Zio Paperone - Il Capitano Cow­boy del Cutty Sark

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Il 1998 donrosiano si conclude con un nuovo capitolo d’appendice alla Saga. Don Rosa torna a esplorare il periodo in cui Paperone faceva il cowboy nel Montana, cambiando però ambientazione. Già l’artista del Kentucky aveva realizzato un buon numero di episodi in stile western, per cui non stupisce il desiderio di raccontare un’avventura per mare, setting poco presente nella Saga, pur sfruttando il frame temporale in cui Paperone era un giovane e rampante vaccaro.

L’episodio racconta una breve parentesi avvenuta in quegli anni: Paperone viaggia verso Giava, in Indonesia, a bordo del veliero Cutty Sark, realmente esistito, per vendere due possenti tori, provenienti dalla mandria di Murdo McKenzie. E’ l’occasione per Paperone di imparare un nuovo mestiere e incontrare un altro mentore, l’arcigno Capitano Moore, altra figura proveniente dai libri di storia.

Eruzione in Quattro Atti

Don Rosa realizza un episodio carico di Storia: non contento di aver inserito Paperone in uno scenario effettivamente esistito, gli fa vivere in diretta la disastrosa eruzione del vulcano Krakatoa, avvenuta proprio in quello stesso periodo. L’esplosione avviene a racconto inoltrato, dopo alcune vicissitudini nella giungla indiana, ma si rivela ben presto il pezzo forte del menù, grazie all’immensa bravura di Rosa nel far vivere al lettore ogni minimo step della catastrofe.

Don, con il suo solito rigore storico e la sua conoscenza delle leggi della fisica, ci illustra meravigliosamente ogni dettaglio dell’eruzione: prima il terribile frastuono, poi la nuvola di lapilli, poi lo tsunami e per finire la pioggia di rocce. Don Rosa scandisce l’azione in quattro atti perfettamente ritmati, che permettono alla tensione di raggiungere il culmine e di mostrarci Paperone che dà il meglio di sé. Non mancano i tormentoni umoristici, tipici di Rosa, come quello della macchina fotografica introvabile, e ovviamente le meravigliose quadruple, da sempre punto di forza dell’autore.

Capitani e Cacciaviti

Dal punto di vista grafico, Don è al massimo della forma. Il nuovo personaggio, il flemmatico Capitano Moore dimostra la sua padronanza dell’espressività e dei tempi comici: pur attraversando lungo tutta la storia l’intera gamma delle emozioni umane, l’ufficiale rimane sempre con la stessa torva espressione, creando per contrasto un effetto comicissimo. Molto importante è anche la presenza per l’intero episodio dello stralunato Cacciavite Pitagorico, nonno di Archimede, che avevamo già incontrato nel secondo capitolo della Saga e che si riconferma una spalla ideale per il giovane Paperone.

Particolarmente interessante, infine, le vignetta “onirica” che ci mostra un Paperone stordito dopo lo scontro con il tronco, mentre guarda le venature di teak e gli alberi che lo sovrastano. Per tutte le appendici Rosa realizzerà diverse sequenze irreali e trasognate: la visione di Doretta nella tempesta di neve, le fantasie di Manibuche e Buffalo Bill, le allucinazioni indotte dai fumi dell’alcool della chika, fino al caffè drogato che avvia la prigionia nell’Agonia Bianca. Molti sono i momenti di sospensione che ci distaccano dalla vicenda, concetto che troverà ampia espressione più avanti ne Il Sogno di una Vita, in cui vedremo Paperone ripercorrere il suo passato con il gusto della memoria e del ricordo.