Hello, Aloha
Punto di Rottura
Il meraviglioso ciclo di George Geef continua con Hello Aloha, uno dei corti che più di ogni altro celebra il leitmotiv della serie, ovvero il logorio della vita moderna. In apertura vediamo infatti uno spaccato di vita di George, costretto a vivere quotidianamente nello stress più totale a causa di un lavoro poco gratificante e un capo ufficio isterico. Si ritorna quindi a far satira sul mondo del lavoro, ridendo delle frustrazioni cui è sottoposto l'uomo medio e celebrando così il suo costante bisogno di fuga. George giunge infatti al punto di rottura, tanto da spingerlo a mollare tutto e andarsene a vivere alle Hawaii. Da qui in poi lo scenario cambia e ritroviamo Mr. Geef a vagare per le pittoresche spiagge hawaiiane, privo di scarpe ma con la sua fedele giacchetta ancora addosso, come fosse un indelebile segno di riconoscimento e di appartenenza alla nostra società. Molto gustosa la gag del suo licenziamento, giunto tramite un messaggio in bottiglia, a cui lui reagisce infuriato... licenziandosi.
Tra Sogno e Realtà
Il cortometraggio fa un grande uso di umorismo slapstick, accompagnandolo però ai soliti sottotesti dissacranti, che questa volta si focalizzano sul contrasto fra l'illusione di George di trovarsi in un ambiente puro e rassicurante e la dura realtà. Gli indigeni infatti si riveleranno pronti ad intascare il denaro da cui l'ascetico George si spoglia, e non esiteranno a sacrificare il poveretto per quietare un vulcano, gettandolo dentro il cratere. Eppure niente di tutto questo sembrerà scalfire la sua gioia nel ritrovarsi in quegli ambienti idilliaci, mostrando il lato più candido della sua personalità. Guest star del corto è il musicista Harry Howen e la sua orchestra, molto celebre all'epoca per il suo reinterpretare in chiave moderna la musica di quei luoghi. Howen firma le strofette che accompagnano George nella sua permanenza sull'isola, “canzonando” nel vero senso della parola il suo desiderio di fuga. Infine è sicuramente degna di nota la momentanea marcia indietro sul versante grafico: la carnagione di George torna infatti ad essere rosea, spingendo a credere che il corto sia stato posticipato e che la sua lavorazione risalga invece al periodo di Fathers Are People.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: Hello, Aloha
- Anno: 1952
- Durata:
- Produzione: Walt Disney
- Regia: Jack Kinney
- Storia: Dick Kinney, Milt Shaffer
- Musica: Joseph S. Dubin
- Animazione: Ed Aardal, George Nicholas
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
Ed Aardal | Animazione |
Walt Disney | Produttore |
Joseph S. Dubin | Musica |
Dick Kinney | Storia |
Jack Kinney | Regista |
George Nicholas | Animazione |
Art Riley | Fondali |
Milt Shaffer | Storia |
Al Zinnen | Layout |