Ralph Spacca Internet

Oltre il Concetto di Sequel

Nel 2012 l'uscita di Ralph Spaccatutto rappresentò un punto di svolta per i Walt Disney Animation Studios. Fino a quel momento, si riteneva che il filone dei film animati basati sull'esplorazione di universi complementari al nostro fosse prerogativa della Pixar. La casa di Emeryville aveva in effetti basato buona parte della propria filmografia proprio su questo meccanismo narrativo, portando lo spettatore a visitare il mondo dei giocattoli, degli insetti o dei pesci, ma lasciando al marchio Disney l'esclusiva sul cinema d'animazione fiabesco. A dire il vero, i WDAS non erano realmente estranei ad un tale approccio creativo, che era in realtà ben radicato nella storia dello studio sin dai tempi delle Silly Symphonies. Eppure l'uscita di Ralph Spaccatutto e successivamente di Zootopia (2016) furono recepiti dal pubblico come un drastico cambio di regole: Disney aveva “sconfinato” oltre il proprio settore, rivendicando la possibilità di produrre cinema d'animazione a 360°, senza farsi definire da un singolo genere.

A differenza della fiaba o del racconto di formazione, questa tipologia di film non esaurisce il proprio potenziale nell'arco di un singolo lungometraggio. Una volta impostate le regole di un mondo, è naturale porsi delle domande, voler scavare in profondità, cercando parallelismi e differenze con la nostra realtà di partenza. Nel caso di Ralph Spaccatutto, gli stessi autori affermavano nelle interviste di aver dovuto sacrificare molte idee, limitandosi a grattare la superficie di quell'universo narrativo. Molto era il materiale che ci si augurava di poter sviluppare in un eventuale seguito, dalle origini di Felix ad un ipotetico team-up con Super Mario, ma tutti questi spunti vennero presto abbandonati. Il secondo capitolo della saga digitale disneyana, anziché approfondire ulteriormente il mondo videoludico, avrebbe invece trattato un tema analogo, abbastanza robusto da sostenere l'intera pellicola: Internet. La grande rete era un argomento gigantesco, e non strettamente legato al mondo del gaming visto nel primo film. Ma proprio per questo, sradicare Ralph e Vanellope dalla rassicurante sala giochi Litwak sarebbe stato impattante per la crescita dei due protagonisti: la metafora ideale del passaggio dalla periferia alla grande città.

Sebbene già in passato gli studios avessero permesso ad alcuni loro personaggi come Paperino, Bianca e Bernie o Winnie the Pooh di tornare sul grande schermo in nuove avventure, questo fu il primo sequel prodotto secondo la prassi moderna, coinvolgendo buona parte degli artisti che avevano lavorato al primo film. Rich Moore, dopo aver codiretto Zootopia, venne fatto tornare alla regia, questa volta in coppia con Phil Johnston, sceneggiatore di entrambe le avventure. A guidarne lo sviluppo visivo venne invece scelto il bravissimo Cory Loftis (Wreck-It Ralph, Zootopia), artista a tutto tondo con un passato nel settore videoludico. Come art director degli ambienti si optò per Matthias Lechner, già architetto della città degli animali, la persona perfetta per dare forma visiva a Internet. Ami Thompson, che aveva lavorato al corto Inner Workings, venne invece assegnata al design dei personaggi. La pellicola venne in un primo momento intitolata, con una certa ridondanza, Ralph Breaks the Internet: Wreck-It Ralph 2, tuttavia a pochi mesi dall'uscita la seconda metà del titolo venne rimossa. Il nuovo nome descriveva meglio la natura del prodotto, che non era un sequel in senso stretto: si trattava certamente del secondo capitolo della storia di Ralph e Vanellope, ma era anche “il film di Internet”, idealmente autonomo e con una sua specifica identità.

Oh My Internet!

Ralph Spacca Internet racconta l'odissea di Ralph e Vanellope all'interno del World Wide Web. Alla ricerca di un pezzo di ricambio per il cabinato di Sugar Rush, i due esplorano il mondo internettiano, scoprendo alcune cose su loro stessi che li segneranno per sempre. I primi minuti della pellicola sono ambientati nella sala giochi Litwak a sei anni di distanza dal primo capitolo e costituiscono una piacevole rimpatriata, come tante ne abbiamo viste nel cinema animato di quegli anni. Ma è quando si arriva finalmente in rete che la storia spiega le ali, mettendo in atto tutto il suo potenziale. Sembra quasi un film a sé: lo spettatore viene travolto da una carrellata di trovate ingegnose, che riescono a tradurre in immagini concrete le dinamiche digitali a cui veniamo quotidianamente sottoposti. I motori di ricerca, ebay, i social network, lo spam e persino il dark web con i suoi virus vengono rappresentati in modo arguto, dando della rete un'immagine equilibrata, a metà strada tra luce e ombra. Grandi orizzonti, grandi potenzialità, ma anche tentazioni, vanità, pigrizia e odio gratuito: il film affronta svariati aspetti del fenomeno mostrandocelo per quel che è, senza edulcorazioni o vuoto moralismo.

Il web viene raffigurato come una grande e ariosa città che si estende in ogni direzione: ogni edificio rappresenta un sito Internet, la cui posizione geografica dipende dalla sua funzione e dalla frequenza di utilizzo. Esistono diversi distretti (quello commerciale, quello videoludico, quello degli antivirus), e i siti più anziani tendono a rimanere in basso, lasciando il posto a quelli più in voga. Nell’ottica di dare una versione attendibile e a suo modo veritiera della grande rete, gli artisti hanno svolto il loro consueto viaggio di ricerca… in un data center di Los Angeles. Nel film questo sostrato di verosimiglianza è percettibile: se si osservasse dall’alto la metropoli del film, il look rispecchierebbe quello del reticolato di server che collega il pianeta, mentre le strade con i loro angoli di 45° ricorderebbero i circuiti di una scheda madre. Gli abitanti di questo villaggio globale sono stati suddivisi in due categorie: ci sono i netizens, figure antropomorfe che rappresentano i diversi algoritmi e il personale di servizio dei vari siti, e gli users, ovvero gli avatar delle persone reali, raffigurati come buffi omini dal design squadrato e dall'atteggiamento frivolo e iperattivo.

In questo universo narrativo è possibile scorgere davvero di tutto. Gli artisti hanno infatti rimpinzato ogni frame di citazioni e riferimenti, mescolando siti reali e fittizi. Spicca in particolar modo la sequenza all'interno di ohmydisney.com, blog realmente esistito e di proprietà della Disney Company, in cui Vanellope interagisce con le altre icone della storia disneyana. Questa ispirata e divertita autocelebrazione attinge al patrimonio creativo di tutti gli studi di punta della Company: i personaggi WDAS si mescolano quindi a quelli Pixar, Marvel, Lucasfilm e persino Muppet Studios, riportando alla memoria la Toontown di Chi Ha Incastrato Roger Rabbit? (1988). Quella che a un primo sguardo può apparire una scelta dissacrante, si rivela in realtà un’astuta mossa di storytelling aziendale: con la scusa di far citazioni e riderci sopra, la Disney fa sfilare in passerella il suo intero immaginario, mostrandoci quanti e quali franchise ha nell'arsenale e come questi si fondano armonicamente nella sua vision complessiva. Ci si diverte inoltre a fare qualche distinguo: la scena in cui Merida viene presa in giro dalle altre principesse per la sua origine pixariana, non è solo una gag ma una rivendicazione importante per i Walt Disney Animation Studios, che dopo decenni di confusione si ritrovano a tracciare un divisorio tra ciò che è loro e ciò che non lo è.

Amica?

Sulla sequenza di ohmydisney.com si è puntato molto in fase di lancio, anche per collegare maggiormente il film ad un repertorio che nella percezione comune continua ad essere perlopiù favolistico. Eppure questa bizzarra parentesi non rappresenta solo un ammiccamento fine a sé stesso, ma ha una sua specifica funzione all'interno dell'ingranaggio narrativo: è il punto di non ritorno per il personaggio di Vanellope, che dopo il confronto con le altre eroine disneyane “cresce” definitivamente. Ralph Spacca Internet infatti non si dimentica di essere il sequel di Ralph Spaccatutto e, senza farsi distrarre eccessivamente dalla sua ambientazione, decide di dare una drastica svolta allo status quo stabilito. La bellissima frase che chiudeva il primo film ci diceva che Ralph, attraverso l'amicizia con la ragazzina, aveva imparato a guardare a sé stesso con occhi diversi. I registi, partendo da questo concetto, hanno pensato che Ralph dovesse evolvere ulteriormente, arrivando al punto di non farsi definire unicamente dal rapporto con lei. E, a costo di essere impopolari, decidono che è arrivato il momento di separarli.

Le prime scene, in cui vediamo i due vivere la loro amicizia di routine alla sala giochi Litwak, ci danno i primi segnali di qualcosa di sbagliato. Ralph è un uomo adulto e abitudinario, Vanellope una ragazzina che cerca altri orizzonti per “crescere”. E sebbene il concetto di età sia piuttosto relativo nel loro immutabile mondo, il sottotesto è evidente: i due hanno orizzonti differenti e il loro rapportarsi non è equo. Questo viene reso ben evidente al loro arrivo nel caos della grande città: Ralph è diffidente e spaventato, la ragazzina invece è in fibrillazione e del tutto a suo agio. Basta quindi che Vanellope abbia un piccolo assaggio di vita internettiana, per portarla a decidere di stabilirsi nel videogioco online Slaughter Race, mandando in pezzi le rassicuranti certezze di Ralph. Se nella prima parte del film ad essere presi in esame sono alcune caratteristiche ben precise di internet, tra cui i meme, l'effimera ricerca di popolarità e il brutale effetto dei commenti degli hater su chi produce i contenuti, il finale ripiega su qualcosa di ancora più universale e costituisce una riflessione piuttosto amara sulla solitudine, l'insicurezza e i rapporti morbosi.

Il tentativo di Ralph di tarpare le ali a Vanellope, offrendole una forma di amicizia tossica e possessiva, viene audacemente tradotto in immagini, dando vita alla disturbante sequenza di Ralphzilla, il gigantesco mostro nato dalla sua vulnerabilità, che come un enorme Donkey Kong ci riconduce alla matrice originaria che ispirò il personaggio dello spaccatutto. Ralph Spacca Internet è quindi un film che non teme di contrariare lo spettatore, pur di recapitare il suo messaggio. Il finale può lasciare l'amaro in bocca e non è affatto al servizio del pubblico, cosa decisamente coraggiosa in tempi di assoluto fanservice, ma è intelligente e fa quello che la buona narrazione deve fare, disattendendo le nostre aspettative pur di offrirci un contenuto in grado di sfiorarci. Ralph non impara soltanto a lasciar andare Vanellope, ma viene fatto intendere che questo preluda a una ricalibrazione del rapporto con Felix e con gli altri personaggi suoi coetanei, amicizie che in precedenza aveva preso sottogamba.

Un Secolo di Animazione

Sul fronte visivo, Ralph Spacca Internet è il lungometraggio animato disneyano che osa di più in termini di varietà stilistica. Già il suo predecessore si era trovato a far convivere all'interno della stessa pellicola personaggi di taglio molto diverso, sottolineando così la sua natura “multietnica”: Ralph e Felix avevano un design più caricaturale rispetto al look kawaii di Vanellope e alle proporzioni realistiche di Calhoun, senza contare ovviamente la fedeltà ai modelli originali dei personaggi concessi su licenza, come Bowser e Sonic. Il sequel si spinge oltre, sfruttando Internet per allargare ancor più il divario stilistico fra i singoli elementi e lavorando quindi sui contrasti: all'interno del mondo di Slaughter Race prevale, ad esempio, un colore giallo tossico con un design più fotorealistico, accompagnato però ad alcuni effetti visivi piatti in stile comic book americano. Il lavoro di Matthias Lechner sulla metropoli internettiana invece ricorre ad un certo grado di astrazione: a dominare sono i toni azzurrini e, malgrado il caos, si avverte quel senso di pulizia visiva tipico dei moderni smartphone. Non mancano le sperimentazioni azzardate: i filmati, i meme e i montaggi che vediamo caricati sui social network riproducono in tutto e per tutto il feeling delle loro controparti reali, anche a costo di apparire volutamente sciatti. Un altro esempio sono le animazioni sfarfallanti, illogiche e scattose dei giocatori in Slaughter Race, utili a renderli distinguibili a colpo d'occhio dal “personale non giocante”.

Tutti questi personaggi portano la firma della bravissima Ami Thompson, che nel disegnare il cast del film ha dovuto conciliare diverse idee di design, legate alla differente estrazione sociale di ognuno di loro. E così gli users, con il loro design squadrato e le proporzioni chibi, ricordano moltissimo i pupazzetti Funko Pop, rappresentazioni semplificate di figure reali. Invece i caricaturali netizens, come J. P. Spamley e Mr. Knowsmore, costituiscono un divertito omaggio all'animazione stilizzata firmata dalla UPA negli anni 50 e 60. La carismatica Shank di Slaughter Race rappresenta poi il contributo della Thompson a quel discorso sulla figura umana iniziato da Glen Keane con Tangled ed è sicuramente uno dei migliori risultati ottenuti dallo studio in termini di CGI. Ancora più impressionante è il suo lavoro su Yesss, la “talent scout” che gestisce BuzzTube. Si tratta di un personaggio femminile sofisticato quanto Shank, ma con quel tocco “cartoon”, dovuto alla sua natura di netizen, che la rende ancor più originale e sorprendente. Pure il vecchio cast ha subito un leggero aggiornamento grafico, necessario per adeguarsi al nuovo software di rendering Hyperion che lo studio ha adottato a partire da Big Hero 6. Una simile eterogeneità dimostra quanto Ralph Spacca Internet costituisca un vero e proprio manuale d’animazione, un po' quello che The Jungle Book (1967) fu per la generazione di artisti immediatamente precedente.

L'enciclopedica sequenza ohmydisney.com rappresenta infine la ciliegina sulla torta, mettendo di fronte allo spettatore ogni possibile declinazione della legacy disneyana. Addirittura nella folla di personaggi è possibile individuare alcune figure completamente bidimensionali, animate a mano da Mark Henn, come il Topolino Apprendista Stregone, l'orso Humprey e il ranger Woodlore. Proprio Henn si è ritrovato ad assumere il difficile compito di supervisionare il design e l’animazione nella sequenza con le principesse Disney, aiutando Ami Thompson ad uniformare il design di ben quattordici personaggi diversi, uno dei quali (Merida), preso in prestito da un altro studio. Chiaramente a patire di più il cambio di design sono le più antiche come Biancaneve, Cenerentola e Aurora, mentre le recenti Anna, Elsa e Moana rimangono pressocché invariate. Malgrado una leggera reinterpretazione “cartoon”, Henn fa il possibile per rispettare i modelli originali, specialmente quando si tratta di personaggi a cui lui stesso lavorò, come Belle, Jasmine, Tiana e soprattutto Mulan. Anomalo invece il caso delle principesse inventate da Glen Keane: la stilizzazione di Pocahontas riesce bene, mentre Rapunzel stranamente perde molto della sua estetica originale, pur essendo fra le “native digitali”. Incredibile, infine, il risultato avuto con Ariel, trasposizione assolutamente perfetta nell'espressività e nelle movenze dell'originale lavoro di Keane.

La Sintesi di Menken

Il primo Ralph Spaccatutto era stato un film intelligente, in grado di proiettare i WDAS verso nuove frontiere narrative. Tuttavia, aveva in un certo senso “tradito” la poetica disneyana, rendendo ben poco onore a quello che era da sempre stato un elemento fondamentale del cinema di Walt: la musica. Molti nomi famosi erano stati coinvolti per firmare le canzoni che ne componevano la colonna sonora, tuttavia si trattava di brani diegetici (esistenti in universe), destinati a rimanere in sottofondo o, peggio, nei titoli di coda. Negli anni successivi la filmografia Disney si era spaccata letteralmente in due: da un lato i tradizionali musical fiabeschi con protagoniste femminili, come Frozen e Moana, dall'altro i film avventurosi o dal sapore “pixariano” come Big Hero 6 e Zootopia, decisamente modesti sotto il profilo musicale. Pur allineandosi apparentemente a questa seconda tipologia, Ralph Spacca Internet sceglie di scombinare le carte, sfidando la rigida dicotomia e riunendo le due anime del cinema disneyano in una sola. A permetterlo è ovviamente la sequenza ohmydisney.com, compendio dell'immaginario aziendale e punto di svolta narrativo dell'intera vicenda.

  • A Place Called Slaughter Race. Dopo otto anni di assenza dai Walt Disney Animation Studios, torna Alan Menken, padre putativo della musica Disney anni 90. Il suo ritorno in scena, anche se per un singolo brano, ha un valore grandissimo anche sul piano puramente metanarrativo. Dopo il breve incontro con le principesse Disney, Vanellope viene fortemente influenzata dallo spirito disneyano più puro, rielaborandolo a modo suo e diventando protagonista della sua personale i want song. Due mondi si incontrano, e due differenti approcci al cinema animato si sposano felicemente, dando vita a una suntuosa sequenza in stile Broadway, vissuta però nel desolante scenario urbano di Slaughter Race. Vanellope e Shank duettano felicemente, giocando con il contrasto tra l'intensità della melodia e il prosaico squallore del testo. Non semplicemente un Menken che fa la parodia di sé stesso, bensì un Menken che adatta il suo stile fastoso al registro parodico, esattamente come aveva fatto qualche anno prima nella splendida serie televisiva Galavant (2014), prodotta per la disneyana ABC. E proprio come in Galavant, il retrogusto umoristico non toglie niente alla verità di quanto messo in scena, alla solidità e alle motivazioni dei personaggi. Divertente, funzionale alla storia e decisamente riuscita, A Place Called Slaughter Race si rivela una delle sequenze più vincenti del film, rivendicando un'identità stilistica comune, senza dimenticare di includere in questa stessa sintesi i diversi aspetti del cinema Disney attuale.
  • Zero. Firmata dagli Imagine Dragons, è la canzone che accompagna i titoli di coda. Diversamente da molti brani del genere, destinati puntualmente all'oblio, Zero è stata fatta largamente circolare in forma di videoclip nei mesi precedenti all'uscita. Il pezzo risulta valido e ben inserito: le sue note affiorano senza soluzione di continuità già durante gli ultimi malinconici momenti del film, e le immagini che la accompagnano forniscono una bella ricapitolazione di quanto visto. Il testo ha anche un riferimento piuttosto diretto allo stato d'animo di Ralph e al problema di autostima su cui ruota l'intera storia.
  • In This Place. Cantata da Julia Michael, occupa la seconda parte dei titoli di coda. Decisamente la più debole del lotto, non è nemmeno una canzone indipendente ma una cover pop del brano di Menken, che però si è scelto di considerare un pezzo a sé, dandogli un titolo e un feeling diverso. Il problema è che in questa rielaborazione l'energia è assente e la mancanza dell'orchestrazione menkeniana priva il pezzo di ogni contrasto e ragion d'essere.
  • Never Gonna Give You Up. Interessante come il film ironizzi sulla cultura internettiana, inserendo nei titoli di coda ben due scenette legate a tormentoni e meme del web. Nella prima vediamo una bambina molto simile alla versione baby di Moana lamentarsi dell'assenza nel film di una scena che era stata mostrata nel teaser trailer salvo poi... introdurla inconsapevolmente lei stessa. Nella seconda il celebre videoclip di Rick Astley viene reinterpretato dai personaggi del film, dopo aver promesso allo spettatore una preview di Frozen II. Si tratta di un riferimento al celebre scherzo del rickrolling, l'inserimento a tradimento della canzone di Astley all'interno di un file con tutt'altro nome. Non c'è scampo: entrambe le gag risulteranno incomprensibili in futuro, ma perlomeno sono state inserite “fuori dal film”, lasciando invece alla pellicola il compito di trattare il web in modo universale.

Infine, un plauso va ad Henry Jackman, autore della partitura strumentale che attraversa l'intero film. Jackman, molto attivo da anni nel cinema d'animazione, aveva già firmato per i WDAS le musiche di Winnie the Pooh (2011) e Big Hero 6 (2014), oltre che del Ralph originale. Il lavoro svolto nel sequel è ancora una volta molto buono: non si limita a proporre infatti un sound elettronico e modernista, ma fa un grandissimo uso di musica orchestrale, ospitando all'occorrenza all'interno del proprio “tessuto sinfonico” anche citazioni ad altre colonne sonore, incluso ovviamente Star Wars. Decisamente rilevante è il brano A Big Strong Man in Need of Rescuing, che accompagna la sequenza di salvataggio di Ralph ad opera delle principesse e che nasconde con maestria in un unico medley passaggi tratti da ben sei film differenti.

Cambio della Guardia

Ralph Spacca Internet è sicuramente uno dei film più stratificati e complessi mai usciti dai Walt Disney Animation Studios. Traboccante di idee, guizzi e tematiche originali, riesce a superare il predecessore in diversi campi, risultando più uniforme nel ritmo e dimostrando una maggior padronanza della tecnica. È un film fatto di sapori dissonanti e audaci contraddizioni, tenute insieme da un equilibrio delicato e precario: in parte sequel, in parte film originale, un'avventura di formazione con un sottile strato di satira e una spruzzata di musical, un'opera per certi versi derivativa e ammiccante, per altri coraggiosa e addirittura spietata. Proprio in virtù di queste sue peculiarità, il 57° lungometraggio animato Disney ha suscitato in rete alcune polemiche e perplessità, a cominciare dalla tanto chiacchierata sequenza crossover. L'idea di un film capace di riunire, anche se solo per una scena, l'intero cast delle principesse Disney si è rivelata vincente in fase di marketing, un vero e proprio ariete comunicativo, in grado di creare clamore e riavvicinare quella parte di pubblico legata all'immagine più tradizionale della casa del Topo. D'altra parte, la scelta ha indispettito gli spettatori meno amanti del marchio, che l'hanno recepita come un arrogante sfoggio di muscoli da parte di una Company desiderosa di mettere in vetrina le sue proprietà intellettuali, in attesa di lanciare il proprio servizio streaming.

Parte del pubblico inoltre non ha accettato di buon grado la separazione fra i due protagonisti e il finale agrodolce, criticando la fuga di Vanellope e ritenendola in aperta contraddizione con il messaggio di accettazione del proprio ruolo formulato nel film precedente. Ma ci sono diversi modi di interpretare una storia, e di certo la ragazzina non aveva nel suo gioco le stesse responsabilità di Ralph, personaggio con un percorso ben distinto da quello di una giovane studentessa in Erasmus. Tuttavia controversie del genere sono fisiologiche quando la narrazione cinematografica decide di non farsi totalmente addomesticare e preferisce dire la propria, a costo di frustrare le aspettative del pubblico. Ma al di là di questo, Ralph Spacca Internet arriva nelle sale alla fine del 2018 e si porta a casa un ottimo risultato: la critica lo promuove e il film ripaga ampiamente le spese, spianando la strada al successivo Frozen II. Non c’è però il tradizionale short ad accompagnarlo nella proiezione e, se si esclude il mediometraggio Olaf’s Frozen Adventure del 2017, si contano ben due anni di iato dal precedente Moana.

Queste piccole anomalie legate alla distribuzione suggeriscono che dietro le quinte siano in atto alcuni cambiamenti, legati probabilmente al cambio di leadership dello studio. Alla fine del 2017 John Lasseter, in seguito ad alcune controversie, annuncia infatti un periodo sabbatico, salvo poi dimettersi definitivamente. Al suo posto le redini dello studio vengono prese dalla regista e sceneggiatrice Jennifer Lee, che dopo il grande successo di Frozen, ha dimostrato di saper intercettare perfettamente il gusto contemporaneo. Ralph Spacca Internet segnerà dunque il passaggio del testimone tra i due leader, che verranno entrambi accreditati come produttori esecutivi. Sotto la Lee i WDAS continueranno il loro percorso creativo entrando a gamba tesa nell’epoca dei franchise, ultimando non soltanto i sequel di Ralph e Frozen, ma dando inizio addirittura alla produzione di serie televisive per la piattaforma Disney+ ispirate ai loro film. Non per questo gli artisti in forza allo studio lavoreranno dandosi per scontati, producendo materiale poco ispirato o pensato col pilota automatico. Al contrario, i sequel e le serie targate WDAS nasceranno sempre da ragionamenti molto specifici e manterranno una propria ragion d'essere, senza cadere nella tentazione di percorrere la facile strada del more of the same.

Revisione del 16 Ottobre 2022.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Ralph Breaks the Internet
  • Anno: 2018
  • Durata:
  • Produzione: John Lasseter, Jennifer Lee, Tom MacDougall, Bradford Simonsen, Clark Spencer, Chris Williams
  • Regia: Phil Johnston, Rich Moore
  • Soggetto: , , , ,
  • Sceneggiatura: ,
  • Cast: Fuschia , Dianna Agron, Tim Allen, Jesse Averna, Colleen Ballinger, Ann Barry Colgin, Irene Bedard, Kristen Bell, Jodi Benson, Jenica Bergere, Hamish Blake, Flula Borg, Kent Boyd, Corey Burton, Oliver Bénard, Rogeg Craig Smith, Auli'i Cravalho, Rachel Crow, Brian Curless, Anthony Daniels, Kevin Deters, John DiMaggio, Vin Diesel, Jamie Elman, Dani Fernandez, Gal Gadot, Brad Garrett, Michael Giacchino, Sean Giambrone, Glozell Green, Bill Hader, Jennifer Hale, Taraji P Henson, Tiffany Herrera, Kate Higgins, Jason Hightower, Phil Johnston, Brittany Kikuchi, Maurice LaMarche, Linda Larkin, Katie Lowes, Jane Lynch, Kelly Macdonald, Jason Mantzoukas, Jack McBrayer, Ben McKee, Idina Menzel, Jeremy Milton, Alex Moffat, Alfred Molina, Mandy Moore, Rich Moore, Anika Noni Rose, Ana Ortiz, Paige O’Hara, Ed O’Neill, Viveca Paulin, Raymond S. Persi, Daniel "Z" Platzman, John C Reilly, Dan Reynolds, Pamela Ribon, Sam Richardson, Della Saba, Horatio Sanz, Wayne Sermon, Sarah Silverman, Timothy Simons, Mark Smith, Alan Tudyk, Melissa Villaseñor, Ming-Na Wen, Rebecca Wisocky, Ali Wong, Jaboukie Young-White, Michaela Zee
  • Musica: Henry Jackman
  • Supervisione dell'Animazione: Renato Dos Anjos, Kira Lehtomaki
Nome Ruolo
Fuschia Cast (Instagram Pop-Up (voce))
Dianna Agron Cast (News Anchor (voce))
Tim Allen Cast (Buzz Lightyear (voce))
Jesse Averna Cast (Stormtrooper (voce))
Colleen Ballinger Cast (Colleen (voce))
Ann Barry Colgin Cast (Auctioneer (voce))
Irene Bedard Cast (Pocahontas (voce))
Kristen Bell Cast (Anna (voce))
Jodi Benson Cast (Ariel (voce))
Jenica Bergere Cast (The Bee (voce))
Hamish Blake Cast (Pyro (voce))
Flula Borg Cast (Maybe (voce))
Kent Boyd Cast (Skeleton Dancer (voce))
Holly E. Bratton Direzione di Produzione
Corey Burton Cast (Grumpy (voce))
Oliver Bénard Cast (Goat (voce))
Rogeg Craig Smith Cast (Sonic the Hedgehog (voce))
Auli'i Cravalho Cast (Moana (voce))
Rachel Crow Cast (Nafisa (voce))
Brian Curless Cast (Auctioneer (voce))
Nathan Curtis Direzione di Produzione
Anthony Daniels Cast (C-3PO (voce))
Kevin Deters Cast (Stormtrooper (voce))
John DiMaggio Cast (Arthur (voce))
Vin Diesel Cast (Baby Groot (voce))
Renato Dos Anjos Animatore principale
Jamie Elman Cast (Rancis Fluggerbutter (voce))
Dani Fernandez Cast (Show Host (voce))
Gal Gadot Cast (Shank (voce))
Brad Garrett Cast (Eeyore (voce))
Michael Giacchino Cast (FN-3181 (voce))
Sean Giambrone Cast (The eboy (voce))
Glozell Green Cast (Little Debbie (voce))
Bill Hader Cast (JP Spamley (voce non accreditata))
Jennifer Hale Cast (Cinderella (voce))
James E Hasman Direzione di Produzione
Taraji P Henson Cast (Yesss (voce))
Tiffany Herrera Cast (Tiffany (voce))
Kate Higgins Cast (Aurora (voce))
Jason Hightower Cast (Auctioneer (voce))
Henry Jackman Musica
Phil Johnston Cast (eBay Bidder / Surge Protector (voce)); Regista; Sceneggiatura; Soggetto
Scott Kersavage Supervisore Effetti Visivi
Brittany Kikuchi Cast (Baby Mo (voce))
Maurice LaMarche Cast (Tapper (voce))
Linda Larkin Cast (Jasmine (voce))
John Lasseter Produttore Esecutivo
Matthias Lechner Scenografia
Jennifer Lee Produttore Esecutivo
Kira Lehtomaki Animatore principale
Cory Loftis Scenografia
Katie Lowes Cast (Candlehead (voce))
Jane Lynch Cast (Calhoun (voce))
Tom MacDougall Produttore Esecutivo
Kelly Macdonald Cast (Merida (voce))
Jason Mantzoukas Cast (Hey Nongman (voce))
Jack McBrayer Cast (Felix (voce))
Ben McKee Cast (Ben (voce))
Idina Menzel Cast (Elsa (voce))
Jeremy Milton Cast (Stormtrooper (voce)); Montaggio
Alex Moffat Cast (Jimmy (voce))
Alfred Molina Cast (Double Dan / Little Dan (voce))
Mandy Moore Cast (Rapunzel (voce))
Rich Moore Cast (Zangief / eBay Bidder / Sour Bill / Stormtrooper (voce)); Regista; Soggetto
Anika Noni Rose Cast (Tiana (voce))
Ana Ortiz Cast (Ballet Mom (voce))
Paige O’Hara Cast (Belle (voce))
Ed O’Neill Cast (Mr Litwak (voce))
Viveca Paulin Cast (Auctioneer (voce))
Raymond S. Persi Cast (Gene (voce))
Ernest J. Petti Supervisione Tecnica
Daniel "Z" Platzman Cast (Daniel (voce))
Fabienne Rawley Montaggio
Jim Reardon Soggetto
John C Reilly Cast (Ralph (voce))
Dan Reynolds Cast (Dan (voce))
Pamela Ribon Cast (Snow White (voce)); Sceneggiatura; Soggetto
Sam Richardson Cast (Lee the Office Nerd (voce))
Della Saba Cast (Swatti (voce))
Horatio Sanz Cast (Duncan (voce))
Wayne Sermon Cast (Wayne (voce))
Sarah Silverman Cast (Vanellope (voce))
Timothy Simons Cast (Butcher Boy (voce))
Bradford Simonsen Produttore Associato
Mark Smith Cast (God (voce))
Jamie Sparer Roberts Casting
Clark Spencer Produttore
Ami Thompson Scenografia
Josie Trinidad Soggetto
Alan Tudyk Cast (KnowsMore (voce))
Melissa Villaseñor Cast (Taffyta Muttonfudge (voce))
Nathan Warner Fotografia
Ming-Na Wen Cast (Mulan (voce))
Chris Williams Produttore Esecutivo
Rebecca Wisocky Cast (Ebay Elayne (voce))
Ali Wong Cast (Felony (voce))
Jaboukie Young-White Cast (McNeely (voce))
Michaela Zee Cast (Nafisa (voce))

Bibliografia

Sul film:

  • J. Julius, The Art of Ralph Breaks the Internet (2018: Chronicle Books [US]).

Eredità:

  • Nancy Parent (adapt.), Helen Chen (ill.), Ralph Breaks The Internet – Little Golden Book (2018: Random House [US]).

Home Entertainment

  • [1] Ralph Breaks The Internet (2019 BRAY/DVD: Buena Vista Home Entertainment). Ultimate Collector’s Edition (2019 4K-UHD/BRAY: Buena Vista Home Entertainment).

Extra

Documentari

  • How We Broke The Internet [1]
  • The Music of Ralph Breaks The Internet [1]
  • Surfing For Easter Eggs [1]
  • BuzzzTube Cats [1]

Work-in-Progress

  • Deleted Scene: Into The Internet [1]
  • Deleted Scene: Opposites [1]
  • Deleted Scene: Domestic Hell [1]
  • Deleted Scene: Bubble One [1]
  • Deleted Scene: Recruiting Grandma [1]

Music Video

  • Zero - Performed by Imagine Dragons (Music Video) [1]
  • In This Place - Performed by Julia Michaels (Music Video) [1]

Promozione

  • Ralph Breaks The Internet: Wreck-It Ralph 2 - Official Teaser Trailer [You Tube]
  • Ralph Breaks The Internet: Wreck-It Ralph 2 - Official Trailer #1 [You Tube]
  • Ralph Breaks the Internet - Official Trailer #2 [You Tube]
  • Ralph Breaks the Internet - Happy Birthday, Internet! [You Tube]
  • Ralph Breaks the Internet - Tickets Now on Sale! [You Tube]
  • Ralph Breaks VR - Official Launch Trailer [You Tube]