Star Wars: Episodio VIII - Gli Ultimi Jedi
Oltre i Preliminari
Gli Ultimi Jedi, ottavo capitolo della saga di Star Wars, arriva nel 2017, un momento ideale per poter tirare le somme sull'operato della Disney Company nell'universo di George Lucas. Due anni prima, Il Risveglio della Forza (2015) aveva infatti riacchiappato il grande pubblico, riportandolo in quella galassia che durante gli ultimi anni di gestione lucasiana aveva smesso di amare. Per arrivare ad un simile risultato fu necessario scendere a compromessi, ricalcando in modo quasi pedissequo il feeling della trilogia originale, e rinnegando idealmente quei prequel così controversi.
Poi, l'anno dopo, era stata la volta di Rogue One, primo spin-off della saga, decisamente più coraggioso sul fronte stilistico, ma pur sempre ricamato su Una Nuova Speranza. Nel frattempo un buon numero di romanzi, fumetti e cartoni animati si erano occupati di creare per la saga un tessuto connettivo solido e credibile, imbrigliando il lavoro di Lucas in un progetto crossmediale senza precedenti. Con Episodio VIII era arrivato però il momento di andare oltre i preliminari, e capire quale fosse la sostanza narrativa di questa sequel trilogy, una volta cessata la fase di riconquista del pubblico.
Il regista a cui venne passata la patata bollente fu Rian Johnson, mentre J.J. Abrams andò direttamente a lavorare sul nono episodio. Non venne coinvolta nemmeno la casa di produzione di Abrams, la Bad Robot, eliminando così un intermediario tra Disney e Lucasfilm e snellendo difatto il processo creativo. Il compito di Johnson non sarebbe stato certo facile: imprimere una direzione alla saga, trovando una ragion d'essere ad ogni elemento narrativo lasciato in eredità da Episodio VII. Compito tutt'altro che facile, dato che l'epoca o lo scenario politico di questa trilogia sequel non erano stati costruiti sulla base della visione di un creativo, ma nascevano dal presupposto errato di replicare elementi e atmosfere della trilogia originale.
Il Luke Inatteso
Non vi è un significativo stacco temporale tra le vicende di Episodio VII e quelle di Episodio VIII: la trama riprende immediatamente dal punto in cui si era interrotta due anni prima, una bella novità per una saga che ha sempre basato la sua vendibilità sul celare materiale narrativo nelle intercapedini tra un capitolo e l'altro. La storyline principale vede Rey confrontarsi con Luke per riscuoterlo dall'esilio autoimposto, mentre in quella secondaria vediamo gli eroi della Resistenza tentare di sfuggire al Primo Ordine, ora che la loro base è stata scoperta. Poe Dameron dovrà scendere a patti con la propria irruenza, confrontandosi prima con Leia e poi con l'ammiraglio Holdo (Laura Dern), mentre a Finn tocca una missione in solitaria al fianco della nuova commiltona Rose Tico (Kelly Marie Tran), che lo porterà a interrogarsi sui motivi della sua militanza nella Resistenza. Lo schema narrativo è ancora una volta debitore del passato, e riprende la struttura del quinto capitolo, facendo convogliare tutti gli elementi nell'epica battaglia finale su Krait. Eppure, il sapore non è realmente quello del remake, e si respira un'aria molto diversa rispetto al settimo episodio.
The Last Jedi è l'esatto opposto del suo predecessore. Non rincorre infatti il pubblico, ma preferisce disattenderne ogni desiderio, stupendo i suoi spettatori anche a costo di apparire irriverente e iconoclasta. Insomma, fa quel che è giusto fare in un'epoca cinematografica come questa, e affronta con coraggio le sue sorprendenti svolte narrative. È un film ricco di umorismo sfrontato, venato di disillusione, ma non per questo meno profondo. Pieno di concetti, spunti e invenzioni visive, rappresenta una decisa marcia indietro rispetto all'indigestione di fanservice avuta due anni prima. L'esempio più eclatante è il personaggio di Luke Skywalker, vera e propria pietra dello scandalo su cui sono stati versati fiumi di inchiostro virtuale. In questa sua declinazione ruvida e disillusa in realtà Luke risplende come e più di prima. Il ragazzino ingenuo e idealista di un tempo ha conosciuto il disincanto e, impulsivo come sempre, si è corrucciato e ha bisogno ancora una volta di essere raddrizzato da qualcuno più paziente di lui. Quello che negli anni 80 era un archetipo, una figura di eroe un po' stereotipata, viene portato allo step successivo: è sempre lui, ma in una versione narrativamente a prova di futuro. L'arco del personaggio viene quindi chiuso in modo assolutamente vincente, originale e rispettoso della sua dignità, la prima grande vittoria di questa trilogia sequel.
Certo, l'approccio “dispettoso” di Johnson qua e là dà anche da pensare. Un esempio è l'eliminazione del personaggio di Snoke, comprensibile se si pensa allo sviluppo di Kylo Ren, ma problematico su un altro piano. Quello che è il “peccato originale” di questa trilogia, ovvero la rappresentazione di uno scenario politico troppo simile a quello dei film originali, andava mondato sul campo, dando a Snoke e al Primo Ordine una backstory e una ragion d'essere che potesse in qualche modo “redimerli”, differenziandoli dall'impero di Palpatine. Sono questi i dubbi che questa sequel trilogy si porta ancora dietro, non riuscendo tuttora a spiegare quale sia la sua reale direzione narrativa. Qua e là nel film sembra venga suggerito un superamento delle antiche dottrine Jedi o Sith, una reinterpretazione della Forza in chiave moderna, che potrebbe restituire all'intera Saga un significato diverso e migliore. Ma tutto questo viene rimandato al nono episodio poiché Gli Ultimi Jedi sceglie consapevolmente di non esporre del tutto la sua tesi, lanciando solo segnali vaghi e contraddittori.
Nuove Suggestioni Visive
The Last Jedi segna un deciso cambio di approccio anche per quanto riguarda il comparto visivo. L'episodio precedente seguiva pedissequamente l'estetica della trilogia originale, e in particolare di Una Nuova Speranza, andando di fatto a proporre dei pianeti esteticamente simili a quelli già visti nel primo Star Wars mai uscito. Un'operazione nostalgia che aveva finito per impoverire la galassia di Lucas, privandola di quella varietà dimostrata da sempre, a seconda del luogo e del tempo visitato. Episodio VIII corregge decisamente il tiro e propone una serie di tematizzazioni nuove e sensate. L'emblema è Krait, il pianeta in cui si svolge la battaglia finale. Sebbene la sua dominante bianca possa ricordare Hoth, viene messo in chiaro sin da subito che non si tratta di un pianeta nevoso, bensì salino. Una coltre di sale che copre una distesa di metallo completamente rossa e che viene messa a nudo dalla battaglia che vi si combatte. L'idea che passa è che Krait “sanguini”, una trovata decisamente suggestiva. La sua fauna, delle volpi di cristallo che fungono da “guida” per i protagonisti, ricordano inoltre i lupi del pianeta Lothal, che nella stagione finale della serie animata Rebels giocavano un ruolo fondamentale.
Altro colpo da maestro è il casinò di Canto Bight, sul pianeta Cantonica. L'idea alla base, trapiantare Montecarlo nella galassia di Star Wars, è affascinante e permette riflessioni “inedite” su come funzioni la grande macchina della guerra. Considerazioni non nuove a chi frequenti la galassia di Star Wars su carta, ma che sul grande schermo hanno il positivo effetto aumentare la profondità generale. La presenza di un pianeta “ricco” ricorda inoltre l'estetica dei prequel, ponendo fine quindi a quello sciocco embargo stilistico che era stato imposto ai tempi di Episodio VII, e questo è molto importante nell'ottica di preservare la visione autoriale di Lucas.
Infine abbiamo Ach-To, sulla cui brulla isoletta sembra sia stato fondato l'ordine Jedi. Le sequenze con Luke sono probabilmente la parte migliore di tutto il film, e il setting risulta affascinante e ricco di potenziale. È diverso da Dagobah, ma restituisce molte suggestioni e bizzarrie: un esempio sono i disturbanti mammiferi che Luke munge, o le suore aliene che si occupano di curare la struttura del tempio. Creature fantasiose e grottesche, ma con un occhio di riguardo all'umorismo. E in questo contesto non può mancare Yoda, la cui apparizione come fantasma di Forza rappresenta uno snodo fondamentale per la trama: è lui a raddrizzare Luke, ed è lui allo stesso tempo a dichiarare chiusa un'epoca, tra una perla di saggezza e una risatina schizofrenica. Il ritorno di Frank Oz a doppiarlo, per giunta sottoforma di pupazzo, così come esordiva in Episodio V, rappresenta il tocco di stile definitivo che aggancia questo film alla tradizione, proiettandolo con una benedizione verso una nuova epoca.
La Semina di John Williams
Anche questo ottavo capitolo di Star Wars porta avanti la tradizione sinfonica che ha reso grande il franchise. Dopo la parentesi di Rogue One, in cui avevamo avuto il bravo Giacchino, al timone della serie principale ritorna il leggendario John Williams, che ancora una volta fa un ottimo lavoro. Alcuni pezzi come l'allegro Canto Bight, che accompagna l'arrivo al casinò spaziale, rimandano alla Mos Eisley Cantina, ma presentano sonorità originali, tuttavia l'impressione generale è che il focus di The Last Jedi non sia introdurre un gran numero di temi nuovi, ma guardare al passato e raccogliere quanto seminato nelle otto partiture precedenti, per portarne i temi a piena maturazione. Non una banale operazione nostalgia, ma l'esaltazione piena e totale dei personaggi e del giro di note che da sempre li accompagna.
Molto importante in quest'ottica il sentir risuonare in modo irruente e chiassoso le note della March of the Resistance sin dalle prime sequenze, oppure il meraviglioso e esotico Rey's Theme, eseguito con una certa decisione durante l'allenamento della ragazza su Ach-To, due brani recenti divenuti già dei classici. E la cosa non riguarda solo i personaggi nuovi di questa trilogia, la celebrazione del passato coinvolge anche il cast originale, i cui temi non vengono solamente accennati ma si fanno preponderanti. Importante a questo proposito il ritorno dello Yoda's Theme che accompagna il riuscitissimo rientro in scena del personaggio. Anche il Leia's Theme si sente in numerose occasioni, compresa la controversa sequenza del suo volo nello spazio, girata in modo volutamente straniante, e costituisce un sentito addio a Carrie Fisher, scomparsa poco tempo dopo aver terminato le riprese.
Il “riciclo” più interessante di tutti si ha però con il Force's Theme, uno dei capisaldi della saga, che nel corso degli anni ha accompagnato le gesta di Anakin, Luke e di tutti gli eroi, Skywalker e non, che abbiano mai avuto un ruolo da protagonista. La sua primissima declinazione nel 1977 fu all'interno del brano Binary Sunset, che accompagnava la famosa sequenza in cui un Luke giovane e pieno di belle speranze si stagliava davanti ai due soli di Tatooine. Interessante e poetico è dunque il suo impiego nella scena più epica di The Last Jedi, quella che chiude l'avventura terrena di Luke, mostrandocelo in pace mentre diventa un tutt'uno con la Forza, svanendo davanti al tramonto binario di Ach-To. Un gioco di rimandi visivi e narrazioni circolari pienamente in linea con la poetica di George Lucas.
Spaccare il Fandom
Storicamente parlando è alquanto raro che un film di Star Wars possa deludere al botteghino. Gli Ultimi Jedi non fa eccezione e in breve tempo diventa una delle pellicole più viste del 2017. Insieme ai grandi incassi però il film porta con sé anche tutte le perplessità di un pubblico non più abituato ad essere sorpreso. Quando si parla di Star Wars, si sa, la gente non conosce mezze misure, e mai come questa volta il fandom si è spaccato in due. C'è chi ha amato The Last Jedi e la sua carica iconoclasta e chi ha invece detestato il film, etichettando Ryan Johnson come traditore, reo di aver snaturato la figura di Luke, di aver “forzato la Forza” per esigenze narrative, di aver fatto scelte di dubbio gusto. Certo è che questo tipo di critiche non risparmiarono a suo tempo nemmeno lo stesso George Lucas, il quale venne accusato di aver travisato la sua stessa creatura. Non c'è via d'uscita, quando si maneggia materiale delicato come Star Wars.
Quel che è certo è che dare alla saga la continuazione “giusta” in grado di accontentare tutti è pressocché impossibile, e allora tanto vale osare, senza timore e senza ritegno. Anche a costo di fare scelte registiche decisamente sopra le righe. Dopotutto, la storia ha più e più volte dimostrato che le bizzarrie di oggi saranno i punti di riferimento stilistici di domani. Il vero tradimento sarebbe stato continuare ad andare sul sicuro, e a fare scelte ruffiane, motivo per cui il ritorno di J.J. Abrams in cabina di regia per il gran finale potrebbe costituire un rischio. Un nuovo cambio di direzione nuocerebbe al progetto complessivo, privando la trilogia sequel di una forte identità, e in generale l'intera saga di Star Wars della sua simmetria strutturale.
Le dichiarazioni di J.J. in tal senso sono però rassicuranti. Da esse traspare il desiderio di chiudere la storia in modo deciso, portando avanti un discorso unico che affonda le sue radici addirittura nei prequel. Che si tratti di una reinterpretazione della Forza, della Profezia del Prescelto e dell'Equilibrio non è dato saperlo ma sarebbe solo positiva una presa di posizione così decisa sulla mitologia del franchise. La trilogia sequel ha saputo dare tanto sul piano dello sviluppo dei personaggi (Rey, Finn, Poe e Kylo Ren sono tutte figure riuscite), ha avuto qualcosa da dire in ambito metafisico ma è stata un totale disastro sul fronte politico. Trovare la sua ragion d'essere, regalandoci una nuova prospettiva sulla storia che George Lucas ha iniziato a raccontare tanti anni fa, la nobiliterebbe non poco. Si spera che nel far questo si tenga conto dell'operato di Ryan Johnson, inglobando le bizzarrie degli Ultimi Jedi in un discorso omogeneo, senza che questo ottavo capitolo appaia come una parentesi schizofrenica.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: Star Wars Episode VIII: The Last Jedi
- Anno: 2017
- Durata:
- Produzione: J.J. Abrams, Pippa Anderson, Ram Bergman, Candice D. Campos, Jamie Christopher, Leifur B. Dagfinnsson, Nour Dardari, Kiri Hart, Leopold Hughes, Nikos Jaramigos, Tom Karnowski, Kathleen Kennedy, Jason D. McGatlin
- Regia: Rian Johnson
- Basato su: e George Lucas
- Cast: John Boyega, Dave Chapman, Gwendoline Christie, Hermione Corfield, Anthony Daniels, Benicio Del Toro, Laura Dern, Adam Driver, Adrian Edmondson, Carrie Fisher, Domhnall Gleeson, Mark Hamill, Brian Herring, Oscar Isaac, Tom Kane, Amanda Lawrence, Billie Lourd, Veronica Ngo, Lupita Nyong’o, Frank Oz, Daisy Ridley, Tim Rose, Andy Serkis, Joonas Suatomo, Justin Theroux, Kelly Marie Tran, Jimmy Vee
- Musica: John Williams
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
J.J. Abrams | Produttore Esecutivo |
Pippa Anderson | Co-Produttore |
Ram Bergman | Produttore |
John Boyega | Cast (Finn) |
Candice D. Campos | Co-Produttore |
Dave Chapman | Cast (BB-8) |
Gwendoline Christie | Cast (Capthain Phasma) |
Jamie Christopher | Produttore Associato |
Hermione Corfield | Cast (Tallie) |
Leifur B. Dagfinnsson | Produttore |
Anthony Daniels | Cast (C-3PO) |
Nour Dardari | Produttore Associato |
Benicio Del Toro | Cast (DJ) |
Laura Dern | Cast (Vice Admiral Holdo) |
Adam Driver | Cast (Kylo Ren) |
Adrian Edmondson | Cast (Captain Canady) |
Carrie Fisher | Cast (Leia Organa) |
Domhnall Gleeson | Cast (General Hux) |
Mark Hamill | Cast (Luke Skywalker / Dobbu Scay) |
Kiri Hart | Co-Produttore |
Brian Herring | Cast (BB-8) |
Leopold Hughes | Produttore Associato |
Oscar Isaac | Cast (Poe Dameron) |
Nikos Jaramigos | Produttore Associato |
Rian Johnson | Regista |
Tom Kane | Cast (Admiral Ackbar) |
Tom Karnowski | Produttore Esecutivo |
Kathleen Kennedy | Produttore |
Amanda Lawrence | Cast (Commander D’Acy) |
Billie Lourd | Cast (Lieutenant Connix) |
George Lucas | Storia Originale |
Jason D. McGatlin | Produttore Esecutivo |
Veronica Ngo | Cast (Paige Tico) |
Lupita Nyong’o | Cast (Maz Kanata) |
Frank Oz | Cast (Yoda) |
Daisy Ridley | Cast (Rey) |
Tim Rose | Cast (Admiral Ackbar) |
Andy Serkis | Cast (Snoke) |
Joonas Suatomo | Cast (Chewbacca) |
Justin Theroux | Cast (Master Codebreaker) |
Kelly Marie Tran | Cast (Rose Tico) |
Jimmy Vee | Cast (R2-D2) |
John Williams | Musica |
Steve Yedlin | Fotografia |