Tomorrowland - Il Mondo di Domani
Walt e il Futuro: Una Storia d'Amore
In quasi un secolo di storia disneyana, la dicitura “Tomorrowland” è stata impiegata molte volte e in modi sempre differenti. Walt Disney del resto era un progressista, e l'interesse verso il futuro aveva sempre fatto parte del suo immaginario. Non c'è da stupirsi quindi che questa etichetta salti fuori per la prima volta proprio in occasione dell'apertura di Disneyland. Tomorrowland era infatti la quarta area del parco tematico, quella dedicata al progresso scientifico e alla fantascienza. La presenza di un'area futuristica, insieme ad altre zone più marcatamente nostalgiche come Frontierland o Main Street, faceva ben capire come nell'immaginario di Walt convivessero tradizione e innovazione. Per pubblicizzare la sua Disneyland, Walt Disney varò una serie televisiva con lo stesso titolo, nella quale mostrare al pubblico materiale d'archivio e filmati nuovi di zecca. Anche questa trasmissione presentava la stessa suddivisione tematica delle aree del parco. Gli episodi potevano infatti appartenere ai quattro filoni principali: Fantasyland proponeva segmenti animati, Adventureland documentari naturalistici, Frontierland serie televisive western e così via. Il materiale relativo a Tomorrowland era invece assai più raro e prezioso, e consisteva in un quartetto di bellissimi documentari, diretti in prevalenza dal grande Ward Kimball.
All'interno di questa miniserie trovavano spazio interventi di grandi scienziati dell'epoca, ma anche delle divertentissime sequenze animate dallo stesso Kimball, in cui questi temi venivano trattati con una notevole carica ironica. Oltre all'area tematica di Disneyland e alla bella miniserie di Kimball, in questa rassegna non si può fare a meno di citare EPCOT, quello che è il più grande progetto mai ideato da Walt Disney. L'idea era di impiegare una vasta area attigua al suo secondo parco, in Florida, per creare una comunità sperimentale destinata agli scienziati e alle loro famiglie. In questa utopistica città del domani, la qualità della vita sarebbe dovuta crescere notevolmente, utilizzando alcuni innovativi principi urbanistici. La sua morte purtroppo fermò il progetto, e si preferì quindi trasformare EPCOT in una sorta di esposizione permanente a tema scientifico. Sebbene Walt fosse probabilmente troppo avanti per l'epoca, le sue idee e il suo approccio alla vita filtrano ancora oggi in alcune opere prodotte dalla sua azienda. Si ricordano ad esempio il cortometraggio Fun with Mr. Future (1982), o il classico d'animazione Meet the Robinsons (2007), in cui Tomorrowland è ancora l'ideale protagonista. Ma il punto d'arrivo di questa bizzarra storia d'amore tra Walt e il futuro è sicuramente il live action Tomorrowland – A World Beyond.
Un “A113 Film”
In un momento storico in cui sembra che la Disney Company si sia lasciata andare all'eterna ricapitolazione, arrivando a mettere in cantiere una nutrita lineup di seguiti e remake dei suoi film animati, è sorprendente che ci sia ancora spazio nella sua produzione live action per prodotti come Tomorrowland. Il lungometraggio si posiziona sulla scia di Saving Mr. Banks (2014), proponendo una storia del tutto originale, ma affondando le mani nel passato stesso della Disney. A differenza di produzioni coeve come il live action di Cinderella (2015), qui non si tratta di semplice sfruttamento di un franchise noto, ma di un rispettoso e intelligente omaggio alla tradizione. L'approccio filologico e appassionato non è fine a sé stesso, ma viene messo al servizio di una storia completamente nuova e interessante. Il motivo di tanta pregevolezza sta sicuramente nel fatto che Tomorrowland è prima di ogni altra cosa un film autoriale, che porta la firma di alcuni dei migliori artisti che abbiano mai lavorato sotto le insegne della Company. A dirigerlo troviamo infatti l'immenso Brad Bird. Il regista aveva già dato prova della sua versatilità firmando sia film d'animazione come Il Gigante di Ferro (1999) sia live action come Mission Impossibile – Protocollo Fantasma (2011). È però entrando a far parte degli studi Pixar che Bird ha visto consolidare la sua fama, grazie a due importantissime pellicole quali Gli Incredibili (2004) e lo straordinario Ratatouille (2007).
Il suo avere il cinema d'animazione e la tradizione disneyana nel sangue, ne ha fatto un candidato ideale per portare in scena un film così peculiare. A scriverlo insieme a lui troviamo uno sceneggiatore d'eccezione, quel Damon Lindelof, che di recente ha lavorato a kolossal quali Prometheus (2012) e Star Trek Into Darkness (2013). Lindelof deve però il suo successo a Lost (2004-2010), la più importante serie televisiva mai prodotta dalla Disney, di cui è stato showrunner. Lost fu un esperimento ambizioso, una visionaria commistione di elementi tra loro diversissimi, al servizio di una storia profonda e filosofica. Queste stesse caratteristiche si possono ritrovare in Tomorrowland, compresa quella nuova forma di marketing “virale”, tanto cara a J. J. Abrams. Per quanto riguarda la colonna sonora, troviamo invece l'eccellente Michael Giacchino, già compositore per Lost e per svariati film Pixar, e quindi ideale connettore tra le carriere di Lindelof e Bird. Non è strano quindi, che data la caratura autoriale del lungometraggio e la sua stretta connessione con la Disney animata, si sia voluto identificarlo nei crediti iniziali come un A113 Film, sfoggiando con fierezza il numero identificativo della classe frequentata dallo stesso Bird al CalArts tanto tempo fa, insieme ad alcuni dei più grandi animatori dell'attuale generazione.
Come Fare un Buon Film d'Azione
La storia di Tomorrowland è quella di un'iniziazione. Anzi di due differenti iniziazioni: quella di Frank (George Clooney), invitato a far parte dell'utopistica comunità di Tomorrowland, in occasione della grande fiera di New York del 1964, e quella della giovane Casey (Britt Robertson) che tanti anni dopo ne ripercorre le orme. Nella mitologia del lungometraggio, la città del domani è frutto della comunanza d'intenti della società segreta conosciuta come Plus Ultra, e composta da alcune delle più grandi menti dell'ottocento: Verne, Edison, Tesla ed Eiffel, i quali hanno individuato una dimensione parallela in cui poter mettere a frutto il loro genio, liberi dalle limitazioni politiche del nostro mondo. Il ruolo di Walt Disney in tutto questo è quello di “complice” del progetto, del quale l'omonima area tematica di Disneyland altro non è che una copertura. La bravura di Bird sta tutta nel riuscire a trascinare emotivamente il pubblico all'interno della testa di Casey, facendolo compartecipare della sua eccitazione e del suo stupore, complice l'interpretazione frizzante della Robertson. I dialoghi sono sempre brillanti e mai banali, mentre le scene d'azione riescono a coinvolgere immancabilmente lo spettatore, senza far mai calare l'attenzione.
Non c'è inseguimento, sparatoria o colluttazione che non abbia un peso narrativo ed emotivo, oltre ad una sua valenza estetica. E questo è evidente fin dalle prime scene, in grado di accendere l'interesse come poche altre cose: il momento in cui per la prima volta Casey tocca la spilletta e si ritrova in un campo di grano, il piano sequenza con cui assistiamo alla sua prima esplorazione di Tomorrowland, la mancata corrispondenza tra ciò che lei vede e il mondo fisico che sente intorno a sé. Persino quando in fase avanzata si ritrova presso un ascensore che le mostra quelle che saranno le sue reazioni da lì a pochi secondi, ci si rende conto di quanto il film sia stato scritto con grazia, originalità ed eleganza. L'esperienza di Bird nel campo dell'animazione gli ha dunque insegnato un buon numero di trucchi, utili a valorizzare la propria opera. Nei film animati lo storytelling e la messinscena devono essere sintetici e incisivi, non c'è spazio per le ridondanze e non ci si può permettere di portare sullo schermo scenari poco interessanti o personaggi deboli. Il fatto che in Tomorrowland si riesca in breve tempo a provare simpatia per la protagonista, per il disilluso Frank e persino per Athena, la bambina robot che li accompagna, è l'ulteriore riprova di quanto l'animazione abbia ancora da insegnare al cinema in generale.
Il Lupo Sbagliato
Se in un combattimento tra due lupi, uno rappresenta la disperazione e l'altro rappresenta la speranza, quale dei due vincerà lo scontro? Non certo la speranza, bensì il lupo nutrito meglio. E' questa la metafora che Tomorrowland usa per lanciare al pubblico il suo messaggio. Nella seconda parte infatti i protagonisti si ritrovano di fronte alla vera minaccia del film, una profezia che predice la fine dell'umanità. Questa stessa idea era ben presente anche nell'altra grande opera di Lindelof, la serie Lost in cui ad annunciare l'estinzione del genere umano era invece la stringa dei numeri maledetti conosciuti come “equazione di Valenzetti”, nella cui tirannide erano invischiati tutti i personaggi. Come in Lost, anche qui il disastro è imminente e reale, e l'unico modo per sventarlo è imparare a ragionare in altri termini: non rassegnarsi ad esso, ma imporre agli eventi la propria volontà e impedire di farsi risucchiare in quella spirale di depressione che rischia di far autoavverare la profezia stessa. L'umanità rischia grosso, perché anziché aver preso contromisure per impedire la fine ha preferito crogiolarsi nella propria impotenza, dando vita ai cosiddetti disaster movie e rendendo così l'apocalisse quasi un fatto di costume a cui abituarsi. La ribellione di Casey a tutto questo, e l'invito a non nutrire “il lupo sbagliato”, è la chiave per comprendere il senso dell'intero film.
A ben vedere, l'invito a sognare, a prendere in mano il proprio destino, non è un concetto così diverso da ciò che viene ripetuto da decenni in questo genere di film, ma il fatto che venga esposto in questi termini, usando un linguaggio ricercato e dei riferimenti così specifici dà al tutto un sapore diverso. Eppure, in tanta bellezza, si ha la sensazione che qualcosa manchi. Le origini di Tomorrowland vengono infatti raccontate molto velocemente, e non vengono date molte informazioni sulla natura del luogo, né su quale sia stato il suo effettivo destino durante gli anni in cui Frank è stato assente. Nel trailer inoltre veniva menzionato esplicitamente lo stesso Walt Disney, facendo chiarezza sul suo ruolo. Ma quel materiale è stato evidentemente rimosso, dato che nel montaggio finale del film non c'è traccia di tale spiegazione. L'ipotesi che qualcosa possa essere andato perduto in post-produzione non è affatto peregrina, specie se si pensa ai danni recentemente subiti dallo stesso Maleficent, a cui era stato brutalmente asportato l'inizio, minando la coerenza interna della storia.
Quello che Manca
Un altro perfetto esempio di ciò che il film poteva offrire è il cortometraggio The Origins of Plus Ultra. Si tratta di un breve segmento animato di tre minuti, che spiega l'origine di Tomorrowland, rifacendosi in tutto e per tutto allo stile dell'animazione di Ward Kimball. La mimesi con la limited animation usata all'epoca per le produzioni di taglio didascalico è veramente stupefacente, e tradisce tutta la cura e la passione di chi l'ha realizzato. Il corto era stato pensato per far parte del lungometraggio vero e proprio, inscrivendolo così nella tradizione dei film a scrittura mista, ma ad un certo punto si è preferito tagliarlo completamente e diffonderlo come short promozionale, nell'ambito di una campagna virale. Il perimetro di tutto ciò che manca rimane però evidente nel film, in cui riferimenti e citazioni alla storia disneyana si sprecano. Basti pensare che in apertura si visita l'Expo del 1964, mostrando tutto quello che Walt aveva fatto realizzare per l'occasione (e che avrebbe in un secondo momento trasferito nella sua Disneyland), dalle attrazioni alla canzoncina scritta dai Fratelli Sherman There's a Great Big Beautiful Tomorrow.
Emblematico poi il fatto che l'ingresso per Tomorrowland passi attraverso il celeberrimo dark ride It's a Small World, concepito da Walt in collaborazione con l'Unicef, e a cui lavorarono gli stessi Sherman e Mary Blair. Si può pensare che dietro questa giungla di riferimenti e citazioni ci sia la volontà di giocare con la stessa natura del marketing virale, facendo andare lo spettatore a caccia di informazioni attraverso un progetto multimediale. Probabilmente però la verità è molto più semplice: un progetto così ambizioso, filologico e stratificato potrebbe non aver convinto fino in fondo una Company desiderosa invece di andare sul sicuro, e abituata a proporre al pubblico rimasticamenti di franchise e personaggi già noti. Il sospetto è che su Tomorrowland non si sia puntato molto, e che si sia tentata la strada della semplificazione, della normalizzazione. Il fatto che né la critica, né il pubblico abbiano riservato a questo splendido lavoro l'accoglienza che meritava spingerebbe a credere che tali sospetti fossero fondati, e che gli spettatori realmente ricettivi a questo genere di film siano ormai pochi. D'altra parte il messaggio del film porta a chiedersi se la cose stiano davvero così o se siamo piuttosto caduti anche noi in quello sgradevole circolo vizioso della profezia che si auto-avvera.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: Tomorrowland
- Anno: 2015
- Durata:
- Regia: Brad Bird
- Storia: Brad Bird, Jeff Jensen, Damon Lindelof
Credits
Nome | Ruolo |
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Brad Bird | Regista; Sceneggiatore; Storia |
Jeff Jensen | Storia |
Damon Lindelof | Sceneggiatore; Storia |