Alice nel Paese delle Meraviglie
A Scrittura Mista?
L'interesse di Walt Disney per i due libri di Lewis Carroll su Alice aveva radici lontane, che affondavano nell'infanzia. Il primo tentativo di adattamento di questo materiale fu la serie delle Alice Comedies, iniziata proprio con Alice's Wonderland (1923). I cortometraggi di Alice furono il secondo ciclo di short a cui Walt lavorò dopo i Laugh-O-Grams e il primo suo progetto non fallimentare. Non erano completamente animati, ma mescolavano disegni e riprese live action, facendo interpretare la protagonista da una ragazzina in carne e ossa. L'idea che questa tecnica ibrida si adattasse perfettamente allo stile dei romanzi di Carroll non abbandonò tanto presto Walt, e infatti qualche anno dopo, al momento di produrre il suo primo lungometraggio animato, il grande cineasta fu indeciso se portare sullo schermo un adattamento in tecnica mista di Alice nel Paese delle Meraviglie oppure Biancaneve e i Sette Nani (1937). L'uscita nel 1933 di una versione cinematografica di Alice a opera della Paramount, fu determinante per la scelta di Walt di dirigersi su Biancaneve, accantonando momentaneamente l'opera di Carroll. Il desiderio di trattare tale materiale andò comunque a rifluire nella produzione del brillante corto di Topolino Thru the Mirror (1936).
Dopo il gran successo di Biancaneve, giunse il momento di tornare a lavorare su Alice. Walt Disney tuttavia non fu per nulla soddisfatto del primo story-reel. Il tono era infatti decisamente dark e rendeva la vicenda fin troppo grottesca, mentre i personaggi erano ricalcati sulla versione di Sir John Tenniel, l'illustratore originale dei libri di Carroll, risultando difficili da animare. La Seconda Guerra Mondiale purtroppo mise un freno a questo e ad altri progetti, e Alice in Wonderland slittò di nuovo. Terminato il conflitto, i lavori sul film ricominciarono e questa volta si decise di allontanarsi dall'impostazione cupa della prima stesura. L'apporto di Mary Blair, in quegli anni presente allo studio come concept artist per i lungometraggi, fu indispensabile per far capire a Walt la direzione da prendere. Lo stile astratto, modernista e volutamente irreale della Blair era quello che ci voleva per dare al film un tono leggero ma di certo non meno suggestivo e trasognato. Infine anche l'idea di farne un lungometraggio a scrittura mista venne accantonata. Sebbene Walt avesse considerato per il ruolo di Alice varie attrici, compresa la collaudatissima Luana Patten, alla fine si convinse che realizzare un film completamente animato sarebbe stato l'unico modo di rendere davvero giustizia all'opera di Lewis Carroll.
Un Siparietto Dopo L'Altro
La pellicola è una fusione di elementi provenienti da entrambi i libri su Alice. Walt Disney riteneva che una volta tanto fosse il caso di essere fedeli alle fonti, dato che il punto di forza dell'opera originale stava proprio nella scrittura. Sarebbe stato bello quindi ritrovare nel film buona parte delle bizzarrie e dei giochi di parole presenti su carta. Non fu facile per gli artisti lavorare tenendo conto di tutto questo materiale pregresso, e allo stesso tempo cercare di essere spontanei come al solito. La struttura fortemente episodica dell'opera di Carroll inoltre finì per riflettersi inevitabilmente sul film, rendendo Alice in Wonderland una pellicola molto frammentaria. La vicenda narrata riguarda Alice, ragazzina sognatrice e anticonformista, che per una serie di bizzarre circostanze si ritrova a visitare un paese popolato da strani personaggi che agiscono seguendo logiche incomprensibili. Ogni incontro o situazione nella quale la ragazzina si ritrova dà vita ad un gustosissimo sketch, collegato in maniera molto labile al precedente e al successivo.
Sebbene questo stile narrativo disorganico ricordi fin troppo bene i package film prodotti nel decennio precedente (ma anche i primi film xerografici), non si può certo negare che la struttura episodica di Alice dia modo agli artisti di sbizzarrirsi con la fantasia, spingendo sul pedale dell'umorismo. Mai si erano viste così tante idee geniali concentrate in un unico film. Molti sono i personaggi memorabili che vediamo sfilare, scena dopo scena, dagli stralunati Pinco Panco e Panco Pinco, allo Stregatto, passando per Capitan Libeccio, il Brucaliffo e il Cappellaio Matto. L'onnipresente vena di follia, inoltre, conferisce alla pellicola un sapore onirico, e a tratti addirittura sinistro, pur senza mai eccedere. Un tentativo di dare al film un briciolo di struttura si ha verso la fine, quando vediamo Alice ormai esasperata piangersi addosso nella foresta di Tulgey. Tuttavia questa sua maturazione non avrà ripercussioni concrete nella vicenda, dato che nella sequenza successiva la ritroviamo come se niente fosse alle prese con la scorbutica Regina di Cuori, in un climax finale divertentissimo quanto improvvisato. Non è strano che un film del genere possa aver suscitato perplessità all'epoca, sia nel pubblico che fra gli addetti ai lavori, ma è indubbio che siamo di fronte a una perla di rara genialità, che fa del nonsense la sua bandiera. Una pellicola decisamente troppo d'avanguardia per l'epoca in cui uscì.
Alice nel Paese di Mary Blair
Alice in Wonderland è il secondo dei tre film che negli anni 50 riescono finalmente a rendere piena giustizia all'arte di Mary Blair, vero e proprio nume tutelare dell'animazione Disney di quel periodo. Rispetto a Cinderella (1950) e Peter Pan (1953) qui la sua influenza è ancora più evidente, dato il tema trattato. Gli scenari onirici e astratti del Paese delle Meraviglie attingono a piene mani a quanto da lei prodotto sottoforma di concept art. Ogni elemento del suo particolarissimo stile viene trasposto su schermo: le linee sghembe, le estrose stilizzazioni, il suo definire le figure con elementari chiazze di colore. Del colore viene inoltre fatto un uso impressionistico, sotteso a mostrare le cose non come realmente sono ma come devono essere percepite dallo spettatore. Non tutte le bizzarrie della Blair riuscirono però ad arrivare nel prodotto finito. Walt ad esempio rifiutò la sua proposta di realizzare la sequenza del Mad Tea Party con i personaggi a colori che si muovevano su uno sfondo bianco e nero nello stile di Tenniel, preferendo invece ricorrere a un po' di good old Kimball animation. In compenso, l'irresistibile March of the Cards, con la sua impostazione astratta e i colori vibranti, fu un riuscitissimo tentativo di portare su schermo i numerosi color test fatti da lei sulle carte.
L'animazione del film vede la partecipazione dell'intero team di artisti che oggi conosciamo come nine old men, in aggiunta ad altre figure chiave dello studio come Fred Moore e Norman Ferguson. Alcuni personaggi furono affidati ad animatori specifici, mentre su altri si fece un lavoro di squadra. Alice ad esempio venne principalmente animata da Marc Davis, ma in alcune sequenze furono Milt Kahl e Ollie Johnston ad occuparsene. Quest'ultimo animò anche il miserrimo Re di Cuori, lavorando a stretto contatto con il suo migliore amico Frank Thomas, responsabile della bisbetica Regina, trasferendo sulla carta tutta la loro sintonia come artisti e amici. Degno di nota è il Brucaliffo di Eric Larson, che ne replicò alla perfezione le fattezze, costituendo una delle migliori autocaricature della filmografia disneyana. Infine non si può non citare l'animatore che più di chiunque altro si scatenò nella realizzazione di Alice in Wonderland: il geniale Ward Kimball, la cui vena di follia trovò finalmente modo di esprimersi appieno, portando alla creazione di un gran numero di personaggi borderline. Il Tricheco, il Bianconiglio, il Cappellaio Matto, il Leprotto Bisestile e persino la coppia comica formata da Pinco Panco e Panco Pinco uscirono proprio dall'ispiratissima matita di Kimball. Solo di recente è stata finalmente fatta chiarezza sulla realizzazione dello Stregatto, anch'esso di Kimball, laddove alcune fonti ne attribuivano la paternità a John Lounsbery.
Filastrocche Stralunate
Walt Disney era deciso a trasferire su schermo quanto più materiale possibile dall'opera di Carroll, specialmente le argute poesiole che corredavano il testo, ricche di giochi di parole e altre bizzarrie. Durante la lunghissima gestazione della pellicola, molti artisti furono incoraggiati a comporre canzoncine ispirate proprio a quei versetti. Una scelta molto simile sarebbe stata fatta molti anni più tardi in occasione di Winnie the Pooh, di cui vennero mantenute molte rimette create da Milne. Alice in Wonderland detiene inoltre il record di maggior numero di canzoni composte per un solo film, con oltre trenta brani appositamente realizzati, buona parte dei quali rimasti inutilizzati. I compositori coinvolti nel progetto furono tanti, e nell'elenco qui sotto verranno indicati per ogni canzone. Fra loro spicca Sammy Fain, che ritroveremo anche in Peter Pan, e che qui firma le canzoni principali, di durata maggiore rispetto alle più brevi filastrocche. L'altro grande artista qui al lavoro è Oliver Wallace, già collaudato su lunghi e cortometraggi, che si occupa invece di collegare tutto in una splendida colonna sonora strumentale.
- Alice in Wonderland (Sammy Fain) - È il brano che accompagna i titoli di testa. Si tratta di una delle canzoni principali del film, che sarebbe diventata poi celebre in ambito jazz. Nel film la sentiamo in una versione melodica, cantata da un tipico coretto nello stile dell'epoca, scelta che la fa apparire leggermente datata. Curiosamente la pellicola sarebbe stata la prima nel canone disneyano a presentare dei brevi titoli di coda, che riprendono questo brano in chiave strumentale.
- In a World of My Own (Sammy Fain) - Ambientata nel mondo reale, è quella che al giorno d'oggi chiameremmo l'I Want Song di Alice. La protagonista canta tra sé e sé mostrando al pubblico i suoi desideri. È un pezzo rilassante, ma un po' anonimo se lo si confronta con Beyond the Laughing Sky, che avrebbe dovuto inizialmente farne le veci e che venne invece ricollocato nei titoli di testa di Peter Pan, con il titolo The Second Star to the Right.
- I'm Late (Sammy Fain) - La prima delle brevissime filastrocche presenti nel film, serve come presentazione del personaggio del Bianconiglio. Inizialmente doveva essere più lunga ma ne sono sopravvissuti pochissimi versi.
- The Sailor's Hornpipe - È un brano popolare preesistente, che però annoveriamo qui perché nel film ha un testo tutto nuovo e funge da presentazione di Capitan Libeccio (Dodo), personaggio animato da Milt Kahl.
- The Caucus Race (Sammy Fain) - Un'altra breve filastrocca, che accompagna la divertentissima scenetta della “maratonda” di Capitan Libeccio, in cui gli artisti Disney danno vita in modo geniale a una poesiola già presente nel libro.
- How D'Ye Do and Shake Hands? (Oliver Wallace e Cy Coben) - Non è chiaro chi sia l'autore di questa scenetta musicale di pochi secondi, attribuita però a Wallace e Coben. La sua funzione è unicamente quella di presentare i surreali Pinco Panco e Panco Pinco (Tweedledee and Tweedledum).
- The Walrus and the Carpenter (Sammy Fain) - Ecco finalmente un altro brano corposo. Cantato da Pinco Panco e Panco Pinco, accompagna la storiella del Tricheco e il Carpentiere, ovvero La Storia delle Ostrichette Curiose. Questa sequenza costituisce quasi un segmento autonomo dal resto del film, sottolineandone ulteriormente la struttura episodica. Si tratta di una favoletta già presente nel libro, che viene qui rappresentata con gran classe. Il merito è soprattutto dello sfrenato Ward Kimball, che mette in scena follie di ogni tipo, giocando con l'umorismo nonsense al punto tale che il finale “tragico” della vicenda finisce in secondo piano.
- Old Father William (Oliver Wallace, Ted Sears) - La gran cura profusa dagli artisti nell'arricchire la colonna sonora di filastrocche tratte dal libro è evidente in questa breve strofa. Divertente ed elaborata, si colloca quasi di straforo, durante la dissolvenza che chiude lo sketch precedente.
- We'll Smoke the Blighter Out (Oliver Wallace, Ted Sears) - Ennesimo brano corto, ha luogo nella divertente scena in cui Alice s'ingigantisce e rimane incastrata nella casa del Bianconiglio. È interessante per via della compresenza del coniglio con Capitan Libeccio, rappresentato come un simpatico ma pomposo fanfarone. La loro interazione sarà paradossalmente una delle più “normali” dell'intera pellicola.
- All in the Golden Afternoon (Sammy Fain) - Dopo tante canzoncine, ecco finalmente un pezzo più corposo. Questo maestoso e melodico brano accompagna la scena in cui un'Alice rimpicciolita fa conoscenza con un giardino di fiori senzienti. La bellezza della canzone nobilita l'intera sequenza, che si fa ricordare anche per il suo retrogusto disturbante. Appena smettono di cantare, i fiori infatti si rivoltano contro Alice, cambiando atteggiamento all'improvviso, proprio come accadrebbe in un incubo.
- A-E-I-O-U (Oliver Wallace, Ted Sears) - Altra breve parentesi musicale, in cui i vocalizzi del Brucaliffo di Larson ci introducono a uno sketch ancora una volta divertente e spiazzante. La melodia è ipnotica e fa entrare perfettamente nella giusta atmosfera.
- Twas Brillig (Don Raye, Gene de Paul) - Questa breve strofetta è quanto rimane della canzone dello Stregatto (Cheshire Cat), I'm Odd, che era stata composta per introdurre il personaggio. Siamo di fronte ad una delle figure più interessanti di tutto il film, la cui voce appartiene al “solito” Sterling Holloway. La filastrocca è interessante nel suo citare il Jabberwocky, creatura presente nel libro ma assente dal film.
- The Unbirthday Song (Mack David, Al Hoffman, and Jerry Livingston) - Ecco un altro celebre motivetto, che nel film viene canticchiato lungo tutta la sequenza del Mad Tea Party. Si tratta di un momento veramente incredibile, in cui l'umorismo disneyano s'impenna grazie alla matita del solito Ward Kimball. I personaggi del Cappellaio Matto e del Leprotto Bisestile sono ricavati da Kimball basandosi sui rispettivi doppiatori, Ed Wynn e Jerry Colonna. Il primo altri non è che lo Zio Albert di Mary Poppins (1964), mentre al secondo apparteneva la voce squillante del narratore di Casey at the Bat in Musica Maestro (1946) e di The Brave Engineer (1950).
- Very Good Advice (Sammy Fain) - È un altro dei brani principali e sicuramente uno dei più bizzarri, dal momento che Alice lo canta... piangendo, persa nella Foresta di Tulgey. Per quanto possa sembrare patetico e un po' fine a sé stesso, il momento funziona molto bene anche grazie ad alcuni tocchi: le bizzare creature che la circondano sembrano simpatizzare con lei, ma alla fine inesorabilmente scompaiono, lasciandola sola.
- Painting the Roses Red (Sammy Fain) - Dal tono leggerissimo è questa allegra sequenza musicale in cui vediamo Alice dipingere di rosso le rose bianche del giardino della Regina. Il brano è breve ma orecchiabile e serve a dare sollievo dopo la deprimente canzone che lo precede.
- March of the Cards (Sammy Fain) - Pur non trattandosi propriamente di una canzone, bensì di un pezzo strumentale, è bene ricordare questa marcetta, che nell'economia del film costituisce una sequenza a sé. Come si è visto, la sua particolare gamma di colori è dovuta al fatto che la scena è direttamente basata sul materiale realizzato da Mary Blair lavorando al film.
In Anticipo sui Tempi
Alice in Wonderland ebbe la fortuna di uscire durante il boom degli apparecchi televisivi, e Walt non mancò di sfruttare questo mezzo per promuovere la pellicola. Celebre è la prima ora di televisione da lui mai prodotta, lo special natalizio One Hour in Wonderland, andato in onda il 25 dicembre del 1950 e sponsorizzato dalla Coca Cola. In quell'evento era lo stesso Walt Disney a condurre i giochi, interagendo con celebrità collegate alle sue produzioni come Bobby Driscoll e Edgar Bergen, e mostrando in anteprima una sequenza dal film. Eppure, a dispetto di tutto questo hype, la pellicola non si comportò molto bene al botteghino. Non fu un flop, ma lasciò freddi sia la critica che il pubblico, conseguendo un risultato molto inferiore a Cenerentola. I puristi di Carroll inoltre criticarono aspramente Disney per aver americanizzato l'opera dello scrittore inglese, cosa che non disturbò più di tanto Walt, dato che il suo intento era proprio quello. Walt però rimase molto deluso dallo scarso risultato del film e lo imputò al personaggio di Alice, che secondo lui non trasmetteva abbastanza calore. Secondo Ward Kimball il problema era altrove: i registi responsabili delle varie sequenze avevano lavorato in maniera quasi autonoma gli uni dagli altri, ognuno puntando a realizzare uno sketch ancora più folle del collega, senza curarsi che il tutto avesse una sua organicità.
La verità probabilmente era che Alice in Wonderland era soltanto un film in anticipo sui tempi. Disney scelse di non rieditarlo a breve nelle sale, destinandolo invece, con qualche taglio, alle televisione. Dopo la sua morte, il film venne però riscoperto e nel 1974 tornò finalmente nelle sale riscuotendo un gran successo, e riscattandosi una volta per tutte. Del resto erano gli anni della psichedelia, quelli in cui un film tanto bizzarro e stralunato avrebbe potuto essere compreso ed elevato a cult. A dispetto dell'iniziale delusione, il mondo di Alice entrò comunque immediatamente a far parte dell'immaginario disneyano e i personaggi apparvero più volte nei fumetti e nel merchandising. Stranamente però nell'epoca di Michael Eisner non si pensò di sfruttare la proprietà per realizzare serie tv e cheapquel ad esso collegati. In compenso Alice fu l'apripista del filone dei remake live action delle fiabe, grazie all'Alice in Wonderland (2010) di Tim Burton, che costituiva una sorta di seguito dark della storia originale. Degna di nota è inoltre la presenza di questo mondo all'interno della serie tv in live action Once Upon a Time (2011) creata da Edward Kitsis e Adam Horowitz, che più tardi dedicheranno all'argomento pure uno spin-off, Once Upon a Time in Wonderland (2013).
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: Alice in Wonderland
- Anno: 1951
- Durata:
- Produzione: Walt Disney
- Regia: Clyde Geronimi, Wilfred Jackson, Hamilton Luske
- Storia: Milt Banta, Del Connell, William Cottrell, Joe Grant, Winston Hilber, Dick Huemer, Dick Kelsey, Tom Oreb, Erdman Penner, Joe Rinaldi, John Walbridge
- Basato su: Alice in Wonderland - Through the Looking Glass di Lewis Carroll
- Cast: Heather Angel, Kathryn Beaumont, Jerry Colonna, Verna Felton, Richard Haydn, Sterling Holloway, Joseph Kearns, Doris Lloyd, James MacDonald, The Mellormen, Bill Thompson, Dink Trout, Ed Wynn
- Musica: Gene De Paul, Joseph Dubin, Sammy Fain, Bob Hilliard, Al Hoffman, Jerry Livingston, Don Raye, Oliver Wallace
- Supervisione dell'Animazione: Les Clark, Marc Davis, Norman Ferguson, Ollie Johnston, Milt Kahl, Ward Kimball, Eric Larson, John Lounsbery, Wolfgang Reitherman, Frank Thomas
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
Hal Ambro | Animazione |
Ken Anderson | Colore / Styling; Layout |
Heather Angel | Cast (Alice's Sister) |
Dick Anthony | Fondali |
Milt Banta | Storia |
Kathryn Beaumont | Cast (Alice); Cast (Alice - live action model) |
Mary Blair | Colore / Styling |
Bob Carlson | Animazione |
Lewis Carroll | Storia Originale (Alice in Wonderland - Through the Looking Glass) |
Les Clark | Animatore principale |
Claude Coats | Colore / Styling |
Tom Codrick | Layout |
Jerry Colonna | Cast (March Hare); Cast (March Hare - live action model) |
Del Connell | Storia |
William Cottrell | Storia |
Don Da Gradi | Colore / Styling |
Marc Davis | Animatore principale |
Gene De Paul | Canzoni |
Walt Disney | Produttore |
Joseph Dubin | Musica |
Phil Duncan | Animazione |
Sammy Fain | Canzoni |
Verna Felton | Cast (Queen of Hearts) |
Norman Ferguson | Animatore principale |
Hugh Fraser | Animazione |
Clyde Geronimi | Regista |
Blaine Gibson | Effetti d'Animazione |
Joe Grant | Storia |
Don Griffith | Layout |
Richard Haydn | Cast (Caterpillar) |
John Hench | Colore / Styling |
Hugh Hennesy | Layout |
Winston Hilber | Storia |
Bob Hilliard | Canzoni |
Al Hoffman | Canzoni |
Sterling Holloway | Cast (Cheshire Cat); Cast (Cheshire Cat - live action model) |
Dick Huemer | Storia |
Ray Huffine | Fondali |
Ralph Hulett | Fondali |
Ub Iwerks | Effetti Speciali |
Wilfred Jackson | Regista |
Ollie Johnston | Animatore principale (Alice, King of Hearts) |
Bill Justice | Animazione |
Milt Kahl | Animatore principale (Alice in croquet party, Dodo) |
Joseph Kearns | Cast (Doorknob) |
Dick Kelsey | Storia |
Ward Kimball | Animatore principale (Tweedledee and Tweedledum, Cheshire Cat, Mad Hatter, The March Hare, The Walrus) |
Hal King | Animazione |
George Kreisl | Animazione |
Eric Larson | Animatore principale |
Jerry Livingston | Canzoni |
Doris Lloyd | Cast (The Rose) |
John Lounsbery | Animatore principale |
Don Lusk | Animazione |
Hamilton Luske | Regista |
James MacDonald | Cast (Dormouse) |
Brice Mack | Fondali |
Joshua Meador | Effetti d'Animazione |
The Mellormen | Cast (Card Painters) |
Fred Moore | Animazione |
Charles A. Nichols | Animazione |
Lance Nolley | Layout |
Cliff Nordberg | Animazione |
Kendall O'Connor | Layout |
Tom Oreb | Storia |
Erdman Penner | Storia |
Charles Philippi | Layout |
Thor Putnam | Layout |
Don Raye | Canzoni |
Wolfgang Reitherman | Animatore principale |
Art Riley | Fondali |
Joe Rinaldi | Storia |
George Rowley | Effetti d'Animazione |
McLaren Stewart | Layout |
Frank Thomas | Animatore principale (Dorknob, Queen of Hearts) |
Bill Thompson | Cast (White Rabbit / Dodo) |
Harvey Toombs | Animazione |
Dink Trout | Cast (King of Hearts) |
John Walbridge | Storia |
Oliver Wallace | Musica |
Judge Whitaker | Animazione |
Thelma Witmer | Fondali |
Marvin Woodward | Animazione |
Ed Wynn | Cast (Mad Hatter); Cast (Mad Hatter - live action model) |