Red e Toby Nemiciamici
Il Passaggio del Testimone
Gli storici del cinema concordano nel ritenere Le Avventure di Bianca e Bernie (1977) l'ultimo lungometraggio animato disneyano firmato dalla vecchia guardia di animatori, coloro che rimanevano del gruppo che Walt amava soprannominare “i nove vecchi”. La fine degli anni 70 vede infatti il progressivo abbandono degli studios da parte dei veterani, pronti a passare il testimone alla seconda generazione di artisti, formatisi al CalArts sotto le direttive del grande Eric Larson. Molti di loro sono già all'opera su produzioni come Elliott il Drago Invisibile (1977) o L'Asinello (1978) e non vedono l'ora di cimentarsi in un nuovo lungometraggio animato, sia pur sotto la guida dei maestri. L'occasione viene data da The Fox and the Hound, basato sull'omonimo libro di Daniel P. Mannix, un racconto dai toni amari e dai risvolti tragici.
Sebbene il produttore Wolfgang Reitherman desideri rimanere fedele alla fonte originale, alcuni membri del team ritengono che la storia vada alleggerita e arricchita, motivo per cui ai due protagonisti/antagonisti della storia, una volpe e un cane da caccia, viene data un'infanzia in comune. L'idea è quella di raccontare come la vita possa portarci spesso su fronti opposti, e si rivela vincente, aggiungendo alla storia maggior calore e un intelligente sottotesto di carattere morale.
Prima di giungere a questo risultato vengono fatte parecchie discussioni, che causano al film rallentamenti produttivi enormi. Un vero e proprio fulmine a ciel sereno è l'abbandono dello studio da parte di Don Bluth, una figura chiave di quegli anni, che dopo aver animato alcune sequenze decide di mettersi in proprio, portandosi via un gruppo di undici animatori. Bluth non faceva parte della vecchia guardia, ma nemmeno della nuova squadra: aveva lavorato in Disney sin dai tempi de La Bella Addormentata nel Bosco (1959) ed era stato quindi una sorta di ponte generazionale, un punto di riferimento assoluto in quel momento particolare. L'emorragia causata allo staff dalla sua partenza causa uno slittamento della data di uscita, che viene rimandata al 1981. Per quella data lo studio era ormai rimasto privo dei suoi veterani, andati già tutti in pensione: il lavoro sui personaggi impostato da pezzi da novanta come Frank Thomas e Ollie Johnston venne quindi portato a termine dai loro allievi John Lasseter, John Musker, Ron Clements, Glen Keane, Tim Burton, Brad Bird e Henry Selick. The Fox and the Hound assume così un ruolo singolare nella filmografia disneyana: il film del passaggio del testimone e l'ideale anello di congiunzione tra due diverse epoche produttive.
Le Strade si Dividono
Sebbene lo scenario rurale possa indurre a credere di essere di fronte ad una delle tante commedie con animali tipiche del periodo, The Fox and the Hound è tutt'altro che un film dal registro leggero e dai contenuti volatili. Questo lo si nota sin dalla sequenza d'apertura, che è l'opposto di quella di Bambi (1942). Entrambe mostrano una foresta ma, mentre in quella di Bambi regna una musica cerimoniosa, preludio alla nascita di un principe, in quella di Red e Toby incombe un inquietante silenzio, carico di presagi di morte. The Fox and the Hound è infatti un film fortemente drammatico, che tratta di tematiche universali e valori assoluti: parla della vita, di come pregiudizi e pressioni sociali finiscano per imprigionare gli individui all'interno dei propri ruoli, e di come questo spesso vada a scapito delle amicizie e degli ideali di gioventù. Più che alle atmosfere “prosaiche” dell'epoca xerografica, siamo vicini alle tematiche universali dei grandi kolossal animati anni 90.
Lo storytelling di The Fox and the Hound è insolitamente lento per un lungometraggio animato disneyano. Il film racconta la sua storia con una certa calma, immergendo lo spettatore all'interno del setting campagnolo, teatro delle vicende. Come si è visto, la trama vede la volpe Red (Tod) e il cane da caccia Toby (Copper) fare amicizia da cuccioli, a dispetto di quello che il destino avrà in serbo per loro. Dall'infanzia all'età adulta vedremo il loro rapporto trasformarsi, passando attraverso alcune tappe fondamentali. Una parte considerevole in tutto questo lo gioca l'ambiente in cui i due piccoli crescono: Red vive con la signora che l'ha adottato, la vedova Tweed, mentre la “famiglia” di Toby è composta dal vecchio e burbero cane Fiuto (Chief), suo mentore, e il loro padrone, l'arcigno cacciatore Amos Slade. È davvero sottile il modo in cui gli artisti Disney sono riusciti a gestire i personaggi di Fiuto e Amos in maniera ambivalente: entrambi sono figure pericolose e negative per Red, ma ci vengono mostrati affettuosi e simpatici in presenza di Toby, facendo ben capire allo spettatore il punto di vista del cagnolino, e il motivo per cui sarà felice di uniformarsi alle loro ”regole”.
Nella seconda parte i toni si fanno più aspri, il conflitto si accende e l'azione si sposta nella foresta, dove Red viene condotto dalla sua padrona, per metterlo in salvo da Amos Slade. Sono tuttavia presenti alcune edulcorazioni rispetto alle fonti originali: la morte di Fiuto, ad esempio, momento chiave sia nel romanzo originale che nella prima stesura della sceneggiatura, venne giudicata dal regista Art Stevens troppo rischiosa e quindi rimossa. Nel film questa forzatura si percepisce sin troppo, e si ha la percezione che manchi un tassello importante per la “maturazione” di Toby. Molto migliore è il lavoro fatto su Red e sulla sua nuova vita selvatica, momento di quiete narrativa necessario per prepararsi al deflagrante scontro conclusivo. In controtendenza con la maggior parte dei lungometraggi dello Studio, The Fox and the Hound ha un finale dolceamaro, che costituisce una preziosa anomalia nella filmografia disneyana: dopo aver combattuto insieme contro un feroce grizzly, Toby deciderà di risparmiare la vita al suo amico, convincendo Amos a fare lo stesso, congedandosi da Red con un sorriso carico di tenerezza e malinconia. I due non dimenticheranno mai il loro legame, tuttavia ormai qualcosa si è spezzato, le strade si sono divise e non resta dunque che tornare alle proprie vite. Indietro non si va.
Animare Fianco a Fianco
È sotto il profilo visivo che Red e Toby Nemiciamici rivela pienamente il suo stare a cavalcioni tra due generazioni. Gli ultimi dei nine old men, Frank Thomas e Ollie Johnston, con la consulenza di Eric Larson, si sono infatti occupati di impostarne lo stile, delineando il cast e curando il design dei personaggi principali, mentre il processo di animazione è stato portato a termine e “finalizzato” dagli allievi, in maniera che lavorassero nei confini prestabiliti dai loro maestri. Il contrasto stilistico è evidente. La mano della vecchia guardia qua e là appare meno ispirata e fin troppo conforme agli standard disneyani. Personaggi come la vedova Tweed o lo stesso Red non risaltano più di tanto, mentre come sempre si ricorda più volentieri quel lato del cast più caricaturale e moralmente “grigio”, come Amos, Fiuto e il burbero tasso che scaccia Red dalla sua tana, figure in grado di divertire lo spettatore adulto. In quest'impostazione generale classicheggiante si inseriscono di frequente virtuosismi dal sapore decisamente moderno, dovuti all'incontenibile energia delle nuove leve.
Ad esempio, le spalle comiche Cippi e Sbuccia, pur non avendo certamente un ruolo memorabile, mostrano uno stile di animazione più estremo e “nevrotico”, e ovviamente non si può fare a meno di citare lo scontro finale con il grizzly, le cui incredibili animazioni si devono a Glen Keane, che qui dimostra per la prima volta la sua naturale predisposizione alla spettacolarità. Discorso a parte merita Don Bluth, il cui contributo è evidente nelle scene iniziali che riguardano la vedova Tweed. Il suo stile di animazione fortemente manierista è evidente negli innaturali movimenti dell'anziana signora, persi in una ricerca di realismo che sfiora paradossalmente la caricatura. Un aneddoto curioso riguarda il povero Tim Burton, da sempre a suo agio con personaggi e atmosfere grottesche, e qui costretto... ad animare Vixey, la femmina di volpe di cui Red si innamorerà, uno dei personaggi dal design più generico e meno ispirato. Burton in un primo momento cercherà di ritrarre Vixey soltanto da lontano, dedicandosi ai suoi primi piani solo dopo essersi abituato al personaggio.
Nelle scene ambientate nella foresta è facilissimo imbattersi in sequenze di animazione riciclata, prese di peso da diverse fonti disneyane, fra cui spicca ovviamente Bambi (1942), segno della volontà dell'epoca di risparmiare dove possibile, portando avanti una tradizione che aveva avuto il suo apice in Robin Hood (1973). Il formato del film è stato a lungo discusso negli ambienti degli appassionati, per riuscire a capire se fosse più corretto proiettarlo in 4:3 o in 16:9, e quale fosse fra le differenti edizioni del film quella più vicina alla visione originaria degli artisti. La verità è che una risposta non si avrà mai, in quanto il film è l'ultimo degli “open matte”, lungometraggi prodotti per funzionare in entrambe le versioni, rendendo difficile individuare il reale “formato inteso”. Va inoltre ricordato che la pellicola è anche l'ultima a presentare i titoli di testa e la scritta “The End” alla fine, dato che a partire dal successivo The Black Cauldron (1985) saranno i titoli di coda a subentrare definitivamente.
Una Colonna Sonora Country
Non si può certo dire che gli anni 80 costituiscano un periodo florido per la musica disneyana. La fine della collaborazione con i fratelli Sherman, avvenuta nel decennio precedente, aveva privato gli studios di una propria identità musicale, che sarebbe stata ritrovata solo con l'arrivo di Ahsman e Menken alla fine del decennio. Ad eccezione del successivo Taron e la Pentola Magica (1985), nei film del periodo le canzoni sono comunque presenti, anche se non molto significative. The Fox and the Hound ne presenta una manciata, scritte da autori vari, che ben si sposano con la partitura strumentale dal sapore country realizzata da Buddy Baker. A cantarne la maggior parte è la civetta Grandma, doppiata dalla cantante Pearl Bailey.
- Best of Friends - Scritta da Richard O. Johnston e Stan Fidel, è il tema principale del film, e accompagna l'infanzia dei due protagonisti. La canta proprio Grandma, che con atteggiamento materno descrive divertita il rapporto tra i due inconsapevoli nemici naturali. Le sonorità country sono ben presenti e il brano è simpatico e poetico, anche se non particolarmente memorabile.
- Lack of Education - L'autore è Jim Stafford, e si tratta del secondo brano cantato da Grandma. Brioso e ritmato, è abbinato al momento in cui lei, con l'aiuto di Cippi e Sbuccia, cerca di aprire gli occhi a Red sul futuro del suo amico, destinato a trasformarsi in un vero e proprio killer. La sequenza è divertente, anche se la canzone rimane piuttosto trascurabile.
- A Huntin' Man - Firmata sempre da Stafford, e ancora una volta immancabilmente country, non è una vera e propria sequenza musicale ma un motivetto di pochi secondi, che vediamo intonare ad Amos, di ritorno da una battuta di caccia.
- Goodbye May Seem Forever - L'autore è Richard Rich, uno dei registi, in coppia con Jeffrey C. Patch, e il brano ha un peso considerevole nella trama del film. Non è cantato da Grandma ma dalla signora Tweed, e a dire il vero non è nemmeno interamente cantato, ma in gran parte parlato. La scena è quella in cui la vedova abbandona tristemente Red nella foresta, congendandosi da lui con queste parole. Sebbene momenti quali la morte della mamma di Bambi o l'imprigionamento di quella di Dumbo siano passati alla storia come il simbolo della lacrima disneyana, sono poca cosa in confronto alla depressione generata da questa sequenza. Silenzi, sguardi, ricordi e tenerezza si mescolano per fornirci la celebrazione assoluta del distacco e dell'abbandono. Il fatto che più avanti nella trama Red non incontri più la vedova, non fa che rendere ancora più definitivo il senso di perdita che aleggia per tutta la sequenza.
- Appreciate the Lady - Dopo il dramma, ecco la ripresa emotiva. La canzone d'amore è opera di Jim Stafford, ed è ancora una volta cantata da Grandma, che alle sonorità country mescola adesso quelle del blues. Non è certo uno dei momenti migliori del film. Il brano non ha un grande impatto e serve a riavvicinare Red e Vixey dopo un bisticcio, avvenuto però in modo poco convincente. L'inesperienza degli animatori nel gestire questo tipo di interazioni si vedrà ancora meglio nel successivo Taron e la Pentola Magica (1985).
L'improbabile Midquel
The Fox and the Hound, in definitiva, è un film dalle diverse anime. Si tratta sicuramente di una pellicola innovativa, ma al contempo appesantita da un certo “manierismo disneyano”. È il manifesto di una nuova Disney: un team desideroso di affacciarsi sulla scena con nuovi contenuti e un diverso registro narrativo, artisti “ribelli” ma ancora fortemente bisognosi di una guida, come dimostrerà il successivo The Black Cauldron. Il film al botteghino fu un buon successo, anche se chiaramente ben lontano da quelle che al giorno d'oggi vengono considerate delle hit. Le qualità della pellicola vennero riconosciute dalla critica, ma illustri recensori come Leonard Maltin non mancarono di notare come, a dispetto della validità dei contenuti, il film fosse piuttosto “formulaico” nella caratterizzazione dei cuccioli e delle spalle comiche.
Gli anni 80 iniziarono quindi con un film ricco di compromessi, che trasportò gli artisti attraverso un decennio tumultuoso ma assolutamente creativo. Il rinascimento disneyano sarebbe iniziato otto anni dopo, e avrebbe dato ai dirigenti risultati economicamente ben migliori, spingendoli ad un certo punto ad investire anche sul mercato home video e affidando ai reparti televisivi della Disney il compito di realizzare sequel a basso costo.
Sebbene The Fox and the Hound si fosse in un primo tempo salvato dalla triste pratica dei “cheapquel”, nel 2006 i DisneyToon Studios realizzarono per il mercato home video The Fox and the Hound 2, uno degli ultimi prodotti appartenenti a questo controverso filone. Non essendo rimasto materiale narrativo utile a proseguire la storia, si scelse di ripiegare su un “midquel”, ambientandolo durante l'infanzia dei protagonisti. La bassa qualità di questa produzione, unita ad un registro narrativo inadeguato e una trama improbabile, che vedeva Toby unirsi ad una band di cani canterini, purtroppo non fece altro che sminuire l'intelligenza del classico disneyano del 1981.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: The Fox and the Hound
- Anno: 1981
- Durata:
- Produzione: Ron Miller, Wolfgang Reitherman, Art Stevens
- Regia: Ted Berman, Richard Rich, Art Stevens
- Storia: Ted Berman, Larry Clemmons, Vance Gerry, Steve Hulett, Earl Kress, Burny Mattinson, David Michener, Peter Young
- Basato su: The Fox and the Hound di Daniel P. Mannix
- Cast: Jack Albertson, Pearl Bailey, Pat Buttram, Sandy Duncan, Corey Feldman, Keith Mitchell, Jeanette Nolan, Mickey Roney, Kurt Russell, Paul Winchell
- Musica: Buddy Baker, Stan Fidel, Richard O. Johnston, Richard Rich, Jim Stafford
- Supervisione dell'Animazione: Ron Clements, Ollie Johnston, Glen Keane, Frank Thomas
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
Jack Albertson | Cast (Amos Slade) |
Pearl Bailey | Cast (Big Mama) |
Buddy Baker | Musica |
Ted Berman | Regista; Storia |
Daniela Bielecka | Fondali |
David Block | Animazione |
Jack Boyd | Effetti d'Animazione |
Chris Buck | Animazione |
Hendel S. Butoy | Animazione |
Pat Buttram | Cast (Chief) |
Michael Cedeno | Animazione |
Ron Clements | Animatore principale |
Larry Clemmons | Storia |
Jim Coleman | Sviluppo Visivo |
Don Duckwell | Direzione di Produzione |
Sandy Duncan | Cast (Vixey) |
Corey Feldman | Cast (Young Copper) |
Stan Fidel | Canzoni ("Best of Friends") |
Vance Gerry | Storia |
Ed Gombert | Animazione |
Don Griffith | Direzione Artistica |
Joe Hale | Layout |
Dan Hansen | Layout |
Edward Hansen | Direzione di Produzione |
Chuck Harvey | Animazione |
Steve Hulett | Storia |
Ron Husband | Animazione |
Ollie Johnston | Animatore principale |
Richard O. Johnston | Canzoni ("Best of Friends") |
Glen Keane | Animatore principale |
Ted Kierscey | Effetti d'Animazione |
Earl Kress | Storia |
Dick N. Lucas | Animazione |
Daniel P. Mannix | Storia Originale (The Fox and the Hound) |
Burny Mattinson | Storia |
David Michener | Storia |
Ron Miller | Produttore Esecutivo |
Keith Mitchell | Cast (Young Tod) |
John Musker | Animazione |
Phil Nibbelink | Animazione |
Jeanette Nolan | Cast (Widow Tweed) |
Dale Oliver | Animazione |
Don C. Paul | Effetti d'Animazione |
Michael Peraza Jr. | Layout |
Jerry Rees | Animazione |
Wolfgang Reitherman | Produttore |
Richard Rich | Canzoni ("Goodbye May Seem Forever"); Regista |
Sylvia Roemer | Layout |
Mickey Roney | Cast (Old Tod) |
Kurt Russell | Cast (Old Copper) |
Brian Sebern | Fondali |
Jim Stafford | Canzoni ("Lack of Education", "A Huntin' Man", "Appreciate the Lady") |
Art Stevens | Produttore; Regista |
Kathleen Swain | Fondali |
Frank Thomas | Animatore principale |
Darrell Van Citters | Animazione |
Jeffrey J. Varab | Animazione |
Guy Vasilovich | Layout |
Glenn V. Vilppu | Layout |
Paul Winchell | Cast (Boomer) |
Peter Young | Storia |