Tanto Caro al Mio Cuore
Una Velata Autobiografia
So Dear to My Heart è forse il film che meglio di qualunque altro aiuta a capire il modo di pensare di Walt Disney, immergendo completamente lo spettatore in quello che era stato il suo background infantile. A soli cinque anni infatti, Walt si era trasferito con la famiglia in una piccola fattoria situata nel Missouri. Gli idilliaci scenari agresti e la possibilità di visitare Marceline, la deliziosa cittadina poco distante dalla sua azienda agricola, segnarono profondamente il suo immaginario anche negli anni a venire. Non è un caso che quelle stesse atmosfere siano ben presenti in alcune sue opere della maturità come Lilli e il Vagabondo (1955) o la Main Street di Disneyland. Fra queste, Tanto Caro al Mio Cuore si potrebbe quasi considerare una pellicola autobiografica, dato che inquadra perfettamente la vita nelle campagne all'inizio del secolo. Si tratta di un film semplicissimo, una deliziosa operetta morale venata di nostalgia. La fonte è Midnight and Jeremiah (1943), un libro per bambini scritto pochi anni prima da Sterling North e scelto da Walt per essere portato sul grande schermo. In quegli anni Disney stava muovendo i primi passi nel cinema live action, ma non aveva ancora prodotto alcuna pellicola completamente priva d’animazione.
Fino a quel momento erano stati realizzati tre film a scrittura mista: i documentaristici Il Drago Riluttante (1941) e Victory Through Air Power (1943), e il bellissimo I Racconti dello Zio Tom (1946), prima incursione di Disney in un ambito più tradizionale. Giunti alla quarta pellicola fu evidente che l'utilizzo di scene animate era ormai diventato solo un pretesto, e che nell'aria c'era tutta l'intenzione di puntare sempre più sul live action per il futuro. Sebbene Disney avesse molto a cuore questo film, non ne seguì da vicino la produzione, limitandosi a un ruolo di supervisione, mentre la direzione venne affidata ad Harold D. Schuster. Non si trattava di un regista molto rinomato, e in generale Disney non ricorse nemmeno in futuro a grandi personalità per i suoi film live action, scegliendo invece semplici esecutori che gli permettessero di avere il controllo della faccenda. Per il cast vennero chiamati ancora una volta i giovani Bobby Driscoll e Luana Patten, che avevano già lavorato insieme ne I Racconti dello Zio Tom e Lo Scrigno delle Sette Perle (1948), dimostrando un certo affiatamento.
Quello che Fai con Quello che Hai...
La pellicola ci mostra uno scorcio della vita del piccolo Jeremiah Kincaid (Bobby Driscoll), che vive in una fattoria dell'Indiana insieme alla nonna (Beulah Bondi), allo zio Hiram (Burl Ives) e all'amichetta Tildy (Luana Patten). In questo delizioso quadretto rurale, il ragazzo sogna di allevare un cavallo con cui poter partecipare alle corse, sul modello del famosissimo Dan Patch, stallone realmente vissuto in quegli anni. Quando il destino gli consegna tra le mani un agnellino di lana nera, Jeremiah baratta questo sogno irrealizzabile con quello assai più concreto di vincere una fiera di paese, impegnandosi a fondo per arrivare all'obiettivo. Non si tratta di un elogio della mediocrità, ma di un film che insegna che ciò che conta davvero nella vita è cercare di fare le cose nel miglior modo possibile. Il valore di un trionfo si misura dalla penuria di mezzi a disposizione ed è proprio in un contesto limitante che emerge il vero impegno. Si tratta di una filosofia fortemente meritocratica, mirata a elogiare chi sa darsi da fare, volgendo quelli che possono sembrare handicap in punti di forza.
Questi interessanti concetti vengono espressi in più occasioni durante il film, sia nelle sequenze animate in cui il ragazzo immagina di interagire con un gufo animato, sia nel commovente discorso finale del giudice di gara, che esprime alla perfezione i contenuti morali della pellicola. Oltre al messaggio principale, Tanto Caro al Mio Cuore serba però molti altri temi, tali da farne un manifesto etico dell'America del tempo che fu: la semplicità, l'amore per le piccole cose, il non peccare mai di superbia, il valore della perseveranza, sono tutte sfaccettature di quella morale profondamente cristiana predicata dall'austera nonna di Jeremiah. Questa signora, capace di mandare avanti una fattoria completamente da sola, rappresenta la tipica donna del secolo scorso: religiosa, severa, bacchettona, coriacea ma dal cuore d'oro, un modello di buon senso cui far riferimento. È proprio su questa tipologia umana che lo stesso Al Taliaferro aveva modellato la figura di Nonna Papera, al momento di creare per le strisce di Paperino una comprimaria autoritaria e irrimediabilmente figlia del suo tempo.
L'Album di Jeremiah
Sebbene le sequenze animate costituiscano una parte molto risicata del lungometraggio, Tanto Caro al Mio Cuore rimane pur sempre un film che affonda le proprie radici in quel mezzo artistico. È bene ricordare che all'epoca lo studio non era nettamente suddiviso in reparti come oggi, e non c'erano quindi delle reali distinzioni produttive fra le diverse declinazioni del cinema disneyano. È emblematico, ad esempio, che il lungometraggio sia stato progettato ricorrendo allo storyboard, procedimento standard per i film d'animazione ma piuttosto anomalo nel live action. La stessa Mary Blair, color stylist e concept artist della maggior parte dei film disneyani coevi, si occupò di definire il look di So Dear to My Heart, influenzando profondamente le porzioni animate e arrivando a lambire anche le riprese dal vero. La Blair si accorse che, se c'era una forma d'arte cui era giusto ispirarsi per un film così profondamente ancorato alla tradizione americana, era sicuramente il quilting, ovvero una tecnica di cucito che consiste nell'unire tessuti di trama e di colore diverso per creare una trapunta.
Il film è pieno di elementi che richiamano quest’arte, sia negli scenari reali che all'interno dell'album in cui Jeremiah si diverte a raccogliere ritagli e ricordi, e che permette la transizione verso le sequenze in animazione. Quilting a parte, lo stile di Mary Blair è ben visibile nella scena animata introduttiva, in cui vediamo prendere vita dalle pagine dell'album diversi paesaggi stilizzati e caratterizzati dal suo irresistibile stile naïf. Nel film sono presenti altre tre sequenze musicali a cartoni animati, che vedono come protagonisti una proiezione animata dell'agnellino nero Danny e il già citato Gufo Saggio. Quest'ultimo spunta da una serie di cartoline didascaliche, raccolte nell'album di Jeremiah, per impartire al ragazzino alcune preziose lezioni di vita. Fra gli animatori coinvolti troviamo alcuni big appartenenti al gruppo dei nine old men, come Milt Kahl, John Lounsbery, Eric Larson e Les Clark. Si tratta di scenette non fondamentali ma visivamente stupende, che hanno il merito di mostrarci la versione disneyana di alcuni noti personaggi della storia e del mito, figure che il gufo usa come modelli per insegnare al ragazzo l'arguzia e la perseveranza.
Musica Morale
La colonna sonora del film è oltremodo varia, e infatti ogni singola canzone presenta autori differenti, come un vero e proprio collage di stili musicali. A unire il tutto è l'impronta di Paul J. Smith, compositore chiave dello studio in quegli anni, che qui si occupa delle strumentali. La maggior parte delle canzoni coincide con le sequenze animate, ma ci sono alcune eccezioni. Nella lista che segue i diversi autori verranno indicati per ogni brano.
- So Dear to My Heart (Irving Taylor, Ticker Freeman) - La canzone che dà il titolo al film non accompagna i titoli di testa, bensì la già citata scena introduttiva, in cui per la prima volta lo spettatore viene chiamato a “visitare” le pagine del diario di Jeremiah. Cartoline, ritagli e ricordi relativi alle quattro stagioni, manifesti di eventi e sagre paesane, non manca nulla di ciò che in quegli anni poteva colpire la fantasia di un bambino. A fronte di uno stile melodico un po' convenzionale, la scena offre alcune delle migliori sequenze di immagini della filmografia disneyana, usando i quadretti di Mary Blair per trasmettere allo spettatore un senso di pace e nostalgica serenità. Le analogie con l'evocativo segmento Once Upon a Wintertime, presente ne Lo Scrigno delle Sette Perle (1948) sono evidenti.
- Ol' Dan Patch - Nel corso del film lo zio Hiram è visto più volte canticchiare allegramente questo breve e trascinante motivetto che, a seconda delle occasioni, muterà testo, senso e ritmo. Non si tratta di una vera e propria sequenza musicale, ma di tre simpatici stacchetti che dettano ottimamente il ritmo della narrazione.
- It's Whatcha Do With Whatcha Got (Don Raye, Gene DePaul) - È la prima delle tre sequenze animate con protagonista il Gufo Saggio. Per la prima volta lo vediamo prendere vita e impartire a Danny e Jeremiah la lezione chiave di tutto il film, ovvero che è “quel che fai con quel che hai a contare”. Sul fronte musicale il brano è poca cosa, ma la sequenza è molto buona perché ci permette di esplorare le pagine dell'album di ricordi, mostrandoci in azione animali e personaggi mitologici. Fra questi, vediamo la versione animata della leggenda di Davide e Golia, e persino la caduta del muro di Gerico, allo scopo di mostrare come sia possibile raggiungere importanti risultati con pochi mezzi.
- Lavender's Blue (Dilly Dilly), Billy Boy, The Soldier's Joy (Larry Morey, Eliot Daniel) - Una delle sequenze più interessanti è quella che mostra la famiglia riunita dopo cena, mentre ascolta le canzoni di zio Hiram. È un momento di grandissimo calore, capace di offrire allo spettatore moderno una panoramica di come ci si divertiva un tempo. Questi tre brani sono preesistenti al film, e fanno parte del folklore popolare, ma vengono qui riproposti in sequenza, per arricchire la scena in cui Jeremiah, Tildy e Hiram cercano di convincere la nonna ad andare alla Fiera della Contea. Il primo dei tre si presenta in una versione rinnovata che piacque molto al pubblico dell'epoca, fruttando al film una nomination all'Oscar come miglior canzone.
- Stick-To-It-Ivity (Larry Morey, Eliot Daniel) - La seconda lezione del Gufo è anche la sequenza animata più corposa. Il gioco di parole del titolo altro non è che un invito a non demordere, malgrado le difficoltà della vita, e per l'occasione vengono portati altri due esempi di personaggi che sono andati avanti malgrado tutto: Cristoforo Colombo e Robert Bruce. Si esce quindi momentaneamente dal diario di Jeremiah per assistere a due sequenze visivamente stupende, piene di estrosità e guizzi grafici. Il viaggio di Colombo viene romanzato, inserendo nel tragitto addirittura un drago marino, mentre il volto del dio dei venti viene riciclato da Fantasia (1940). Ancor più riuscita è la parte dedicata a Bruce, e come la riconquista della Scozia si debba al suo incontro con un ragnetto che, con una certa difficoltà, cercava di tessere la sua tela. L'assalto al castello ha un fortissimo impatto emotivo, anche grazie alla colorazione drammatica tendente al rosso. Al netto delle immagini, questa volta merita un elogio anche la canzone, davvero orecchiabile e capace di toccare nel finale punte di epicità impressionanti.
- The County Fair (Robert Wells, Mel Tormé) - La terza sequenza animata con protagonista il Gufo è nettamente inferiore alle altre due. Non presenta infatti contenuti significativi, né è particolarmente ispirata sul fronte musicale. Si tratta infatti di una semplice coreografia che celebra la tanto attesa Fiera della Contea, teatro della bella sequenza finale.
Verso il Cinema Live Action
Tanto Caro al Mio Cuore è un film che nella sua semplicità funziona molto bene, e sicuramente meriterebbe di essere riscoperto al giorno d'oggi per inquadrare meglio la figura di Walt. La sua stessa passione per i treni assume una luce diversa se si considerano le scene del film in cui vediamo i ragazzi attendere il quotidiano passaggio del convoglio ferroviario nei pressi del paesino, con incontenibile emozione. All'epoca la pellicola venne girata in pochi mesi, ma l'uscita del film venne posticipata di tre anni per riuscire ad aggiungere la parti animate. Paradossalmente queste ultime non furono tanto apprezzate dalla critica, che invece si espresse positivamente riguardo al resto. Il pubblico in ogni caso non fu granché ricettivo nei confronti del film, e al botteghino i risultati furono modesti. L'anno successivo con L'Isola del Tesoro (1950), Walt Disney sbarcò nel cinema live action a tutti gli effetti, aggiungendo alla sua azienda un ramo tutt’ora molto importante, e per alcuni anni la scrittura mista quindi venne messa da parte. Sarebbe tornata in auge solo molto tempo dopo, con il capolavoro Mary Poppins (1964).
Per quanto riguarda il cast, questa fu l'ultima volta che Bobby Driscoll e Luana Patten lavorarono insieme allo stesso film. I due “divetti” dello studio avrebbero continuato a collaborare con Disney, ma imboccando strade separate. Luana negli anni successivi apparve in Johnny Tremain (1957) e Follow Me, Boys (1966), portando avanti felicemente la sua carriera di attrice. Bobby invece ebbe un destino ben più cupo. Le sue interpretazioni gli valsero proprio quell'anno uno speciale “Oscar Giovanile”. Successivamente, ricoprì il ruolo di Jim Hawkins in Treasure Island (1950) e divenne voce e modello di riferimento per Peter Pan (1953), ma ben presto la sua popolarità diminuì e il giovane attore entrò nel vortice della tossicodipendenza, che lo portò a una fine prematura a soli 31 anni. Infine Burl Ives partecipò al musical live action Summer Magic (1963), prestando ancora una volta alla filmografia disneyana la sua bonaria presenza e le sue doti canore.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: So Dear to My Heart
- Anno: 1949
- Durata:
- Produzione: Walt Disney
- Regia: Hamilton Luske
- Storia: Maurice Rapf, Ted Sears, John Tucker Battle
- Basato su: e Sterling North
- Cast: John Beal, Raymond Bond, Harry Carey, Ken Carson, Spelman B. Collins, Bobby Driscoll, Burl Ives, Luana Patten, Walter Soderling, Matt Wills
- Musica: Paul J. Smith
- Animazione: Hal Ambro, Les Clark, Milt Kahl, Hal King, Eric Larson, John Lounsbery, Don Lusk, Marvin Woodward
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
Hal Ambro | Animazione |
Dick Anthony | Fondali |
John Beal | Cast (Jeremiah as an Adult - Narrator) |
Mary Blair | Colore / Styling |
Raymond Bond | Cast (Pete Grundy - Storekeeper) |
Harry Carey | Cast (Head Judge at County Fair) |
Ken Carson | Cast (Wise Old Owl) |
Les Clark | Animazione |
Spelman B. Collins | Cast (Judge) |
Walt Disney | Produttore |
Bobby Driscoll | Cast (Jeremiah Kincaid) |
John Ewing | Direzione Artistica |
Don Griffith | Layout |
John Hench | Colore / Styling |
Hugh Hennesy | Layout |
Ray Huffine | Fondali |
Ralph Hulett | Fondali |
Burl Ives | Cast (Uncle Hiram Douglas) |
Ub Iwerks | Effetti Speciali |
Milt Kahl | Animazione |
Dick Kelsey | Colore / Styling |
Hal King | Animazione |
Eric Larson | Animazione |
John Lounsbery | Animazione |
Don Lusk | Animazione |
Hamilton Luske | Regista |
Brice Mack | Fondali |
Josh Meador | Effetti d'Animazione |
Sterling North | Storia Originale |
Kendall O'Connor | Layout |
Luana Patten | Cast (Tildy) |
Thor Putnam | Layout |
Maurice Rapf | Storia |
Art Riley | Fondali |
George Rowley | Effetti d'Animazione |
Ted Sears | Storia |
Paul J. Smith | Musica |
Walter Soderling | Cast (Grampa Meeker) |
Jimi Trout | Fondali |
John Tucker Battle | Storia |
Matt Wills | Cast (Mr. Burns - Horse Trainer) |
Marvin Woodward | Animazione |