Topolino e il Gorilla Spettro
Messer Squick e le Sue Indecisioni
L’incipit di Topolino e il Gorilla Spettro rappresenta una delle vette del fumetto disneyano, e il momento in cui diventa palese quanto Gottfredson stia raccogliendo i frutti della sua evoluzione artistica. Floyd inizia la vicenda riallacciandosi alla perfezione con la conclusione della precedente, il capolavoro Topolino e il Mistero dell’Uomo Nuvola (1936). Topolino, ancora in tuta da aviatore, torna a casa e incontra il Capitano Radimare, probabilmente di ritorno dal lungo viaggio di cui si era parlato in Topolino Agente della Polizia Segreta (1936). Mentre i due discutono i termini della nuova avventura, in parallelo vediamo Gambadilegno, malconcio e lacero, che entra in casa di Eli Squick, qui alla sua terza apparizione, per raccontargli di come Enigm lo abbia fatto precipitare dal cielo. Pietro è accecato dall’odio e intima a Squick di prestargli la pistola per andare a casa di Topolino e sparargli a sangue freddo. La situazione è già di per sé intrigante: viene suggerita una familiarità tra i due, e dunque un rapporto che dai tempi del Tesoro di Clarabella (1935) è proseguito. Il lettore ha quindi la sensazione di trovarsi di fronte a un universo credibile, in qualche modo vivo, popolato da figure realistiche e tridimensionali.
Senza andare a scomodare l’incredibile evoluzione grafica che permette a Gottfredson di tratteggiare pose ed espressioni impossibili qualche anno prima, a rendere speciale la sequenza è la reazione di Squick, torbida, contraddittoria e incredibilmente umana: moralmente integro all’inizio, poi complice e felice di accontentare Pietro, infine terrorizzato dalle implicazioni legali della faccenda e determinato a fermarlo per uscirne pulito. Le vignette che descrivono i suoi cambi di atteggiamento, i suoi frequenti ripensamenti, e la precipitosa fuga fuori dalla porta di casa risultano così sottili e “accuminate” da bucare la pagina e imprimersi nella memoria. Quella che Gottfredson aveva probabilmente inteso come una semplice scena di raccordo per avviare la nuova avventura finisce per oscurare il resto, consegnando Squick alla storia del fumetto disneyano come uno dei villain in assoluto più autentici. Intrigante, infine, la regia “alternata” di Gottfredson, che nello stesso ambiente, separato da una tenda, presenta i buoni intenti a chiacchierare e i cattivi che si sbracciano nel predisporre il loro piano criminale.
Sequel o Remake?
La notizia di un tesoro da dieci milioni di dollari calma gli animi, e proietta tutto il cast nella profonda Africa. Per la prima volta Topolino si addentra nel continente nero, sebbene già in passato ne avesse lambito le sponde o avesse visitato luoghi esotici. A dire il vero, la storia è un sequel diretto di Topolino e i Pirati (1932): non soltanto Radimare e il gorilla Spettro vengono da lì, ma in più occasioni i personaggi fanno riferimenti a quell’avventura e si viene a conoscenza di dettagli ad essa collegati, come il racconto sulle origini dello scimmione. Molti i collegamenti narrativi: siamo in un momento in cui Gottfredson, forte del totale controllo sulla sua epopea, può permettersi di giocare con la “lore” faticosamente costruita nel tempo. Più avanti le cose cambieranno, con l’arrivo della guerra e di una nuova cifra stilistica, ma al momento l’atmosfera è quella di una grande e festosa celebrazione delle potenzialità del mezzo (sono presenti addirittura dei flashback).
A partecipare alla spedizione questa volta sono Topolino, Minni e Pippo, ormai integrato perfettamente nell’universo disneyano. Non solo l’amico di Mickey è protagonista di gag magistrali, in cui viene usata tutta la sua carica umoristica, ma qua e là sembra che l’intenzione sia quella di soppiantare Orazio anche da un punto di vista sentimentale, dati i frequenti riferimenti e la suggerita vicinanza con Clarabella. Per certi versi però la storia, più che un sequel, costituisce quasi un remake dell’originale, aggiornato al nuovo stile: il miglioramento grafico è enorme, gli scenari risultano maggiormente realistici, i retini sono eccellenti e chiaramente i personaggi vengono ritratti con una grande plasticità. La trama ripropone però molti elementi dalla storia di cinque anni prima, come la presenza di un tesoro sepolto, di una tribù di cannibali, e la lotta contro una coppia di villain nella quale Squick sostituisce Silvestro Lupo. Interessante è l’interazione tra i due: sebbene nella storia del 1932 ormai la distinzione tra il brutale Pietro e il mellifluo Lupo stesse venendo meno, in questa nuova avventura i ruoli rimangono ben distinti e ci sarà un momento in cui Gamba mostrerà una certa insofferenza nel dover ammettere che l’approccio lucido di Eli sia più sensato del suo.
Addio, Squick!
Topolino e il Gorilla Spettro non è che il racconto di un safari, nel quale Spettro agisce come guida e guardia del corpo. Sono presenti ovviamente numerosi stereotipi oggi improponibili: cannibali, superstizioni locali, gente in pentola pronta per essere condita. E ovviamente fra tutti spicca il trattamento riservato ai superstiziosi portatori, il cui capo, l’indigeno Abdoma, saprà distinguersi per vigliaccheria e faccia tosta, uscendone però comunque come un personaggio simpatico e positivo. Sebbene la storia fornisca molti elementi utili ad introdurre la successiva, ovvero la mutata condizione economica della banda di Topolino, i cui effetti verranno narrati nell’enorme kolossal Topolino Sosia di Re Sorcio (1937), costituisce anche un vicolo cieco per alcuni personaggi. Pietro e Squick vengono ingoiati dalla foresta nera, come già avvenuto con Lupo a suo tempo, solo che questa volta Eli non ne uscirà più.
Sebbene l’avido truffatore venga ereditato da altri autori internazionali, Gottfredson non lo utilizzerà mai più, preferendo rispolverare invece Lupo quando sarà il momento di restituire a Pietro un complice. Il motivo non è chiaro ma è probabile che Squick risultasse scomodo nello scenario che si stava delineando, in quanto caricatura semita. L’altro personaggio a sparire sarà proprio il Capitano Radimare, il quale dopo il ritrovamento del tesoro, si ritirerà dalle scene. Gottfredson costruirà per lui una sorta di “lieto fine”, annunciando che partirà per un viaggio intorno al mondo con la moglie, per poi diventare un costruttore di barche. Un trattamento insolito per un personaggio Disney, e decisamente rispettoso se si pensa a molti altri membri del cast, destinati a essere rimossi senza troppi complimenti. Ma con la guerra ormai alle porte è sensato pensare che anche la striscia di Topolino stesse presagendo un cambiamento, preparandosi a salutare quelle figure che come Setter e Radimare avevano il ruolo di proiettare Topolino verso un mondo di avventure spensierate.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.
Scheda tecnica
- Titolo originale: In Search of Jungle Treasure
- Anno: 1937
- Durata:
- Storia: Floyd Gottfredson, Ted Osborne
Credits
Nome | Ruolo |
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Floyd Gottfredson | Disegni; Storia |
Ted Osborne | Storia |