Topolino nell'Isola della Morte
Fuga dalla Realtà
Nel 1944 la Seconda Guerra Mondiale è ancora in corso, tuttavia la striscia di Mickey Mouse inizia a perdere interesse nella cronaca dettagliata dell’opprimente realtà. Dopo la sbornia del 1943 in cui, tanto al cinema quanto nei fumetti, il tema bellico era stato preponderante, Walsh e Gottfredson fanno marcia indietro e fuggono verso il disimpegno. Non sarà una fuga indolore: lo scenario è cambiato e dubbi, timori e inquietudini sono entrati definitivamente a far parte dell’immaginario americano. Così, sebbene si cerchi di allontanare il più possibile Topolino dagli eventi, facendolo viaggiare nel tempo e nello spazio, è impossibile non portarsi dietro quell’angoscia e quella disillusione che anni fa sarebbero stati impensabili.
Isle of Death preannuncia questo cambiamento mostrando come la fase walshiana non abbia portato nella striscia solo il gusto per il bizzarro, ma anche una narrazione a tinte fosche. Eppure, all’inizio vediamo Mickey imbarcarsi in un peschereccio per dare una mano a sfamare la patria, un punto di partenza non troppo dissimile da quelli delle storie del decennio ruggente. Walsh però cambia subito strada e fa vivere al Topo una strana avventura sospesa tra sogno e realtà che coprirà tre mesi di continuity giornaliera e si rivelerà il pretesto ideale per portare in scena pirati e altri elementi esotici. E in quella che sembra una prova generale per le moderne storie in costume, ecco che Mickey si ritrova perso per mare alla mercé di Capitan Barbone, alter ego seicentesco dell’attuale Pietro Gambadilegno.
Un Guizzo a Vignetta
In poche settimane lo sceneggiatore presenta al lettore una frenetica girandola di situazioni, piegando il ritmo della narrazione avventurosa a quello sincopato delle gag autoconclusive. Ogni quattro vignette Topolino si ritrova davanti a una situazione bizzarra, affascinante o semplicemente umoristica, inscenando divertenti scaramucce con Capitan Barbone e la sua ciurma, fra cui spicca il gruppo di pirati anziani col loro sgangherato ammutinamento. Il sapore è chiaramente diverso da quello di classici come Mickey and the Smugglers (1934) dove un Pietro pirata faceva fare la passeggiata sull’asse al Topo: se all’epoca Mickey appariva spavaldo e aitante, adesso cammina tremebondo, impaurito dagli squali. L’imborghesimento sta raggiungendo un punto di non ritorno.
Gottfredson invece non ha ancora raggiunto il tratto spigoloso della sua fase matura e si concede ancora una volta un’estetica tondeggiante e curvilinea: molti elementi portati in scena citano direttamente il design di alcuni personaggi del passato. L’enorme capodoglio ricorda sia quello di Topolino e il Mostro Bianco, sia quello di Pinocchio, mentre il gorilla sulla nave è graficamente identico a quello di Donald Duck and the Gorilla. Fra tutti spicca però il coccodrillo che i due trovano poi sull’isola del titolo, un clone a tutti gli effetti del Ben Ali Gator di Fantasia, nelle fattezze e nelle pose. Floyd cita a 360°, attingendo ad ogni tipo di serraglio disneyano, forte delle sue connessioni con l’animazione e soprattutto dei suoi ormai tre lustri al timone della striscia ammiraglia.
Sogno o Son Tristo?
All’arrivo di Topolino e Capitan Barbone sull’isola del tesoro Bill Walsh dà sfogo a tutta la sua vena creativa, mettendo in piedi situazioni difficilmente dimenticabili. Tante sono le sequenze degne di nota, alcune davvero immaginifiche, come quelle in fondo al lago o l’incontro con una sensuale topolina bianca che governa l’isola usando come unico linguaggio le note musicali. Altre cose sono invece decisamente surreali, come la gag della foto di Minni che prende vita per disapprovare il flirt tra Topolino e la regina, oppure quella striscia grottesca, paradossale e amara che mostra Pluto che per magia impara a parlare ma viene privato di questa abilità un attimo prima di comunicare a Topolino i suoi sentimenti.
E poi c’è la morte, che Bill Walsh tratta senza troppi giri di parole. Vivono un’esperienza pre-morte Topolino e Pluto, che in una striscia rivedono praticamente tutta la loro vita mentre annegano. Muoiono i pirati intossicati dal gas velenoso dell’isola, cosa che vediamo succedere praticamente in diretta. Muore il drago acquatico a guardia del tesoro, e soprattutto muore Capitan Barbone, bruciato vivo a causa della sua stessa avidità. “Non può più sentirti, ormai” viene detto a Topolino mentre si lascia indietro i resti di quello che graficamente non era altri che Pietro. Non stupisce questo “accanimento” walshiano, che da qui in poi non si farà molti scrupoli nel togliere di mezzo antagonisti in maniera anche macabra, a volte senza nemmeno preoccuparsi di applicare il filtro del sogno o del racconto in costume. Alla fine Topolino torna alla realtà chiedendosi se davvero ha sognato tutto, e viene lasciato il consueto dubbio nel lettore, uno stratagemma che Walsh userà ancora, già a partire dalla prossima futuristica avventura immaginaria.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.
Scheda tecnica
- Titolo originale: Mickey Mouse in the Isle of Death
- Anno: 1944
- Durata:
- Storia: Bill Walsh
Credits
Nome | Ruolo |
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Floyd Gottfredson | Disegni |
Bill Walsh | Storia |