Zootropolis+

La Seconda Serie

Zootopia+ fa parte di quel set di serie televisive che furono annunciate nel dicembre del 2020, nel corso del cosiddetto Investor Day. All’epoca, la Disney Company si trovava in una situazione paradossale: con una pandemia in corso e una piattaforma streaming come ancora di salvezza, non sembrava esserci alternativa al tentare di riempirla di contenuti appetibili. Se un tempo il materiale televisivo veniva considerato un filone supplementare, da affidare a divisioni minori e a basso budget, il nuovo scenario cambia completamente le carte in tavola. La tv generalista lascia il posto alle piattaforme streaming, i budget si alzano, il numero di episodi di ogni serie si riduce e ad occuparsi della creazione di questo materiale sono adesso gli studi di punta. Pixar, Marvel Studios e Lucasfilm si mettono così al lavoro per produrre intrattenimento per il piccolo schermo, puntando ad una qualità cinematografica.

Questo cambio di regole è ancor più spiazzante se si pensa ai WDAS, le cui proprietà intellettuali per anni erano state date in mano ai reparti televisivi per creare sequel e serie tv a basso costo. Per la prima volta i Walt Disney Animation Studios hanno quindi l’occasione di entrare nel campo delle serie tv a modo loro, portando in quel settore la loro autorialità. La prima di queste serie, Baymax!, arriva nel giugno del 2022 e si rivela un centro completo: sei episodi di qualità molto alta, che raccontano storie autonome e allo stesso tempo costituiscono un percorso. La seconda, Zootopia+, arriva a novembre dello stesso anno, e sembra voler rispondere all’esigenza di esplorare meglio l’universo animale che nel film del 2016 era stato visitato per sommi capi. La serie viene realizzata prevalentemente da remoto, visto che la pandemia di Covid-19 è ancora in corso, e vede il ritorno dello staff di creativi che aveva lavorato all’originale Zootopia.

Nel Frattempo

Questo nuovo progetto ricalca nel formato il precedente Baymax!, che a sua volta rifletteva (in piccolo) quello di molte serie Marvel e Lucasfilm. Si tratta di una collezione di sei episodi, tutti sotto la decina di minuti, scritti e diretti da Trent Correy e Josie Trinidad, che nel film originale ricoprivano rispettivamente il ruolo di animatore e di sceneggiatrice. Partecipa alla scrittura anche Michael Herrera, mentre Byron Howard e Jared Bush, i registi originali, si limitano al ruolo di produttori esecutivi. Da notare anche il passaggio di testimone per la colonna sonora da Michael Giacchino al figlio Mick, che ne ricalca adeguatamente lo stile. Il resto chiaramente ricicla per quanto possibile modelli e design del film del 2016, con qualche aggiornamento qua e là: il tutto viene processato dal software Presto, sviluppato anni fa dalla Pixar e al suo primo impiego presso i WDAS.

Esteticamente si ricerca una mimesi quasi totale, e questo è comprensibile dato il concept alla base della serie: i sei episodi non sono soltanto delle storie ambientate nella città degli animali, ma vere e proprie espansioni di altrettante sequenze del film originale. La storia del film Zootopia viene ripercorsa attraverso nuovi e diversi punti di vista, esercizi di stile e simpatiche divagazioni che fanno luce su alcune zone grige. Questo stratagemma narrativo era stato già utilizzato in più occasioni sia dalla Pixar con i suoi corti bonus inseriti nelle edizioni dvd, sia dagli stessi WDAS in corti come Once Upon a Snowman, interamente giocato sul portare lo spettatore dietro le quinte di Frozen, svelando cosa stava accadendo fuori dalle inquadrature.

1. Hopp on Board. Il primo episodio si colloca a ridosso della partenza di Judy per la grande metropoli. I protagonisti sono i suoi genitori, Bonnie e Stu, impegnati in una corsa a perdifiato per recuperare una coniglietta più piccola, intrufolatasi di nascosto nella vettura. Il ritmo è frizzante e le gag simpatiche, per quanto vertano intorno a un’idea non particolarmente nuova. Costante della serie sarà il riciclo di immagini e audio provenienti dal film originale, utili a dare allo spettatore il giusto contesto per collocare ogni episodio.

2. The Real Rodents of Little Rodentia. A partire da qui, la serie svela uno dei suoi propositi ovvero quello di parodizzare alcune ben note forme d’intrattenimento. Il titolo è un riferimento alla serie televisiva americana The Real Housewives e l’intero episodio viene raccontato come se fosse la puntata di un reality. Anche il formato si adegua, passando dallo standard panoramico scelto per la serie al normale 16:9 televisivo. Questa volta giriamo attorno al matrimonio di Fru Fru, esplorando il prima e il dopo della famosa sequenza della ciambella gigante. L’umorismo è molto valido e le damigelle invitate sono tutte ben caratterizzate, tuttavia c’è il rischio che parodizzare un genere di programma così specifico possa danneggiare la sua tenuta nel tempo. La gag finale del bouquet di Night Howler inoltre ha delle implicazioni un po’ ingombranti, che non si incastrano al meglio nella continuity del film.

3. Duke the Musical. Collocato dopo il famoso inseguimento per le strade di Little Rodentia, questo approfondimento sul personaggio di Duke Weaselton è probabilmente l’episodio più bello e ispirato della serie. L’idea di farne un musical in stile Broadway si rivela centratissima, regalando al mondo di Zootopia un assaggio del cavallo di battaglia disneyano per eccellenza. La sua canzone Big Time è una classicissima i want song, che vede per di più il ritorno di Michael Giacchino, che aveva scritto la colonna sonora del film originale. Giacchino ruba la scena al figlio solo per questo episodio, cimentandosi per di più in un genere a lui distante, dato che solitamente non compone canzoni ma brani strumentali. La sequenza è assolutamente trascinante e ci mostra Duke fantasticare su un suo possibile ravvedimento, mentre lo vediamo calato in ruoli professionali di ogni tipo, dall’avvocato al medico. Tutto è ai massimi livelli: musica, animazione e colore si fondono insieme in modo organico, come nel miglior Disney. C’è persino un pizzico di 2d nell’animazione delle figure sulle banconote, realizzate da un ottimo Mark Henn. E non manca una punta di amaro umorismo: le professioni immaginate da Duke prendono tutte una deriva irrimediabilmente truffaldina, e il ravvedimento rimane lontano.

4. The Godfather of the Bride. Altro episodio di una certa rilevanza, si svolge durante il matrimonio di Fru Fru, ma è in realtà costituito da un lungo flashback che svela le origini di suo padre, Mr. Big. In un attimo ci si ritrova calati in un tempo differente, in quello che vuole essere il corrispettivo disneyano de Il Padrino – Parte II, che nella trilogia di Francis Ford Coppola era il capitolo che raccontava l’arrivo in america di Don Vito Corleone. Per l’occasione, nel passaggio da presente al passato cambia ancora una volta il formato, passando al tradizionale 16:9. Al di là dei toni farseschi – la traversata oceanica avviene in realtà in una pozzanghera – le atmosfere vengono ben riprodotte, e sembra davvero di star vedendo qualcosa di più corposo di un semplice esercizio di stile. La musica, le luci, i colori seppia fanno il resto, portando quasi a rimpiangerne la durata risicata. Vengono fornite preziose informazioni sullo sviluppo della città, e si svela come l’esistenza stessa del quartiere di Little Rodentia sia il frutto degli sforzi della comunità di Mr. Big. E’ anche un sottile esercizio di equilibrismo narrativo: per poter mantenere una narrazione “positiva” della mafia, se ne ammorbidiscono le efferatezze e così i nemici non vengono uccisi ma freddati in modo cartoonesco, finendo bloccati in maxi cubi di ghiaccio.

5. So You Think You Can Prance. Il titolo parodizza quello del programma americano So You Think You Can Dance e infatti l’episodio è ambientato durante un talent show. E’ un racconto immaginario che avviene nella testa del leopardo Clawhauser e si aggancia alla divertente gag dell’app che ti trasforma in un componente del corpo di ballo di Gazelle, vista a più riprese nel film. Il personaggio interpretato da Shakira ritorna insieme ad un gruppo di giudici e presentatori creati ex novo, mentre il meccanismo comico è innescato dal coinvolgimento coatto di Chief Bogo tra i concorrenti del programma da parte dell’entusiasta Clawhauser. La chimica tra i due personaggi è grandiosa e dà vita a una serie di gag buffe e paradossali, in cui vediamo la strana coppia esplorare le frontiere della mascolinità. Il fatto che al centro di tutto ci sia un’esibizione permette agli artisti di giocare più che mai con colore, musica e animazione, creando uno spettacolo decisamente appagante, senza doversi preoccupare di non esagerare, dato che alla fine è pur sempre un sogno. Anche stavolta si gioca col formato video, che si mantiene in 16:9, salvo poi tornare panoramico quando Clawhauser ritorna alla realtà.

6. Dinner Rush. L’ultimo episodio del lotto fornisce un maggior contesto alla gag di chiusura del film originale, che vedeva il bradipo Flash nei panni di un pirata della strada. L’umorismo sulla lentezza dei bradipi costituì ai tempi un importante aggancio per il pubblico, e non stupisce che gli sia stato dedicato un episodio della serie. Per la prima volta però la protagonista è un personaggio creato ex novo, la lontra Sam, cameriera di un locale che “subisce” l’arrivo di Flash e della sua ragazza Priscilla proprio nella sera del concerto di Gazelle. Il meccanismo comico è collaudato, collaudatissimo: la fretta di Sam cozza con la flemma dei due clienti. Tra frasi snocciolate una parola alla volta, colpi di scena e tanta frustrazione, è probabilmente uno degli episodi che funziona meglio in assoluto.

Verso il Sequel

Zootopia+ arriva in piattaforma verso la fine del 2022, in un momento particolarmente turbolento per la Disney Company. Le politiche del CEO Bob Chapek stanno mostrando forti limiti e si respira nell’aria una certa sfiducia sulla direzione intrapresa. Eppure la serie si rivela una positiva boccata d’aria, ultimo momento sereno prima della mazzata che gli studios avranno col flop di Strange World. Simpatica, divertente e piena di buone idee, Zootopia+ non fa che confermare quanto potenziale inespresso risieda in questo universo narrativo. Certo, rispetto a Baymax! si procede col freno a mano tirato: se la serie precedente esplorava nuovi aspetti del mondo di San Fransokyo senza limiti di sorta, qui l’idea di costruire tutto sulla struttura portante del film del 2016 ne limita un po’ le possibilità.

Gli ostacoli vengono aggirati con intelligenza, ma l’effetto finale è quello di una compilation di corti spin-off usciti da un’ipotetica edizione deluxe home video dell’originale Zootopia, più che di una serie vera e propria. Qualche mese dopo, con l’uscita prematura di Chapek dalla Company e il ritorno di Bob Iger, un vero e proprio sequel di Zootopia sarà fra i primi progetti annunciati. E sebbene l’annuncio abbia il sapore di una nervosa corsa ai ripari, dopo mesi di turbolenze aziendali, è impossibile non ritenerla quasi un atto dovuto nei confronti di Nick, Judy e del loro splendido universo narrativo.

Scheda pubblicata il 13 Novembre 2023.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Zootopia+
  • Anno: 2022
  • Durata:
  • Regia: Trent Correy, Josie Trinidad
Nome Ruolo
Trent Correy Regista
Josie Trinidad Regista