Topolino e Piedidolci Cavallo da Corsa

Un Topo d’Azzardo

Dopo l’intrigo ad alta quota narrato in Topolino Aviatore, Gottfredson continua la sua collaborazione con Ted Osborne proponendo una vicenda anche più lunga - oltre quattro mesi - ma più rilassata e dai toni piuttosto semplici. Topolino si fa ingannare da un paio di traffichini che lo indurranno a investire i soldi guadagnati dalla cattura di Pietro e Lupo in un cavallo “da corsa”, proveniente in realtà da una fabbrica di colla. All’epoca era pratica comune infatti utilizzare a questo scopo la pelle dei cavalli ritenuti ormai inservibili, dettaglio che fa delle origini di Piedidolci (Tanglefoot) uno dei momenti più cinici e carichi di humour nero di quei primi anni di fumetto disneyano.

Questa ingenuità di fondo risulta davvero in linea con il personaggio di Topolino, simbolo dell’America degli anni 30: un paese che rinasce dopo la crisi del 29, sempre pronto a ricominciare in maniera nuova e imprevedibile. E, in effetti, la sfida che sceglie di affrontare Topolino è ai limiti del suicidio: investire soldi, casa e quant’altro su di un cavallo decrepito e male in arnese. L’idea della scommessa nobile (“the noble bet”), in un paese in cui molti erano senza mezzi, risultava davvero in linea con quello che il pubblico voleva leggere: storie incredibili e di riscatto, dal lieto fine assicurato.

Da una Fabbrica di Colla

Ted Osborne scrive dei buoni dialoghi per una storia solida e ben impostata, che ispirerà altre future avventure di Gottfredson incentrate sulle corse, sulle scommesse e sull’addomesticamento di animali strani e imprevedibili. La storia si presta a esser diluita in un ricco campionario di gag più o meno slapstick che mostrano l’allenamento di Piedidolci e i suoi primi insuccessi, culminando in una sequenza finale dinamica e avvincente. Interessante inoltre che venga proseguito quel filone sperimentale di strisce quasi mute, viste dal punto di vista di Pluto e raccontate attraverso didascalie, in modo analogo alla breve sequenza sull’accalappiacani.

Come avveniva al termine della run del Castello Incantato, anche qui a Topolino viene affidata una morale finale quasi commovente e del tutto in linea con i valori americani di Disney: “E’ il migliore proprio perché viene dalla fabbrica di colla! Con un pessimo inizio è più difficile vincere! Che importa da dove uno proviene! Conta solo dove va!” esclama Mickey, sgridando i due truffatori dell’inizio. La favola di Piedidolci rappresenta quindi una parentesi nobile in un mondo come quello delle corse, fatto di truffe e raggiri.

Piedidolci

Al di là della vicenda narrata, a rimanere impresso è proprio il cavallo del titolo. Vero coprotagonista della storia, Piedidolci è una figura assolutamente umana, con tutte le sue contraddizioni: fifone ma dolce, apprensivo e cortese, disponibile e nel contempo irresponsabile. Ma soprattutto si rimane ammirati dalla fluidità del tratto di Gottfredson, che nel costruire il design di Piedidolci fa un lavoro ispirato e non meno complesso rispetto ai colleghi animatori. Le scene in cui lo vediamo flettere ogni parte del suo corpo, esprimendo la sua vasta gamma di emozioni, rappresentano ancora oggi un picco artistico. La storia prende spunto da The Steeple Chase (1933), corto ambientato nel mondo delle corse: il bonario Colonnello visto in animazione viene riciclato da Gottfredson e trasformato nella figura autoritaria del giudice di gara Rolf Rolfe. L’irresistibile bottegaio italiano di The Pet Store (1933) viene a sua volta trasposto a fumetti, nella striscia del 29 agosto.

Piedidolci però è completamente nuovo, una felice invenzione di Gottfredson. Il successo del personaggio suggerirà allo stesso Walt di utilizzarlo in animazione, descrivendolo così: “Se il toro Ferdinando è un toro che non vuole combattere, Piedidolci è un cavallo che non riesce a prendere nulla sul serio”. Ma dei tre corti messi in cantiere - Mickey’s Race Horse, Tanglefoot e Northwest Mounted, il cui storyboard porterà la firma di Carl Barks - nessuno vedrà mai la luce. Il cavallo riapparirà brevemente nelle tavole domenicali e in un paio di strisce della storia successiva, Topolino Poliziotto e Pippo suo Aiutante. Sarà inoltre presente negli artwork e nel merchandising dell’epoca, aiutando a rafforzare l’idea che il povero cavallo dovesse avere un ruolo decisamente più grande all’interno del cosmo disneyano.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Mickey Mouse and His Horse Tanglefoot
  • Anno: 1933
  • Durata:
  • Storia: ,
Nome Ruolo
Floyd Gottfredson Disegni; Storia
Ted Osborne Storia