Troppo Vento per Winnie the Pooh

Il Migliore dei Tre

Con Winnie the Pooh and the Blustery Day il lavoro di Walt sull'orsetto di pezza creato da Milne giunge al suo apice qualitativo. Disney non riuscirà a vedere il prodotto finito giungere sul grande schermo, ma sarà comunque molto attivo durante la produzione di questo secondo segmento, lasciando la sua inconfondibile impronta. Rispetto a Winnie the Pooh and the Honey Tree, questa volta l'adattamento è leggermente meno fedele: vengono infatti mescolati insieme cinque differenti capitoli presenti nei due libri di Milne, scombinando l'ordine degli eventi. Anche questa featurette si potrebbe idealmente suddividere in due parti distinte. Nella prima assistiamo ad una “giornata molto ventosa” in cui accadono alcune cose paradossali: il piccolo porcellino di pezza Pimpi (Piglet), qui alla sua prima apparizione, viene infatti trascinato in aria come un aquilone e finisce a far visita a Uffa. Il gufo inoltre si ritroverà ben presto senza abitazione, dato che la sua casa sull'albero precipiterà a causa delle intemperie.

Nella seconda parte la “giornata molto ventosa” si trasforma in una “nottata molto piovosa”. Durante la tempesta notturna Winnie si ritrova a far la conoscenza di Tigro (Tigger), che gli piomba in casa del tutto inaspettatamente, e a dover fare i conti con la minaccia inesistente degli “efelanti e noddole”, in una sequenza onirica davvero strepitosa. All'alba l'intero Bosco dei Cento Acri è allagato, fornendo il pretesto per un climax conclusivo dal sapore leggermente avventuroso, benché minimalista. Il punto di forza di Winnie the Pooh and the Blustery Day è dunque la densità narrativa e la ricchezza di concetti e personaggi nuovi. Il mediometraggio è infatti più interessante del suo predecessore dato che, non dovendo ripresentare daccapo tutto il cast principale, si può dunque concentrare sul resto, regalando una vicenda dal respiro più ampio, una colonna sonora straordinaria e una sequenza, quella dell'incubo di Pooh, dal sapore vagamente angoscioso. Non manca inoltre il classico umorismo nonsense, il cui punto più alto viene raggiunto quando Pimpi per un equivoco si autoconvince di dover regalare la sua dimora a Uffa, rimasto sprovvisto della sua.

Pimpi e Tigro

Il comparto grafico di questo secondo mediometraggio riprende in tutto e per tutto l'impostazione del suo predecessore. La tecnica Xerox viene usata al massimo del suo potenziale, ricordando lo stile grafico delle illustrazioni di Ernest Shepard, che corredavano i volumi originali. Viene mantenuta inoltre l'introduzione live action e la successiva transizione sulle pagine del libro, che continuano a costituire una cornice metanarrativa di prim'ordine, permettendo gag surreali e la frequente rottura della quarta parete. Una parentesi a sé è costituita dalla sequenza del sogno di Pooh, ambientata in un mondo surreale in cui le regole codificate fino a questo momento possono essere facilmente stravolte. L'animazione porta la firma di alcuni fra i migliori veterani dello studio, impegnati a dare vita ai nuovi personaggi.

La prima new entry è Pimpi, che viene introdotto con la consueta dose di umorismo e giochi di parole che contraddistingue l'opera di Milne: accanto alla sua casetta appare un cartello rotto che reca la scritta incompleta “Trespassers Will”, che lui crede essere il nome di suo nonno, anziché un semplice segnale di divieto eroso dal tempo. Pimpi andrà a costituire con Pooh una coppia inseparabile, e non è un caso quindi che i due personaggi siano animati da un duo di artisti inseparabili anche nella vita reale: Frank Thomas e Ollie Johnston. Non è la prima volta che i due amiconi lavorano insieme, proiettando il loro affiatamento anche sui personaggi da loro disegnati: ne sono un perfetto esempio Mowgli e Baloo in The Jungle Book (1967). Non si capisce dove inizi il lavoro dell'uno e finisca quello dell'altro, specialmente nelle sequenze in cui i due appaiono contemporaneamente, e in cui Pooh mostra uno stile di disegno piuttosto diverso dal solito.

Winnie the Pooh and the Blustery Day segna anche l'esordio di Tigro, il personaggio più esplosivo della compagnia. Si tratta di una rappresentazione arguta dell'aspetto più incontenibile e irruente della psicologia infantile, un caratterista capace di uscire continuamente dagli schemi, senza un attimo di respiro. Ogni suo movimento o espressione è un capolavoro: Tigro è sicuramente il personaggio visivamente più impressionante di tutti e non è un caso che sia stato affidato ad un vero fuoriclasse, il virtuoso della matita Milt Kahl, specializzato in personaggi borderline e sopra le righe. Del gruppo dei nine old men ritroviamo inoltre John Lounsbery, responsabile di Uffa, e Wolfgang Reitherman, che non si è occupato dell'animazione bensì della regia.

Efelanti e Noddole

La colonna sonora di questa seconda avventura di Pooh vede ancora una volta i Fratelli Sherman nel ruolo di compositori. I due artisti riescono a offrire qualcosa di ancora superiore rispetto a quanto fatto nel mediometraggio precedente. Il classico tema di Winnie the Pooh rimane nella sequenza di presentazione, ma le canzoni che seguono vanno oltre la semplice collezione di filastrocche presentate nel 1966.

  • A Rather Blustery Day - È l'unica canzone del set a seguire nuovamente la formula di Winnie the Pooh and the Honey Tree, mostrandoci l'orsetto intento a canticchiare qualcosa che ha senso solo nella sua testa.
  • The Wonderful Thing About Tiggers - Il frizzante motivetto di presentazione di Tigro è breve ma assolutamente incisivo, e rimarrà impresso nelle menti di molte persone. La canzoncina verrà riciclata nel terzo segmento, prodotto qualche anno dopo, ma anche in numerose produzioni successive come Winnie the Pooh (2011) e soprattutto nel lungometraggio firmato DisneyToon Studios, The Tigger Movie (2000), in una versione opportunamente estesa.
  • Heffalumps and Woozles - Più che un prodotto per l'infanzia il Winnie Pooh disneyano è un'opera sull'infanzia, che analizza l'immaginario dei bambini in tutte le sue sfaccettature, compresa quella che in genere non viene trattata: la paura. Suggestionato dalle parole di Tigro, che lo mette in guardia dagli elefanti e donnole, presunti ladri di miele, l'orsetto Pooh fa un incubo in cui si ritrova a fronteggiare gli “efelanti e noddole”, grottesche trasfigurazioni verbali e visive di questi animali. La sequenza è surreale, ipnotica e leggermente dark, come anche la canzone che la accompagna, e rappresenta probabilmente il punto più alto di questo corpus. Il riferimento diretto è ovviamente ad altre animazioni disneyane parimenti psichedeliche, come la classicissima Pink Elephants on Parade di Dumbo (1941), ma anche la Silly Symphony Lullaby Land (1933), capolavori onirici di cui viene raccolto degnamente il testimone.
  • The Rain Rain Rain Came Down Down Down - Dopo la nottata tempestosa ecco una canzoncina più leggera in cui si descrivono con umorismo gli effetti del diluvio, mostrando i personaggi far fronte all'emergenza. È un brano orecchiabile che accompagna immagini tenere e di grande atmosfera.
  • Hip Hip Pooh-Ray! - La canzone che i personaggi cantano in coro celebrando il lieto fine, ha alcuni punti di contatto con Heave-Oh, che concludeva invece il mediometraggio precedente. Da notare che per la prima volta il cast sfila al gran completo, arricchito dalle due new entry.

La grandissima qualità del segmento non passerà inosservata e frutterà all'orsetto un Oscar come miglior cortometraggio animato. I lavori sulla terza parte del progetto però non furono così immediati, dovendo far fronte ai duri contraccolpi dovuti alla morte di Walt, e ci vollero ben sei anni per riuscire a portare nei cinema il successivo mediometraggio, Winnie the Pooh and Tigger Too!.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Winnie the Pooh and the Blustery Day
  • Anno: 1968
  • Durata:
Nome Ruolo