In Viaggio con Pippo
Stravolgimenti Televisivi
In Viaggio con Pippo è un'autentica e straordinaria anomalia all'interno della filmografia disneyana, per varie ragioni. Innanzitutto è un lungometraggio interamente dedicato a Pippo, cosa rara per un personaggio appartenente alla schiera degli standard characters. Poi possiede un'anima derivativa, dato che nasce come film tratto dalla serie televisiva Goof Troop, ma è anche indipendente da essa. È infine il frutto dell'inedita comunanza d'intenti tra i reparti televisivi e i WDAS, simbolo di promozione per i primi e figlioccio diseredato dei secondi. Insomma, si tratta probabilmente del film Disney più strano in assoluto.
Per riuscire a capire le ragioni di tutto questo bisogna fare un passo indietro e guardare alla situazione della Disney Television all'inizio degli anni 90. All'epoca le serie televisive prodotte da questo reparto potevano essere basate su universi narrativi completamente nuovi (I Wuzzles, I Gummies) oppure attingere a materiale già noto, benché fortemente rivisitato (DuckTales, Darkwing Duck, Cip e Ciop Agenti Speciali) o letteralmente stravolto (TaleSpin). Pippo in passato aveva già dimostrato di essere adatto a questo tipo di reinterpretazioni, visto che nei cortometraggi classici il suo personaggio era stato declinato nei modi più svariati, arrivando persino ad interpretare l'uomo medio George Geef, pungente parodia dei padri di famiglia. La Disney Television non si lasciò quindi sfuggire l'occasione di reinventare Pippo, lanciando nel 1992 la serie televisiva Goof Troop.
In questa curiosa sitcom animata, Pippo veniva sradicato dal suo tradizionale contesto e ricollocato nella cittadina di Spoonerville. Il personaggio subì inoltre un pesante restyling grafico che l'avrebbe portato a somigliare più al suo alter-ego George Geef che a sé stesso: occhi più piccoli, immersi in una testa dalla carnagione rosata anziché nera, e un vestiario composto da papillon e maglione arancione. Il ruolo di Pippo nella serie, a dispetto del titolo, era piuttosto esiguo, e gli veniva spesso fagocitato dalla famiglia della porta accanto, il cui capofamiglia era un clone imborghesito di Pietro Gambadilegno, accompagnato dalla moglie Peg e dai figli P.J. e Carabina. Erano presenti anche degli animali domestici, ma il cambiamento più radicale fu senza dubbio la scelta di dare a Pippo un figlioletto, cosa rara in un universo fatto di zii e nipoti. Max era un pippide in miniatura, e rappresentava lo stereotipo dei ragazzi anni 90, tutti walkman e skateboard. Goof Troop era in definitiva una serie televisiva che di Pippo aveva molto poco, e che invece puntava su un universo narrativo a lui di fatto estraneo.
Dal Film di Ecco Pippo al Film di Pippo
In quegli anni l'animazione televisiva disneyana veniva realizzata da alcuni studi satellite sparsi per il mondo e da poco acquisiti. Ce n'era uno in Giappone, uno in Australia, uno in Canada, ma il più importante di tutti era senza dubbio quello francese, a Parigi. Si trattava dello studio dei fratelli Brizzi, che prima di essere comprato dalla Disney si occupava di Babar, e che adesso sotto la bandiera della Disney Television si stava distinguendo dalle altre unità per la grande qualità del proprio lavoro. Non stupisce quindi che fu proprio questo studio che venne scelto dalla Disney per realizzare alcuni lungometraggi cinematografici tratti dalle proprie serie televisive. Il primo film prodotto dalla Disney Television, tratto da DuckTales, venne quindi animato a Parigi e fu Zio Paperone alla Ricerca della Lampada Perduta, mentre il secondo avrebbe dovuto invece essere il film di Goof Troop.
Il film di Paperone non sbancò di certo i botteghini, e la dirigenza ne rimase delusa. Questo ebbe un impatto pure sulla produzione del film di Pippo che venne completamente reinventato, prendendo le distanze non soltanto da Goof Troop ma dalla Disney Television stessa. Il progetto passò infatti nelle mani della Walt Disney Feature Animation (gli odierni WDAS), che si occuparono dell'intera preproduzione. Gli artisti dell'hat building ripulirono il film dai legami con l'universo narrativo di Goof Troop, ricollocando la storia in uno scenario più classico nel quale Topolino e Paperino, pur non prendendo parte agli eventi, potessero esistere e venire all'occorrenza nominati. Il look di Pippo venne totalmente rivisto per riavvicinarlo al suo design più tradizionale, personaggi come Peg, Carabina e gli animali domestici vennero tolti definitivamente di mezzo, e rimasero soltanto Pietro, P.J. e Max. Ma persino loro vennero totalmente reinventati per dare alla storia un sapore più maturo, classico e moderno al tempo stesso, grazie alla regia del bravissimo Kevin Lima che in seguito avrebbe firmato anche Tarzan e Come D'Incanto. Oltre alla preproduzione, la Walt Disney Feature Animation si occupò anche del clean-up. L'animazione invece rimase di competenza dei reparti televisivi e venne realizzata in parte negli studios australiani sotto la supervisione del bravo Steve Moore, ma soprattutto nello studio parigino dei fratelli Brizzi che, come previsto sin dal principio, si occuparono del grosso del lavoro. A questo punto non aveva più senso fingere di star realizzando il film di Ecco Pippo, questo era ormai in tutto e per tutto il film di Pippo, ed ecco perché il titolo divenne il più neutro e iconico A Goofy Movie.
La Storia di Pippo e Max
In Viaggio con Pippo non ha niente a che vedere con le altre produzioni della Disney Television o dei DisneyToon Studios, qualitativamente zoppicanti e rivolte ad un target ingenuo e infantile. Il suo DNA è puramente WDAS e questo traspare in ogni sequenza. Una regia consapevole, una sceneggiatura fluida e dei dialoghi arguti rendono la storia raccontata assolutamente universale, come nella miglior tradizione dei classici Disney. Questo lungometraggio è inoltre la risposta a chiunque si sia mai interrogato sulle potenzialità dei personaggi Disney e sul modo migliore di evolverli senza snaturarne le caratteristiche: il film infatti cala il personaggio di Pippo in una realtà difficile, facendolo entrare in conflitto con suo figlio Max. Si tratta di situazioni nelle quali mai e poi mai avremmo pensato di trovarlo, ma che gli artisti Disney riescono a delineare con naturalezza senza che il personaggio ne esca in alcun modo stravolto. Il tutto grazie ad uno straordinario equilibrio recitativo tra la sua tradizionale mimica e le forti emozioni provate nel corso della vicenda.
Il lavoro fatto sul personaggio di Max non è da meno. Quello che nella serie era una figura solare, allegra e un po' insipida, viene qui fatto crescere e trasformato in un adolescente ombroso e problematico. Max però non risulta antipatico: il suo punto di vista viene adottato dal pubblico sin dalle primissime scene, in cui viene mostrato il suo incubo ricorrente, che illustra la sua paura peggiore, cioé che la pubertà possa trasformarlo in una fotocopia di suo padre. Immerso nel tipico ambiente delle high school americane, Max cerca di riscattare la sua immagine di perdente per far colpo su Roxanne, la ragazza di cui è innamorato. La sua scalata sociale viene però bruscamente arrestata proprio dal padre, che desideroso di ricostruire un rapporto con lui, decide di partire per un viaggio che attraverserà l'America da est a ovest (in quegli anni non era stato ancora stabilito che le avventure degli standard characters avessero luogo sulla costa ovest), senza curarsi della ritrosia del figlio. Il disagio di Max, che a causa di una bugia detta alla ragazza per tenersela buona vivrà l'intero viaggio con una spada di Damocle sulla testa, contrasta deliziosamente con l'innocenza di Pippo e i suoi programmi che includono pesca, campeggio e divertimenti puerili. E le scene più divertenti sono proprio quelle in cui il divario tra i due viene portato all'estremo, come nella divertente e imbarazzante scena al Lester's Possum Park.
Il viaggio di Pippo e Max attraverso gli Stati Uniti ci mostra un affettuoso ritratto dell'America degli anni 90, con tutti i suoi miti: il baseball, i fast-food, la musica country e persino il Big-Foot. E durante il percorso ci sarà anche l'occasione per incontrare svariati personaggi ricorrenti o simpatici cameo come quelli di Paperino e Topolino (il quale figurerà anche tra la folla del concerto). Fra queste presenze ricorrenti non si può fare a meno di citare Pietro e il figlio P.J., qui trasformati in una sorta di modello familiare negativo: un padre autoritario e gradasso e un figlio sottomesso e abituato a venir ripetutamente mortificato, caratteristiche ereditate dalla serie tv ma qui usate con una consapevolezza ancora maggiore.
Animazione con un'Anima
Visivamente parlando, In Viaggio con Pippo è un film con un suo stile. Diversamente dalle future produzioni Disney Television, i cosiddetti “cheapquel” che cercheranno senza successo di riprodurre con scarsi mezzi lo stile dei film originali, qui non c'è alcun modello da rincorrere. Al massimo si prende le distanze in tutto e per tutto dallo stile della serie televisiva e questo non fa che nobilitare il design di ogni personaggio, realizzato ai WDAS durante la preproduzione. Quanto all'animazione, il lavoro svolto dagli studi francesi è ottimo, di certo non esente da sbavature, tuttavia appagante per l'intera durata del film. Ci sono tuttavia un paio di scene in cui alcuni virtuosismi saltano decisamente all'occhio, ad esempio quella ambientata a Possum Park e quella con Pippo e Pietro nell'idromassaggio, che qualitativamente stanno al di sopra del resto del film. Potrebbero essere le famose sequenze australiane supervisionate da Steve Moore, o persino un contributo all'animazione degli stessi WDAS, in ogni caso non fanno che aumentare l'effetto di essere di fronte non ad un film minore della filmografia disneyana, ma ad un vero e proprio classico d'animazione.
Insomma, si tratta di un film di carattere. Che si riflette nella storia, ma anche e soprattutto nell'animazione. I personaggi non brillano in ogni loro scena, e qua e là il minor budget si sente, tuttavia non smettono mai di avere personalità. La cosa non si limita chiaramente ai due protagonisti ma coinvolge anche il resto del cast, come Pietro, P.J., la tenera Roxanne e persino il balzano Bobby, il geek informatico (che avrà modo di tornare persino nel “cheapquel”), tutti personaggi di sfondo ma non per questo abbozzati. In generale l'effetto che questa piccola odissea negli anni 90 dà è quello di essere stata tratteggiata da un pennello sempre arguto e divertito, un pennello con un'anima.
La Diatriba Musicale
Passato e presente non fanno che rincorrersi e bisticciare per tutto il corso del film, incarnati dai due protagonisti, l'antiquato Pippo e il moderno Max. È quindi normale che si sia voluto dare alla colonna sonora del film una doppia anima. Sono presenti infatti canzoni nel più classico stile musical, composte da Tom Snow, che per Disney già lavorò a Oliver & Company (Streets of Gold), ma anche canzoni intradiegetiche di natura pop, che nel film si immaginano essere cantate dalla rockstar fittizia Powerline, ricalcata su Michael Jackson. L'effetto è quello di una commistione armonica di generi, che contribuisce a rendere il film un compendio culturale americano.
- After Today - La prima canzone del film fonde con maestria due tipologie di canzoni tipiche dei musical di Broadway, l'I want song con la quale il protagonista illustra al pubblico i suoi desideri e le sue frustrazioni, e l'happy village song, canzone collettiva che serve a immergersi nell'ambiente dove avrà luogo la storia. Si tratta della canzone che un Max scornato canta a sé stesso l'ultimo giorno di scuola sognando di riscattarsi dall'immagine di “goof” che è convinto di avere. La sequenza è adrenalinica e meravigliosa, anche perché rappresenta con ironia l'intero microcosmo scolastico delle high school americane.
- Stand Out - È la prima delle due canzoni pop di Powerline, che Max sceglie come colonna sonora dell'esibizione che dovrà riscattarlo agli occhi della scuola. La sequenza è davvero bella, e pur rappresentando in tutto e per tutto lo stile dei videoclip di quegli anni, non risulta datata. La canzone viene bruscamente interrotta dall'arrivo del preside, ma avrà modo di completarsi in un secondo momento con un frizzantissimo reprise.
- On the Open Road - L'allegra canzone di Pippo in autostrada è uno dei gioielli del film. Non solo grazie alle sue sonorità country richiama a meraviglia la sua natura di personaggio vintage, legato ad un contesto sociale che non c'è più, ma è perfetta nel suo creare un contrasto con il malumore di Max. Inoltre è l'occasione di far sfilare i tanti compagni di viaggio che affollano l'autostrada, ognuno rappresentante un pezzo di America (e non solo): le cantanti dirette a Nashville, la limousine che va a Beverly Hills, il cameo di Topolino e Paperino, la vecchia gattara, per non parlare del cadavere che come se niente fosse si rianima per ballare tra la folla. Una sequenza veramente straordinaria.
- Lester's Possum Park - Qui si fa intelligente auto citazionismo e parodia. Il riferimento all'attrazione di Disneyland Country Bears Jamboree è evidente, come anche la citazione alle origini campagnole da hillbilly di Pippo. Si tratta della canzone di presentazione che un gruppo di animatronic scassati fa del decadente Lester's Possum Park, lasciando Max senza parole e accentuando così il divario con il padre. Si tratta di una sequenza demenziale, probabilmente la più divertente del film, ma dal retrogusto tragicomico. Nel cd della colonna sonora ne è presente una versione estesa.
- Nobody Else But You - Una delle più importanti leggi del musical è che quando i personaggi finiscono le parole, allora è il momento di usare una canzone. E non poteva essere applicata meglio che in questo film tale legge, dal momento che la canzone in questione arriva solo dopo che Pippo e Max hanno litigato furiosamente, dicendosi in faccia tutto quello che si erano tenuti dentro sin dall'inizio del film, fino a svuotarsi completamente. Si tratta della lenta e tenera canzone di ricongiungimento tra padre e figlio, un duetto che avviene in un contesto poco consueto, visto che i due stanno appollaiati sul tetto dell'auto, che galleggia nel fiume tra i canyon.
- I2I - Ed ecco la seconda delle due canzoni di Powerline, che fornisce al film il suo climax. È la sequenza in cui Pippo e Max finalmente riescono a infiltrarsi sul palco per tenere fede alla promessa fatta da Max a Roxanne, ed è l'occasione per mettere finalmente in scena il personaggio della rockstar, citato indirettamente sin dall'inizio del film. E senza mezzi termini si tratta di una sequenza esplosiva, nella quale gli artisti parigini hanno riversato ogni studio fatto sulla pop culture anni 90, riuscendo a darne un ritratto sentito ma non per questo ruffiano o ridondante.
Va inoltre citato l'uso che viene fatto di musica preesistente in un paio di casi. Nell'autoradio di Pippo è possibile sentire High Hopes di Frank Sinatra, nella sequenza del Big Foot invece viene accidentalmente acceso il walkman di Max dal quale proviene Stayin' Alive dei Bee Gees.
Il Destino di Max
La metamorfosi che Max subì in occasione di A Goofy Movie e quello che ne derivò in termini di rapporto col padre rappresentarono un punto di non ritorno per il personaggio. Questa sua versione cupa e malinconica venne riutilizzata in seguito in alcune produzioni che avrebbero nuovamente posto l'accento sul conflitto con Pippo, ciclicamente destinato a ripetersi. Qualche anno dopo la Disney Television, senza alcun apporto stavolta da parte dei WDAS, produsse infatti il “cheapquel” direct to video Estremamente Pippo, nel quale un Max più grandicello partiva per il college. Animato molto bene dalla filiale australiana, ma privo della fine arguzia del “classico” di riferimento, questo seguito finì per valorizzare ulteriormente il suo predecessore, considerato ormai a tutti gli effetti il nuovo punto di riferimento per l'interpretazione corretta del personaggio di Pippo.
In tutte le coeve produzioni Disney Television infatti Max non solo era presente, ma venne fatto interagire con Topolino e soci, ufficializzando la sua esistenza anche presso il più tradizionale cast disneyano. Nella serie televisiva celebrativa House of Mouse, infatti, Max, nel ruolo di parcheggiatore del locale gestito da Topolino, venne reso protagonista di un gran numero di episodi, uno dei quali al fianco di Roxanne. Il direct to video natalizio Topolino e la Magia del Natale con un balzo nel passato mise in scena la sua versione baby, mentre in Topolino Strepitoso Natale si poteva vedere un Max in CGI interagire con gli altri personaggi della banda tra cui Zio Paperone. In quest'ultima occasione inoltre scoprivamo che Max, ormai adulto, viveva lontano da casa, particolare importante dato che indicava la chiusura ideale della parentesi genitoriale di Pippo.
Il Classico Diseredato
In Viaggio con Pippo si comportò bene al botteghino, ma ciò che veramente convinse la dirigenza dell'epoca fu la qualità del film. Questa collaborazione tra Disney televisiva e i WDAS dell'epoca servì a dimostrare a questi ultimi che lo studio parigino dei fratelli Brizzi aveva le carte in regola per uscire dal limitante contesto televisivo. Così al termine dei lavori lo studio venne ufficialmente scorporato dalla Disney Television e trasformato e riadattato a filiale WDAS, con il nome Walt Disney Feature Animation Paris. Dopo l'unità di Florida i WDAS assorbirono quindi questa seconda succursale, che da quel momento in poi avrebbe lavorato direttamente sul materiale che ad oggi compone il canone disneyano.
A Parigi tutto cambiò. Aumentò il budget delle produzioni, il personale crebbe in numero e il veterano Andreas Deja venne inviato in Francia per istruire gli animatori in vista della loro prima produzione interamente WDAS, il cortometraggio Topolino e il Cervello in Fuga, che nelle sale europee sarebbe stato abbinato proprio al film di Pippo. Lo studio dei Brizzi avrebbe negli anni successivi dato il suo apporto a tutti i più importanti classici Disney, dal Gobbo di Notre Dame ad Atlantis, passando per Tarzan e Fantasia 2000, e avrebbe chiuso i battenti solo nel 2002, a causa dell'accentramento produttivo voluto da Michael Eisner.
A Goofy Movie fu quindi una sorta di ufficioso Classico Disney. Sceneggiato ai WDAS e animato in buona parte da uno studio che dei WDAS avrebbe fatto parte solo pochi mesi dopo, meritava sicuramente l'inclusione nel canone disneyano. Tuttavia questo non avvenne. Si trattava pur sempre di un prodotto inizialmente concepito per rientrare tra le produzioni Disney Television e di questo purtroppo si tenne conto persino in occasione della rinumerazione dei classici, avvenuta anni dopo per l'inclusione postuma di Dinosauri. Tutto questo contribuì a rendere ad oggi A Goofy Movie un tesoro nascosto e fin troppo spesso dimenticato, il simbolo di cosa sia possibile fare utilizzando i personaggi Disney con arte e intelligenza.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: A Goofy Movie
- Anno: 1995
- Durata:
- Produzione: Patrick Reagan, Dan Rounds
- Regia: Kevin Lima
- Sceneggiatura: Jimm Magon, Chris Matheson, Brian Pimental
- Storia: Viki Anderson, Andy Gaskill, Carole Holliday, Jim Kammerud, Enrique May, Steve Moore, John Norton, Brian Pimental, Darrel Rooney, Hank Tucker, Chris Ure, Frans Vischer
- Musica: Carter Burwell, Patrick DeRemer, Jack Feldman, Roy Freeland, Tom Snow
- Supervisione dell'Animazione: Nancy Beiman, Dominique Monfery, Stéphane Sainte-Foi
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
Georges Abolin | Animazione (Sydney) |
Oliver Adam | Supervisione Layout (Paris) |
Doug Allen | Direzione di Produzione (Toronto) |
Francesca Allen | Progettazione Personaggi |
Viki Anderson | Storia |
Barry Atkinson | Fondali |
Sylvie Attorresi | Supervisione Ink & Paint (Pixbox Digital Ink & Paint) |
Jean-Luc Ballester | Animazione (Paris) |
Nancy Beiman | Animatore principale (Paris) |
Michael Benet | Animazione (Paris) |
Eric Bergeron | Animazione (Paris); Animazione (Paris) |
Arnaud Berthier | Animazione (Paris) |
David Berthier | Animazione (Paris) |
Philippe Billon | Animazione (CG) |
Wolf-Rudiger Bloss | Animazione (Paris) |
Bolhem Bouchiba | Animazione (Paris) |
Marie Boughamer | Supervisione Ink & Paint |
Claire Bourdin | Supervisione Cleanup (Paris) |
John Boyer | Fondali (Paris) |
Anne Bozzi | Supervisione Ink & Paint (Pixbox Digital Ink & Paint) |
Dan Brooks | Effetti d'Animazione (Toronto) |
Peter Brown | Effetti d'Animazione (Toronto) |
Carter Burwell | Musica |
Susan Butterworth | Supervisione Layout (Paris) |
Thierry Chaffoin | Effetti d'Animazione (Paris) |
Isabelle Clevenot | Fondali (Paris) |
Andrew Collins | Animazione (Sydney) |
John Collins | Supervisione agli Effetti d'Animazione (Toronto) |
Kent Culotta | Progettazione Personaggi |
James Dawkins | Effetti d'Animazione (Toronto) |
Patrick DeRemer | Canzoni |
Chris DeRochie | Animazione (Sydney) |
Patrick Delage | Animazione (Paris) |
Eric Delbecq | Animazione (Paris) |
Janey Dunn | Supervisione Cleanup (Sydney) |
David Dunnet | Supervisione Layout (Paris) |
Xavier Duval | Animazione (CG) |
Marc Eoche-Duval | Animazione (Paris) |
Jack Feldman | Canzoni |
Paul Felix | Supervisione Layout (Paris) |
Jean-Paul Fernandez | Fondali (Paris) |
Bruce Ferriz | Animazione (Paris) |
Cindy Finn | Supervisione Ink & Paint |
William Finn | Progettazione Personaggi |
Daniel Forster | Supervisione Pianificazione Scene (Sydney) |
Roy Freeland | Canzoni |
David Gardner | Supervisione Layout (Paris) |
Andy Gaskill | Storia |
Jérome Gordon | Animazione (CG) |
Thierry Goulard | Animazione (Paris) |
Juan Jose Guarnido Ariza | Supervisione Layout (Paris) |
Greg Guler | Sviluppo Visivo (Prop Design) |
Susan Hackett Dalipagic | Fondali (Paris) |
Vincent Hacqueberge | Supervisione Ink & Paint (Pixbox Digital Ink & Paint) |
David Hancock | Progettazione Personaggi |
Mary Margareth Hawley | Supervisione Layout (Paris) |
Carole Holliday | Progettazione Personaggi; Storia; Animazione (Paris) |
Lianne Hughes | Animazione (Sydney) |
Jim Kammerud | Storia |
David Kenyon | Supervisione Layout (Paris) |
Marek Kochout | Effetti d'Animazione (Sydney) |
Philipp LeBrun | Animazione (Paris) |
Holger Leihe | Animazione (Paris) |
Jerry Liew | Fondali (Sydney) |
Kevin Lima | Regista |
Dominique Louis | Fondali (Paris) |
Wendell Luebbe | Direzione Artistica |
Rosanna Lyons | Effetti d'Animazione (Paris) |
Dave MacDougal | Effetti d'Animazione (Sydney) |
Don MacKinnon | Animazione (Sydney) |
Ex Machina | Animazione (CG) |
Jimm Magon | Sceneggiatura |
Ian Mah | Effetti d'Animazione (Toronto) |
Alex Mann | Progettazione Personaggi |
Zoltàn Maros | Supervisione Layout (Paris) |
Vincent Massy | Supervisione Layout (Paris) |
Chris Matheson | Sceneggiatura |
Enrique May | Storia |
James McCrimmon | Supervisione Cleanup (Toronto) |
Baverly McNamara | Fondali (Sydney) |
Patricia Millereau | Fondali (Paris) |
Dominique Monfery | Animatore principale (Paris) |
Steve Moore | Storia |
Brett Newton | Supervisione Cleanup |
John Norton | Storia |
Sergio Pablos | Progettazione Personaggi; Animazione (Paris) |
Raymond Pang | Effetti d'Animazione (Toronto) |
Pierre Pavloff | Fondali (Paris) |
Oscar Perez | Animazione (Sydney) |
Patrick Pestel | Animazione (CG) |
Dassos Petrou | Supervisione Layout (Paris) |
Neal Petty | Supervisione Layout (Paris) |
Brian Pimental | Sceneggiatura; Supervisione Storia |
Carol Police | Supervisione Layout (Paris) |
Catherine Poulain | Animazione (Paris) |
Patrick Reagan | Produttore Associato |
Yolanda Rearick | Supervisione Ink & Paint |
Jean-Francois Rey | Animazione (Paris) |
Ventura Rodriguez | Animazione (Paris) |
Darrel Rooney | Storia |
Dan Rounds | Produttore |
Stephanie Roux | Supervisione Layout (Paris) |
Joaquim Royo Morales | Fondali (Paris) |
Stéphane Sainte-Foi | Animatore principale (Paris) |
Troy Saliba | Animazione (Sydney) |
Nilo Santillon | Effetti d'Animazione (Sydney) |
Bob Scott | Progettazione Personaggi |
Bruce Smith | Progettazione Personaggi |
Terry Smith | Direzione di Produzione (Sidney) |
Tom Snow | Canzoni |
J. Michael Spooner | Supervisione Layout (Paris) |
Bob St. Pierre | Supervisione Layout (Paris) |
Alexs Stadermann | Supervisione agli Effetti d'Animazione (Sydney) |
Mark Swan | Supervisione Layout (Paris) |
Yoshimiki Tamura | Animazione (Paris) |
Steven Taylor | Animazione (Sydney) |
Paul Teolis | Effetti d'Animazione (Toronto) |
Jeff Topping | Effetti d'Animazione (Paris) |
Hank Tucker | Storia |
Chris Ure | Storia |
Christophe Vacher | Supervisione Fondali (Paris) |
Dennis Venizelos | Fondali |
Serge Verny | Effetti d'Animazione (Paris) |
Raphaél Vincente | Supervisione Pianificazione Scene (Paris) |
Frans Vischer | Storia |
Fred Warter | Production Design |
Andreas Wessel | Animazione (Paris) |
Steve Wood | Effetti d'Animazione (Toronto) |