Paperino e il Genio del Compleanno

L’Unica Parodia

Dopo l’intensa fatica della Saga e il suo focus sul personaggio di Paperone, Don Rosa pubblica una nuova storia tutta dedicata a Paperino, cercando di ricalibrare la sua prospettiva sul marinaretto. Fino a quel momento, l’artista del Kentucky lo aveva rappresentato come l’americano comune, l’ingenuo teledipendente, interessato solo all’immanente (I Guardiani della Biblioteca Perduta ne è l’esempio più evidente), ma in questa storia deve riconsiderare il suo approccio. Non che prima Don Rosa sia sempre stato duro con lui, tuttavia da qui in avanti Paperino sarà tenuto in maggiore considerazione.

L’occasione è questa storia, ovvero la parodia del classico film di Frank Capra La vita è Meravigliosa (1946), una delicata commedia in cui un uomo buono tenta il suicidio ma, grazie ad un angelo, scopre come sarebbe stato il mondo se lui non fosse mai nato. Nel contesto fumettistico italiano, il genere della parodia Disney conta un grandissimo numero di nomi, da Guido Martina a Luciano Bottaro fino ai recenti Bruno Enna e Francesco Artibani, tuttavia in ambito americano a sfiorarla sono in pochi, e Don Rosa infatti non ne realizzerà altre (a parte forse La Ricerca di Kalevala, dove però opera originale e parodia si mescolano insieme).

Una Distopia Underground

L’artista del Kentucky si focalizza sull’aspetto più innovativo della pellicola, quello che permette maggiori spunti, ovvero la fosca visione della città nella versione dei fatti in cui il protagonista (James Stewart) non è mai esistito. E così anche Paperino, che si ritiene l’ultimo dei paperopolesi, un esempio negativo per i suoi nipotini e un peso per lo zio, esprime il desiderio di scomparire dalla storia, dopo un buffo incontro con un paziente “genio del compleanno”. Quello che ne risulta sono sedici tavole inquietanti e disturbanti, in cui Don muove il lettore da una visione terribile ad un’altra ancor più destabilizzante. Il trip infernale di Paperino non risparmia nessuno, e Don Rosa calca la mano in maniera efficace: memorabili sono i tre nipotini diventati degli immobili ragazzini obesi, oppure Paperone costretto a vivere in un bidone dell’immondizia, dopo aver perso tutta la sua fortuna.

Interessante anche la visione di Paperina, diventata una donna rovinata dalla solitudine e dagli eccessi, richiamo alla perdita dell’innocenza da parte di alcune star hollywoodiane. Don realizza una sequenza quasi da fumetto underground, di quelli che negli anni 70 utilizzavano i personaggi Disney per criticare la società di massa e demolire il sistema, pieni di droghe, sesso e morte (lo stesso Don ne aveva realizzato uno, Return to Duckburg Place, quasi di contrabbando, insieme a Ray Foushee). Ovviamente Rosa non si spinge a tanto, ma è interessante vedere quanto riesca comunque a osare, portando Paperino alle estreme conseguenze. Questo suo divertito approccio è ben visibile nei numerosi primi piani in cui occhi e becco sono sempre più distorti, stravolti da una realtà sempre più raccapricciante. Ormai, a livello grafico, Don Rosa è più che rodato, raggiungendo il suo apice qualitativo proprio in questi anni.

Il Primo Compleanno

Il lieto fine della storia rappresenta la riconciliazione dell’autore con Paperino, proiettandolo verso una nuova fase produttiva in cui il personaggio verrà trattato in maniera meno drastica e più adulta. I festeggiamenti per i sessant’anni del personaggio daranno inoltre il via ad una serie di storie celebrative, dedicate agli anniversari di molti altri personaggi. Negli anni successivi Don realizzerà infatti storie di compleanno per Paperone, Qui Quo Qua, Gastone, i Bassotti e Archimede. In tutte queste occasioni Don eviterà di far diretto riferimento all’età effettiva dei personaggi coinvolti, cercando di separare l’anniversario diegetico da quello puramente editoriale.

Tuttavia, proprio in questa storia si gioca con l’idea che Paperino possa avere davvero sessant’anni, cosa ovviamente impensabile nel contesto narrativo donrosiano, e che si traduce in una serie di battute volutamente paradossali. Infine, vale la pena notare che il film di Frank Capra ispirerà anche un altro autore completo Disney, affine nel metodo all’artista del Kentucky seppur completamente diverso in quanto a spirito: parliamo di Romano Scarpa che con Le Dolcezze del Natale porterà Topolino a vivere un’altra allucinata visione, seppur con esiti molto più leggeri e meno disturbanti.

di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Donald Duck - The Duck Who Never Was
  • Anno: 1994
  • Durata:
  • Storia:
Nome Ruolo
Don Rosa Disegni; Storia