Cenerentola

Rinascere o Fallire

La classica fiaba di Cenerentola è sicuramente una delle più famose di sempre, narrata in centinaia di modi diversi in altrettante diverse culture. Fu la versione di Charles Perrault a imporsi come definitiva, raggiungendo Walt Disney e influenzandolo profondamente sin dai suoi primi giorni come animatore. È bene ricordare infatti che, prima del film del 1950, Disney ne aveva già realizzato un adattamento, all'interno della serie dei Laugh-O-Grams. Il cortometraggio Cinderella (1922) era però una parodia della fiaba e, in sintonia con gli altri cortometraggi della serie, era ambientato in una sorta di “passato contemporaneo”, in cui le atmosfere fiabesche si fondevano con elementi molto moderni. Walt prese in considerazione più volte negli anni successivi l'idea di rifare Cenerentola, questa volta sul serio. Ipotizzò più volte di utilizzare come spazio di manovra le Silly Symphony, ma la cosa non si concretizzò mai, e anche al momento di realizzare il suo primo lungometraggio animato quest'onore spettò a Biancaneve e i Sette Nani (1937). I tempi evidentemente non erano ancora maturi e, prima di tornare a ragionarci su, si sarebbero dovuti attendere altri sviluppi.

Gli anni 40 furono decisamente turbolenti per Walt Disney. Lo studio andò incontro a disavventure di ogni tipo, che indebolirono progressivamente la posizione del grande cineasta. Il mancato apprezzamento di Pinocchio e Fantasia, il terribile sciopero del 1941, avvenuto in concomitanza con la produzione di Dumbo, e le forti limitazioni dovute allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, rivoluzionarono completamente l'orizzonte di Walt. Inoltre, i mercati d’oltreoceano erano stati bruscamente chiusi, e con essi buona parte dei ricavi erano venuti meno, lasciando lo studio sull'orlo della bancarotta. Nell'immediato dopoguerra la situazione non era certo rosea e, per riuscire a stare a galla, ci si era limitati a produrre i famigerati package film, ovvero lungometraggi a episodi, ottenuti montando insieme storie più brevi, che in altri tempi sarebbero state distribuite singolarmente. Schiacciato dal peso dei debiti, Walt sapeva che l'unico modo per tornare a risplendere era assumersi nuovamente il rischio di produrre un lungometraggio tradizionale, come non se ne vedevano dai tempi di Bambi (1942). Giunse dunque il momento di riprendere in mano Cenerentola, ben sapendo che, qualora la pellicola avesse fallito al botteghino, sarebbe giunta la fine per il cinema disneyano.

Brodo d'Artista

La vicenda raccontata è senza dubbio una delle più semplici e lineari di sempre. È la storia di una povera ragazza, costretta a far da sguattera nella sua stessa casa, per compiacere la matrigna e le sorellastre. L'annuncio di un ballo organizzato al palazzo reale innescherà una serie di eventi che porteranno Cenerentola ad avere il tanto desiderato riscatto sociale. Una trama così semplice avrebbe potuto benissimo essere raccontata in una manciata di minuti, eppure la Cenerentola di Disney si conferma come uno dei film più interessanti sotto il profilo narrativo. Siamo infatti di fronte a un vero e proprio manuale di storytelling disneyano, capace di svelare i suoi trucchi, se analizzato con attenzione. La prima cosa che salta all'occhio è la maestria con cui gli sceneggiatori sono stati capaci di “allungare il brodo”, arricchendo la vicenda di elementi e personaggi secondari, assenti nella storia originale. La presenza dei topini Gas e Giac e le loro scaramucce domestiche con il gatto Lucifero servono infatti a rimpolpare la pellicola, andando a creare un sottobosco narrativo in grado di divertire lo spettatore con dinamiche già collaudate nei cortometraggi. Un altro esempio di questo arricchimento è la sottotrama del Re e del Gran Duca Monocolao, le cui buffissime interazioni ci permettono di comprendere le vere ragioni dietro ad alcuni passaggi di trama, che fino a quel momento venivano dati per scontati.

A questo proposito, è davvero notevole il modo in cui gli artisti sono riusciti a reinterpretare con arguzia tutti i principali snodi narrativi della fiaba originale. Non c'è spazio per la banalità, né per la meccanica riproposizione del classico canovaccio, ma si preferisce invece prendere ogni singolo cliché e rileggerlo sotto una nuova luce. Gli eventi vengono quindi di volta in volta approfonditi, motivati e in alcuni casi sfacciatamente decostruiti, nell'ottica di rendere la storia più robusta. Esempi lampanti di questo approccio “moderno” sono gli strampalati editti reali, che si rivelano non essere altro che il frutto dell'ossessione compulsiva del Re di diventare al più presto nonno. L'invito di ogni ragazza in età da marito al ballo nasce proprio dai secondi fini di questo spassosissimo personaggio, come anche l'assurdità del voler provare la scarpetta di cristallo a ogni popolana, che qui diventa invece un mezzuccio per incastrare il figlio e spingerlo a scegliere una pretendente qualsiasi. Lo stesso climax finale è emblematico di questo procedimento narrativo, e riserba un interessante “twist”: la matrigna cerca infatti di tagliare fuori Cenerentola imprigionandola in una torre, salvo poi distruggere meschinamente la scarpetta di cristallo. Sarà la ragazza, una volta liberatasi, a risolvere la situazione, tirando fuori a sorpresa la scarpa gemella e riportando così la fiaba sul giusto binario.

Mary Blair alla Ribalta

Cenerentola è il primo di tre lungometraggi in cui lo stile della pittrice Mary Blair viene trasposto fedelmente sullo schermo. Insieme ad Alice in Wonderland (1951) e Peter Pan (1953), costituisce un trittico di pellicole a dir poco fondamentali per il suo cammino artistico. La Blair aveva già lavorato nei film precedenti come concept artist e color stylist, e talvolta il suo influsso era riuscito a farsi strada nel prodotto finito, valorizzando numerose sequenze de I Tre Caballeros (1945) o Lo Scrigno delle Sette Perle (1948). La grande stima nutrita per lei da Walt le permise di giocare un ruolo ancor più importante nella rinascita cui lo studio andò incontro negli anni 50. I fondali di Cenerentola, con quegli enormi saloni ispirati all'architettura francese seicentesca, si prestavano particolarmente ad essere rappresentati con il suo approccio estroso e surreale, caratterizzato da un uso “emotivo” della luce e del colore, in particolar modo del blu. Addirittura, alcune sequenze come l'arrivo di Cenerentola al castello, la romantica danza col principe e la successiva fuga, riproducono fedelmente lo stile dell'autrice, risultando del tutto indistinguibili dai suoi stupendi concept art.

Eppure, il supporto di Walt a Mary Blair non fu totale. Disney scelse infatti di limitarne il campo d'azione ai fondali, e preferì andare invece sul sicuro per quanto riguardava i personaggi. Per non rischiare di alienarsi il pubblico, optò per un tradizionale design tondeggiante, senza curarsi troppo del contrasto stilistico che ne sarebbe scaturito con gli sfondi. Inoltre, per non sforare il budget, gli animatori vennero costretti a lavorare attenendosi a dei riferimenti live action, utilizzando addirittura il rotoscopio. Gli artisti non si fecero spaventare da questa apparente mancanza di libertà e riuscirono comunque a dare personalità al loro lavoro, usando il materiale girato dal vero solo come traccia, senza attenercisi strettamente. Al lavoro sul film troviamo tutti e nove i componenti del gruppo conosciuto come i nine old men, con l'aggiunta di Fred Moore e Norman Ferguson. A Milt Kahl toccò la “patata bollente” del principe, un tipo di figura che presentava ancora dei problemi, a causa dell'inesperienza degli artisti nell'animazione della figura umana. Fortunatamente sempre a Kahl spettò la fata Smemorina, la cui frizzante personalità gli diede modo di esprimere la propria verve. Tutt'altra esperienza fu quella di Ward Kimball, che si occupò invece di Lucifero e i topolini, calandosi pienamente nel suo elemento: l'umorismo.

Ad animare la protagonista furono invece Eric Larson e Marc Davis, i quali avevano idee diverse su quale dovesse essere la personalità di Cenerentola. Larson la voleva semplice e alla mano, mentre Davis preferiva fosse una ragazza più sofisticata e dotata di una certa arguzia. Il risultato fu un perfetto compromesso tra le loro due visioni: un personaggio profondamente umano, capace di sopportare la sua difficile condizione mantenendo intatta la propria dignità. Infine, non si può fare a meno di citare l'apporto di Frank Thomas, che si occupò della matrigna, l'algida Madame Tremaine. Incerto sulla direzione da prendere, Thomas si fece convincere da Walt a usare come modello... sé stesso. L'animatore aveva infatti un'espressione molto furba, specie quando aveva qualcosa in mente, e questo suo lato “subdolo” venne trasferito nel personaggio, facendone uno dei villain più autentici dell'intero pantheon disneyano. Diversamente dalle sorellastre, la matrigna infatti non si scompone mai e, anziché sporcarsi direttamente le mani, preferisce demolire la povera Cenerentola ricorrendo a manipolazioni molto sottili. Memorabile infatti è la sequenza in cui la illude, facendole credere fino all'ultimo momento che potrà venire al ballo, salvo poi lasciare che siano le sue figlie a impedirglielo, facendo il lavoro sporco per lei.

Tin Pan Alley

Walt Disney era un fermo sostenitore dell'importanza della musica, come si può vedere nei suoi film, in cui le canzoni non sono un semplice condimento ma parte integrante della narrazione. Eppure nemmeno lui realizzò che le sue colonne sonore potessero essere un vero e proprio successo commerciale, finché non uscì Biancaneve. Con l'inizio di questa nuova stagione cinematografica, Walt era seriamente intenzionato a ripetere quei risultati, e per assicurarsene decise di rivolgersi a Tin Pan Alley, un centro industriale musicale statunitense che produceva canzoni di successo e nel quale lavoravano compositori che scrivevano appositamente per il mercato. I tre artisti che Disney reclutò a Tin Pan Alley furono Mack David, Jerry Livingston e Al Hoffman, i quali realizzarono in team tutte e sei le canzoni presenti in Cenerentola. La colonna sonora venne commercializzata tramite la nuovissima etichetta Walt Disney Music Company rivelandosi un gran successo, e così anche i successivi lungometraggi vennero concepiti ricorrendo ad artisti di Tin Pan Alley. Se per uno spettatore moderno le colonne sonore Disney degli anni 50 risultano parecchio melodiche e a tratti datate è proprio per via di questa scelta, che portò le successive pellicole ad allinearsi alla sensibilità generale dell'epoca, rincorrendo i gusti del pubblico. Le strumentali rimasero comunque appannaggio dei compositori dello studio, già all'opera sui corti, ovvero Oliver Wallace, Paul J. Smith e Joseph Dubin.

  • Cinderella - La canzone che accompagna i titoli di testa è melodica oltre ogni dire. Il coro ne enfatizza il sapore d'altri tempi, mentre a catturare l'occhio dello spettatore sono i motivi floreali presenti nei cartelloni dei credits, che con il loro look piatto e stilizzato richiamano lo stile di Mary Blair.
  • A Dream is a Wish Your Heart Makes - È la canzone più importante e rappresentativa del film, e sicuramente uno dei brani chiave dell'immaginario disneyano. È quella che al giorno d'oggi identificheremmo come “I want song”, in cui Cenerentola esprime i propri desideri e le speranze per un futuro migliore. Il fatto che la ragazza, malgrado la sua triste condizione, si dia da fare sforzandosi di essere comunque positiva è significativo nell'ottica di esportare la filosofia di vita dello stesso Walt, figlia del sogno americano e alimentata dal new deal di Roosevelt. Non è un caso che il brano ritorni più e più volte nel film: lo ritroviamo cantato dai topolini in un momento particolarmente faceto, ripreso da un coro durante l'ora più buia, ed è ovviamente presente anche nel finale.
  • Sing, Sweet Nightingale - Altro brano molto melodico, è quello che accompagna Cenerentola mentre lava il pavimento. Musicalmente non si può dire sia resistito granché alla prova del tempo, benché l'intro con la stonata esecuzione delle sorellastre sia esilarante. La canzone è però notevole dal punto di vista tecnico, dato che si basa sull'utilizzo di una nuova tecnica di registrazione vocale basata sulla sovrapposizione del parlato. Tramite l'espediente delle bolle di sapone, l'immagine di Cenerentola si moltiplica e con essa anche la sua voce. La doppiatrice Ilene Woods si ritrovò quindi nella strana condizione di dover cantare in armonia... con sé stessa.
  • The Work Song - È il divertente e ritmato inno di protesta dei topini che, consapevoli dell’enorme mole di lavoro che opprime Cenerentola, decidono di aiutarla cucendole un vestito nuovo per il ballo. Questa sequenza venne creata per sostituire la canzone tagliata Cinderella Work Song, un surreale numero musicale per il quale Mary Blair aveva realizzato dei concept bellissimi, in cui Cenerentola immaginava di moltiplicarsi per finire in tempo le faccende. Il brano dei topini idealmente si associa con il successivo reprise di A Dream is a Wish Your Heart Makes, sempre cantato da loro mentre realizzano il vestito.
  • Bibbidi-Bobbidi-Boo - Uno dei brani disneyani più famosi di sempre, è quello che accompagna i prodigi della fata Smemorina. La sequenza arriva subito dopo il momento più buio per Cenerentola e alleggerisce il tono della narrazione, comunicando una sensazione di sollievo anche allo spettatore. È inoltre indicativo del già citato approccio brillante degli artisti alla narrazione. La scena non è infatti un banale collage di magie, ma racconta a suo modo una storia: per tutto il tempo infatti Cenerentola si aspetta che l'incantesimo successivo riguardi il suo vestito, ma le sue aspettative verranno continuamente disattese dalla fata, che preferirà divagare, lasciando questo elemento per ultimo. La tradizione di usare per una canzone delle parole inventate, in modo da farla assomigliare a un'orecchiabile filastrocca, avrebbe poi preso piede nel decennio successivo grazie all'apporto dei Fratelli Sherman.
  • So This is Love - Il melodico valzer d'amore rappresenta uno dei momenti più importanti del film. Benché musicalmente un po' datata, la sequenza contiene ottime cose. Come si è visto, gli scenari stilizzati degli esterni del palazzo sono completamente debitori dello stile della Blair, creando un'atmosfera da sogno. Inoltre, rimane impressa in particolar modo la disincantata parafrasi che il granduca Monocolao fa all'inizio della scena, che nel decostruire i più comuni cliché romantici finisce paradossalmente per rafforzarli.

Luci e Ombre del Successo

Ancora una volta Disney ci aveva visto giusto, e Cenerentola si rivelò un successo senza precedenti al botteghino. Il pubblico apprezzò questa seconda pellicola dedicata a una fanciulla in difficoltà, rafforzando nell'immaginario popolare il legame fra Disney e le fiabe di principesse. Grazie ad un'abile campagna di marketing, Walt si era rivelato perfettamente capace di ricreare quel fenomeno che dai tempi di Biancaneve non si era più ripetuto. La sua lungimiranza restituì un futuro allo studio: Cenerentola diede il via a una nuova fortunata stagione cinematografica, caratterizzata da pellicole iconiche e di successo. Certo, furono film in cui il coinvolgimento del grande cineasta fu minore, e dunque decisamente meno brillanti rispetto a quanto prodotto nei primi anni 40, eppure tutti a loro modo notevoli. Analogamente al castello della Bella Addormentata di Disneyland, quello di Cenerentola venne scelto per diventare l'attrazione simbolo di Walt Disney World, in Florida. Inoltre, il cast del film venne ovviamente impiegato in numerosi prodotti collaterali: Gas e Giac vennero usati da Floyd Gottfredson e Bill Walsh nella storia a strisce per i quotidiani Mickey Mouse in Mousepotamia (Topolino Buffone del Re, 1950) in cui apparivano stranamente “ingigantiti”. Successivamente, vennero riportati alle loro consuete dimensioni e trapiantati nei comic book come abitanti abusivi della fattoria di Nonna Papera.

All'inizio del nuovo secolo la dirigenza disneyana diede inizio alla tradizione dei cheapquel, seguiti a basso costo destinati all'home video, e a farne le spese furono i classici film di maggior successo, proprio come Cenerentola. Quello che venne venduto al pubblico come il suo sequel ufficiale, Cinderella II: Dreams Come True (2002), era in realtà un film a episodi, composto da tre soggetti nati per una serie tv abortita. Economicamente fu un ottimo risultato, ma sul lungo termine chiaramente l'operazione si rivelò svilente per il marchio e ben poco lungimirante. Un terzo film, Cinderella: A Twist in Time (2007), venne poi messo in cantiere per correggere il tiro e invalidare il predecessore, ma sebbene l'esecuzione fosse questa volta molto valida, non riscattava completamente la pacchianeria dell'idea alla base, che vedeva la vendetta di Madame Tremaine attuarsi tramite un viaggio nel tempo. Infine, tramontata l'epoca dei cheapquel, giunse quella degli adattamenti live action: diverse versioni in carne e ossa di Cenerentola arrivarono, in tv con Once Upon a Time (2011) e al cinema con Into the Woods (2014). Il più importante fu senza dubbio il remake del 2015, in cui si pensò di rendere “onore” alla classica fiaba, portando sul grande schermo una sua pedissequa rinarrazione. È ironico però che, sul fronte narrativo, la pellicola si sia rivelata del tutto incapace di proporre qualcosa di anche solo lontanamente comparabile a quanto fatto da Walt sessant'anni prima.

Nota: si ringraziano Simone e Andrea La Rosa per il prezioso contributo informativo nella realizzazione di questa scheda.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Cinderella
  • Anno: 1950
  • Durata:
  • Produzione: Walt Disney
  • Regia: Clyde Geronimi, Wilfred Jackson, Hamilton Luske
  • Storia: , , , , , , ,
  • Basato su: Cinderella di Charles Perrault
  • Cast: Eleanor Audley, Don Barclay, Lucille Bliss, Marion Darlington, Mike Douglas, Claire Du Brey, Verna Felton, June Foray, Betty Lou Gerson, Earl Keen, James MacDonald, Helene Stanley, Luis Van Rooten, Rhoda Williams, Ilene Woods
  • Musica: Mack David, Al Hoffman, Jerry Livingston, Paul J. Smith, Oliver Wallace
  • Supervisione dell'Animazione: Les Clark, Marc Davis, Norman Ferguson, Ollie Johnston, Milt Kahl, Ward Kimball, Eric Larson, John Lounsbery, Wolfgang Reitherman, Frank Thomas
Nome Ruolo
Hal Ambro Animazione
Ken Anderson Storia
Dick Anthony Fondali
Eleanor Audley Cast (Lady Tremaine); Cast (Lady Tremaine - Live Action Model)
Don Barclay Cast (Doorman)
Mary Blair Colore / Styling
Lucille Bliss Cast (Anastasia)
Jack Boyd Effetti d'Animazione
Homer Brightman Storia
Les Clark Animatore principale
Claude Coats Colore / Styling
Marion Darlington Cast (Birds)
Mack David Canzoni
Marc Davis Animatore principale
Walt Disney Produttore
Mike Douglas Cast (Prince Charming)
Claire Du Brey Cast (Voice); Cast (Fairy Godmother - Live Action Model)
Phil Duncan Animazione
Verna Felton Cast (Fairy Godmother)
Norman Ferguson Animatore principale
June Foray Cast (Lucifer)
Hugh Fraser Animazione
Clyde Geronimi Regista
Betty Lou Gerson Cast (Narrator)
Don Griffith Layout
John Hench Colore / Styling
Hugh Hennesy Layout
Winston Hibler Storia
Al Hoffman Canzoni
Ray Huffine Fondali
Ralph Hulett Fondali
Ub Iwerks Effetti Speciali
Wilfred Jackson Regista
Ollie Johnston Animatore principale
Milt Kahl Animatore principale
Earl Keen Cast (Bruno)
Ward Kimball Animatore principale
Hal King Animazione
Eric Larson Animatore principale
Jerry Livingston Canzoni
John Lounsbery Animatore principale
Don Lusk Animazione
Hamilton Luske Regista
James MacDonald Cast (Jaq / Gus / Bruno)
Brice Mack Fondali
Fred Moore Animazione
George Nicholas Animazione
Lance Nolley Layout
Cliff Nordberg Animazione
Ken O'Brien Animazione
Kendall O'Connor Layout
Bill Peet Storia
Erdman Penner Storia
Charles Perrault Storia Originale (Cinderella)
Charles Philippi Layout
Thor Putnam Layout
Harry Reeves Storia
Wolfgang Reitherman Animatore principale
Art Riley Fondali
Joe Rinaldi Storia
George Rowley Effetti d'Animazione
Ted Sears Storia
Paul J. Smith Musica
Helene Stanley Cast (Voice); Cast (Cinderella / Anastasia - Live Action Model)
MacLaren Stewart Layout
Frank Thomas Animatore principale
Harvey Toombs Animazione
Luis Van Rooten Cast (King / Grand Duke)
Oliver Wallace Musica
Judge Whitaker Animazione
Rhoda Williams Cast (Drizella)
Thelma Witmer Fondali
Ilene Woods Cast (Cinderella)
Marvin Woodward Animazione