Solo: A Star Wars Story
L'Ultimo Contributo di George
Solo: A Star Wars Story è il secondo lungometraggio spin-off della saga di Star Wars. Il filone delle Star Wars Stories ha permesso alla Lucasfilm in questi anni di portare avanti il celebre franchise, creando un tessuto narrativo in grado di contestualizzarne meglio gli eventi cardine, senza andare a intaccare le uscite della sequel trilogy (Episodi VII, VIII, IX), legate invece alla cosiddetta Skywalker Saga. L'idea di creare questa serie antologica non nasce con l'acquisizione della compagnia da parte della Disney Company, ma affonda le sue radici già nelle intenzioni dello stesso George Lucas, che nei suoi ultimi giorni di gestione aveva in mente di raccontare le prime avventure del giovane Han Solo. Gli anni di formazione della canaglia interpretata da Harrison Ford erano infatti stati preclusi a molti autori del vecchio Universo Espanso, segno di come lo stesso creatore avesse in animo, presto o tardi, di occuparsene direttamente in qualche modo.
La pellicola, pensata per uscire sulla scia di Rogue One (2016) nell'intervallo tra l'ottavo e il nono episodio della saga, ha però avuto una gestazione travagliata. I registi che inizialmente erano stati incaricati di occuparsene, Phil Lord e Christopher Miller (The Lego Movie), furono infatti licenziati dalla produzione per divergenze creative, e rimpiazzati dal collaudato Ron Howard, qui al primo approccio con l'epopea di George Lucas. Howard era però una figura decisamente nota alla Lucasfilm, dal momento che aveva recitato in American Graffiti (1973) e successivamente era stato il regista di Willow (1988) e il suo modo di lavorare incontrò decisamente il favore dei committenti. Molto importante in tutto questo fu il diretto coinvolgimento alla sceneggiatura del veterano Lawrence Kasdan con suo figlio Jonathan, una firma decisamente importante nell'economia della saga, essendosi occupato di scrivere le battute di Harrison Ford negli episodi V, VI, VII e nel primo Indiana Jones.
Dopo molte incertezze, il lungometraggio è stato quindi portato a termine in un clima produttivo positivo e decisamente in linea con lo spirito di Lucas, il quale ha persino dato un inaspettato contributo, visitando il set e dando dei suggerimenti sulla caratterizzazione del protagonista. Ad accompagnare l'uscita di Solo non sono infine mancati svariati prodotti narrativi appartenenti al nuovo canone, fra cui gli stessi adattamenti cartacei (fumetto e romanzo), ricchi di materiale extra derivato dalle scene tagliate e dalle stesure precedenti. Fra i fumetti si ricordano inoltre le miniserie Lando: Double or Nothing, Han Solo - Imperial Cadet e l'albo one-shot Beckett, mentre tra i romanzi si annoverano Most Wanted e Last Shot, tutti in qualche modo interconnessi ai nuovi personaggi e al segmento temporale in cui è ambientato il film, che vede in scena le versioni giovanili di Han e Lando.
Lo Spirito Giusto
Solo copre un arco temporale che va dall'adolescenza di Han al suo ingaggio presso Jabba un decennio prima degli avvenimenti di Una Nuova Speranza (1977). Molti di questi fatti erano stati fino ad oggi resi noti solo attraverso le vanterie del protagonista, alimentando il dubbio che potesse trattarsi di tall tales, ma qui si decide di fare chiarezza una volta per tutte e fornirne un quadro preciso. Nelle due ore di durata vediamo quindi sprazzi della sua infanzia come ladruncolo su Corellia, il suo breve periodo come cadetto imperiale, il primo incontro con Chewbacca, la leggendaria “rotta di Kessel in meno di 12 parsec” e ovviamente la fatale partita di Sabacc con cui Han riuscì a sottrarre il Millenium Falcon a Lando Calrissian.
Ron Howard riesce nell'impresa di collegare tutti questi fatti in una struttura solida e priva di sbavature, trovando addirittura il tempo di approfondire il rapporto ambiguo di Han con il suo amore di gioventù Qi'ra (Emilia Clarke) e con il suo controverso mentore Tobias Beckett (Woody Harrelson). Il film funziona davvero bene, nei ritmi e nelle caratterizzazioni, e riesce ad esaltare perfettamente quel clima da “sottobosco criminale” che affonda le radici nel western ed è parte integrante dell'anima di Star Wars. Il tono è scanzonato, la vicenda narrata con fluidità, le interpretazioni azzeccate e c'è spazio pure per un'interessante variazione sul tema: sebbene non manchino scene ambientate nello spazio (la rotta di Kessel, appunto) non è con una battaglia spaziale che si raggiunge il climax, ma tra le lussuose sale del sindacato criminale Alba Cremisi, in una dinamica colluttazione tra pistoleri che ricorda tantissimo il cinema di Quentin Tarantino e di Sergio Leone.
A pesare sull'attore protagonista, Alden Ehrenreich, c'è ovviamente l'ombra di Harrison Ford. L'ingrato compito del giovane attore consisteva nel riuscire a dare una versione giovanile sufficientemente credibile di uno degli attori (e dei personaggi) più amati al mondo. Fisicamente i due sono diversi, i lineamenti grossi di Ford non trovano corrispondenza in quelli sottili di Ehrenreich e quindi per riuscire ad aggirare il problema è stato necessario insegnargli a “pensare” come Han, andando oltre una sua sterile imitazione. Complice perfetta in questo processo di ricostruzione è la sceneggiatura dei Kasdan, che dimostra tutta la perizia di chi il personaggio di Solo ha contribuito a plasmarlo e che oggi può fornirci quindi un ritratto attendibile del contrabbandiere da giovane. Frutto dello stesso approccio è il bellissimo Lando di Donald Glover, qui chiamato a ereditare il ruolo che fu di Billy Dee Williams. Il risultato va decisamente oltre le aspettative e basta osservare i due al tavolo da Sabacc per accorgersi di come l'impresa sia stata portata a termine con successo: tra sorrisoni sfrontati e un atteggiamento spaccone e incosciente, le due canaglie trovano finalmente la loro proiezione giovanile ideale.
Lo Space-Western
Si può dire che Solo sia uno dei film della saga di Star Wars che presentano il maggior numero di ambientazioni. L'azione prende le mosse dalle cupe strade dell'industriale Coronet City, su Corellia, il pianeta di origine del protagonista, che nel corso degli anni era stato citato numerose volte ma mai direttamente mostrato. Si passa poi al polveroso Mimban per seguire Han nella sua fase di cadetto imperiale e successivamente tocca al nevoso Vormir, con una versione scifi del classico topos dell'assalto alla diligenza. Ad aumentare il feeling western della pellicola abbiamo poi il famigerato Kessel, con le sue rocciose miniere di Spezia, e il sabbioso Savareen, scenario della resa dei conti finale. C'è spazio pure per un'ambientazione tropicale, piuttosto rara per la saga, ovvero Numidian Prime, teatro della fatale partita a Sabacc che vide Han sottrarre a Lando il Millenium Falcon.
Eppure, pur con una tale gamma di scenari a disposizione, non è la varietà cromatica il punto di forza del film. Per tutta la prima mezz'ora Solo presenta ambientazioni davvero buie e una fotografia decisamente sporca. Poi, con l'evolvere della situazione del protagonista, anche l'illuminazione cambia: le scene si fanno più chiare, e aumenta la nitidezza. Non ci si allontana mai troppo però da quelle tonalità marroncine e giallognole che dovrebbero richiamare la vecchia frontiera americana, una scelta registica consapevole, che rende Solo un vero e proprio western in salsa spaziale.
La colonna sonora è affidata questa volta a John Powell, nome noto a Hollywood soprattutto nel campo del cinema d'animazione, che per i Walt Disney Animation Studios aveva già firmato Bolt (2008). Powell fa un buon lavoro, mimetizzandosi il più possibile nello stile impostato da John Williams, di cui riprende fedelmente le sonorità. Già con Rogue One, la cui partitura era di Michael Giacchino, si era interrotto il monopolio musicale di Williams sulla saga, lasciandogli però l'esclusiva sui nove capitoli regolari. Eppure il glorioso compositore non è estraneo alla produzione di Solo, per cui ha scritto in via del tutto eccezionale il tema principale The Adventures of Han. Powell utilizza molto spesso il brano, inglobandolo armonicamente nella sua partitura e onorando e citando appena possibile anche altri temi di Williams.
La Resurrezione di Maul
Curiosamente, i lungometraggi di questo nuovo corso sembrano seguire strade differenti per quanto riguarda l'approccio alla costruzione del mondo. Se i capitoli della trilogia sequel sembrano essere parchi di riferimenti alla mitologia di Star Wars, dando per scontate molte importanti informazioni e cercando di creare da zero la maggior parte del materiale narrativo, gli spin-off remano nel senso opposto, senza lesinare citazioni, agganci e rivelazioni sostanziali. Non si tratta di semplici strizzatine d'occhio per i fan, ma di qualcosa di assolutamente più elaborato, un sostrato narrativo vitale, costruito in modo da dare l'impressione di non esser stato inserito ad hoc ma di esser lì da sempre. In Rogue One la presenza del castello di Vader su Mustafar o l'inserimento di un personaggio nato nell'animazione come Saw Guerrera erano spie di un modo radicalmente differente di procedere, rispetto a quanto fatto invece da Episodio VII, come se il Lucasfilm Story Group avesse avuto maggior campo libero nella sua progettazione crossmediale rispetto ai capitoli della sequel trilogy.
Solo non fa eccezione. Non si limita a portare sullo schermo la versione realmente accaduta delle spacconerie di Han, ma scava più in profondità, spiegando e dando un nuovo significato a molte cose, compreso il cognome del protagonista. Molte sono le informazioni importanti che vengono fornite, a partire dalla conferma della morte di Aurra Sing, nota cacciatrice di taglie attiva nei fumetti e nei cartoni animati. Viene inoltre introdotta l'Alba Cremisi come uno dei capisaldi della malavita galattica di quell'epoca, portando avanti e completando il discorso sui sindacati criminali iniziato personalmente da George Lucas già ai tempi di The Clone Wars. Dalla serie animata Rebels viene inoltre l'idea di usare in modo intradiegetico la famosa Imperial March di John Williams, mostrandola in veste di inno propagandistico, reso meno sinistro dalla sua esecuzione, più alta di un'ottava.
Il film cela però, a sorpresa, quello che è il segnale più forte di questo nuovo modo di costruire la narrativa. Molti spettatori sono rimasti infatti spiazzati nello scoprire a capo del sindacato criminale un redivivo Darth Maul (Ray Park), che per il grande pubblico era stato ucciso su Naboo nel primo capitolo della saga. Sebbene gli esperti sappiano che lo zabrak era in realtà sopravvissuto e aveva iniziato una scalata al potere nel mondo della malavita galattica, questi fatti erano rimasti finora confinati nella serie televisiva animata The Clone Wars, senza alcuna ripercussione effettiva sul grande schermo. Decidere di mostrare Maul al cinema con una tale disinvoltura, e senza fornire alcun tipo di spiegazione in merito, è stata da molti vista come una leggerezza nei confronti di quel pubblico legato unicamente all'incarnazione cinematografica del franchise. In realtà si tratta di una coraggiosa rivendicazione da parte degli autori della qualità del proprio operato e della complessità dell'affresco delineato fino a questo momento. La scelta, leggermente “punitiva” nei confronti dello spettatore disattento, serve a suggerire una nuova prospettiva: l'orizzonte della saga si è ormai ufficialmente allargato ed è bene tener conto dei numerosi strati che oggi la compongono.
Un Flop per l'Equilibrio
In definitiva, Solo: A Star Wars Story è un bellissimo film, e forse uno di quelli più intimamente connessi allo spirito genuino della saga di Lucas. L'interpretazione dei sornioni Ehrenreich e Glover, e quella un po' malinconica di Emilia Clarke riescono a creare quella connessione emotiva che Rogue One faticava ad innescare. Inoltre, la narrazione fluida, i picchi di umorismo e l'inserimento strategico di interessantissimi elementi di worldbuilding completano il quadro, consegnando allo spettatore un'ottima esperienza cinematografica. Sfortunatamente, Solo è stato anche il primo film di Star Wars a non aver avuto un buon incasso al botteghino. Le ragioni di questo insuccesso sono diverse e poggiano su una serie di errori di calcolo che la Disney Company ha commesso nei confronti del franchise. La pellicola è infatti uscita a ridosso di Avengers: Infinity War, capolavoro dei Marvel Studios che raccoglieva i frutti di una semina durata dieci anni e che aveva distolto l'attenzione del pubblico dalla galassia lontana lontana. Inoltre, solo cinque mesi prima era arrivato nelle sale Gli Ultimi Jedi, ottavo capitolo della Skywalker Saga, che aveva generato svariate polemiche sulla gestione della serie da parte della Disney Company.
Dopo decenni in cui Star Wars era stato trattato come un evento, la nuova policy proponeva l'uscita sistematica di nuovi film a meno di un anno di distanza fra loro. Il pubblico era saturo, indispettito e decisamente distratto dal Marvel Cinematic Universe per poter tributare a Solo l'attenzione necessaria a ripagare adeguatamente le spese di produzione. A ben vedere, era difficile che le cose andassero diversamente, anche ripensando completamente la campagna marketing e modificando il calendario delle uscite. Il progetto sin dai primi annunci non aveva incontrato grandi favori: c'era molto scetticismo all'idea di fare un film sul personaggio reso famoso da Harrison Ford... senza Harrison Ford. E al netto delle polemiche legate a The Last Jedi, la stessa Disney Company era stata accusata di voler mungere e standardizzare la saga di Lucas, privandola della sua impronta autoriale. In quest'ottica, il licenziamento dei due giovani registi e il loro rimpiazzo con il “rassicurante” Ron Howard costituiva a tutti gli effetti la prova di questo voler andare sul sicuro.
A prescindere da quale sarebbe potuto essere il risultato, Solo partiva quindi con una certa dose di sfiducia da parte del popolo di internet, un pesantissimo handicap in grado al giorno d'oggi di decretare in modo fulmineo l'esito di un prodotto. La Disney Company, preso atto dell'errore, ha ripensato drasticamente le proprie politiche, sospendendo gli spin-off in lavorazione e dirottando questo tipo di narrativa sulle serie sviluppate per la piattaforma Disney+. Il nono capitolo della Saga principale, The Rise of Skywalker, fu inoltre pubblicizzato come “il finale della Skywalker Saga”, e venne annunciato un periodo di pausa di tre anni prima di riportare sul grande schermo il franchise, così che non venisse più sminuita la portata e l'irripetibilità dell'evento. Col senno di poi, il flop di Solo è servito a valorizzare il lavoro sulla saga di George Lucas, difendendola dall'inevitabile inflazionamento. Rimane però un peccato che a farne le spese sia stato il film che costituiva uno dei più grandi atti d'amore nei confronti di quella galassia lontana lontana.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: Solo: A Star Wars Story
- Anno: 2018
- Durata:
- Produzione: Will Allegra, Simon Emanuel, Kiri Hart, Lawrence Kasdan, Kathleen Kennedy, Phil Lord, Jason D. McGatlin, Christopher Miller, Allison Shearmur, Susan Towner
- Regia: Ron Howard
- Sceneggiatura: Lawrence Kasdan
- Basato su: Star Wars di George Lucas
- Cast: Shaquille Ali-Yebuah, Deepak Anand, Paul Bettany, Dempsey Bovell, Dave Chapman, Joseph Charles, Samantha Colley, Anthony Daniels, Warwick Davis, Richard Dixon, Harley Durst, Alden Ehrenreich, Damian Farrell, Jon Favreau, Eben Figueiredo, Hal Fowler, Anna Francolini, Donald Glover, Woody Harrelson, Sammy Hayman, Toby Hefferman, Aaron Heffernan, Alice Hewkin, Clint Howard, Linda Hunt, Andrew Jack, Katy Kartwheel, Jonathan Kasdan, Fraser Kelly, Erin Kellyman, Ian Kenny, Charlotte Louise, Robert Morgan, Rona Morison, Lily Newmark, Thandie Newton, Ray Park, Miles Richardson, Kiran Shah, Sema-Tawi Smart, Joonas Suotamo, Dee Tails, John Tui, Attila Vajda, Phoebe Waller-Bridge, Samuel Witwer, Jason Wong, Andrew Woodall
- Musica: John Powell
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
Shaquille Ali-Yebuah | Cast (Imperial Mudtrooper) |
Will Allegra | Co-Produttore |
Deepak Anand | Cast (Sheesha Smoking Guest) |
Alex Baily | Direzione Artistica |
Paul Bettany | Cast (Dryden Vos) |
Dempsey Bovell | Cast (Imperial Clerk) |
Rob Bredow | Supervisore Effetti Visivi |
Oliver Carroll | Direzione Artistica |
Dave Chapman | Cast (Rio Durant / Lady Proxima) |
Joseph Charles | Cast (Savareen Air Traffic Controller) |
Samantha Colley | Cast (Ottilie) |
David Crossman | Costumi |
Anthony Daniels | Cast (Tak) |
Warwick Davis | Cast (Weazel) |
Glyn Dillon | Costumi |
Richard Dixon | Cast (Elite Citizen) |
Peter Dorme | Direzione Artistica |
Harley Durst | Cast (Moloch) |
Alden Ehrenreich | Cast (Han Solo) |
Simon Emanuel | Produttore |
Damian Farrell | Cast (Mimban Guard) |
Jon Favreau | Cast (Rio Durant (voice)) |
Eben Figueiredo | Cast (Imperial Mudtrooper) |
Hal Fowler | Cast (Mimban Lieutenant) |
Anna Francolini | Cast (Imperial Emigration Officer) |
Donald Glover | Cast (Lando Calrissian) |
Woody Harrelson | Cast (Tobias Beckett) |
Kiri Hart | Co-Produttore |
Sammy Hayman | Cast (Spaceport Father) |
Toby Hefferman | Cast (Bink Otauna) |
Aaron Heffernan | Cast (Imperial Mudtrooper) |
Alice Hewkin | Cast (Female Guest) |
Clint Howard | Cast (Ralakili) |
Ron Howard | Regista |
Linda Hunt | Cast (Lady Proxima (voice)) |
Andrew Jack | Cast (Moloch (voice)) |
Katy Kartwheel | Cast (Rio Durant) |
Jonathan Kasdan | Cast (Tag Greenley); Sceneggiatore |
Lawrence Kasdan | Produttore Esecutivo; Sceneggiatura |
Greg Kegel | Supervisore Effetti Visivi |
Fraser Kelly | Cast (Eager Scrumrat) |
Erin Kellyman | Cast (Enfys Nest) |
Kathleen Kennedy | Produttore |
Ian Kenny | Cast (Rebolt) |
Ashley Lamont | Direzione Artistica |
Neil Lamont | Production Design |
Phil Lord | Produttore Esecutivo |
Charlotte Louise | Cast (Margo) |
George Lucas | Storia Originale (Star Wars) |
Jason D. McGatlin | Produttore Esecutivo |
Christopher Miller | Produttore Esecutivo |
Robert Morgan | Cast (Imperial Guest) |
Rona Morison | Cast (Spaceport Mother) |
Lily Newmark | Cast (Lexi) |
Thandie Newton | Cast (Val) |
Andrew Palmer | Direzione Artistica |
Ray Park | Cast (Maul) |
John Powell | Musica |
Miles Richardson | Cast (Regional Governor) |
Oliver Roberts | Direzione Artistica |
Kiran Shah | Cast (Karjj) |
Allison Shearmur | Produttore |
Sema-Tawi Smart | Cast (Chanteuse) |
Nigel Sumner | Supervisore Effetti Visivi |
Joonas Suotamo | Cast (Chewbacca) |
Stephen Swain | Direzione Artistica |
Dee Tails | Cast (Quay Tolsite) |
Gary Tomkins | Direzione Artistica |
Susan Towner | Co-Produttore |
Patrick Tubach | Supervisore Effetti Visivi |
John Tui | Cast (Korso) |
Dominic Tuohy | Supervisione Effetti Speciali |
Attila Vajda | Cast (Sagwa) |
Phoebe Waller-Bridge | Cast (L3-37) |
Tom Weaving | Direzione Artistica |
Tom Whitehead | Direzione Artistica |
Samuel Witwer | Cast (Maul (voice)) |
Jason Wong | Cast (Weapons Check Enforcer) |
Andrew Woodall | Cast (Imperial Recruitment Officer) |
Bradford Young | Fotografia |