La Prima Invenzione di Archimede
Festeggiando… Edi?
Dopo aver festeggiato gli anniversari di Paperino, Paperone, Qui Quo Qua, e Gastone e i Bassotti, Don Rosa si avvia all’ultima celebrazione della sua carriera. Ancora una volta si tratta di un personaggio creato da Carl Barks, l’inventore Archimede Pitagorico, il quale viene portato in trionfo insieme alla sua invenzione più famosa: il suo piccolo aiutante Edi. La storia è strutturata come un lungo flashback con una cornice al presente, in cui i paperi ripercorrono le circostanze che portarono Archimede al successo, legando indissolubilmente la sua carriera proprio a quella minuscola lampadina.
Nato cinque anni dopo l’inventore, il robottino era stato introdotto nel teatrino barksiano perché serviva qualcosa per riempire le vignette delle storie brevi con Archimede, il quale si trovava spesso e volentieri da solo e senza alcun interlocutore. Edi sembrava così poco importante da non aver nemmeno diritto a un nome (in originale viene infatti chiamato “helper”, ovvero aiutante). Don Rosa ripara questo vulnus realizzando una storia d’origini, che omaggia con affetto la purezza di Archimede e del suo amico. E nel far questo, l’autore del Kentucky ne approfitta per tappare una falla narrativa risalente agli anni 50.
Dopo il Ventino Fatale
Trattandosi di una storia appartenente alla fase senile dell’arte donrosiana, La Prima Invenzione di Archimede fa un uso massiccio di riferimenti, citazioni e omaggi al suo personale universo narrativo, senza porsi alcun limite. Rosa ripercorre la dinastia dei Pitagorico, citando il nonno Cacciavite e il padre Fulton, un semplice aggiustatutto la cui officina verrà adibita da Archimede ad effettivo laboratorio. Inoltre sfilano una dopo l’altra tutte le invenzioni con cui Barks aveva infarcito le prime storie del personaggio, dalle scatole pensanti al pogo stick per fare il burro. Ma soprattutto assistiamo in diretta alla nascita di Edi, piccolo prospettore meccanico che Archimede ricava da una vecchia lampada di Paperino, diventata “viva” dopo l’accidentale contatto con le scatole pensanti.
Ma l’azzardo più grande di tutti sta nella scelta di Don Rosa di trasformare questa storia celebrativa nel sequel del Ventino Fatale, uno dei massimi capolavori barksiani. Da anni la Egmont chiedeva a Don di realizzare una storia che spiegasse in che modo Paperone era riuscito a recuperare la sua immensa fortuna, sprofondata nella voragine che si era aperta sotto il Deposito. Barks aveva lasciato la questione irrisolta, chiosando la sua vicenda con reticente poesia. Don Rosa invece ci mostra gli eventi effettivi a quello sciagurato Natale, mostrando come la costruzione del piccolo prospettore sia stata essenziale per recuperare il patrimonio e come questa avventura abbia segnato l’inizio della decennale collaborazione di Archimede con Paperone.
Demolire il Teatrino Senza Memoria
Chiudiamo l'analisi spiegando un aspetto cardine del fumetto disneyano, che Don Rosa ha sempre demolito, sottolineando la sua vena autoriale e "anarchica". Le storie Disney, al contrario di quelle Marvel o DC, hanno pochissima continuity. Si tratta a tutti gli effetti di un "teatrino senza memoria": ogni nuova storia parte da zero, da uno status quo prestabilito, senza porsi il problema di spiegare come mai un Deposito distrutto sia ancora in piedi nella storia successiva, o perché i cattivi si trovino a piede libero malgrado siano già stati sconfitti. Per Don Rosa questo è sbagliato: per lui i paperi hanno memoria, che serve loro per apprendere e ricordare i fatti del passato, eventi che non possono essere cancellati tra un'avventura e l'altra.
Una storia come questa rende ben chiaro il motivo per cui Don Rosa sia un autore così divisivo. La sua ossessiva ricerca di realismo, il desiderio di spiegare ogni dettaglio e di colmare i vuoti narrativi che si annidano nello spazio bianco stridono di fatto con lo spirito del fumetto Disney, così come era stato concepito fino a quel momento. Non c’è alcun dubbio che La Prima Invenzione di Archimede sia basata interamente su una forzatura e sul volontario travisamento del materiale di partenza. Eppure, c’è bellezza in questo. Il lavoro revisionista di Don Rosa indubbiamente funziona e costruisce sul teatrino barksiano qualcosa di molto diverso ma con una sua precisa ragion d’essere, in grado di venir incontro alle esigenze di una nuova tipologia di lettori.
di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: Gyro Gearloose - Gyro's First Invention
- Anno: 2002
- Durata:
- Storia: Don Rosa
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
Don Rosa | Disegni; Storia |