Le Avventure di Winnie the Pooh

L'Origine di Winnie the Pooh

Il mondo di Winnie the Pooh nasce dalla fantasia dello scrittore inglese Alan Alexander Milne e... da quella di suo figlio, il piccolo Christopher Robin. Milne non si riteneva molto bravo a interagire con Christopher, ma pur di essergli vicino provò ad aggirare l'ostacolo, scrivendo per lui una serie di racconti che lo vedessero come protagonista. Queste storie erano ambientate in un luogo immaginario, il Bosco dei Cento Acri, in cui Christopher viveva delle bizzarre avventure in compagnia degli animali che ci abitavano. Questi personaggi altro non erano che le proiezioni dei suoi “veri” animali di pezza, fra cui spiccava proprio l'orsetto Winnie, titolare della serie e pupazzo preferito di Christopher. I racconti scritti da Milne vennero successivamente raccolti in due libri, Winnie the Pooh (1926) e The House at Pooh Corner (1928), delle cui illustrazioni si occupò il disegnatore Ernest Shepard, che col suo tratto ruvido si adattava perfettamente alle atmosfere boscose e all'aspetto peloso dei protagonisti. Lo stile ironico e l'umorismo nonsense di Milne, uniti ad un'analisi niente affatto banale della psicologia infantile, resero in breve tempo questi libri dei classici della letteratura inglese, tanto amati da attirare l'attenzione di Walt Disney.
Negli anni 60 viene dunque messo in cantiere agli studi Disney un lungometraggio animato dedicato a Winnie the Pooh, ma poco dopo l'inizio dei lavori Walt decide di cambiare strategia. I personaggi di Milne sono infatti molto famosi in Inghilterra, ma non ancora negli Stati Uniti, per cui si preferisce dare agli americani il tempo di affezionarcisi. Il lungometraggio viene così diviso in tre segmenti, che vengono rilasciati gradualmente tra il 1966 e il 1974, sottoforma di mediometraggi (featurette). L'intuizione si rivela vincente, tuttavia Disney non riuscirà a vedere il progetto giungere a compimento. Dopo la sua morte lo studio decide dunque di omaggiare Walt, rimontando insieme le tre parti e dando così forma a quel lungometraggio progettato in origine. The Many Adventures of Winnie the Pooh (1977) rappresenta dunque un'anomalia all'interno della filmografia dello studio: unico film di montaggio ad essere ospitato all'interno del canone dei classici, per meriti speciali.
Winnie the Pooh and the Honey Tree - La Storia

Il primo mediometraggio ambientato nel Bosco dei Cento Acri, Winnie the Pooh and the Honey Tree, esce nel 1966 e viene realizzato sotto l'attenta supervisione di Walt e la regia di Wolfgang Reitherman. L'orsetto Pooh passerà quindi alla storia del cinema come l'ultimissimo personaggio a cui Walt abbia mai dato vita. La storia segue abbastanza fedelmente i contenuti dei primi due capitoli del libro originale, mettendo in luce la natura episodica del testo di Milne. La featurette si articola infatti in due lunghe sequenze ben distinte, che presentano il protagonista e parte del cast principale. Nella prima lo vediamo andare a procacciarsi il miele, arrampicandosi sopra un albero e sfidando uno sciame di api. Ad aiutarlo troviamo Christopher Robin, mentre sullo sfondo fanno la loro prima apparizione il triste asinello Ih-Oh (Eeyore), il gufo Uffa (Owl) e la coppia formata dalla canguretta Kanga (Kanga) con il figlio Ro (Roo). Si tratta di un inizio piuttosto peculiare: i comportamenti ingenui di Winnie e le sue sciocche canzoncine potrebbero disorientare lo spettatore più smaliziato, spingendolo a sottovalutare la pellicola.
Tuttavia nella seconda sequenza le cose si fanno più interessanti. L'entrata in scena dell'ansiogeno coniglio Tappo (Rabbit) spinge infatti il mediometraggio su un binario differente, più ironico e maturo. La personalità di Pooh è ricavata da quella dei bambini, e di conseguenza ne conserva anche alcuni difetti, come l'egoismo e l'invadenza. Di conseguenza quindi vediamo Winnie autoinvitarsi a casa di Tappo, svuotargli la dispensa e ingrassare così tanto da rimanere incastrato sull'uscio della dimora. La situazione è a dir poco paradossale, e dai risvolti comicissimi. L'esaurimento nervoso di Tappo, che in attesa del dimagrimento di Pooh è costretto per settimane a convivere con il suo didietro in bella vista, rappresenta una delle sequenze più memorabili di questo primo mediometraggio. È inoltre da sottolineare la presenza del citello De Castor (Gopher), personaggio totalmente assente dai libri. Pur sottolineando con un gioco di parole la sua estraneità all'opera di Milne, il personaggio non susciterà le simpatie degli eredi dello scrittore, al punto che al giorno d'oggi non viene più usato.
Winnie the Pooh and the Honey Tree - L'Arte

Winnie the Pooh nasce in epoca xerografica, e ne porta all'estremo le caratteristiche. In questo primo mediometraggio è evidentissima la presenza di linee di costruzione, tracce di grafite e scarabocchi vari che aiutano a dare al tutto un sapore decisamente più schizzato, rispetto alle produzioni di quello stesso periodo. L'effetto è magnifico e stilisticamente molto appropriato perché rimanda al tratto sporco di Ernest Shepard, le cui illustrazioni per i libri originali costituiscono una fonte d'ispirazione evidente. Si può sicuramente dire che pochi progetti disneyani onorino lo spirito delle fonti originali quanto Winnie the Pooh, e la cosa è evidente se si guarda ai personaggi. Pur mantenendo il classico stile Disney impostato dai nine old men, come Eric Larson e John Lounsbery, il debito con i loro corrispettivi libreschi è evidente. Un esempio è l'aspetto di Tappo e Uffa: a differenza del resto del cast, i due non sono pupazzi, ma animali veri. Il motivo di questa differenza è che Milne creò queste due figure direttamente nei racconti, regalando al figlio il loro corrispettivo di pezza solo in un secondo momento.
L'elemento che più di ogni altro rende chiara la volontà di Disney di realizzare un adattamento dell'opera di Milne, anziché il consueto stravolgimento, è sicuramente la componente metanarrativa. Questa prima featurette, come quelle che seguiranno, è introdotta da una cornice in live action in cui si esplora la cameretta di Christopher Robin e vediamo i personaggi in forma di pupazzi. Ad un certo punto un libro si apre (topos ricorrente in molti film di Walt) e tra le pagine prendono vita i personaggi, mostrando la stessa mappa del Bosco dei Cento Acri tratteggiata da Shepard nel libro originale. Da quel momento in poi i personaggi non dimenticheranno mai di essere tra le pagine di un libro: li vedremo saltare le rilegature, giocare con le lettere e rivolgersi direttamente al narratore in più di un'occasione, in un continuo gioco metatestuale di grande finezza.
Winnie the Pooh and the Honey Tree – La Musica

Alla colonna sonora di Winnie the Pooh and the Honey Tree troviamo i Fratelli Sherman, che in epoca xerografica erano i compositori di punta dello studio. La versatilità di questo duo li aveva portati in quegli anni a comporre canzoni destinate a film animati, live action, a scrittura mista e addirittura per attrazioni di Disneyland. Gli Sherman furono chiamati a mostrare la propria abilità, realizzando delle canzoni basate sulle numerose filastrocche disseminate tra le pagine del libro, e adottando quindi uno stile più leggero del solito.
- Winnie the Pooh - Il bellissimo e trasognato tema principale immerge lo spettatore nel Bosco dei Cento Acri mentre le immagini che lo accompagnano illustrano la mappa e i personaggi che popolano questo mondo. Questa sequenza si ripete identica in tutti i mediometraggi di Winnie Pooh, ma chiaramente nel film antologico del 1977 è presente soltanto in apertura.
- Up, Down and Touch the Ground - È la prima delle sciocche filastrocche che l'orsetto intonerà per tutta la pellicola. Si tratta di un brevissimo brano che ironizza sul fatto che la ginnastica per Pooh non ha la funzione di tenersi in forma ma di farsi venire appetito.
- Rumbly in My Tumbly - Altro motivetto canticchiato da Pooh, questa volta mentre si arrampica sull'albero del miele, compiacendosi del proprio appetito. Al termine del mediometraggio si avrà un breve reprise di questo sciocco brano.
- Little Black Rain Cloud - La terza filastrocca cantata da Pooh accompagna la sequenza in cui cerca di arrampicarsi sull'albero travestito da nuvola di pioggia, dopo essersi rotolato nel fango sotto lo sguardo divertito di Christopher Robin. Il brano è in linea con gli altri, anche se ha uno stile leggermente più melodico.
- Mind Over Matter - Conosciuta anche come Heave-Oh, è la canzone che tutti i personaggi eseguono in coro e che prelude al climax finale, in cui Pooh viene finalmente tirato fuori dalla tana di Tappo, finendo per schizzare accidentalmente proprio in cima all'albero del miele, che era stato oggetto delle sue attenzioni.
Questo primo segmento del progetto Winnie the Pooh fu accolto molto bene dal pubblico, e venne in breve tempo approntata anche la seconda parte, il bellissimo Winnie the Pooh and the Blustery Day, uscito due anni dopo, nel periodo immediatamente successivo alla morte di Walt Disney.
Winnie the Pooh and the Blustery Day – La Storia

Con Winnie the Pooh and the Blustery Day il lavoro di Walt sull'orsetto di pezza creato da Milne giunge al suo apice qualitativo. Disney non riuscirà a vedere il prodotto finito giungere sul grande schermo, ma sarà comunque molto attivo durante la produzione di questo secondo segmento, lasciando la sua inconfondibile impronta. Rispetto a Winnie the Pooh and the Honey Tree, questa volta l'adattamento è leggermente meno fedele: vengono infatti mescolati insieme cinque differenti capitoli presenti nei due libri di Milne, scombinando l'ordine degli eventi. Anche questa featurette si potrebbe idealmente suddividere in due parti distinte. Nella prima assistiamo ad una “giornata molto ventosa” in cui accadono alcune cose paradossali: il piccolo porcellino di pezza Pimpi (Piglet), qui alla sua prima apparizione, viene infatti trascinato in aria come un aquilone e finisce a far visita a Uffa. Il gufo inoltre si ritroverà ben presto senza abitazione, dato che la sua casa sull'albero precipiterà a causa delle intemperie.
Nella seconda parte la “giornata molto ventosa” si trasforma in una “nottata molto piovosa”. Durante la tempesta notturna Winnie si ritrova a far la conoscenza di Tigro (Tigger), che gli piomba in casa del tutto inaspettatamente, e a dover fare i conti con la minaccia inesistente degli “efelanti e noddole”, in una sequenza onirica davvero strepitosa. All'alba l'intero Bosco dei Cento Acri è allagato, fornendo il pretesto per un climax conclusivo dal sapore leggermente avventuroso, benché minimalista. Il punto di forza di Winnie the Pooh and the Blustery Day è dunque la densità narrativa e la ricchezza di concetti e personaggi nuovi. Il mediometraggio è infatti più interessante del suo predecessore dato che, non dovendo ripresentare daccapo tutto il cast principale, si può dunque concentrare sul resto, regalando una vicenda dal respiro più ampio, una colonna sonora straordinaria e una sequenza, quella dell'incubo di Pooh, dal sapore vagamente angoscioso. Non manca inoltre il classico umorismo nonsense, il cui punto più alto viene raggiunto quando Pimpi per un equivoco si autoconvince di dover regalare la sua dimora a Uffa, rimasto sprovvisto della sua.
Winnie the Pooh and the Blustery Day – L'Arte

Il comparto grafico di questo secondo mediometraggio riprende in tutto e per tutto l'impostazione del suo predecessore. La tecnica Xerox viene usata al massimo del suo potenziale, ricordando lo stile grafico delle illustrazioni di Ernest Shepard, che corredavano i volumi originali. Viene mantenuta inoltre l'introduzione live action e la successiva transizione sulle pagine del libro, che continuano a costituire una cornice metanarrativa di prim'ordine, permettendo gag surreali e la frequente rottura della quarta parete. Una parentesi a sé è costituita dalla sequenza del sogno di Pooh, ambientata in un mondo surreale in cui le regole codificate fino a questo momento possono essere facilmente stravolte. L'animazione porta la firma di alcuni fra i migliori veterani dello studio, impegnati a dare vita ai nuovi personaggi.
La prima new entry è Pimpi, che viene introdotto con la consueta dose di umorismo e giochi di parole che contraddistingue l'opera di Milne: accanto alla sua casetta appare un cartello rotto che reca la scritta incompleta “Trespassers Will”, che lui crede essere il nome di suo nonno, anziché un semplice segnale di divieto eroso dal tempo. Pimpi andrà a costituire con Pooh una coppia inseparabile, e non è un caso quindi che i due personaggi siano animati da un duo di artisti inseparabili anche nella vita reale: Frank Thomas e Ollie Johnston. Non è la prima volta che i due amiconi lavorano insieme, proiettando il loro affiatamento anche sui personaggi da loro disegnati: ne sono un perfetto esempio Mowgli e Baloo in The Jungle Book (1967). Non si capisce dove inizi il lavoro dell'uno e finisca quello dell'altro, specialmente nelle sequenze in cui i due appaiono contemporaneamente, e in cui Pooh mostra uno stile di disegno piuttosto diverso dal solito.
Winnie the Pooh and the Blustery Day segna anche l'esordio di Tigro, il personaggio più esplosivo della compagnia. Si tratta di una rappresentazione arguta dell'aspetto più incontenibile e irruente della psicologia infantile, un caratterista capace di uscire continuamente dagli schemi, senza un attimo di respiro. Ogni suo movimento o espressione è un capolavoro: Tigro è sicuramente il personaggio visivamente più impressionante di tutti e non è un caso che sia stato affidato ad un vero fuoriclasse, il virtuoso della matita Milt Kahl, specializzato in personaggi borderline e sopra le righe. Del gruppo dei nine old men ritroviamo inoltre John Lounsbery, responsabile di Uffa, e Wolfgang Reitherman, che non si è occupato dell'animazione bensì della regia.
Winnie the Pooh and the Blustery Day – La Musica

La colonna sonora di questa seconda avventura di Pooh vede ancora una volta i Fratelli Sherman nel ruolo di compositori. I due artisti riescono a offrire qualcosa di ancora superiore rispetto a quanto fatto nel mediometraggio precedente. Il classico tema di Winnie the Pooh rimane nella sequenza di presentazione, ma le canzoni che seguono vanno oltre la semplice collezione di filastrocche presentate nel 1966.
- A Rather Blustery Day - È l'unica canzone del set a seguire nuovamente la formula di Winnie the Pooh and the Honey Tree, mostrandoci l'orsetto intento a canticchiare qualcosa che ha senso solo nella sua testa.
- The Wonderful Thing About Tiggers - Il frizzante motivetto di presentazione di Tigro è breve ma assolutamente incisivo, e rimarrà impresso nelle menti di molte persone. La canzoncina verrà riciclata nel terzo segmento, prodotto qualche anno dopo, ma anche in numerose produzioni successive come Winnie the Pooh (2011) e soprattutto nel lungometraggio firmato DisneyToon Studios, The Tigger Movie (2000), in una versione opportunamente estesa.
- Heffalumps and Woozles - Più che un prodotto per l'infanzia il Winnie Pooh disneyano è un'opera sull'infanzia, che analizza l'immaginario dei bambini in tutte le sue sfaccettature, compresa quella che in genere non viene trattata: la paura. Suggestionato dalle parole di Tigro, che lo mette in guardia dagli elefanti e donnole, presunti ladri di miele, l'orsetto Pooh fa un incubo in cui si ritrova a fronteggiare gli “efelanti e noddole”, grottesche trasfigurazioni verbali e visive di questi animali. La sequenza è surreale, ipnotica e leggermente dark, come anche la canzone che la accompagna, e rappresenta probabilmente il punto più alto di questo corpus. Il riferimento diretto è ovviamente ad altre animazioni disneyane parimenti psichedeliche, come la classicissima Pink Elephants on Parade di Dumbo (1941), ma anche la Silly Symphony Lullaby Land (1933), capolavori onirici di cui viene raccolto degnamente il testimone.
- The Rain Rain Rain Came Down Down Down - Dopo la nottata tempestosa ecco una canzoncina più leggera in cui si descrivono con umorismo gli effetti del diluvio, mostrando i personaggi far fronte all'emergenza. È un brano orecchiabile che accompagna immagini tenere e di grande atmosfera.
- Hip Hip Pooh-Ray! - La canzone che i personaggi cantano in coro celebrando il lieto fine, ha alcuni punti di contatto con Heave-Oh, che concludeva invece il mediometraggio precedente. Da notare che per la prima volta il cast sfila al gran completo, arricchito dalle due new entry.
La grandissima qualità del segmento non passerà inosservata e frutterà all'orsetto un Oscar come miglior cortometraggio animato. I lavori sulla terza parte del progetto però non furono così immediati, dovendo far fronte ai duri contraccolpi dovuti alla morte di Walt, e ci vollero ben sei anni per riuscire a portare nei cinema il successivo mediometraggio, Winnie the Pooh and Tigger Too!.
Winnie the Pooh and Tigger Too! – La Storia

Con Winnie the Pooh and Tigger Too! il progetto di Walt sull'orsetto giunge al suo naturale capolinea. Questo terzo mediometraggio arriva però soltanto nel 1974, in una fase di passaggio della storia degli studios, motivo per cui è possibile riscontrare delle lievi differenze stilistiche, sia nello storytelling che nel comparto grafico. Questa volta a venir adattati (e invertiti) sono due capitoli tratti dal secondo libro di Milne in cui Tigro è protagonista assoluto, ma c'è spazio anche per una breve sequenza tratta dal primo volume. Stranamente non sono presenti nuovi numeri musicali, se si escludono ovviamente il tema principale Winnie the Pooh, che come di consueto apre il mediometraggio, e un reprise di The Wonderful Thing About Tiggers, tema ufficiale di quello che stavolta è a tutti gli effetti il protagonista. Il motivo di questa anomalia è probabilmente il ritiro dei Fratelli Sherman, che avevano curato le precedenti colonne sonore, ma che negli anni 70 avevano ormai abbandonato lo studio.
Le sequenze che compongono questa featurette sono ancora una volta due. Nella prima Tappo organizza un brutto scherzo ai danni di Tigro, per mortificarlo e fargli perdere l'abitudine di saltare. Il piano consiste nel fingere di abbandonarlo nel profondo della foresta, stratagemma che chiaramente gli si ritorcerà contro. È bene ricordare che sebbene nel mondo infantile dei personaggi di Milne sia assente la malizia, questo non significa che i personaggi non possano assumere comportamenti negativi, come dimostra la totale amoralità con cui Winnie e Pimpi decidono di appoggiare il piano di Tappo, senza porsi alcun dubbio. La seconda parte è ambientata in inverno, e vede Tigro rimanere vittima della sua mania, che lo porterà in cima ad un albero dal quale non riuscirà più a scendere. Va sottolineato che in questa sequenza vediamo Tigro stringere un rapporto speciale con il piccolo cangurino Roo, facendogli un po' da fratello maggiore, rapporto che verrà esplorato anche in alcune produzioni successive firmate dai reparti televisivi.
Winnie the Pooh and Tigger Too! – L'Arte

La terza parte del progetto Winnie Pooh è sicuramente valida, pur perdendo un po' il confronto con il magnifico Winnie the Pooh and the Blustery Day, specialmente nell'edizione definitiva del 1977 in cui i due segmenti vengono abbinati in maniera un po' anticlimatica. Anche qui lo stile xerografico si sente parecchio, ricordando il look dei libri originali, ma quella che viene esplorata ancor più è la natura metanarrativa della serie. Come sempre è presente un'introduzione live action, a cui segue l'ingresso all'interno del libro, dove avverranno vicende ancor più surreali che in passato. Nella scena in cui i personaggi si perdono nel bosco girando in tondo li vedremo viaggiare tra un'illustrazione e l'altra ritornando spesso al punto di partenza, e nella sequenza finale il problemino di vertigini del povero Tigro verrà risolto proprio... chiedendo aiuto al narratore, il quale lo farà scivolare sul dorso del muro di testo.
In questo momento della storia degli studios qualcosa sta cambiando all'interno della squadra di animatori conosciuta come i nine old men. Wolgang Reitherman ora figura solo come produttore, mentre la regia passa in mano a John Lounsbery. Come in precedenza, Milt Kahl si occupa di Tigro, mentre Frank Thomas e Ollie Johnston danno vita a Winnie e Pimpi. È presente però anche un manipolo di nuovi artisti, cresciuti sotto l'ala del maestro Eric Larson, fra cui si distinguono Dale Baer e Ron Clements, primi semi di quella che sarà la seconda generazione di animatori. Parallelamente a loro, sta emergendo anche la cerchia di animatori che più tardi si metterà in proprio insieme a Don Bluth, fra cui ricordiamo John Pomeroy e Gary Goldman, il cui stile inizia già a trasparire. Infine una menzione speciale va a Burny Mattinson, che qui figura come animatore e che in futuro sarà sceneggiatore del nuovo Winnie the Pooh (2011), ponendosi come punto d'unione tra il passato e il futuro dello studio.
Epilogo – Il Futuro di un Orsetto

Come si è visto, una volta portato a termine il progetto, i tre mediometraggi vennero finalmente montati insieme in quello che viene considerato oggi il 22° lungometraggio del Canone WDAS. The Many Adventures of Winnie the Pooh collega i tre segmenti tramite un paio di animazioni di raccordo, appositamente realizzate, ma serba anche una sorpresa: una sequenza del tutto nuova, collocata in chiusura, in cui vediamo Christopher Robin dire addio alla propria infanzia. Questo malinconico epilogo altro non è che l'ultimo racconto di Milne, adattato con classe e gran sensibilità. Non si tratta di una scena drammatica o stucchevole, ma di un momento delicato: tutto quello che vediamo è un bambino che con un giro di parole comunica al suo orsetto che nei prossimi tempi avrà meno tempo per frequentare il Bosco. Il narratore spiega al pubblico che il motivo è l'inizio della scuola, tuttavia Winnie non sembra nemmeno rendersi conto di quanto accadrà di lì a poco, e tutto quello che riesce a fare è promettere di non dimenticarlo, nemmeno quando Christopher avrà cent'anni. “Quanti ne avrò io, allora?”, chiede e la poetica risposta che riceve è “Novantanove, sciocco di un orsetto!”. Con questo tenero messaggio di ”sudditanza“ si chiude così il primo film animato visto con l'ottica di un giocattolo.
Il successo di Winnie the Pooh fu travolgente e duraturo, e il personaggio si vide dedicare tra le tante cose, addirittura una striscia sui quotidiani. Nel 1983 venne inoltre realizzato un quarto mediometraggio, Winnie the Pooh and a Day for Eeyore, la cui animazione venne però prodotta esternamente. Sarebbe stato solo l'inizio del lungo periodo apocrifo vissuto dall'orsetto, che nel giro di tre decenni divenne protagonista di un grandissimo numero di lungometraggi e serie animate, prodotti esclusivamente dai reparti televisivi sotto altre etichette. Sebbene alcune di queste animazioni dimostrassero una certa cura, come The Tigger Movie (2000), la qualità complessivamente altalenante di tali prodotti finì tuttavia per affossare il franchise, facendo subire a Winnie un triste declino. La situazione si risolse nel 2011 quando ai Walt Disney Animation Studios venne finalmente commissionato un nuovo lungometraggio canonico con protagonista l'orsetto. Intitolato semplicemente Winnie the Pooh, il 51° Classico Disney riuscì nel difficile compito di ridare lustro all'opera dei nine old men, offrendo l'opportunità a Mark Henn, Andreas Deja, Eric Goldberg e molti altri di portare finalmente avanti l'opera dei loro maestri.


di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica
- Titolo originale: The Many Adventures of Winnie the Pooh
- Anno: 1977
- Durata:
Credits
Nome | Ruolo |
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Bibliografia
Fonte:
- A.A. Milne, E.H. Shepard, Winnie The Pooh (1926: Melthuen & Co. Ltd., London [UK]; E.P. Dutton [US]). Dutton’s Edition Facsimile (2017: Penguin Random House).
- A.A. Milne, E.H. Shepard, The House At Pooh Corner (1928: Melthuen & Co. Ltd., London [UK]; E.P. Dutton [US]). Dutton’s Edition Facsimile (2018: Penguin Random House).
- A.A. Milne, E.H. Shepard, When We Were Very Young(1924: Melthuen & Co. Ltd., London [UK]; E.P. Dutton [US]). Dutton’s Edition Facsimile (2020: Penguin Random House).
- A.A. Milne, E.H. Shepard, Now We Are Six (1927: Melthuen & Co. Ltd., London [UK]). Dutton’s Edition Facsimile (2020: Penguin Random House).
- A.A. Milne, E.H. Shepard, Winnie The Pooh: The CompleteCollection of Stories and Poems (1994: Egmont [UK]). New Edition (2016: Egmont [UK]).
Film:
- Christopher Finch, Winnie The Pooh: A Celebration of the Silly Old Bear (2000: Disney Editions [US]). Updated Edition (2011: Disney Editions [US]).
Eredità:
- Disney 365 Days With Winnie the Pooh (2019: Dark Horse Comics [US])
- The Art of Winnie the Pooh (2006: Disney Editions [US])
Home Entertainment
- [1] The Many Adventures of Winnie the Pooh (1981 VHS, 1982 LD: Walt Disney Home Video).
- [2] The Many Adventures of Winnie the Pooh – Masterpiece Collection(1996 VHS, 1996 LD: Walt Disney Home Video).
- [3] The Many Adventures of Winnie the Pooh – 25th Anniversary Edition (2002 VHS, 2002 DVD: Buena Vista Home Entertainment).
- [4] The Many Adventures of Winnie the Pooh – The Friendship Edition (2007 DVD: Buena Vista Home Entertainment).
- [5] The Many Adventures of Winnie the Pooh (2013 BRAY/DVD: Buena Vista Home Entertainment).
Extra
- The Many Adventures of Winnie the Pooh - The Story Behind the Masterpiece (Making Of)[2][3][4][5]
- Pooh's Pop-Up Fun Facts (Text Commentary)[3][4]
- The Winnie the Pooh Art Gallery [3][4]
- “Winnie The Pooh Theme Song” - Performed by Carly Simon (Music Video) [3][4][5]