Paperino in Occhio ai Dettagli!

Di Incredibili Somiglianze

Lo spunto alla base di questa ironica storia breve lambisce un territorio poco sfruttato dagli autori statunitensi e decisamente più in linea con la corrosiva scuola fumettistica italiana: quello della decostruzione metanarrativa. La tradizione che vuole i nipotini raffigurati come un trio di figure indistinte viene per la prima volta problematizzata da Don Rosa, fornendo materiale per una gustosa commedia in dieci tavole.

Qui, Quo e Qua erano stati creati per il cortometraggio Donald's Nephew (1938). All’epoca gestire tre personaggi identici significava un notevole risparmio di tempo e risorse per gli animatori, nonché una notevole fonte di gag per il povero Paperino, attorniato da una triplice indistinguibile minaccia. Don Rosa scherza su questo aspetto, spingendoci a chiederci come faccia Donald a riconoscere i tre paperotti. L’ironia del racconto aumenta con il coinvolgimento di Paperone, che riesce a sfruttare questo “dono” del nipote, impiegandolo in diverse attività basate sull’identificazione dei dettagli. Paradossalmente, Qui Quo e Qua finiscono per giunta in piena crisi d’identità, dato che ognuno di loro si sente unico, nonostante continuino a parlare all’unisono e a dividersi le battute.

Umorismo Verbale

Lo humor della storia non si basa unicamente sullo slapstick, ma privilegia il dialogo sagace, la battuta fulminante e le ironiche relazioni tra i personaggi, sottolineate da battibecchi e sguardi rassegnati. Il paradosso alla base della vicenda ci accompagna per tutte le dieci tavole, scandite dall’impeccabile ritmo donrosiano, già apprezzato in brevi quali Nostrildamus e l'Auto a Pezzi, e caratterizzato da gag ricorrenti e climax catastrofici. La struttura richiama inoltre il filone barksiano delle “fragili maestrie”, adottato da Rosa nell’ottima Paperino Maestro Giardiniere. Anche qui la vicenda si conclude con un disastro grandioso, coronato da una quadrupla caotica e visivamente chiassosa.

La storia brilla, oltre che per i dialoghi e le trovate umoristiche, per il modo aggraziato in cui ci conduce nella quotidianità papera, mostrandoci come sia fatta non solo di avventure ma di cose semplici, dai noiosi lavori al Deposito alle schermaglie sindacali per ottenere, almeno, ciambelle fresche ogni giorno. E Paperone risulta piuttosto divertente, così smanioso di sfruttare Paperino da venir rimproverato persino dai Bassotti. Una storia diversa dallo standard donrosiano, forse un po’ statica e lontana dai gusti del suo stesso autore (che non la ama), ma con uno spunto di partenza davvero azzeccato, esaltato dall’approccio capitalistico paperoniano, pronto a tutto pur di mettere a frutto una risorsa, incrollabile nel perseguirlo e costretto infine a rinunciarvi.