Oliver & Company
Un Twist per Oliver Twist
Nel 1985 la Disney Company attraversò una serie di cambiamenti epocali, dovuti all'insediarsi ai vertici di un nuovo team dirigenziale. Michael Eisner e Jeffrey Katzenberg si ritrovarono quindi a stabilire una direzione per l'animazione disneyana, in un momento piuttosto turbolento, in cui era in forse il futuro stesso del medium. Taron e la Pentola Magica era andato male al box-office, mentre Basil l'Investigatopo aveva leggermente riacceso la speranza che questo reparto potesse avere ancora qualcosa da dire. Il Rinascimento Disney sarebbe arrivato molto presto, ma nel frattempo si brancolava nel buio, in cerca di una nuova strada da percorrere. Gli animatori vennero quindi invitati a presentare idee per i prossimi film: John Musker e Ron Clements proposero The Little Mermaid e Treasure Island in Space, ma questi progetti vennero subordinati all'idea dell'animatore Pete Young, che propose invece di realizzare una particolare versione dell'Oliver Twist di Charles Dickens, con protagonisti cani e gatti.
Il trentennio xerografico era stato caratterizzato da un cinema d'animazione molto differente rispetto a quello degli inizi. Si trattava infatti di film dal sapore contemporaneo, ambientati in scenari cittadini, e spesso con protagonisti animali impegnati a sventare piani criminali. Non stupisce quindi che l'idea alla base di Oliver & Company abbia trovato terreno fertile e un certo supporto da parte della dirigenza, ancora un po' diffidente verso la mentalità da kolossal di Musker e Clements. Il progetto ad un certo punto avrebbe persino dovuto ricollegarsi a Le Avventure di Bianca e Bernie attraverso il personaggio della piccola Penny. La bambina che al termine del lungometraggio originale era stata finalmente adottata, sarebbe stata mostrata nella sua nuova vita a New York e avrebbe intrecciato il suo destino con quello del gattino Oliver. All'epoca i concetti di spin-off, crossover e universo narrativo condiviso non erano ancora diffusi come oggi, e si preferì quindi lasciar perdere questa contaminazione, e rimpiazzare Penny con la sua quasi omonima Jenny, rendendo difatto indipendenti i due lungometraggi.
La Freschezza Disneyana
Oliver & Company prende molto poco dalla storia originale di Dickens, limitandosi a trarne ispirazione. Una manciata di personaggi eredita il nome delle loro controparti letterarie, ma anche qui il legame è labile e non va molto oltre la citazione colta. Oliver Twist diventa un gattino abbandonato che, in balia degli eventi, viene sballottato tra i bassifondi e i quartieri alti della New York degli anni 80. Il ladruncolo Dodger viene invece trasformato in un simpatico cane dall'atteggiamento vissuto e un po' spaccone, che prende il gattino sotto la sua ala protettrice e lo introduce nella sua gang. Quelli che nel libro erano i componenti della banda diventano di conseguenza un gruppo di simpatici cani di razze differenti che girano per New York rubacchiando spazzatura, per aiutare a pagare un debito contratto dal loro padrone. Si tratta di Fagin, che da vecchio e viscido ebreo sfruttatore, si trasforma invece in un accattone di mezza età e dal cuore tenero, una figura senza dubbio più positiva rispetto al suo corrispettivo dickensiano. Il ruolo di villain lo eredita invece il suo creditore, l'imponente Sykes, che da comune criminale diventa qui un vero e proprio gangster. La sceneggiatura intreccia in modo intelligente queste differenti storyline, riuscendo a tenere Oliver costantemente al centro dell'attenzione, pur trattandosi di un protagonista assolutamente passivo.
Il lungometraggio, come si è visto, appartiene ad un filone tipicamente anni 80 e quindi assai ben codificato e per certi versi datato. Oltre che dalla stessa Disney, gli elementi costituenti di Oliver & Company erano infatti molto usati in quel periodo anche dalla concorrenza. Il regista Don Bluth, ad esempio, aveva realizzato in quegli stessi anni alcuni film animati con protagonisti animali in scenari tipicamente urbani. Tuttavia, se si confrontano suoi lavori come Fievel Sbarca in America e Charlie – Anche i Cani Vanno in Paradiso, con i disneyani Basil e Oliver, emerge una differenza stilistica sostanziale. I personaggi di Bluth con i loro movimenti innaturali e manieristi non hanno niente a che vedere con la ricercatezza della recitazione Disney, e lo stesso vale per l'umorismo che in film come Oliver & Company si dimostra sicuramente più arguto rispetto al sapore più infantile di buona parte della produzione avversaria. Ma in generale si percepisce qui una maggior freschezza, tanto nello storytelling quanto nella messa in scena. Pur non rifuggendo la “sporcizia” dello stile Xerox, la New York tratteggiata dagli artisti Disney conserva molti elementi di modernità, che ben si sposano con l'anima “cool” che personaggi come Dodger riescono ad infondere al film. Anche in questo caso il “Disney Touch” riesce a dire la sua, distinguendo Oliver & Company da buona parte del materiale coevo.
L'Ascesa di Glen Keane e Mark Henn
La tecnica Xerox, introdotta da Ub Iwerks negli anni 60, consisteva nel fotocopiare gli schizzi degli animatori direttamente sulle cel, risparmiando quindi sulla costosa procedura di inchiostrazione. Dopo trent'anni questo sistema era ormai destinato ad essere messo da parte, cosa che avverrà solo dopo la produzione de La Sirenetta (1989), tuttavia è in Oliver & Company che troviamo l'ultimo significativo impiego delle fondamentali caratteristiche della xerografia. Il suo tipico effetto sudicio, dovuto alle smatitate degli artisti, ben si adatta a rappresentare uno scenario metropolitano, con tanto di bassifondi e scenari cupi. Ma la New York di Oliver & Company sa anche essere un ambiente solare e attuale, ricco di riferimenti più reali che mai, tra cui i manifesti pubblicitari che riportano marchi realmente esistenti. Non si tratta di banale product placement ma di desiderio di aderire alla realtà e immergere lo spettatore in uno scenario plausibile. Un altro traguardo tecnico considerevole è l'utilizzo massiccio di computer grafica. La tecnica che in futuro soppianterà il disegno a mano è ancora agli albori: è stata usata occasionalmente in Taron e la Pentola Magica e Basil l'Investigatopo per realizzare alcuni elementi specifici, ma in Oliver & Company viene largamente utilizzata lungo tutto il corso del film per animare i veicoli e altri oggetti squadrati, e soprattutto per rappresentare architetture e scenari tridimensionali all'interno dei quali ruotare a piacimento la telecamera.
Nello staff di Oliver & Company troviamo alcune fra le più grandi promesse dell'animazione disneyana. Siamo solamente al terzo lungometraggio di questa seconda generazione di artisti e già si individuano alcuni grandi nomi. Mark Henn, ad esempio, in futuro diverrà noto per le sue splendide eroine femminili come Jasmine, Mulan, Tiana ed Elsa, ma dimostra di sapersela cavare egregiamente anche con i protagonisti animali. Dopo aver animato Basil nel lungometraggio precedente, dà vita qui al piccolo Oliver, riuscendo a stare in perfetto equilibrio tra carineria ed espressività. Lo stesso Dodger è frutto dell'arte di Henn, che si dimostra qui capace di passare come se niente fosse dall'innocenza del protagonista alla carismatica sicumera del suo mentore. Un altro fuoriclasse è senza dubbio Glen Keane, animatore destinato a cambiare per sempre la storia dell'animazione, che qui si è occupato della smorfiosa cagnetta Georgette, ma anche dei due esseri umani più memorabili del film: Fagin e Sykes. Prima ancora di dire la sua con personaggi femminili dalla fortissima personalità come Ariel e Rapunzel, nei suoi primi anni di carriera Keane si dimostra un asso nel realizzare figure imponenti, come il grizzly di Red e Toby, il massiccio Rattigan e in futuro la Bestia. Il Sykes di Keane è un vero spettacolo: carismatico e opprimente, sembra una versione evoluta e umanizzata dello straordinario Rattigan. Fagin, con la sua espressività esagerata ma mai ridondante, è un altro spettacolo visivo, e chiaramente le scene più riuscite sono proprio quelle in cui queste due figure duettano insieme, dando vita a sequenze cariche di tensione. Non si può dire lo stesso purtroppo della piccola Jenny e del suo tutore Winston, dal design piuttosto generico e ordinario.
Riscoprendo il Musical
Non si può certo dire che nell'animazione Disney degli anni 80 la musica stesse ricoprendo un ruolo molto importante. Dopo il pensionamento dei fratelli Sherman, nessuno era stato in grado di raccoglierne degnamente il testimone, e così i lungometraggi Disney avevano smesso di puntare sulle canzoni. Film come Red & Toby Nemiciamici e Basil l'Iinvestigatopo ne contenevano un numero limitato, mentre in Taron e la Pentola Magica erano totalmente assenti. Con Oliver & Company assistiamo però a un'inversione di tendenza e le canzoni tornano così ad essere uno dei piatti forti del cinema disneyano, anticipando la vera e propria rivoluzione che Ashman e Menken apporteranno a partire dall'anno successivo con La Sirenetta. Le strumentali del film portano la firma di J. A. C. Redford, mentre le canzoni non sono state scritte da un team definito ma da autori differenti. Si tratta di una colonna sonora decisamente discontinua, ma variegata e con alcuni brani piuttosto interessanti.
- Once Upon a Time in New York City - La bellissima ouverture del film è senza dubbio uno dei brani migliori. Un inizio veramente delicato, che riesce a rendere magico il clima caotico della metropoli, mentre lo spettatore viene immerso nella triste situazione di Oliver, gattino abbandonato in uno scatolone, che cerca di mettersi al riparo dalle intemperie. A scriverla troviamo Barry Mann e il grandissimo Howard Ashman, alla sua primissima collaborazione disneyana. Il futuro autore de La Sirenetta avrebbe cambiato per sempre il modo d’intendere la musica Disney, e l'inizio di questo suo percorso va quindi individuato proprio in Oliver & Company.
- Why Should I Worry? - Scritto da Dan Hartman e Charlie Midnight, questo brano è invece lo scatenato tema di Dodger, autentico manifesto programmatico dello spirito del film. La sequenza che lo accompagna vede Oliver rincorrere Dodger per tutta la città cercando di riprendersi le salsicce che lui gli ha rubato, ed è sicuramente uno dei momenti più straordinari del lungometraggio. A metà strada tra un numero di Broadway e un moderno videoclip musicale, la canzone riesce a presentare perfettamente il personaggio di Dodger, a mostrarci la New York in cui il film è ambientato e a spiegare al pubblico perfettamente il feeling di Oliver & Company, sprizzando energia e dinamismo da ogni fotogramma. Non è un caso che sia proprio questa canzone a chiudere il film tramite un effervescente reprise corale, cantato dall'intera gang di cani.
- Streets of Gold - Scritta da Dean Pitchford e Tom Snow, si tratta dell'inno della banda di Fagin, un numero corale in cui i cani spiegano ad Oliver il loro mestiere. Nelle intenzioni dovrebbe essere un corrispettivo della canzone di Dodger, un trascinante brano dalle sonorità moderne, ma paradossalmente si tratta del numero musicale più insipido e datato, penalizzato anche dalla sua estrema brevità. Nel film ne viene infatti cantata solo la prima strofa.
- Perfect Isn't Easy - Questa volta gli autori sono Barry Manilow, Jack Feldman e Bruce Sussman, e la canzone è la presentazione di Georgette, la viziata barboncina di lusso che abita a casa di Jenny. Si tratta di un brano molto simpatico, che accompagna una sequenza traboccante di virtuosismi. Glen Keane dà infatti il suo meglio esagerando gli atteggiamenti da diva della cagnolina, mentre la telecamera nella sequenza della discesa dalla scalinata le ruota intorno svelando la tridimensionalità dell'ambiente, costruito in CGI.
- Good Company - Ron Rocha e Robert Minkoff firmano l'ultimo brano originale del film, una tenera ninna nanna cantata dalla piccola Jenny, che accompagna un montaggio in cui vediamo il periodo trascorso insieme ad Oliver, tra lezioni di pianoforte e passeggiate a Central Park. Come nella canzone di Georgette anche qui troviamo una scena tecnicamente impressionante: mentre Jenny suona il piano la telecamera fa un giro completo di 360°, anticipando le meraviglie visive che troveremo qualche anno dopo nella sequenza del ballo de La Bella e la Bestia. La canzone di per sé è dolce ma piuttosto mielosa, e di certo non è fra i momenti più originali del film.
All'Ombra di un Rinascimento
Oliver & Company riuscì a soddisfare le attese della nuova dirigenza. Sebbene le recensioni non furono mai entusiastiche, il risultato al botteghino fu buono e costituì un altro segnale di ripresa, dimostrando che l'animazione Disney non era finita. La company annunciò quindi che da questo momento in poi si sarebbe impegnata a portare al cinema un lungometraggio animato ogni anno, dando inizio ad una nuova era caratterizzata da un concitato ritmo produttivo. Oliver & Company e la sua filosofia cinematografica vennero però velocemente adombrati dall'uscita del successivo La Sirenetta, il cui risultato fu molto superiore sia al suo precedessore, che a Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri, che lo ha seguito. La storia di Ariel avrebbe portato l'animazione Disney verso una nuova direzione, dando inizio a quello che viene oggi chiamato “rinascimento disneyano”. Gli anni 90 furono dunque il decennio dei kolossal, dei grandi musical fiabeschi e di un nuovo modo di fare cinema che portò a ridimensionare parecchio la formula dell'epoca Xerox. È indicativo di questo disinteresse anche il fatto che Oliver & Company si sia salvato dalla turpe pratica dei “cheapquel”, i seguiti a basso costo realizzati dai reparti televisivi, che a partire dagli anni 90 la Disney di Michael Eisner mise in produzione.
Ma come sempre è solo una questione di tempo prima che la ruota giri e ciò che è fuori moda torni in auge. Dopo dieci anni di film modellati sulla formula de La Sirenetta la storia degli studios avrebbe visto un rinnovato interesse verso gli schemi narrativi precedenti al rinascimento. Nel 2002 quello stesso Treasure Island in Space proposto all'epoca da Musker & Clements sarebbe finalmente uscito con il titolo Treasure Planet, sottoponendo il romanzo di Stevenson ad una rielaborazione degna (e anche migliore) di quella subita da Oliver Twist. Poco tempo dopo, il progressivo diffondersi della CGI come tecnica d'animazione ammiraglia avrebbe dato il via ad una ripresa delle commedie contemporanee con protagonisti animali, e gli stessi Walt Disney Animation Studios avrebbero detto la loro, portando nelle sale il loro 48° lungometraggio, Bolt, il cui cast animalesco e gli scenari cittadini avrebbero ricordato non poco le atmosfere di Oliver & Company.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: Oliver & Company
- Anno: 1988
- Durata:
- Regia: George Scribner
- Sceneggiatura: Jim Cox, Timothy J. Disney
- Storia: Roger Allers, Chris Bailey, Michael Cedeno, Mike Gabriel, Vance Gerry, Leon Joosen, Dave Michener, Jim Mitchell, Joe Ranft, Gary Trousdale, Kirk Wise, Pete Young
- Cast: Taurean Blacque, Dom DeLuise, William Glover, Natalie Gregory, Billy Joel, Joey Lawrence, Roscoe Lee Browne, Sheryl Lee Ralph, Robert Loggia, Cheech Marin, Bette Midler, Richard Mulligan
- Musica: Howard Ashman, Jack Feldman, Dan Hartman, Barry Manilow, Barry Mann, Charlie Midnight, Robert Minkoff, J. A. C. Redford, Ron Rocha, Tom Snow, Bruce Sussman
- Supervisione dell'Animazione: Ruben Azama Aquino, Mike Gabriel, Mark Henn, Glen Keane, Doug Krohn
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
Roger Allers | Storia |
Viki Anderson | Animazione |
Howard Ashman | Canzoni (Once Upon A Time in New York City) |
Rasoul Azadani | Layout |
Ruben Azama Aquino | Animatore principale (Francis, Rita) |
Chris Bailey | Storia; Animazione |
James Behold | Layout |
Taurean Blacque | Cast (Roscoe) |
Dave Bossert | Effetti d'Animazione |
Steve Butz | Fondali |
Michael Cedeno | Storia; Animazione (Computer Animation) |
Glenn Chaika | Effetti d'Animazione |
Marc Christiansen | Layout |
Fred Cline | Layout |
Jim Coleman | Fondali |
Barry Cook | Effetti d'Animazione |
Jim Cox | Sceneggiatura |
Fred Craig | Layout |
David Cutler | Animazione |
Anthony De Rosa | Animazione |
Dom DeLuise | Cast (Fagin) |
Guy Deel | Production Design |
Andreas Deja | Progettazione Personaggi |
Mark Dindal | Effetti d'Animazione |
Timothy J. Disney | Sceneggiatura |
Russ Edmonds | Animazione |
John Emerson | Fondali |
Rick Farmiloe | Animazione |
Jack Feldman | Canzoni (Perfect Isn't Easy) |
Will Finn | Animazione |
Tony Fucile | Animazione |
Randy Fullmer | Effetti d'Animazione |
Mike Gabriel | Animatore principale; Progettazione Personaggi; Storia |
Kathleen Gavin | Direzione di Produzione |
Vance Gerry | Storia |
William Glover | Cast (Winston) |
Natalie Gregory | Cast (Jenny) |
Dan Hansen | Direzione Artistica |
Dan Hartman | Canzoni (Why Should I Worry) |
Mark Henn | Animatore principale (Oliver, Dodger) |
Jeff Howard | Effetti d'Animazione |
Ron Husband | Animazione |
Jay Jacson | Animazione |
Dan Jeup | Animazione |
Billy Joel | Cast (Dodger) |
Leon Joosen | Storia; Animazione |
Glen Keane | Animatore principale (Sykes, Georgette, Fagin); Progettazione Personaggi |
Lisa Keene | Fondali |
Karen Keller | Layout |
Shawn Keller | Animazione |
Ted Kierscey | Effetti d'Animazione |
Jorgen Klubien | Animazione |
Doug Krohn | Animatore principale |
Dorse A. Lanpher | Effetti d'Animazione |
Joey Lawrence | Cast (Oliver) |
Roscoe Lee Browne | Cast (Francis) |
Sheryl Lee Ralph | Cast (Rita) |
Kevin Lima | Animazione |
Jeffrey Linch | Animazione |
Robert Loggia | Cast (Sykes) |
Barry Manilow | Canzoni (Perfect Isn't Easy) |
Alex Mann | Layout |
Barry Mann | Canzoni (Once Upon A Time in New York City) |
Cheech Marin | Cast (Tito) |
Dave Michener | Storia |
Bette Midler | Cast (Georgette) |
Charlie Midnight | Canzoni (Why Should I Worry) |
Robert Minkoff | Canzoni (Good Company) |
Jim Mitchell | Storia |
Richard Mulligan | Cast (Einstein) |
Bill Perkins | Layout |
Andy Phillipson | Fondali |
Phil Phillipson | Fondali; Layout |
Tina Price | Animazione (Computer Animation) |
Dave Pruiksma | Animazione |
Joe Ranft | Storia |
J. A. C. Redford | Musica |
Ron Rocha | Canzoni (Good Company) |
George Scribner | Regista |
Brian Sebern | Fondali |
Bob Smith | Layout |
Tom Snow | Canzoni (Streets of Gold) |
Bob Stantion | Fondali |
David P. Stephan | Animazione |
Bruce Sussman | Canzoni (Perfect Isn't Easy) |
Barry Temple | Animazione |
Eusebio Torres | Effetti d'Animazione |
Gary Trousdale | Storia |
Kirk Wise | Storia |
Kevin Wurzer | Animazione |
Kelvin Yasuda | Effetti d'Animazione |
Pete Young | Storia |
Phil Young | Animazione |
Kathy Zielinski | Animazione |