Come per Disincanto - E Vissero Infelici e Scontenti
Developement Hell
Pur non trattandosi di un vero e proprio film animato, l’uscita di Enchanted nel 2007 fu un segnale incredibilmente positivo per la Disney d’epoca. La nuova gestione stava finalmente traghettando la Company fuori da un periodo di crisi, proiettandola in quella che viene da molti chiamata “era del revival”. Il risultato fu a dir poco delizioso: sotto la salda direzione di Kevin Lima, già regista di A Goofy Movie e Tarzan, questa brillante pellicola sembrava quasi un manifesto d’intenti. Enchanted si poneva infatti come erede dei gloriosi film a scrittura mista del passato, riportava trionfalmente in scena il musical menkeniano e offriva addirittura una manciata di minuti in ottima animazione 2D, in un momento in cui questa forma d’arte non godeva certo di buona salute. Oltre a tutto questo, il film riusciva a stare bene in equilibrio tra citazione e parodia, dimostrandosi un film per autentici cultori disneyani. Merito di una scrittura sagace e competente e di un interpretazione a dir poco ispirata da parte di attori incredibilmente bravi.
Come spesso accade, un risultato tanto positivo di solito porta a chiedere a gran voce un sequel. E in una Disney Company sempre più votata alla logica dei franchise, il desiderio prima o poi viene esaudito. Per Enchanted si iniziò a parlarne già nel 2010, a soli tre anni dall’uscita del film originale. Vennero ingaggiati diversi sceneggiatori nel tempo e furono scritte diverse bozze, ma senza mai arrivare a un risultato concreto. Nel frattempo gli attori invecchiavano e la realtà produttiva intorno a loro mutava, fino a formare uno scenario creativo molto diverso rispetto al 2007. Amy Adams ad esempio aveva proseguito la sua carriera disneyana con il bellissimo I Muppet (2011), molto vicino per ispirazione e qualità al film di Kevin Lima. Fu nel 2020 che il progetto, reduce da un’ulteriore bocciatura, venne improvvisamente riesumato e messo in atto. Il vecchio cast fu in gran parte riconfermato, con Amy Adams addirittura come produttrice. Alan Menken scrisse una nuova colonna sonora con Stephen Schwartz, mentre la regia andò a Adam Shankman, che già aveva diretto alcuni musical. Non è chiara quale possa esser stata la molla che riaccese il motore alla produzione, tuttavia la scelta di destinare il film a Disney+, e la policy del nuovo CEO Bob Chapek, improntata alla produzione intensiva di materiali per nutrire la piattaforma, forniscono qualche indizio di quanto fosse cambiato il clima a Burbank.
Una Sensibilità Diversa
Pur essendo stato prodotto a quindici anni di distanza, Disenchanted è ambientato solo un decennio dopo l’originale. Ritroviamo la Giselle di Amy Adams con qualche anno sulle spalle, impegnata a dover gestire il cambio di atteggiamento della figlioccia adolescente Morgan, interpretata adesso da una nuova attrice, Gabriella Baldacchino, anziché da Rachel Covey. Il setting non è più New York, bensì la pittoresca cittadina di periferia Monroeville, nella quale Giselle fa trasferire la famiglia, nella speranza di restituire un vago sapore fiabesco alla sua vita. E’ un personaggio non del tutto in pace quello che ritroviamo all’inizio del film, il che getta un velo di dubbio sul lieto fine e sulla maturazione a cui sembrava di essere arrivati al termine dell’originale. Utilizzando una bacchetta donatale da Nancy ed Edward, diventati i regnanti di Andalasia, Giselle lancia un incantesimo sull’intera Monroeville trasfigurandola in una sorta di reame medioevale in cui ogni abitante viene riscritto secondo i cliché fiabeschi. Sebbene lo scopo della protagonista sia lenire la propria nostalgia, ben presto finisce per subire gli effetti collaterali della magia, trasformandosi gradualmente nello stereotipo della matrigna cattiva.
L’abilità recitativa di Amy Adams rimane innegabile, ed è davvero un piacere cogliere il suo dissidio interiore mentre cerca di resistere agli effetti della magia. Lo stesso vale per la performance degli altri comprimari come Patrick Dempsey e Richard Mardsen, decisamente in forma. I pregi del film però si limitano purtroppo a questo. Dal punto di vista della scrittura, Disenchanted si rivela purtroppo un clamoroso buco nell’acqua. La vicenda parte da premesse molto deboli e si sviluppa allo stesso modo, trascinandosi per ben due ore senza aver niente di interessante da dire. Non c’è traccia della freschezza del film di Lima: la presa in giro degli stereotipi fiabeschi suona ormai stantìa e in generale l’umorismo è fiacco e privo di qualsivoglia arguzia. Non mancano invece melensaggini e toni zuccherini: le principali accuse che i disinformati muovono al marchio Disney trovano qui drammatica conferma. Gli attori fanno il possibile per mascherare queste carenze, ma riescono a fare ben poco. Come sia stato possibile mancare così clamorosamente il punto, fraintendendo il film originale e in generale la raffinata sensibilità disneyana rimane un mistero. Tuttavia è facile ipotizzare che ci si sia semplicemente accontentati di dare la luce verde a uno script zoppicante in un momento in cui la linea di demarcazione tra qualità cinematografica e televisiva era tutt’altro che netta.
Tonic DNA
Ai tempi del primo Enchanted l’animazione 2D stava per vivere una seconda breve primavera in casa Disney, tuttavia ai WDAS mancavano ancora le attrezzature per tornare a regime. Per realizzare le sequenze animate del film venne trovata una soluzione di compromesso: ci si rivolse allo studio esterno di James Baxter, che era stato un grande animatore Disney, impiegando però anche artisti interni come Andreas Deja. Pur trattandosi di un lavoro su commissione, si rimaneva quindi entro i confini della disneyanità. Diverso il caso di Disenchanted, la cui animazione è stata interamente affidata allo studio di animazione canadese Tonic DNA, che svolge servizi per diversi committenti. In questo caso non c’è stata alcuna forma di collaborazione tra Tonic DNA e WDAS, che non ha seguito in alcun modo il progetto. Lo studio canadese ha però integrato nel suo staff alcuni importanti fuoriusciti disneyani come Tony Bancroft, Sandro Cleuzo e John Pomeroy, per dar continuità stilistica al progetto. Si tratta di una situazione analoga a quanto avvenuto con Mary Poppins Returns nel 2018, animato dallo studio di Ken Duncan, eppure il risultato è qualitativamente molto distante.
L’animazione di Disenchanted consiste in una cornice narrativa in cui vediamo il chipmunk Pip far da narratore ai suoi bambini, riepilogando la storia del primo film (e mostrandoci un’inedita Giselle bambina). Vi è inoltre una breve porzione centrale in cui vediamo Morgan arrivare ad Andalasia e interagire con Nancy ed Edwards, in cerca di un modo per spezzare l’incantesimo. Il rapporto tra animazione e live action è più o meno lo stesso del primo film, ed è identica anche la direzione artistica del mondo di Andalasia, ispirata sempre all’Art Noveau: la carrellata iniziale è davvero suggestiva. A essere altalenante è l’animazione dei personaggi: non sempre fluida, non sempre a modello, né particolarmente ispirata nel design (e infatti Morgan e Nancy ne soffrono). Rimane ottimo il lavoro di Bancroft e Cleuzo su Pip, mentre appare decisamente sopra le righe l’Edward di Pomeroy, che in alcuni momenti ricorda alcuni suoi passati personaggi come Milo Tatch e John Smith. Fuori da Andalasia, l’animazione 2D lascia il posto ad una normale effettistica CGI. La cittadina trasformata è sicuramente un buon risultato, e anche il rotolo di pergamena animato, doppiato da Alan Tudyk, ha un suo perché. Eppure qua e là non si sfugge a un certo grado di pacchianeria, tipica di alcuni sfortunati remake live action, ulteriore segnale dell’altalena creativa di cui è figlia la pellicola.
Un Menken Minore
Uno dei più robusti collegamenti creativi al film del 2007 è la presenza di Alan Menken alle musiche, in coppia con il paroliere Stephen Schwartz. Insieme, oltre al primo Enchanted, i due avevano firmato negli anni novanta la colonna sonora di Pocahontas e Il Gobbo di Notre Dame. Sebbene sia stato il principale fautore delle colonne sonore del Rinascimento anni 90, negli ultimi tempi il compositore ha passato il testimone ad altre firme per i nuovi musical animati, dedicandosi invece a scrivere musica per progetti in qualche modo derivativi del suo lavoro. Canzoni aggiuntive per i remake live action, adattamenti teatrali e addirittura un po’ di televisione, il suo impulso creativo si è spesso tinto di parodia e di autocelebrazione. Quanto scritto per Disenchanted non si discosta da questi esempi, e pur non raggiungendo i fasti del miglior Menken rappresenta la parte più pregevole del film.
- Andalasia / The Magic of Andalasia. Il primo brano composto da Menken è più che altro un leitmotiv, e colma un vuoto del film originale, creando un tema per Andalasia, il mondo animato da cui viene Giselle. Andalasia accompagna l’incipit del film, che presenta la già citata carrellata aerea sul reame omonimo. Si tratta di una sequenza davvero riuscita, che attinge un po’ alle atmosfere del villaggio de La Bella e la Bestia, ma soprattutto al Gobbo di Notre Dame, con quel volo iniziale sui tetti di Parigi. Sebbene si tratti di poco più di un motivetto introduttivo, questa stessa melodia viene ripresa più tardi nella sequenza in cui Nancy ed Edward si presentano nel mondo reale per portare i loro omaggi a Giselle e Robert. Il poter rivedere il bravissimo Mardsen cantare con quel suo atteggiamento pomposo e teatrale è sicuramente una delle maggiori attrattive del film.
- Even More Enchanted. Sebbene le note menkeniane mantengano una certa classe, già in questa prima sequenza musicale ambientata nel mondo reale ci si accorge che qualcosa non va. Giselle interagisce con Morgan mentre la loro nuova casa viene rimessa a nuovo dagli operai: Amy Adams è sempre brava nelle movenze e lo spazio scenico viene ben sfruttato, eppure si avverte davvero poca convinzione. Si percepisce il tentativo di creare qualche situazione umoristica, ma tutto rimane molto timido e non è chiaro quanto la regia punti a rendere Giselle un intralcio per gli operai o una fonte d’imbarazzo per Morgan. Un suo breve reprise si potrà ascoltare nel finale.
- Fairytale Life. Il principale snodo narrativo e musicale del film, e probabilmente il nucleo qualitativo dell’intera pellicola. Alan Menken fa un lavoro davvero valido, valorizzato da una regia e una coreografia all’altezza della sua bravura. Si tratta di un brano diviso in due parti ben distinte: la prima è molto lenta e malinconica e vede Giselle cantare nella notte la sua infelicità, innescando l’incantesimo che trasformerà Monroeville in Monroelasia. La seconda parte, ambientata al mattino, rielabora lo stesso giro di note in modo allegro e trascinante: Giselle si sveglia e trova la sua famiglia e poi l’intero villaggio in festa. L’umorismo stavolta c’è ed è molto efficace, e l’entrata in scena di Robert e Morgan “riscritti” in modo frivolo e festoso lo conferma. Entrambi gli attori risultano convincenti nelle loro nuove vesti, c’è un ottimo lavoro nella messinscena generale, e persino gli elettrodomestici animati funzionano bene. Ci sono chiaramente diverse citazioni nel testo (Be Our Guest, i fratelli Grimm), e in generale l’intera sequenza è visivamente opulenta e realizzata con un certo buon gusto. Il momento letteralmente più felice di Disenchanted.
- Perfect. Si tratta di un tentativo di dare a Morgan, o meglio alla sua versione fiabesca, un proprio numero musicale, ispirato a un’altra vecchia gloria menkeniana, Belle. Una regola non scritta dei musical dice che è sconsigliabile inserire nuovi brani in una fase troppo avanzata della narrazione. Il fatto poi che Perfect cerchi di emulare una classica I want song, genere che solitamente viene utilizzato per presentare i personaggi, ma inizi al cinquantacinquesimo minuto la dice lunga sui problemi ritmici del film.
- Badder. Menken e Schwartz confezionano una villain song ispirata e divertente nella quale una Giselle incattivita si esibisce in una sorta di “dissing” contro la sua rivale Malvina (Maya Rudolph), per il controllo di Monroelasia. Ricorda per certi versi I Don’t Like You, un altro brano simile scritto da Menken qualche anno prima per Galavant. Le attrici gigioneggiano in modo simpatico e ci sono alcuni momenti registicamente ispirati, che poco possono fare per alleggerire il peso della storyline di Malvina, puerile, ridondante e fin troppo pagliaccesca.
- Love Power. Il personaggio di Nancy Tremaine, interpretato da Idina Menzel, avrebbe dovuto avere un numero musicale già ai tempi del film originale. Purtroppo però la sua canzone venne tagliata, e così il momento di far conoscere al pubblico disneyano la sua estensione vocale venne rimandato di qualche anno. Ora, dopo aver interpretato Elsa in Frozen, Idina torna al ruolo di Nancy risultando molto meno sacrificabile, e così oltre al duetto The Magic of Andalasia le viene dedicata una scena: Love Power. E’ una canzone sul ruolo dell’amore e della memoria, e accompagna la sequenza in cui la vediamo riportare Morgan dal mondo animato a quello in live action. Non il miglior Menken, va detto: è forse uno dei pezzi musicalmente più banali della partitura, benché si tratti comunque di un brano in grado di valorizzare lo “squillante” stile canoro della Menzel. Due appunti: in alcuni passaggi vengono esplicitamente riprese le note strumentali della Bella e la Bestia, inoltre verso la fine sarà la stessa Giselle a riprenderne il tema per farne un lento reprise.
Il Limbo della Qualità
Disenchanted ebbe una premiere cinematografica all’El Capitan Theatre di Los Angeles il 16 novembre 2022, per approdare due giorni dopo su Disney+, in occasione dei festeggiamenti per il secondo compleanno della piattaforma. Il film ebbe un buon numero di visualizzazioni, ma alla critica non sfuggirono le sue magagne. Inoltre l’uscita di un altro atteso sequel, Hocus Pocus 2, in quegli stessi giorni, sempre con la stessa formula, aiutò a individuare uno dei grossi problemi della gestione Chapek: la produzione disneyana stava venendo adeguata alle necessità di Disney+ e non il contrario. Le numerose debolezze di Disenchanted potrebbero far tornare alla memoria l’epoca dei sequel a basso budget, realizzati dalla divisione televisiva della Company. Altalenanti sotto il profilo visivo, umoristicamente fiacchi e narrativamente molto ingenui, i cosiddetti “cheapquel” risentivano della sindrome della coperta troppo corta, non riuscendo a soddisfare contemporaneamente tutti i requisiti qualitativi di un buon Disney. Giustificati in parte dal diverso circuito di distribuzione, che raramente li portava nelle sale cinematografiche, questi apocrifi si accontentavano di soddisfare una fascia di pubblico poco pretenziosa, mirando a un target decisamente basso.
Il fatto che Disenchanted sia stato destinato a Disney+, saltando la distribuzione cinematografica, potrebbe portare dunque ad accostarlo a quella poco gloriosa tradizione, giustificandone paradossalmente le falle. Eppure sarebbe una leggerezza eccessiva derubricarlo a semplice film televisivo. E’ chiaro che, perlomeno sulla carta, ci fosse l’idea di porsi in piena continuità produttiva con il film originale, riproponendo lo stesso cast, la colonna sonora di Menken e addirittura le sequenze animate. Nel mezzo molto è andato storto, ma si è deciso di procedere comunque, finendo per far nascere uno stranissimo ibrido fra un vero e proprio film, allineato al suo predecessore, e una produzione di serie B, del tutto incapace di proseguirne degnamente la storia. Difficile da ignorare, dati i suoi alti valori produttivi, ma ostico da fruire da parte di un pubblico con qualche pretesa. A pandemia ormai finita, continuare a confondere le carte tra grande e piccolo schermo, condannando produzioni come questa a star sospese tra due mondi avrebbe presto finito per sgretolare la fiducia del pubblico e ledere così l’immagine della Disney Company, traghettandola verso un centenario a dir poco turbolento.
Scheda pubblicata il 14 Novembre 2023.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: Disenchanted
- Anno: 2022
- Durata:
- Regia: Adam Shankman
Credits
Nome | Ruolo |
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Adam Shankman | Regista |