La Bella Addormentata nel Bosco
Dieci Anni di Lavoro
Nel corso degli anni 50 l'intrattenimento disneyano subisce una vera e propria rivoluzione. All'inizio del decennio la produzione di short procedeva a pieno regime, ed era stata appena ripristinata la tradizione dei lungometraggi animati, così com'erano prima della guerra. Alla vigilia della decade successiva, invece, tutto è cambiato. Adesso i corti animati sono diventati una rarità, e anche il ritmo di uscita dei lungometraggi si è rarefatto. Walt, dal canto suo, non è più coinvolto nell'animazione come un tempo. Continua a supervisionare i progetti, ma preferisce volgere la propria attenzione ad altre cose, come il cinema live action, i documentari, i parchi o la televisione. Proprio in quest'ultima possiamo individuare la causa scatenante di un così profondo mutamento: le attenzioni del pubblico sono oramai rivolte al piccolo schermo, capace di offrire intrattenimento a getto continuo. La necessità di limare i costi per adeguarsi a nuovi canoni produttivi aveva portato l'animazione Disney a prendere scorciatoie intelligenti come l'animazione limitata, o a ricorrere a design via via più stilizzati. Queste sperimentazioni non erano riuscite a lambire i lungometraggi, almeno fino a Sleeping Beauty, uno dei film animati più atipici mai prodotti da Walt.
È certamente significativo che la realizzazione del film abbia occupato l'intera decade. L'idea di basare la terza fiaba classica dello studio sulla storia della Bella Addormentata, mescolando le versioni di Perrault e dei Fratelli Grimm, risaliva al 1951, anno in cui un nutrito team di sceneggiatori si mise al lavoro sulla fiaba. L'anno successivo vennero incise le voci, e quello dopo ancora si diede il via all'animazione, che proseguì incessantemente fino al 1958. Per promuovere la pellicola, Walt decise che il castello posto al centro di Disneyland sarebbe stato proprio quello della Bella Addormentata, tuttavia l'attrazione fu pronta ben quattro anni prima dell'effettiva uscita del film. Questo paradosso non fu che un sintomo di una lavorazione travagliata e ricca di contrattempi. Si ricorda a questo proposito l'aneddoto di Eric Larson, chiamato a dirigere la famosa “sequenza 8”, ambientata nella foresta, così complessa da portarlo a sforare il budget e ad essere redarguito. Non furono soltanto i costi il problema, ma anche le tensioni fra gli artisti. Gli animatori non furono contenti della libertà creativa che Walt Disney conferì a Eyvind Earle, nuovo direttore artistico. Prima di Earle, era stata la pittrice Mary Blair a definire il look dei lungometraggi disneyani, svolgendo il ruolo di concept artist e color stylist. Gli animatori usavano però il lavoro della Blair solo come traccia, e non sempre questo filtrava nel prodotto finito. Eyvind Earle, al contrario, esercitò un controllo maggiore sul film, dipingendo personalmente gran parte dei fondali e definendone in maniera inequivocabile il look.
Uno Storytelling Principesco
Sleeping Beauty rielabora in maniera vincente le diverse tradizioni con cui la fiaba è giunta a noi. Oltre alle già citate versioni di Perrault e dei Grimm, viene usato come fonte anche l'omonimo balletto di Tchaikovsky. Il film racconta la vicenda della principessa Aurora, cresciuta in incognito sotto il nome di Rosaspina, per sfuggire alla maledizione scagliata su di lei dalla strega Malefica. Ancora una volta gli sceneggiatori dello studio si dimostrano abilissimi nel capire in che modo utilizzare il materiale a loro disposizione, riuscendo a dare sostanza e credibilità a passaggi narrativi che altrimenti sarebbero risultati datati o fuori luogo. Ad esempio, l'entrata in scena di Malefica, offesa per non essere stata invitata alla cerimonia di presentazione di Aurora, avrebbe potuto facilmente diminuire la statura del personaggio, dandole un'aria infantile. Il suo animatore Marc Davis riuscì invece a conferirle una grande eleganza e compostezza, rendendola capace di rivisitare questo difficile snodo narrativo in chiave spiccatamente ironica. Nella miglior tradizione disneyana, la trama viene resa notevolmente più compatta: il grottesco epilogo della vicenda originale, in cui la madre del principe si rivelava essere un'orchessa, viene completamente rimosso, e ci si concentra invece sulla “partita a scacchi” giocata tra Malefica e le tre buone fate protettrici di Aurora.
Si può dire che sia proprio questo terzetto di bizzarre vecchiette a costituire il fulcro del film, dato che ogni cosa ruota intorno alle loro strategie per far fronte alle forze del male. Flora, Fauna e Serena sono tre personaggi veramente innovativi, la cui magnetica personalità è interamente merito di Frank Thomas. Fu lui a insistere per differenziarle, studiando l'aspetto e il comportamento di tutte le vecchiette che gli capitava di vedere, quando invece Walt le avrebbe volute indistinguibili. La Bella Addormentata segna inoltre un punto di svolta nella gestione del cast. In precedenza, il principale richiamo dei lungometraggi Disney erano stati i personaggi animali o le caricature, mentre i protagonisti umani come principi e principesse avevano una marcia in meno, dovendo rappresentare figure fortemente idealizzate. Adesso qualcosa inizia a cambiare: Aurora, ad esempio, pur avendo uno screen time molto limitato, dimostra un'indole assai meno remissiva e più maliziosa rispetto a Biancaneve e Cenerentola. La vediamo infatti lanciare più volte occhiatine furbe e sorrisetti ironici nei confronti delle sue tutrici, finendo per disobbedire ai loro divieti.
Per la prima volta anche il personaggio del principe viene caratterizzato. I suoi due predecessori avevano rappresentato un grosso problema per gli artisti Disney, disorientati dal dover lavorare su figure maschili aitanti e non caricaturali. Non è un caso che il loro ruolo nei rispettivi film fosse risicatissimo. Grazie alla bravura di Milt Kahl, il problema viene superato e si riesce a dare a questo terzo principe una personalità e per la prima volta anche un nome. Il principe Filippo ci appare quindi come una figura giovane e irruente, il cui carattere viene definito dalle interazioni con il suo fedele destriero Sansone, un po' come avverrà in futuro per altri celebri personaggi maschili come Han Solo in Star Wars (1977) e Kristoff in Frozen (2013). Non è questo l'unico accorgimento che dimostra la grande maturità narrativa acquisita allo studio in tanti anni di lavoro: il film infatti è ricco di intelligenti sottotrame, come le regali tribolazioni di Re Umberto e Re Stefano, desiderosi di unire i loro regni, e di sequenze divenute iconiche, come il combattimento fra Filippo e Malefica, la cui trasformazione in drago porta la firma del grande Wolfgang Reitherman.
L'Arte dei Dipinti Animati
Tanta magnificenza narrativa viene però inevitabilmente messa in ombra dal comparto visivo, così particolare da risultare addirittura distraente per lo spettatore. Non è un caso che Sleeping Beauty venga considerata ad oggi una pellicola incredibilmente sofisticata, ma decisamente più ostica rispetto alle altre produzioni disneyane. Alla base di tutto c'era la volontà di Walt di differenziare il più possibile questo film dalle altre due fiabe che l'avevano preceduto, adottando uno stile spigoloso e angolare. Eyvinde Earle era l'uomo giusto per questo lavoro, dato che durante tutto il decennio aveva dato prova di poter portare l'arte disneyana in direzioni totalmente impreviste, lavorando agli sperimentali Toot Whistle Plunk and Boom (1953) o Paul Bunyan (1958). L'incarico di Earle fu di cercare di riprodurre il feeling dell'arte medioevale, occupandosi in prima persona dei fondali e dei colori del film. Il risultato fu qualcosa di mai visto prima al cinema: gli sfondi di Earle erano complessi, incredibilmente dettagliati e particolarmente audaci, al punto che Walt amava parlare di Sleeping Beauty come del film “dei quadri in movimento”. Emblema di questo particolare approccio è la sequenza nella foresta, che si ricorda per gli “alberi quadrati”, disegnati come forme geometriche, ma capaci di incorniciare l'immagine nel migliore dei modi.
A valorizzare le ardite scelte estetiche di Earle è il formato usato per il film. La Bella Addormentata nel Bosco è infatti il secondo lungometraggio animato panoramico, dopo Lilli e il Vagabondo (1955), che era stato girato in Cinemascope. Il processo qui utilizzato è il Super Technirama 70, uno speciale tipo di formato che utilizza un negativo orizzontale anziché verticale, le cui maggiori dimensioni esaltano la precisione di fuoco e la profondità di campo. Per quanto il reparto animazione non sia stato certamente contento di cambiare radicalmente i propri canoni estetici per adeguarsi all'approccio di Earle, gli artisti fecero un lavoro davvero incredibile riuscendo a preservare il tradizionale appeal disneyano. Buona parte dei nine old men prese parte alla lavorazione. Tre di loro - Wolfgang Reitherman, Les Clark e Eric Larson - si occuparono della regia delle sequenze, insieme a Clyde Geronimi, dirigendo la pellicola in team come era usanza all'epoca. Altri come John Lounsbery, o i già citati Frank Thomas, Ollie Johnston e Milt Kahl, diressero invece l'animazione.
Fra loro si distinse però Marc Davis, l'artista cui la pellicola è principalmente debitrice, dato che si occupò sia di Malefica che di Aurora. Come si è visto, il lavoro di Davis sulla cattiva fu davvero straordinario: Malefica venne modellata in modo da sembrare una figura religiosa, il cui mantello richiamava però la forma delle fiamme. La ricerca grafica sul personaggio di Aurora fu ancora più incredibile, dato che Davis riuscì nel difficile compito di trovare un equilibrio fra la tipica morbidezza disneyana e la rigidità dell'arte medioevale. Il risultato fu straordinario: la principessa riuscì infatti a essere tridimensionale e piatta allo stesso tempo, con un gioco di curve e linee perpendicolari, molto simile ad un personaggio dipinto in una vetrata. Non è un caso quindi che il futuro La Bella e la Bestia (1991), che si apre e si chiude proprio con una sequenza di vetrate, riprenda nel finale proprio le animazioni di Sleeping Beauty. Infine, un'ulteriore elemento degno di nota è l'abito di Aurora. I personaggi del film vennero animati usando anche questa volta dei riferimenti live action, e la moglie di Marc Davis, Alice, collaborò direttamente a questo processo, confezionando il costume di scena per l'interprete della principessa. Questo permise di rappresentare fedelmente su schermo le pieghe che il tessuto della gonna subisce durante i volteggi e le piroette della protagonista.
A Man Bassa su Tchaikovsky
La colonna sonora di Sleeping Beauty venne fatta incidere da Walt direttamente in Germania, sfruttando un nuovissimo sistema di sterofonia in sei canali, più avanzato di quel Fantasound a quattro uscite creato ad hoc per Fantasia (1940). Per il film vennero inizialmente scritte delle canzoni da Sammy Fain, ma Walt decise di accantonarle, perché aveva un'idea molto diversa: riadattare il lavoro di Pyotr Ilyich Tchaikovsky per l'omonimo balletto del 1890. “Sono anni che la gente ruba a Tchaikovsky. Ecco l'occasione di rubare legittimamente”, amava dire Walt per spiegare questa singolare scelta. L'incarico ricadde sulle spalle di George Bruns, che per la serie tv antologica Disneyland aveva già realizzato l'apprezzatissima Ballata di Davy Crockett. Dovendo per la prima volta lavorare su musica preesistente, Bruns si studiò molto bene la partitura originale, riadattandone alcune parti, ignorandone altre e travisando volutamente il senso di svariati brani. In molti casi dovette sfoggiare le sue doti mimetiche, realizzando materiale extra che potesse far da ponte fra le diverse parti, ma soprattutto ebbe il difficile compito di trasformare i pezzi migliori in vere e proprie canzoni.
- Hail to the Princess Aurora - Nella prima canzone presente dopo i titoli di testa, il regno festeggia l'arrivo della piccola principessa. Si tratta della sequenza che più di ogni altra mostra la volontà di attingere all'arte medioevale: i personaggi sono statici e inespressivi, molto diversi da quanto ci si aspetterebbe da una produzione disneyana. Il motivo è che nel realizzarla gli artisti si divertirono a riprodurre e dar vita ad alcuni autentici arazzi quattrocenteschi. Si tratta di una scelta artisticamente sensata, ma discutibile nella resa. La stilizzazione estrema risulta straniante e finisce per rallentare l'ingresso dello spettatore nella vicenda.
- One Gift - Si tratta del brano che accompagna il momento in cui le fatine benedicono Aurora, offrendole i propri doni. Si articola attraverso tre sequenze musicali astratte e indefinite, ma comunque in linea con lo stile del film. Si tratta della canzone più debole del lotto, fin troppo melodica e registicamente datata.
- I Wonder - Nei moderni musical le canzoni di questo genere vengono denominate “I want song”, dato che presentano i protagonisti e i loro desideri. In questo caso sotto i riflettori c'è Aurora, che confida i suoi sentimenti agli animali del bosco. Il brano è sicuramente pregevole, ma viene decisamente messo in ombra dal pezzo successivo, che ha luogo nel medesimo scenario boscoso.
- Once Upon a Dream - Non c'è alcun dubbio che sia questa la scena madre del film e il brano migliore in assoluto di tutta la colonna sonora. Siamo di fronte alla miglior sequenza d'amore della golden age disneyana: Aurora e Filippo si incontrano nel bosco, duettano insieme, inneggiando all'amore giovanile, fatto di sogni e grandi ideali. Il bosco di Eyvinde Earle rappresenta il teatro perfetto per la loro danza, mentre Marc Davis e Milt Kahl celebrano l'arte dell'animazione dando ai movimenti dei due una grazia davvero mai vista. Ogni elemento viene fuso in un insieme armonico, e pur rappresentando una situazione classica e spesso idealizzata, la sequenza non risulta minimamente datata o stucchevole. Non c'è da stupirsi che il brano ritorni sul finale, accompagnando la danza dei due fra le nuvole, sequenza che Walt Disney sognava di realizzare sin dai tempi di Biancaneve e i Sette Nani.
- Skumps - Questo è l'unico brano che George Bruns si è ritrovato a dover comporre appositamente per il film, cercando di emulare lo stile di Tchaikovsky. Non si tratta di una canzone lunga, ma di un breve motivetto intonato da Re Stefano e Re Umberto mentre brindano al futuro dei loro regni. Entrambi sono animati da John Lounsbery e danno vita ad una scenetta comicissima, accapigliandosi e facendo pace come se niente fosse. Anche questa sottotrama dimostra la bravura degli sceneggiatori Disney: come in Cinderella (1950), l'indole capricciosa dei sovrani viene usata per giustificare i principali snodi della trama, dissimulandone la pretestuosità , grazie a massicce dosi di umorismo.
- Sleeping Beauty - Quello che in realtà è un reprise di One Gift, diventa una sequenza a sé stante in cui vediamo le fatine addormentare l'intera corte del castello, per evitare che si venga a sapere della sorte di Aurora. Diversamente dalla sequenza iniziale, questa volta il brano funziona molto bene, dato che svolge il ruolo di dolce ninna nanna. Assolutamente vincente si rivela la scelta di virare la scena cromatica su un verdognolo che renda l'idea del torpore che si sta diffondendo a corte.
Diversi brani di Tchaikovsky non divennero canzoni, ma furono comunque utilizzati in alcune sequenze chiave, dando loro un senso diverso. La comica scenetta in cui le fate preparano una festa a sorpresa per Aurora è accompagnata dal tema della Fata d'Argento, mentre nel momento in cui la principessa viene attirata verso l'arcolaio risuona il sinistro motivo del Gatto con gli Stivali. L'ottimo lavoro fatto su La Bella Addormentata avrebbe portato Bruns a diventare il responsabile delle colonne sonore strumentali dei film Disney per tutto il decennio successivo.
Il Flop Più Redditizio
All'epoca della sua uscita, La Bella Addormentata nel Bosco venne considerato un flop. Sebbene il film avesse ricevuto un mix di critiche positive e negative, il pubblico sembrò apprezzarlo comunque molto. Il problema furono gli altissimi costi di produzione, pari a sei milioni di dollari, che lo resero il film più dispendioso mai uscito dallo studio. Riuscire a rientrare nei costi, avendo protratto la lavorazione della pellicola per quasi un decennio, non fu facile. Il film ci riuscì solo nelle sue successive riedizioni, ma nel frattempo lo studio andò incontro alla catastrofe. Ci fu un'ondata di licenziamenti e per qualche tempo sembrò quasi che fosse giunto il momento di chiudere per sempre il reparto animazione. I tempi erano cambiati e non ci si poteva più permettere di rischiare con altre “follie”, come era successo con Biancaneve. Fu solo per merito di Ub Iwerks che l'animazione disneyana riuscì ad avere un futuro. Il socio di Walt aveva infatti ideato il processo Xerox, che permetteva di trasferire sulla celluloide i disegni degli animatori, senza doverli inchiostrare. Con la feaurette Goliath II (1960) e il successivo La Carica dei 101 (1961), questo sistema entrò effettivamente in vigore, e lo studio perse di fatto il suo reparto inchiostrazione.
L'animazione come forma d'arte si salvò ma l'ideale estetico di Walt Disney finì per andare progressivamente perduto, rinunciando a quella precisa e raffinata resa pittorica che lui tanto amava. Non fu l'unica cosa a perdersi. Negli anni successivi, l'animazione disneyana si spogliò di quell'anima fiabesca tanto cara a Walt, virando verso tematiche e ambientazioni più prosaiche. Per rivedere una nuova fiaba Disney avremmo dovuto attendere La Sirenetta (1989), pellicola che segnò la fine del trentennio xerografico e l'inizio del Rinascimento anni 90. Col passare del tempo tuttavia, La Bella Addormentata nel Bosco venne fortemente rivalutato, diventando a oggi uno dei film più apprezzati del canone disneyano, al punto che la stessa Company di recente ha iniziato a intuirne il potenziale. Il cast di Sleeping Beauty è infatti tornato all'interno del lungometraggio antologico Disney Princess Enchanted Tales: Follow Your Dreams, uno dei tanti “cheapquel” firmati DisneyToon Studios, nonché nella serie tv in live action Once Upon a Time (2011). Si ricorda infine nel 2014 il kolossal Maleficent con Angelina Jolie, che ha tentato una rilettura “alla rovescia” del film del 1959, con risultati qualitativamente molto distanti dal capolavoro di Walt Disney.
Nota: si ringraziano Simone e Andrea La Rosa per il prezioso contributo informativo nella realizzazione di questa scheda.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: Sleeping Beauty
- Anno: 1959
- Durata:
- Produzione: Walt Disney
- Regia: Clyde Geronimi
- Storia: Milt Banta, Winston Hibler, Bill Peet, Erdman Penner, Joe Rinaldi, Ted Sears, Ralph Wright
- Basato su: Sleeping Beauty di Charles Perrault
- Cast: Barbara Jo Allen, Eleanor Audley, Frances Bavier, Madge Blake, Spring Byington, Mary Costa, Verna Felton, Jane Fowler, Taylor Holmes, Ed Kemmer, Barbara Luddy, Bill Shirley, Bill Thompson
- Musica: George Bruns
- Supervisione dell'Animazione: Marc Davis, Ollie Johnston, Milt Kahl, John Lounsbery, Frank Thomas
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
Barbara Jo Allen | Cast (Fauna) |
Hal Ambro | Animazione |
Ken Anderson | Production Design |
Dick Anthony | Fondali |
Ray Aragon | Layout |
Frank Armitage | Fondali |
Eleanor Audley | Cast (Maleficent); Cast (Live action model: Maleficent) |
Milt Banta | Storia |
Dale Barnhart | Animazione |
Frances Bavier | Cast (Live action model: Fairy) |
Madge Blake | Cast (Live action model: Fairy) |
Don Bluth | Animazione |
Jack Boyd | Effetti d'Animazione |
George Bruns | Musica |
Jack Buckley | Effetti d'Animazione |
Spring Byington | Cast (Live action model: Fairy) |
Bob Carlson | Animazione |
Eric Cleworth | Animazione |
Tom Codrick | Layout |
Mary Costa | Cast (Princess Aurora) |
Don Da Gradi | Production Design |
Basil Davidovich | Layout |
Marc Davis | Animatore principale |
Al Dempster | Fondali |
Walt Disney | Produttore |
Verna Felton | Cast (Flora) |
Jane Fowler | Cast (Live action model: Maleficent) |
Clyde Geronimi | Regista |
Blaine Gibson | Animazione |
George Goepper | Animazione |
Don Griffith | Layout |
Victor Haboush | Layout |
Joe Hale | Layout |
Winston Hibler | Storia |
Taylor Holmes | Cast (Stefan) |
Jack Huber | Layout |
Ralph Hulett | Fondali |
Ken Hultgren | Animazione |
Ub Iwerks | Effetti d'Animazione |
Ollie Johnston | Animatore principale |
Milt Kahl | Animatore principale |
Ed Kemmer | Cast (Live action model: Prince Phillip) |
John Kennedy | Animazione |
Hal King | Animazione |
Fred Kopietz | Animazione |
Dorse A. Lanpher | Effetti d'Animazione |
Bill Layne | Fondali |
John Lounsbery | Animatore principale |
Dick N. Lucas | Animazione |
Barbara Luddy | Cast (Merryweather) |
Don Lusk | Animazione |
Eustace Lycett | Effetti d'Animazione |
Joshua Meador | Effetti d'Animazione |
Gary Mooney | Animazione |
Fil Mottola | Fondali |
George Nicholas | Animazione |
Ernie Nordli | Layout |
Ken O'Brien | Animazione |
Tom Oreb | Animazione |
Bill Peet | Storia |
Erdman Penner | Storia |
Walt Peregoy | Fondali |
Charles Perrault | Storia Originale (Sleeping Beauty) |
Joe Rinaldi | Storia |
Anthony Rizzo | Fondali |
Ted Sears | Storia |
Bill Shirley | Cast (Prince Phillip) |
John Sibley | Animazione |
Al Stetter | Animazione |
McLaren Stewart | Layout |
Iwao Takamoto | Animazione |
Henry Tanous | Animazione |
Frank Thomas | Animatore principale |
Richard H. Thomas | Fondali |
Bill Thompson | Cast (Hubert) |
Harvey Toombs | Animazione |
Thelma Witmer | Fondali |
Ralph Wright | Storia |