Mary Poppins
La Terribile Pamela Travers
Lo straordinario Mary Poppins rappresenta il culmine del percorso artistico di Walt Disney, l'opera della maturità, della quale molto è stato detto, soprattutto in riferimento alla sua travagliata lavorazione. Il fatto stesso che nel 2013 sia uscito un lungometraggio, Saving Mr. Banks, ispirato proprio a questi controversi retroscena, la dice lunga sull'iconicità e sull'importanza che la pellicola ha assunto nella cultura popolare. Il punto di partenza dell'intero progetto sembra sia stata una promessa fatta da Walt alle sue due figlie: Diane e Sharon erano infatti grandi appassionate del romanzo originale, scritto da Pamela L. Travers e fortemente ispirato alla storia personale e familiare dell'autrice. Walt promise alle bambine di portare Mary Poppins sul grande schermo già nel 1938, ma la Travers rifiutò a lungo di concedere i diritti della sua opera, disgustata dalle caratteristiche del cinema disneyano, troppo leggero e frivolo per i suoi gusti.
Dopo venti lunghi anni di “corteggiamento” Disney riuscì a ottenere il consenso della Travers. Non fu una concessione indolore, dato che la scrittrice pretese di avere voce in capitolo sulla stesura del copione originale, partecipando alle prime riunioni e registrando il contenuto delle stesse su nastro. Lo staff al lavoro sul film era composto da alcuni dei migliori artisti che in quel momento lavoravano allo studio: alla regia c'era il collaudato Robert Stevenson, alla colonna sonora i brillanti Fratelli Sherman e alla sceneggiatura Don DaGradi, al quale si unì in un secondo momento il geniale Bill Walsh. Già sceneggiatore delle strisce di Topolino, Walsh riuscì a “salvarsi” dalla tirannide della scrittrice, subentrando solo dopo che la permanenza a Los Angeles della Travers ebbe termine. Per gli altri l'esperienza si rivelò invece molto negativa: la signora cercò di interferire a tutti i livelli produttivi, criticando ogni scelta, senza mai avere un atteggiamento costruttivo.
Fra le cose che Pamela Travers non voleva che venissero inserite nel film c'erano proprio le canzoni e le sequenze animate. Per tenerla a bada fu necessario ricordarle che l'ultima parola, da contratto, spettava a Walt. È celebre l'aneddoto secondo cui nemmeno l'enorme successo della première riuscì a quietare l'ostinazione della Travers: durante il party successivo alla proiezione infatti, la scrittrice avvicinò Walt chiedendo in maniera plateale che la sequenza animata venisse tagliata, per sentirsi rispondere “Pamela, la nave ormai è salpata”. Negli anni successivi all'uscita del film i comportamenti della Travers in merito al capolavoro di Walt furono contraddittori. La sua posizione pubblica sulla pellicola si raffreddò sempre di più, mentre nel frattempo lei stessa traeva beneficio dalla sua creatura, scrivendo alcuni sequel con la bambinaia protagonista. Negli anni 90 arrivò addirittura ad avallare la produzione di un musical teatrale su Mary Poppins, a patto che nessun artista legato al film del 1964 venisse coinvolto nel progetto.
Un'Astuta Manipolatrice
Sono tanti i fattori che rendono Mary Poppins un film “praticamente perfetto sotto ogni aspetto”. È probabilmente il lungometraggio che più di ogni altro esprime la filosofia di Walt, e di sicuro il più completo fra quelli realizzati durante la sua vita. In sole due ore di durata riesce a toccare tutti i punti del suo percorso creativo, e nel migliore dei modi: è contemporaneamente un film live action, d'animazione e un musical, una pellicola capace di regalare risate, lacrime e moltissimo sense of wonder. Non si sarebbero mai più visti alla Disney così tanti talenti all'opera sullo stesso progetto, supervisionato per giunta, con gran passione, da Walt stesso. E, fra questi, non si può ignorare l'ottimo casting: la magica bambinaia è interpretata da una fantastica Julie Andrews, ruolo che la consacrò definitivamente, facendole vincere un Oscar e un Golden Globe come Miglior Attrice. La accompagna un altro indimenticabile istrione: il factotum Bert (Dick Van Dyke), figura ottenuta mescolando insieme diversi personaggi del libro originale, nel tentativo di creare un degno contraltare per la carismatica protagonista. Il terzo grande personaggio del film è invece Mr. Banks (David Tomlinson), austero e rigoroso padre di famiglia, apparentemente felice ma ignaro di star vivendo in realtà dentro una gabbia.
Nelle sue due ore di durata Mary Poppins racconta una storia apparentemente molto semplice: la famiglia Banks viene sconvolta dall'arrivo della nuova tata, un personaggio eccentrico e in grado di far vivere ai piccoli Jane e Michael, giornata dopo giornata, una girandola di pazzesche avventure. Per quanto questa possa sembrare una sinossi piuttosto frivola, il film nasconde molto di più, e sarà solo alla fine che il vero obiettivo della bambinaia si rivelerà in tutta la sua lungimiranza. La struttura del lungometraggio è dunque fortemente episodica, caratteristica ereditata in parte dai libri, in parte dal folle stile di Bill Walsh. Lo sceneggiatore riesce a infondere nel film quello stesso spirito che ritroviamo nelle sue estrose storie a strisce. Non si può non ripensare in particolare al ciclo di Eta Beta (1947-1950), personaggio da lui inventato, e protagonista di un gran numero di sketch stralunati, surreali e carichi di dissacrante ironia. Va detto che nei capolavori di Walsh e Gottfredson spesso e volentieri le assurdità prevalevano sulla logica, frammentando di fatto la narrazione. Qui non succede, il film è come una lunga opera in più atti, la cui trama di fondo procede coerentemente verso la meta, non lasciandosi sviare troppo dalle numerose bizzarrie che lo popolano, ma integrandole invece nella morale finale.
Fra le attrazioni principali della pellicola c'è sicuramente la titolare, il cui bizzarro temperamento non fa che aumentare il sense of wonder del film: Mary Poppins riesce a essere allo stesso tempo dolce e severa, capace di fare follie di ogni tipo, ma senza minimamente scomporsi. In più occasioni fa uso dei suoi poteri magici, come se non si trattasse affatto di magia ma della cosa più normale del mondo. È inoltre astuta, manipolatrice, beffarda e insolente, ma proprio grazie a queste sue “doti” riesce a erodere le dinamiche familiari sbagliate di casa Banks, trasformando una famiglia disfunzionale in un nucleo unito. A “farne le spese” sarà proprio George Banks, che si ritroverà per la prima volta in vita sua completamente alienato e incapace di mantenere sotto controllo gli eventi. Ma paradossalmente sarà proprio questa sua caduta a farlo rinascere come un uomo nuovo, portandolo a comprendere che “a volte le cose più piccole sono le più importanti”. Si capisce quindi il vero scopo di Mary Poppins: salvare il padre, non i bambini. Poche scene nella filmografia disneyana riescono a dire di più della sequenza conclusiva, in cui il poveretto viene inghiottito da una Londra oscura e a lui ostile, mentre procede verso il suo licenziamento. Né si sarebbero viste spesso in futuro scene esaltanti quanto quella della sua definitiva metamorfosi, in cui lo vediamo abbracciare con gioia la filosofia disneyana per eccellenza, capendo il valore della leggerezza e riscoprendo così il proprio “bambino interiore”.
Passeggiando in un Disegno
Quindici anni separano Mary Poppins dal precedente lungometraggio disneyano a scrittura mista, Tanto Caro al Mio Cuore (1949), e nel frattempo al reparto animazione molte cose sono cambiate. I costi ormai proibitivi di questa tecnica cinematografica hanno portato lo studio ad abbandonare il tradizionale processo d'inchiostrazione, per abbracciare invece la tecnica Xerox, ideata da Ub Iwerks. Il processo, che consisteva nel fotocopiare direttamente sulle cel i disegni degli animatori, aveva portato a un mutamento anche nell'approccio: a predominare adesso era uno stile molto grafico, volutamente sporco e meno rifinito, in grado di valorizzare pienamente i virtuosismi degli animatori. La sequenza animata di Mary Poppins si allinea dunque a questa nuova impostazione, immergendo i protagonisti in live action all'interno di un mondo nato dalla matita. Si tratta della scena del film che Pamela Travers detestava di più, e che mai avrebbe voluto fosse inserita in un adattamento della sua opera. La reazione era ovviamente del tutto sproporzionata, ma d'altro canto questa parentesi animata rallenta un po' il ritmo ed è effettivamente meno significativa rispetto alle altre meraviglie serbate dal film.
Il pretesto narrativo per il suo inserimento è una gita all'interno di un disegno fatto da Bert sul marciapiede con i gessetti. Grazie alla magia di Mary Poppins l'intero gruppetto salta dentro l'immagine, per ritrovarsi poi in uno scenario idilliaco, una romantica idealizzazione della campagna inglese. Si tratta di una sequenza piuttosto lunga, e articolata in diversi momenti: nella prima parte Mary e Bert intonano il brano Jolly Holiday, passeggiando allegramente. Nel loro cammino si imbattono in diversi animali parlanti, che li riconoscono e si pongono al loro servizio. Particolarmente iconica è la sosta nel locale gestito dai pinguini, in cui assistiamo al divertente balletto eseguito da Dick Van Dyke. I pinguini sarebbero rimasti scolpiti nel cuore del pubblico, tanto da riapparire nello stesso ruolo molti anni dopo in Chi Ha Incastrato Roger Rabbit? (1988) e nella serie televisiva House of Mouse (2001). Nella seconda parte Mary, Bert e i bambini scorazzano in sella a dei... cavalli da giostra, finendo nel bel mezzo di una caccia alla volpe e successivamente all'ippodromo, dove incontreranno un gran numero di personaggi umani. Al termine della scorribanda verrà intonata la celeberrima Supercalifragilisticexpialidocious, chiosando ottimamente questo particolare momento.
Al lavoro sulla sequenza ritroviamo gli stessi nomi che in questa fase produttiva sono all'opera sui lungometraggi animati. A dirigere lo staff è Hamilton Luske, mentre fra gli animatori ritroviamo alcuni dei nine old men come Frank Thomas, Ollie Johnston, Ward Kimball, John Lounsbery, Eric Larson e Milt Kahl. Ognuno di loro darà il suo meglio, caratterizzando alla perfezione ogni singolo personaggio disegnato presente in scena, che sia animale o essere umano. La raffinatezza del comparto grafico è addirittura sproporzionata a quello che è l'effettivo ruolo di ognuna di queste figure. Sebbene l'acquazzone che scioglie i disegni di Bert ponga fine alla divertente parentesi, il film non smette di far uso di espedienti legati al disegno: nella sequenza musicale Feed the Birds (Tuppence a Bag), gli uccelli che volano in cima alla cattedrale sono animati, e nelle scene ambientate nel centro di Londra si farà un grandissimo uso di matte painting, ovvero sfondi dipinti principalmente dal grande Peter Ellenshaw, in grado di rendere l'atmosfera del film ancora più magica.
La Filosofia Disney Secondo i Fratelli Sherman
L'elemento più importante di Mary Poppins è però la colonna sonora. La storia viene infatti raccontata attraverso le numerosissime sequenze musicali, il cui merito va a Richard e Robert Sherman, qui all'apice della loro parabola artistica. Il loro lavoro copre una gamma di registri considerevole, proponendo brani frivoli e divertenti insieme ad altri molto complessi e significativi, arrivando a sfornare alcuni indiscutibili capolavori. A Irwin Kostal spetta invece il compito di organizzare tutto questo ottimo materiale per trarne una partitura strumentale a dir poco eccezionale, capace di riprendere i temi dei vari personaggi in maniera organica. Un esempio perfetto è l'Ouverture che apre il film, in cui ogni motivetto della pellicola viene anticipato e fuso insieme in un'unica composizione, né vanno dimenticati il tema di Bert e quello di George Banks, in grado di narrarci, con i loro numerosi reprise, la storia di questi due personaggi. Per il film gli Sherman scrissero un'infinità di canzoni, ma solo una piccola parte di queste arrivò nel prodotto finito: altre vennero scartate, messe nel cassetto o riciclate per le successive produzioni.
- Sister Suffragette - La prima canzone del film serve a presentarci la signora Banks (Glynis Johns), una suffragetta le cui attività sociali la portano inevitabilmente a trascurare i suoi figli, lasciandoli in balia a svariate bambinaie. La sua svagata negligenza, insieme alla miopia del marito, sono i veri problemi che attanagliano la famiglia, e che Mary Poppins dovrà risolvere. È sicuramente un brano divertente, utile a darci un assaggio delle dinamiche di casa Banks, ma minore rispetto a quanto il film offrirà in seguito.
- The Life I Lead - Il secondo numero musicale spetta al signor Banks (David Tomlinson), che arriva in casa descrivendo al pubblico con un certo orgoglio il suo stile di vita patriarcale ed egocentrico. È un ritratto arguto e pungente dello stile di vita inglese di inizio 900, un brano di gran valore, sia nella melodia che nelle parole. Purtroppo non è fra le canzoni più conosciute del film, ed è un peccato visto che più di ogni altra contribuisce a raccontarne la storia. Sono presenti infatti due straordinari reprise di questa canzone: il geniale A British Bank in cui George tenta di licenziare Mary Poppins ma finisce per essere completamente manipolato da lei, e il significativo A Man Has Dreams, versione rallentata e malinconica in cui il tono trionfale viene messo da parte. In quest'ultimo reprise vediamo George Banks cantare la propria disillusione, duettando con un arguto Bert e compiendo così i primi passi verso la redenzione. È uno dei momenti più intelligenti del film, ed esprime uno dei suoi concetti chiave: “a volte l'uomo si crede un gigante” ma è tutta un'illusione, e spesso la vera grandezza sta nelle piccole cose.
- The Perfect Nanny - L'annuncio con cui i piccoli Jane e Michael esprimono i loro desiderata nei confronti della nuova tata viene portato in scena attraverso una cantilena infantile. È un brano minore, che servirà però a preparare il terreno per l'entrata in scena di Mary Poppins, inspiegabilmente in possesso della letterina, malgrado il padre l'avesse strappata e gettata nel caminetto.
- A Spoonful of Sugar - Si tratta di una delle canzoni più famose del film, che accompagna l'arrivo di Mary Poppins, diventando il manifesto programmatico non soltanto del suo metodo educativo, ma del suo approccio alla vita. A imprimerla nell'immaginario collettivo sarà la scena del magico riordino della cameretta, volta a spiegare che anche il compito più noioso può essere reso gradevole grazie a “un poco di zucchero”. Vale sempre la pena addolcire la pillola per affrontare l'esistenza con maggior leggerezza, e questo insegnamento tornerà più volte nel film. Queste stesse note, per bocca di Bert, finiranno per fondersi nel finale con quelle di The Life I Lead, nel suo ultimo reprise, preludendo così alla maturazione di George Banks.
- Jolly Holiday - Cantato principalmente da Bert, questo brano simpatico e spensierato accompagna la prima parte della sequenza animata, alludendo in modo indiretto a un ipotetico flirt fra lui e Mary Poppins. Tra una strofa e un balletto, tutto l'immaginario disneyano sfila intorno a loro, fatto di animali parlanti e scenari da sogno. La famosissima sequenza della coreografia dei pinguini si svolge proprio sulle note di questa canzone.
- Supercalifragilisticexpialidocious - Questo iconico brano esprime pienamente l'amore dei Fratelli Sherman per l'umorismo nonsense e per le parole inventate. La canzone rappresenta una festosa conclusione per la parentesi animata, e ci mostra Bert e Mary Poppins spiegare alla folla che con questa magica parola è possibile trarsi d'impaccio in ogni situazione. Come le altre bizzarrie del film, neanche questa è messa a caso. La ritroveremo infatti nel finale, quando Mr. Banks ne capirà il vero significato, ovvero che non vale mai la pena prendersi troppo sul serio.
- Stay Awake - Approcciarsi alle cose fingendo di star facendo il contrario rientra fra le strategie di manipolazione preferite da Mary Poppins. Ne è l'esempio questa dolce ninna nanna con cui illude i bambini che possono passare la notte svegli mentre nel frattempo li addormenta. Non è certamente fra i brani più significativi, ma offre una valida conclusione alla prima parte del film.
- I Love to Laugh - Lo sketch che apre la seconda giornata è sicuramente il più walshiano di tutti, e mette Mary, Bert e i bambini a confronto con lo zio Albert, uno strampalato personaggio interpretato da Ed Wynn. L'attore aveva già prestato voce e fattezze al Cappellaio Matto di Alice in Wonderland (1951) e ispirerà il personaggio di Re Candito in Ralph Spaccatutto (2012). Lo Zio Albert soffre di un disturbo particolare: quando viene colto dalla ridarella inizia a svolazzare sul soffitto. Per quanto possa sembrare quasi fuori posto, la sequenza in realtà funziona benissimo, e la canzone prende in esame tutti i diversi modi in cui è possibile ridere. Indimenticabili le barzellette raccontate e il té sul soffitto, bevuto dall'intero cast, vittima del contagioso buonumore. Si tratta chiaramente dell'estremizzazione di uno dei concetti chiave che vedremo tornare al termine del film, e cioé che per essere felici la vita va presa con “leggerezza”.
- Feed the Birds (Toppence a Bag) - Questo “inno all'elemosina” rappresenta il cuore del film, e in un certo senso dell'intera opera di Walt Disney. È senza dubbio il brano più emozionante e intenso mai composto dagli Sherman, e quello che lo stesso Walt nei suoi ultimi giorni di vita chiedeva sempre di riascoltare, commuovendosi immancabilmente. La notte prima della visita alla banca, Mary Poppins racconta a Jane e Michael di una vecchina che vende briciole “due penny al sacchetto” per nutrire i piccioni, sulla scalinata della cattedrale di St. Paul. L'aneddoto non è casuale, e rappresenta l'inizio del suo piano di manipolazione, innescando gli eventi che seguiranno. Da questo momento in poi Mary Poppins sarà meno presente in scena, come se il suo compito fosse finito e non servisse altro che attendere. Si tratta di una sequenza davvero drammatica, valorizzata dagli uccelli animati che volano intorno alla cattedrale e dagli straordinari matte painting di Peter Ellenshaw, che contribuiscono a ricreare intorno alla vecchietta uno scenario quasi irreale. Ma è l'arrangiamento di Irwin Kostal a valorizzare ulteriormente il brano, regalandogli un sapore solenne. Mai la semplicità era stata raccontata con una tale potenza.
- The Fidelity Fiduciary Bank - La canzone dei banchieri è quanto di più irriverente gli Sherman potessero escogitare per prendere in giro i valori su cui la società londinese di inizio secolo si reggeva. A spiccare su tutti c'è il decrepito Mr. Dawes Sr., che altri non è che lo stesso Dick Van Dyke in un doppio ruolo. Persino i titoli di coda del film scherzeranno su questa sua interpretazione, accreditandolo come Navckid Keyd, salvo poi rivelare la soluzione dell'anagramma. Si tratta chiaramente del corrispettivo negativo di Feed the Birds, il fallimentare tentativo di convincere Michael a investire in banca i suoi due penny anziché fare la carità alla vecchietta dei piccioni. Ma è troppo tardi, ormai la pulce nell'orecchio del bambino è stata inserita e i tumulti cui questo porterà daranno la svolta definitiva alla situazione familiare. Saranno infatti proprio i fatali due penny a riportare George Banks con i piedi per terra, facendogli capire quali siano le cose realmente importanti nella vita.
- Chim Chim Cher-ee - Il brano che fece vincere al film uno dei suoi Oscar è passato alla storia come l'inno dello spazzacamino. A dire il vero si tratta invece del terzo reprise di quello che andrebbe più correttamente considerato il tema di Bert, personaggio che vediamo dedicarsi a professioni sempre diverse, nell'arco della pellicola. All'inizio è un musicista di strada, poi diventa un artista del gessetto e il tema di Chim Chim Cher-ee lo accompagna in tutte queste sue diverse incarnazioni. Solo nell'ultima parte lo vediamo fare lo spazzacamino, portando Jane e Michael a fare un'escursione sopra i tetti di Londra. La canzone presenta delle sonorità davvero particolari, che le regalano un sapore misterioso, dando all'atmosfera londinese un tocco “mistico”.
- Step in Time - La maestosa coreografia degli spazzacamini rappresenta uno dei momenti più alti della pellicola. Si tratta di una lunghissima scena di danza, in cui una moltitudine di personaggi si cimenta in acrobazie improbabili, accelerando il ritmo della vicenda fino a portarla al suo naturale punto di svolta. La scena in cui l'esercito di spazzacamini in festa irrompe in casa Banks, senza curarsi dell'etichetta e coinvolgendo nella danza chiunque capiti a tiro, è da manuale dell'umorismo.
- Let's Go Fly a Kite - È sulle note di questo inno alla libertà che il film trova la sua felice conclusione. Ogni tema, personaggio, spunto converge alla fine proprio in questo festoso e commovente epilogo, che fa dell'ottimismo e della leggerezza il suo manifesto filosofico, insegnando una volta per tutte che un atteggiamento serioso non è per forza un atteggiamento maturo, e che ci sono modi migliori per imparare a essere dei validi adulti.
L'Eredità di un Capolavoro
Mary Poppins fu un vero e proprio cocktail artistico, degno di costituire il congedo di Walt dalla storia del cinema. Fu questa infatti la sua trionfale uscita di scena, dato che sarebbe morto solo due anni dopo. Il film vinse cinque Oscar, incluso quello di miglior attrice per Julie Andrews, che si prese così una rivincita su Audrey Hepburn. La Hepburn era infatti stata scelta dalla Warner Bros per interpretare la protagonista di My Fair Lady (1964), trasposizione cinematografica di un musical di Broadway che la stessa Andrews aveva interpretato a teatro. Essere scartata per quello che in origine era il suo ruolo l'aveva profondamente ferita, e quindi Mary Poppins costituì per lei un dolcissimo riscatto. Al botteghino il film fu un successo strepitoso e persino la critica fu colpita positivamente dalla grandissima qualità della pellicola. I risultanti eclatanti portarono la Company a voler ripetere la formula, mettendo in lavorazione Pomi D'Ottone e Manici di Scopa (1971), sorta di “piano B” che lo stesso Walt aveva valutato, in caso di esito negativo delle trattative con la Travers, e più tardi Elliott il Drago Invisibile (1977). Nessuno dei due film si avvicinò ai livelli di magnificenza di Mary Poppins, sebbene la presenza dello stesso team produttivo assicurò perlomeno a Pomi D'Ottone una buona dose di genialità, assente invece in Elliott.
Mary Poppins ebbe un impatto considerevole nella cultura popolare, come dimostra l'enorme sfilza di riferimenti al film che possiamo ritrovare ovunque nella narrativa. Fra le parodie più intelligenti si ricorda l'episodio dei Simpson Simpsoncalifragilisticexpiala-D'oh!-cious (1997) in cui il film viene riletto in chiave cinica, presentando delle vere e proprie versioni alternative delle sue migliori canzoni. Pur trattandosi di un lungometraggio prevalentemente live action, Mary Poppins non sfuggì interamente al processo di “cheapquellizzazione” a cui vennero sottoposti all'inizio del nuovo secolo i principali successi disneyani. In questo caso venne prodotto dai DisneyToon Studios un piccolo sequel, in forma di cortometraggio: The Cat That Looked at a King (2004), uscito come contenuto extra dell'edizione in dvd che celebrava i quarant'anni del film. In quello short una Julie Andrews parecchio invecchiata conduceva due bambini all'interno di un nuovo disegno, facendo loro assistere a un moraleggiante raccontino animato, tratto dall'opera della Travers. Benché a tratti stucchevole e privo del mordente che invece caratterizzava l'originale, lo short si rivelò comunque un'operazione filologica e rispettosa, in grado di aprire una nostalgica finestra su un personaggio tanto amato. Si tratta della stessa cosa che si ripropone di fare anche il sequel live action, messo in lavorazione durante il boom dei remake.
Infine non si può fare a meno di dimenticare l'uscita nel 2013 del già citato Saving Mr. Banks, lungometraggio che narrava in forma assai romanzata la contesa tra Walt Disney (Tom Hanks) e Pamela Travers (Emma Thompson), forse la più grande testimonianza dell'importanza del film del 1964. Per la prima volta nella storia della Company veniva prodotto un lungometraggio... incentrato su un suo famoso lungometraggio, una scelta sicuramente autoreferenziale, ma non per questo comoda. Il film si rivelò infatti molto difficile da realizzare, dato che bisognava rifuggire le accuse di partigianeria e quindi non si poteva certo porre la Travers in una luce completamente negativa. Allo stesso tempo però non andava dimenticato che il focus della pellicola stava proprio nelle bizze dell'autrice e nei problemi da lei causati alla produzione. Buona parte della responsabilità cadde proprio sulle spalle della Thompson, che dimostrò tutta la sua bravura nel riuscire a rendere gradevoli gli atteggiamenti arroganti della Travers, facendo riferimento al suo drammatico passato. Il personaggio della scrittrice ne uscì paradossalmente più positivo di quanto la realtà dei fatti avesse dimostrato, portando a rileggere molti dei suoi comportamenti in una chiave diversa. Il risultato fu dunque una pellicola brillante e intelligente, con un'intelligenza di fondo tale da rendere onore al capolavoro di mezzo secolo prima.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: Mary Poppins
- Anno: 1964
- Durata:
- Produzione: Walt Disney, Bill Walsh
- Regia: Robert Stevenson
- Sceneggiatura: Don Da Gradi, Bill Walsh
- Basato su: Mary Poppins books di Pamela L. Travers
- Cast: Julie Andrews, Hermione Baddeley, Don Barclay, Jane Darwell, Karen Dotrice, Marjorie Eaton, Elsa Lanchester, Alma Lawton, James Logan, Arthur Malet, Reginald Owen, Reta Shaw, David Tomlinson, Arthur Treacher, Dick Van Dyke, Ed Wynn
- Musica: Richard M. Sherman, Robert B. Sherman
- Supervisione dell'Animazione: Hamilton Luske
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
Hal Ambro | Animazione |
Julie Andrews | Cast (Mary Poppins) |
Hermione Baddeley | Cast (The Domestic) |
Don Barclay | Cast (Mr. Binnacle - Admiral's Servant) |
Jack Boyd | Animazione |
Don Da Gradi | Sceneggiatura |
Jane Darwell | Cast (The Bird Woman) |
Al Dempster | Fondali |
Walt Disney | Produttore |
Karen Dotrice | Cast (Jane Banks) |
Marjorie Eaton | Cast (Mrs. Persimmon - Old Woman in Park) |
Peter Ellenshaw | Effetti Speciali |
Don Griffith | Fondali |
Ollie Johnston | Animazione |
Milt Kahl | Animazione |
Ward Kimball | Animazione |
Elsa Lanchester | Cast (Katie Nanna) |
Eric Larson | Animazione |
Alma Lawton | Cast (Mrs. Corry - Old Woman in Park) |
Bill Layne | Fondali |
James Logan | Cast (Bank Doorman) |
John Lounsbery | Animazione |
Hamilton Luske | Animatore principale |
Eustace Lycett | Effetti Speciali |
Arthur Malet | Cast (Mr. Dawes Jr.) |
Robert A. Mattey | Effetti Speciali |
Cliff Nordberg | Animazione |
Reginald Owen | Cast (Admiral Boom) |
Art Riley | Fondali |
Reta Shaw | Cast (The Domestic) |
Richard M. Sherman | Canzoni; Musica |
Robert B. Sherman | Canzoni; Musica |
Robert Stevenson | Regista |
Frank Thomas | Animazione |
David Tomlinson | Cast (Mr. Banks) |
Pamela L. Travers | Storia Originale (Mary Poppins books) |
Arthur Treacher | Cast (The Constable) |
Dick Van Dyke | Cast (Bert / Mr. Dawes Sr.) |
Bill Walsh | Produttore; Sceneggiatura |
Ed Wynn | Cast (Uncle Albert) |