La Storia di Olaf
La Backstory di Trent Correy
La genesi di Once Upon a Snowman risale al 2012, quando il giovane Trent Correy, al tempo apprendista animatore, è al lavoro sul primo Frozen e durante la realizzazione della celebre sequenza Let It Go inizia a chiedersi quale possa esser stata l’origin story di Olaf. Il pupazzo, ricreato istintivamente da Elsa durante il famoso numero musicale, veniva lasciato subito fuori dall’inquadratura, per riapparire solo dopo una manciata di scene al cospetto di Anna e Kristoff, già senziente e perfettamente conscio della propria identità. Le fantasticherie di Correy sulla backstory del pupazzo vengono però messe da parte, e rievocate solo qualche anno dopo, durante le settimane successive all’uscita di Frozen 2.
L’artista nel frattempo era cresciuto, aveva lavorato allo storyboard del film e diretto lo splendido Drop, uno dei migliori corti del ciclo Shortcircuit. Insieme al coregista Dan Abraham, Trent venne dunque reclutato da Jennifer Lee per raccontare finalmente le origini di Olaf in un apposito cortometraggio, dato il recente arrivo della piattaforma Disney+, decisamente affamata di nuovi contenuti. La storia prende le mosse proprio da Let It Go: non appena creato, Olaf viene colpito dalla mantellina di Elsa che vola via nel vento e dopo esser rotolato giù da un dirupo si ritrova a vagare senza meta, interrogandosi sulla propria identità un po’ come avveniva nel Frankenstein di Mary Shelley.
L’Omino Dietro le Quinte
Nei sette minuti di durata del corto, Olaf ripercorre le prime tappe del viaggio di Anna e Kristoff da tutt’altra angolazione, innescando o subendo gli eventi che allo spettatore sono già noti. Lo vediamo arrivare all’emporio di Oaken, dove tenta di compensare la mancanza del naso con diversi oggetti, per poi imbattersi nel proiettore di diapositive che accenderà in lui l’amore per l’estate. Infine, in seguito all’incontro con un branco di lupi, avrà finalmente una reminescenza dell’infanzia di Anna ed Elsa, dimostrando di avere memoria della sua precedente incarnazione, e portandolo infine all’epifanica conclusione che lui “è Olaf e ama i caldi abbracci”.
L’idea di raccontare una vicenda parallela che avviene “dietro lo quinte” di una storia ben più celebre non era certo nuova. L’aveva già fatto a più riprese la Pixar nei corti bonus allegati alle proprie uscite home video, e persino i reparti televisivi si erano cimentati in qualcosa del genere, ai tempi de Il Re Leone 3 (2004). Tra tutte queste opere Once Upon a Snowman riesce a comunque a distinguersi felicemente, dando l’impressione di essere qualcosa in più della messa in burletta di un grande classico: c’è ispirazione, c’è cuore, le gag sono valide e ben ritmate. Sono presenti svariati easter eggs (il proiettore di diapositive mostra anche sfondi presi da Tangled e Moana), ma soprattutto – al netto di alcune minime incongruenze da prendere come licenze – si ha la sensazione che il gioco a incastro riesca molto bene e che le risposte ai misteri del passato di Olaf risultino credibili, malgrado siano misteri su cui nessuno si sia mai realmente interrogato.
Tutti gli Uomini di Olaf
Dal punto di vista artistico c’è ben poco di nuovo da segnalare: musiche, scenari, personaggi e ambienti riprendono giocoforza quanto già visto e sentito nel primo Frozen, sia pur con gli opportuni aggiustamenti e con gli aggiornamenti grafici del caso. Si ricordano tuttavia con molto piacere i credits finali, completamente illustrati, e tesi a riallacciarsi al flusso narrativo del film originale. L’obiettivo insomma è quello di ricreare una perfetta mimesi con un’opera di sette anni prima, e si può dire assolutamente riuscito. Nell’ottobre del 2020 il corto viene finalmente rilasciato in piattaforma, solo qualche mese dopo l’arrivo online dei mini-sketch di At Home with Olaf.
A quel progetto, concepito da Hirum Osmond nei primi giorni della pandemia di Covid-19, contribuiscono anche i due registi di Once Upon a Snowman, Correy con Ice e Abraham con I’m With You. L’arrivo su Disney+ nel 2021 del ciclo Olaf Presents, infine non ha fatto altro che confermare il trend secondo cui il pupazzo di neve di Frozen, con il suo candore e la sua ingenuità, non sia più percepito soltanto come la spalla comica di Frozen, ma una vera e propria mascotte per i Walt Disney Animation Studios, da affiancare a grossi calibri quali Topolino e Winnie the Pooh. O almeno, questo è quello che sembrano pensare artisti come Correy, Abraham e Osmond, anno dopo anno sempre più innamorati del pupazzo di neve che amava i caldi abbracci.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: Once Upon a Snowman
- Anno: 2020
- Durata:
- Regia: Dan Abraham, Trent Correy
- Musica: Christophe Beck, Jeff Morrow
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
Dan Abraham | Regista |
Christophe Beck | Musica |
Trent Correy | Regista |
Jeff Morrow | Musica |