bambini, ma del loro papà.
I Due Istrioni
Non è solo la particolare ricetta con cui gli ingredienti sono stati cucinati a rendere prezioso questo atipico film, ma la bontà stessa dei singoli componenti. Il film ha una sua ragion d'essere e dei contenuti davvero splendidi, ma a veicolare tutto ciò ci pensano gli attori, veramente fenomenali. È la prima volta che qualcuno interpreta Walt Disney in un lungometraggio. Impresa ardua, perché Walt non era solo un nome, ma uno showman che, nel promuovere le proprie opere, ci metteva direttamente la faccia, apparendo costantemente in televisione nell'ambito del suo personale programma antologico. Trovare un suo sosia che potesse impersonarlo degnamente non era certo cosa facile, e non stupisce quindi che gli autori del film abbiano preferito scegliere “un'icona per interpretare un'icona”, reclutando addirittura Tom Hanks, di certo non il più somigliante degli emuli, ma un attore poliedrico e perfettamente in grado di calarsi nella parte.
Hanks si è studiato ogni apparizione filmica, ogni movenza o tic nervoso di Walt per riuscire a darne la sua versione. Complice una buona dose di trucco, il risultato è a dir poco impeccabile: ci si dimentica che quello che si ha di fronte è Tom Hanks coi baffi finti, e si ha davanti il caro vecchio zio Walt. Emma Thompson nei panni della Travers però gli ruba platealmente la scena. L’attrice offre un'interpretazione davvero da Oscar: come sia riuscita a dare un tale spessore a ogni minima movenza, a ogni sua leggera contrazione dei muscoli facciali è a dir poco incredibile. Pamela fa un sorriso di circostanza e nel suo volto non si legge falsità ma dolore e gentilezza, Pamela fa la scontrosa e a noi appare buffa, Pamela dice cose acide e il risultato è carisma puro. In un solo personaggio sono state stipate tutte le innumerevoli sfaccettature dell'animo umano, il tutto senza alcuno stridìo, ma in modo assolutamente credibile. Essere riusciti a portare sullo schermo in modo tanto adorabile quella che in origine era una figura così ostile ha dell'incredibile. Il film è praticamente tutto suo.
Rivisitando lo Staff di Walt
Il resto del cast offre interpretazioni molto buone, da Colin Farrell nel ruolo del padre di Pamela, a Paul Giamatti che interpreta l'autista ciarliero della Thompson, personaggio creato ad hoc per il film. Notevole per qualunque amante della storia Disney il veder portati sullo schermo alcuni artisti che fecero grande il cinema disneyano, come lo sceneggiatore Don Da Gradi, ma soprattutto i compositori di Mary Poppins e di tutta la musica Disney del periodo: i leggendari Fratelli Sherman. I due vengono qui interpretati da Jason Schwartzman e B.J. Novak, dopo esser stati “addestrati” dall'originale Richard Sherman. Fa piacere anche vedere Disneyland così com'era un tempo, e l'aspetto che avevano gli studios di Burbank nel pieno degli anni 60.
Thomas Newman, cugino del più famoso Randy, già al lavoro nei pixariani Alla Ricerca di Nemo (2003) e WALL•E (2008), firma una colonna sonora dalle sonorità delicate e intimiste, in grado d'interpolarsi benissimo con alcuni classici brani di Mary Poppins, presentati a sprazzi in corso di realizzazione. Dispiace solo che non si sia colta l'occasione di rendere onore a Bill Walsh, che del film era produttore e sceneggiatore principale. Walsh, che tra l'altro fu a lungo responsabile assieme a Floyd Gottfredson della striscia Mickey Mouse, era stato una delle anime fondamentali per la pellicola, infondendole quel suo amore per l'assurdo. Il motivo di tale esclusione sembra sia che, nelle due settimane in cui la Travers visitò Los Angeles, Walsh non fosse ancora salito a bordo del progetto, per cui la realtà dei fatti sembrerebbe esser stata rispettata.
Intellettualmente Onesto Sotto Molti Aspetti
Quando nel 1994 Marc Eliot fece uscire Walt Disney: Il Principe Nero di Hollywood, collezione d'illazioni e calunnie sul conto del grande cineasta, venne dato il via a un'onda lunga di maldicenze che dura ancora oggi. Molto poco possono fare gli illuminanti contributi di storiografi come Michael Barrier, nel cui libro Vita di Walt Disney: Uomo, Sognatore e Genio l'artista viene analizzato in modo obiettivo, di fronte ai luoghi comuni che ne hanno afflitto il nome per vent'anni. È normale quindi che un film del genere, che parla di Disney attraverso il punto di vista di una sua avversatrice, abbia attirato l’interesse di quell’ala della critica che non vede di buon occhio il magico regno multimediale di Walt. Le accuse d'autocelebrazione e agiografia hanno colpito questo lungometraggio sin dal principio, puntando il dito sulla presunta conversione della Travers al termine della pellicola. La verità è che Saving Mr. Banks conserva una certa onestà intellettuale. Nel film, Walt viene preso bonariamente in giro, ma non si parla mai davvero male di lui. E del resto non avrebbe avuto senso farlo: il rispetto che gli si porta è quello dovuto a una personalità del genere, le cui luci erano assai più delle ombre. E quello che viene mostrato di lui corrisponde generalmente al vero.
Quanto alla conversione finale della Travers, non si può dire che il film si sbilanci più di tanto. La vediamo commuoversi durante la proiezione, è vero, ma la vediamo anche rispondere in modo sferzante a Walt quando lui si fa avanti per consolarla, mantenendo una sua durezza, perlomeno di facciata. E al termine della proiezione termina anche il film, senza che venga dato spazio a sgradevoli retroscena, avvenuti peraltro anche nella realtà in modo molto contraddittorio. La massima concessione interpretativa che viene fatta è quell'ambigua lacrima di commozione, necessaria a fornire una giusta chiusura al suo personaggio, e quindi alla vicenda. Anzi, si potrebbe quasi insinuare l'opposto, cioé che il film paradossalmente risulti agiografico proprio nei confronti della Travers, i cui comportamenti nella realtà furono decisamente meno integri e idealisti di quanto ci mostri la brava Emma Thompson.
Un film molto difficile, dunque, che per tutta la sua durata cammina in equilibrio sulla corda, senza mai precipitare nel vuoto, sorretto da armi quali la finezza, il buon gusto, l'amore e l'onestà intellettuale.
Certo, i maligni potrebbero affermare che un nuovo franchise sia stato creato. Hollywood, nella sua incapacità di dar spazio a nuove idee, ha iniziato a ritorcersi su sé stessa, portando al cinema film che parlano di altri film. Altri potrebbero dire che, subdolamente, la Disney ha realizzato il prequel di Mary Poppins. E tutti loro avrebbero ragione. Saving Mr. Banks, a dispetto del suo budget non propriamente alto, ha fatto incassi decisamente buoni, e di conseguenza anche Mary Poppins è andato ad aggiungersi all'interminabile lista di remake a cui la Company ha dato la luce verde, con la speranza di ricavare dall'operazione molto più di due penny.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: Saving Mr. Banks
- Anno: 2013
- Durata:
- Produzione: Ian Collie, Christine Langan, Troy Lum, Andrew Mason, Alison Owen, Philip Steuer, Paul Trijbits
- Regia: John Lee Hancock
- Storia: Kelly Marcel, Sue Smith
- Cast: Michelle Arthur, Luke Baines, Kathy Baker, Lily Bigham, Annie Rose Buckley, Steven Cabral, Kimberly D'Armond, Colin Farrell, Paul Giamatti, Rachel Griffiths, Demetrius Grosse, Tom Hanks, Jerry Hauck, Andy McPhee, B.J. Novak, David Ross Paterson, Melanie Paxson, Bob Rusch, Jason Schwartzman, Mia Serafino, Michael Swinehart, Paul Tassone, Dendrie Taylor, Emma Thompson, Ronan Vibert, Laura Waddell, Ruth Wilson
- Musica: Thomas Newman
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
Michelle Arthur | Cast (Polly) |
Luke Baines | Cast (Waiter) |
Kathy Baker | Cast (Tommie) |
Lily Bigham | Cast (Biddy) |
Annie Rose Buckley | Cast (Ginty) |
Steven Cabral | Cast (Bank Clerk) |
Ian Collie | Produttore |
Kimberly D'Armond | Cast (Katie Nanna) |
Colin Farrell | Cast (Travers Goff) |
Paul Giamatti | Cast (Ralph) |
Rachel Griffiths | Cast (Aunt Ellie) |
Demetrius Grosse | Cast (Bartender) |
John Lee Hancock | Regista |
Tom Hanks | Cast (Walt Disney) |
Jerry Hauck | Cast (Premier Emcee) |
Christine Langan | Produttore Esecutivo |
Troy Lum | Produttore Esecutivo |
Kelly Marcel | Storia |
Andrew Mason | Produttore Esecutivo |
Andy McPhee | Cast (Mr. Belhatchett) |
Thomas Newman | Musica |
B.J. Novak | Cast (Robert Sherman) |
Alison Owen | Produttore |
David Ross Paterson | Cast (Doctor) |
Melanie Paxson | Cast (Dolly) |
Bob Rusch | Cast (Doorman) |
Jason Schwartzman | Cast (Richard Sherman) |
Mia Serafino | Cast (Young Woman) |
Sue Smith | Storia |
Philip Steuer | Produttore |
Michael Swinehart | Cast (Porter) |
Paul Tassone | Cast (Refreshment Tent Man) |
Dendrie Taylor | Cast (Lillian Disney) |
Emma Thompson | Cast (Pamela L. Travers) |
Paul Trijbits | Produttore Esecutivo |
Ronan Vibert | Cast (Diarmuid Russell) |
Laura Waddell | Cast (Woman with Infant) |
Ruth Wilson | Cast (Margareth Goff) |