Topolino e i Due Ladri

Il Melodramma di Topolino

Al giorno d’oggi siamo abituati a percepire l’animazione e il fumetto Disney come due mondi distanti dal punto di vista produttivo e geografico. In quei primi anni invece non era così, e il dipartimento dedicato ai fumetti era parte integrante degli studi Disney, situato a due passi dal reparto animazione e sotto il controllo diretto di Walt. Sebbene attraverso medium diversi, si voleva portare avanti un medesimo discorso: non stupisce quindi che ci fossero frequenti contaminazioni tra il Topolino di carta e quello di celluloide. A partire dal 1932 inoltre Gottfredson inizia a guardare ancor di più al Topolino animato, poiché in quegli anni l’effetto novità legato all’introduzione del sonoro sincronizzato si stava affievolendo e così i corti Disney stavano iniziando ad affrancarsi dalla formula musicale a base di balletti, portando in campo idee spiccatamente avventurose.

Topolino e i Due Ladri risente parecchio di questa crescente connessione tra media. Lo spunto alla base è il desiderio di Mickey di fare beneficenza per un orfanotrofio (il tema degli orfani era stato trattato su schermo in Mickey’s Orphans), motivo per cui decide di mettere in scena una rappresentazione teatrale della celebre Capanna dello Zio Tom, famoso dramma antischiavista tratto dal romanzo di Harriet Beecher Stowe. Tutto questo avviene felicemente anche su schermo nel cortometraggio Mickey’s Mellerdrammer, dove vediamo la versione animata della stessa rappresentazione teatrale, con Orazio nel ruolo del disumano Simon Legree e Topolino in quello dello Zio Tom. Al netto dello straniamento che la presenza di attori con il volto tinto di nero potrebbe dare al lettore attuale, sia il corto che la storia a fumetti reggono perfettamente la prova del tempo, lavorando alla perfezione sulla caratterizzazione della troupe di attori amici di Mickey.

Nel Freddo Nord

Rappresentare La Capanna dello Zio Tom era un leitmotiv piuttosto frequente all’epoca, e non si contano le occasioni in cui i personaggi di cartoni animati e fumetti avevano messo in scena una loro versione della storia. Disney stesso aveva già sfiorato l’argomento in Alice Gets Stage Struck nel 1925, prima di tornarci in modo definitivo con Topolino e amici. Il risultato è magistrale: è proprio nel vederli recitare consapevolmente in altri panni, aggiungendo quindi “un secondo strato”, che ci accorgiamo di quanto i personaggi disneyani siano riusciti a raggiungere una vera e propria credibilità. Topolino, Minni, Orazio e Clarabella appaiono in tutto e per tutto come esseri umani, personaggi a cui voler bene. Merito anche della loro umanità e del loro buon cuore, descritta da Gottfredson senza eccessi stucchevoli. Si rimane dunque ancor più colpiti quando l’incasso della serata sparisce e Orazio viene incolpato del furto, rischiando il linciaggio a furor di popolo.

La seconda parte della storia cambia di colpo le carte in tavola e, a partire dalla striscia del 23 febbraio 1932, si tramuta in un frenetico inseguimento nel freddo nord, che ricorda per certi versi l’avventura nella Valle Infernale. Anche i reali colpevoli del furto sono gli stessi: Pietro Gambadilegno e Silvestro Lupo, che erano rimasti assenti dalla striscia per due anni dopo l’inseguimento nel west. Ammirevole l’attenzione di Gottfredson per la continuity, ma è inevitabile accorgersi di quanto nel frattempo la striscia sia cresciuta sul fronte grafico, nel ritmo e nella caratterizzazione dei personaggi rispetto a quella prima avventura. Paradossalmente è proprio Lupo a diventare più monodimensionale, perdendo la sua antica professione di azzeccagarbugli e diventando un semplice complice di Pietro. L’animazione torna a far capolino anche qui, e infatti l’ambientazione nordica riecheggia quella del cortometraggio coevo The Klondike Kid in cui Topolino e Minni vivevano un racconto in costume ispirato alle atmosfere della corsa all’oro.

Montaggio Incrociato

Il maestro dello Utah si dimostra eccezionale nell’imporre alla striscia un ritmo sincopato: Topolino investiga, corre, lotta, ruba mezzi per cercare di scagionare Orazio che, rinchiuso in cella, aspetta speranzoso. L’atmosfera non può non ricordare le future storie di Don Rosa sulla gioventù di Paperone, ma la regia qui è ancora più dinamica e debitrice dell’animazione. La parte finale dell’avventura è poi un crescendo di azione e tensione, e Goffredson si diverte un sacco a far fare al lettore avanti e indietro attraverso un sapiente montaggio incrociato. Da un lato vediamo la furiosa lotta di Topolino con i due ladri, a cui seguono le peripezie per portarli in casa in tempo e salvare la vita ad Orazio. Dall’altro invece assistiamo al dramma procedurale, con l’imputato vessato da un procuratore desideroso di accusarlo di qualunque nefandezza, e il popolo che decide di impiccarlo ancor prima che venga emanato il verdetto.

Il tono è drammatico e allo stesso tempo ricco di humour nero, si respira una gran voglia da parte di Gottfredson di farci provare empatia verso i personaggi, senza rinunciare per questo a farci ridere di loro attraverso il mezzo della satira sociale: il perbenismo dei cittadini tanto veloci ad applaudire lo spettacolo di beneficenza si tramuta di colpo nel desiderio di mettere a morte il capro espiatorio del momento, e tra i testimoni appare anche la morigerata zitellona vista nella precedente run. Orazio ne esce come un personaggio splendido e comunicativo e il resto del cast non fa eccezione. La padronanza del mezzo acquisita da Gottfredson è ormai pressocché totale e da questo momento in poi la striscia cessa di alternare run avventurose a blocchi brevi dall’identità indefinita, puntando direttamente tutto sulle storie di respiro.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Mickey Mouse and The Great Orphanage Robbery
  • Anno: 1932
  • Durata:
  • Storia:
Nome Ruolo
Floyd Gottfredson Disegni; Storia