Il Re Leone
Bambi in Africa
Il Re Leone è senza dubbio il film animato di maggior successo del rinascimento disneyano. Stranamente però non molti credevano nelle potenzialità del progetto durante la sua lavorazione. Fu durante la promozione di Oliver & Company che in Disney si iniziò a discutere di un film ambientato in Africa, il cui protagonista sarebbe stato un leone. Jeffrey Katzenberg appoggiò da subito l'idea, ma mettere insieme il team non fu facile. Il regista inizialmente previsto, George Scribner (Oliver & Company, Il Principe e il Povero), lasciò infatti il progetto in disaccordo con l'idea di farne un musical, e la palla passò a Roger Allers e a Rob Minkoff, che aveva diretto i primi due corti di Roger Rabbit. Il problema più grande paradossalmente fu la concorrenza interna di un altro grosso progetto, Pocahontas, al quale la maggior parte dello staff degli studios aveva preferito dedicarsi, considerandolo il pezzo forte, a differenza del Re Leone che era visto come un film animato di seconda categoria.
Il film andò incontro a svariate revisioni: inizialmente doveva parlare di una guerra tra leoni e babbuini, poi con l'apporto di nomi illustri tra cui Linda Woolvertoon, Burny Mattinson, Brenda Chapman, Chris Sanders e gli stessi Gary Trousdale e Kirk Wise, il film venne riscritto e assunse l'ironico titolo di lavorazione “Bambi in Africa”. La storia era infatti diventata una sorta di proiezione moderna di Bambi nella quale un leone si ritrovava ad affrontare le traversie della vita prima di prendere il suo legittimo posto nel mondo. La trama avrebbe però avuto un respiro ancora maggiore, con echi biblici (le storie di Giuseppe e di Mosè, dissero gli autori), ma soprattutto attingendo a piene mani all'Amleto di William Shakespeare.
Il Cerchio della Vita
Il Re Leone narra infatti la storia di una vita, incentrandosi su tematiche quali la crescita, la scoperta dell'amore e l'assunzione delle proprie responsabilità. La metafora del “cerchio della vita” accompagna il film sin dalle primissime scene, e incornicia la storia del leone Simba, destinato a regnare sulle terre del branco, seguendo le orme del padre Mufasa. A differenziarlo da Bambi è però la sua connotazione politica: il cattivo non è più una figura opprimente e indefinita ma ha qui le fattezze dell'usurpatore Scar, un leone vigliacco, infantile e meschino che maschera i suoi problemi dietro un atteggiamento elegante. La famosa scena della morte della madre di Bambi, che segnò il passaggio del cerbiatto dall'infanzia all'età adulta, viene qui ripetuta mostrando chiaramente e senza alcuna reticenza l'uccisione di Mufasa da parte del fratello Scar, evento che metterà in moto la trama, portandola su binari decisamene drammatici.
Il grande apprezzamento riscosso dal film è dovuto soprattutto al sapiente mix tra epicità e umorismo. Alcuni momenti del Re Leone innalzano il registro come raramente era capitato negli anni passati, toccando vette di aulicità di tutto rispetto. I personaggi sono tratteggiati con spessore e intensità: Simba ad esempio per tutto il film si ritroverà a lottare con sé stesso, divorato dai sensi di colpa per quello che i suoi ricordi infantili hanno erroneamente classificato come un parricidio, e per la sua conseguente fuga con periodo di perdizione annesso, vissuto insieme a Timon e Pumbaa. Questi due personaggi rappresentano il contrappunto umoristico del film, e ne bilanciano alla perfezione il tono, con una dose di humor demenziale e di rottura. Non si tratta tuttavia di spalle comiche inutili, inserite per seguire ciecamente una ricetta, ma di personaggi con un fondamentale ruolo nella trama. Paradossalmente la loro comicità sfrenata e senza regole, capace di sfociare all'occorrenza nel “toilet humor” farà successivamente scuola, e troverà nei prodotti della concorrenza non pochi tentativi di imitazione.
Va inoltre sottolineato come con Il Re Leone gli studios tornino a raccontare una storia di animali, dopo che negli anni precedenti erano le fiabe con esseri umani a predominare. La società della savana qui descritta sta perfettamente a metà strada tra il civile e il ferino, ed è solo grazie all'abilità e ai trucchetti degli sceneggiatori che alcuni evidenti paradossi (il mangiarsi tra loro) vengono glissati tramite battute di spirito o discorsi filosofici. Un perfetto esempio è il discorso che fa Mufasa a Simba a proposito del regnare con saggezza su una popolazione composta perlopiù da prede naturali. E sebbene narrativamente non ci sia alcuna suddivisione tra animali dotati o meno di ragione, graficamente la distinzione viene lo stesso suggerita dalla scelta di disegnare realisticamente gli animali di sfondo.
Artisti nella Savana
Se nei primi lungometraggi di questo rinascimento disneyano si vedeva ancora una certa inesperienza da parte della seconda generazione di animatori, si può dire certamente che con Il Re Leone tali sbavature siano acqua passata. Il film è visivamente sfarzoso, caratterizzato da un comparto visivo davvero unico, che valorizza ogni singolo frame. I colori sono accesi e brillanti, e fanno un ottimo uso del procedimento di composizione e colorazione delle immagini chiamato CAPS, adottato quattro anni prima. C'è poi un uso massiccio di computer grafica, come nella famosa sequenza della carica degli gnu, in cui ogni membro del branco in fuga è stato realizzato e replicato al computer. Un altro punto di forza sono senza dubbio gli sfondi, che immergono lo spettatore nello scenario africano sin dalla prima e spettacolare scena del film. Ma è soprattutto nella recitazione e nel disegno dei personaggi che il film ha modo di esprimere al massimo tutto il suo carattere. Non è stato facile per gli animatori imparare a muovere gli animali in modo realistico, dovendo preoccuparsi di un paio di zampe in più del solito, senza però rinunciare alle licenze artistiche tipicamente disneyane. Un bell'aiuto questa volta è giunto anche dalla succursale di Florida, che già aveva realizzato i corti di Roger Rabbit e Off His Rockers, e qui è stata totalmente responsabile della sequenza I Just Can't Wait to Be King. Va infine notata la mancanza di alcune figure chiave dell'animazione disneyana, tra cui Glen Keane, che erano appunto impegnate a realizzare il contemporaneo Pocahontas.
Ad animare Scar troviamo l'ottimo Andreas Deja, qui al suo terzo villain di fila dopo Gaston e Jafar. Deja fa un ottimo lavoro nel conferirgli eleganza e autoironia, facendole contrastare con gli aspetti del suo carattere più meschini e deboli. Grandissimo lavoro anche da parte di Tony Fucile che in futuro animerà Esmeralda e che qui si è occupato invece di tratteggiare la carismatica figura di Mufasa. Saggio, autorevole e simpaticissimo, Mufasa riesce a farsi amare nelle poche scene in cui è presente, facendo quindi partecipare emotivamente il pubblico alla sua dipartita. Ruben Aquino dal canto suo si è sobbarcato il difficile compito di realizzare la versione adulta di Simba, cercando di differenziarla il più possibile dal padre, dandogli un'aria più acerba e giovanile. È però James Baxter forse ad essersi occupato del personaggio più sfaccettato, il babbuino Rafiki: solitario e ascetico eremita, cerimoniere e precettore, figura autorevole e nel contempo totalmente bislacca, è un vero e proprio jolly, capace di portare avanti la trama nei modi più imprevedibili. L'illuminante dialogo con Simba è una scena davvero incredibile e per certi versi debitrice alle sequenze con Yoda in Star Wars. Il serraglio di personaggi si completa con le figure di Timon (animato da Michael Surrey) e Pumbaa (Tony Bancroft), e del bucero Zazu, che la sua animatrice Ellen Woodbury modella sulle fattezze del doppiatore Rowan Atkinson. E non vanno dimenticate certamente le iene e la protagonista femminile Nala. Insomma, siamo di fronte ad un film ricchissimo di figure rimaste a lungo nell'immaginario collettivo.
La Parentesi Elton John
Il Re Leone costituisce una parentesi nella storia dei musical disneyani anni 90. Alan Menken non era infatti disponibile, dato che in quel periodo era impegnato a realizzare Pocahontas, quindi andava chiamato qualcuno in grado di eguagliarlo. Un paroliere c'era già, quel Tim Rice già autore di Jesus Christ Superstar che aveva aiutato Menken a portare a termine Aladdin dopo la morte di Howard Ashman. Serviva un compositore, e questo ruolo venne curiosamente dato ad Elton John, il quale desiderava dare al film un'impronta più pop e modernista rispetto alle melodie menkeniane. Il risultato fu soddisfacente e fece guadagnare al film ben due Oscar. Per le strumentali venne invece ingaggiato Hans Zimmer, che ispirandosi alla musica africana, lavorò a contatto con il cantante Lebo M facendo guadagnare al film in epicità, grazie ad un uso massiccio di cori etnici.
- Circle of Life - È proprio un coro in swahili a costituire lo statuario biglietto da visita de Il Re Leone, immergendo nello scenario africano lo spettatore. Si può tranquillamente dire che è il manifesto programmatico della pellicola, che ne stabilisce tono, atmosfera e intento artistico. Poche scene nella storia del'animazione Disney hanno saputo essere emozionanti come questa solenne processione di animali, diretti alla presentazione del figlio del Re. Forse fino a quel momento solo in Bambi e Fantasia si era osato tanto. Gli animali sono disegnati con stile realistico in modo che lo spettatore prenda confidenza solo con il cast principale. Il testo della canzone spiega perfettamente la filosofia del cerchio della vita alla base della storia, e il fatto che alla fine del film si abbia un reprise del brano (e che l'ultimo frame sia nuovamente il titolo) non fa che rendere ancora meglio tale circolarità.
- I Just Can't Wait to be King - Ecco la sequenza realizzata dall'unità di Florida. Si tratta della canzone con cui Simba cucciolo sogna di essere re, il brano che con umorismo e spensieratezza mostra il lato del film più frivolo, stilizzando la savana e scomponendola in forme e colori elementari. Gli animali realistici visti all'inizio lasciano qui il posto ai loro corrispettivi stilizzati, mentre Zazu si rivela una spalla comica a dir poco irresistibile.
- Be Prepared - Si tratta della canzone di Scar, in cui viene svelato il suo complotto con le iene. Spiritosa e macabra al tempo stesso si tratta di una delle sequenze più brillanti e ritmate della pellicola. È presente qui il famoso riferimento alle parate naziste, quando le iene improvvisano per Scar una marcia e l'atmosfera si illumina di giallo, replicando la resa cromatica dei cinegiornali d'epoca.
- Hakuna Matata - I fratelli Sherman avevano in passato fatto uso di termini inventati, titoli nonsense o insoliti per spiegare con una canzone la filosofia di vita di un determinato personaggio. Elton John ripete il trucchetto dando a Timon e Pumbaa un motto ben preciso, ricavato da un'espressione swahili che significa “nessuna preoccupazione”. La sequenza è uno snodo fondamentale per il film, visto che in un colpo solo sdrammatizza la sequenza piuttosto pesante della morte di Mufasa, presenta Timon e Pumbaa e funge da pretesto per mostrare lo scorrere del tempo e la crescita di Simba. In una precedente versione del film al suo posto c'era Warthog Rhapsody che venne tuttavia scartata e riciclata anni dopo per il “cheapquel” Il Re Leone 3.
- Can You Feel the Love Tonight - La canzone che fece vincere l'Oscar al film è il tema d'amore che Elton John aveva composto per Simba e Nala. Che l'apertura e la chiusura fossero invece state date a Timon e Pumbaa fu per lui un brutto colpo, ma una volta vista la scena, i motivi della scelta furono chiari. La sequenza che accompagna l'innamoramento dei due leoni è infatti un crescendo di emozione, dove sentimento, magia ma anche umorismo si compenetrano perfettamente. È una sequenza che merita completamente la sua fama e porta l'arte dell'animazione a livelli espressivi incredibili.
- The Morning Report - Questo brano rappresenta un caso particolare, visto che si tratta di una canzone con una storia travagliata alle spalle. Venne composta dagli autori ai tempi della realizzazione del film, ma finì per essere tagliata. Nel 2003 in occasione della riedizione in dvd del film si decise di rianimarla e inserirla nel momento in cui Zazu appunto riferisce a Mufasa il “rapporto del mattino”. Del resto questa stessa operazione all'epoca venne fatta anche con Pocahontas e La Bella e la Bestia, a cui vennero aggiunte sequenze musicali a loro tempo scartate. La canzone era divertente nel suo elencare fatti bizzarri con buffi giochi di parole, ma piuttosto maldestra nel suo volersi inserire a forza nella storia. La strofa cantata da Simba poi stonava parecchio e rompeva la sospensione d'incredulità. All'uscita del blu-ray molti anni dopo tali operazioni di revisionismo vennero rinnegate e The Morning Report venne nuovamente espulsa dal film.
Nel film vengono inoltre citate alcune canzoni preesistenti come I've Got a Lovely Bunch of Coconuts e la celebre canzone dei fratelli Sherman It's a Small World, colonna sonora dell'omonima attrazione di Disneyland. E non va dimenticata neanche la storica The Lion Sleeps Tonight, intonata proprio da Timon. A tutto questo si aggiunse l'anno successivo il cd Rhythm of the Pride Lands con canzoni ispirate al film scritte da artisti ad esso collegati come Lebo M e Hans Zimmer. Parte di questi brani (tra cui si ricordano He Lives in You e One by One) sarebbero stati poi riutilizzati in seguito sia nel musical di Broadway tratto dal film, che in successive opere animate.
L'Apogeo
Il Re Leone fu un successo senza precedenti, che gli studios non riuscirono mai più a superare se non nel 2013 con Frozen. Il rinascimento disneyano era giunto così nel 1994 al culmine, raggiungendo il suo punto di massimo splendore. Il film si dimostrò più azzeccato del successivo Pocahontas e riuscì quindi a mettere d'accordo critica e pubblico. Qualche polemica ci fu comunque, date le forti somiglianze dell'opera con il Kimba di Osamu Tezuka, ma la company respinse le accuse di plagio negando la cosa, e affermando che il nome Simba non nascondeva alcun riferimento, dato che in swahili significava semplicemente “leone”.
Un simile fenomeno non poté fare a meno di dare il via ad un gran numero di produzioni ad esso collegate. Il musical di Broadway fu solo il più illustre degli esempi. I reparti televisivi vennero messi immediatamente al lavoro per realizzare una serie televisiva dai toni demenziali con protagonisti Timon e Pumbaa, a cui seguì il seguito direct to video Il Re Leone 2, uno dei primi cheapquel di qualità leggermente superiore allo standard televisivo dell'epoca. Un terzo lungometraggio home video, Il Re Leone 3, venne realizzato molto più tardi, incentrandosi ancora una volta su Timon e Pumbaa, chiamati a dare la loro versione della storia: una rilettura brillante e visivamente molto valida dei fatti del primo film. Nessuno di questi prodotti derivativi si rivelò particolarmente scadente, il che fu indice di una certa cura da parte della company nel trattamento di questo nuovo brand da mungere.
Tuttavia la grande attenzione riservata al Re Leone ebbe alcune sgradevoli conseguenze sui capolavori che gli studios sfornarono in seguito. Dopo aver raggiunto l'apogeo gli studios iniziarono progressivamente a perdere l'affetto del pubblico e della critica, saziata da un lustro di grandi successi e divennero incapaci di apprezzare l'alto livello dei lavori successivi. La dirigenza, di contro, da quel momento in poi non fece che aspettarsi risultati pari o superiori a quelli del Re Leone ritenendo insoddisfacente l'incasso di ogni successiva produzione. Insomma, tutto ciò che si alza fin troppo da terra è destinato a ricadere, e l'animazione Disney di quegli anni, vessata da una dirigenza ottusa e ignorata da un pubblico capriccioso, sarebbe presto precipitata drammaticamente dall'olimpo all'inferno.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: The Lion King
- Anno: 1994
- Durata:
- Produzione: Alice Dewey, Don Han, Sarah McArthur
- Regia: Roger Allers, Rob Minkoff
- Sceneggiatura: Irene Mecchi, Jonathan Roberts, Linda Woolverton
- Storia: Jim Capobianco, Brenda Chapman, Lorna Cook, Thom Enriquez, Andy Gaskill, Francis Glebas, Ed Gombert, Kevin Harkley, Barry Johnson, Jorgen Klubien, Larry Leker, Rick Maki, Burny Mattinson, Joe Ranft, Chris Sanders, Tom Sito, Gary Trousdale
- Musica: Elton John, Lebo M, Tim Rice
- Supervisione dell'Animazione: Ruben Azama Aquino, Tony Bancroft, James Baxter, Aaron Blaise, David Burgess, Anthony De Rosa, Andreas Deja, Russ Edmonds, Tony Fucile, Mark Henn, Alex Kupershmidt, Michael Surrey, Ellen Woodbury
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
Tim Allen | Animazione (Pumbaa) |
Roger Allers | Regista |
Kathy Altieri | Fondali |
Sunny Apinchapong | Fondali |
Barry Atkinson | Fondali |
Dana Axelrod | Direzione di Produzione |
Ruben Azama Aquino | Animatore principale (Adult Simba) |
Hans Bacher | Progettazione Personaggi; Sviluppo Visivo |
Dale Baer | Animazione (Adult Simba) |
Doug Ball | Supervisione Fondali |
Tom Bancroft | Animazione (Young Simba) |
Tony Bancroft | Animatore principale (Pumbaa) |
James Baxter | Animatore principale (Rafiki) |
Linda Bel | Animazione (Wildbeest Stampede - CG) |
Mitchell Bernal | Layout |
Aaron Blaise | Animatore principale (Young Nala) |
Christine Blum | Effetti d'Animazione |
Allen Blyth | Effetti d'Animazione |
Réjean Bourdages | Animazione (Hyenas) |
Ken Boyer | Animazione (Hyenas) |
Bob Bryan | Animazione (Adult Nala) |
David Burgess | Animatore principale (Yenas) |
Brooks Campbell | Fondali |
Jim Capobianco | Storia |
Michael Cedeno | Animazione (Adult Simba) |
Brenda Chapman | Supervisione Storia |
Jennifer Chiao-Lin Yuan | Layout |
Ed Coffey | Effetti d'Animazione |
Karen Comella | Supervisione Ink & Paint |
Lorna Cook | Storia; Animazione (Adult Simba) |
Dan Cooper | Fondali |
Fred Craig | Layout |
Bob Davies | Animazione (Zazu) |
Anthony De Rosa | Animatore principale (Adult Nala) |
Guy Deel | Layout |
Andreas Deja | Animatore principale (Scar) |
Lou Dellarosa | Animazione (Hyenas) |
Alice Dewey | Produttore Associato |
Jeff Dickson | Layout |
Dominik R. Domingo | Fondali |
Gregory Alexander Drolette | Fondali |
Debbie Du Bois | Fondali |
Jeff Dutton | Supervisione Effetti Speciali (Florida) |
Russ Edmonds | Animatore principale (Sarabi) |
Joe Ekers | Animazione (Adult Simba) |
Thom Enriquez | Storia |
Brian Ferguson | Animazione (Timon) |
Doug Frankel | Animazione (Scar) |
Natalie Franscioni-Karp | Fondali |
Tony Fucile | Animatore principale (Mufasa) |
Andy Gaskill | Direzione Artistica; Storia |
Ed Ghertner | Layout |
Jean Gillmore | Progettazione Personaggi; Sviluppo Visivo |
Francis Glebas | Storia |
Ed Gombert | Storia |
Joe Grant | Progettazione Personaggi; Sviluppo Visivo |
Gregory Griffith | Animazione (Wildbeest Stampede - CG) |
Don Han | Produttore |
Kevin Harkley | Storia |
Randy Haycock | Animazione (Adult Simba) |
Mark Henn | Animatore principale (Young Simba) |
Michael Hodgson | Progettazione Personaggi; Sviluppo Visivo |
T. Daniel Hofstedt | Animazione (Young Simba) |
Tom Humber | Layout |
Michael Humphries | Fondali |
Ron Husband | Animazione (Pumbaa) |
Tom Hush | Effetti d'Animazione |
Chris Jenkins | Effetti d'Animazione |
Elton John | Canzoni |
Barry Johnson | Storia |
Broose Johnson | Animazione (Young Simba) |
Sott E. Johnston | Supervisione CG |
Lisa Keene | Progettazione Personaggi; Sviluppo Visivo |
Ted C. Kierscey | Effetti d'Animazione |
Jorgen Klubien | Storia |
Mark Koetsier | Animazione (Scar) |
Barry R. Kooser | Fondali |
Brad Kuha | Animazione (Mufasa) |
Alex Kupershmidt | Animatore principale (Yenas) |
Dorse Lanpher | Effetti d'Animazione |
Larry Leker | Storia |
James Lopez | Animazione (Timon) |
Lebo M | Musica |
Rick Maki | Storia |
Greg S. Manwaring | Animazione (Hyenas) |
Mauro Maressa | Effetti d'Animazione |
Lorenzo Martinez | Layout |
Burny Mattinson | Storia |
Sarah McArthur | Produttore Esecutivo |
David McCamley | Fondali |
Irene Mecchi | Sceneggiatura |
Kent Melton | Maquette |
Serge Michaels | Fondali |
Joey Mildenberger | Effetti d'Animazione |
Rob Minkoff | Regista |
Don Moore | Fondali |
Steve Moore | Effetti d'Animazione |
Jean Morel | Animazione (Scar) |
Sue C. Nichols | Progettazione Personaggi; Sviluppo Visivo |
Vera Pacheco | Supervisione Cleanup |
Gilda Palinginis | Animazione (Adult Nala) |
Patricia Palmer-Phillipson | Fondali |
Philip Phillipson | Fondali |
Ruben Procopio | Supervisione Cleanup (Florida) |
Dave Pruiksma | Animazione (Pumbaa) |
Joe Ranft | Storia |
Tim Rice | Canzoni |
Jonathan Roberts | Sceneggiatura |
Chris Sanders | Production Design; Storia |
Scott Santoro | Supervisione Effetti Speciali |
Tom Shannon | Layout |
Mel Shaw | Progettazione Personaggi; Sviluppo Visivo |
Tom Sito | Storia |
Richard Sluiter | Fondali |
Bob Smith | Progettazione Personaggi; Sviluppo Visivo |
Dan St. Pierre | Supervisione Layout |
Robert E. Stanton | Supervisione Fondali (Florida) |
Michael Surrey | Animatore principale (Timon) |
Michael Swofford | Animazione (Zazu) |
Allen Tam | Layout |
Barry Temple | Animazione (Zazu) |
Eusebio Torres | Effetti d'Animazione |
Gary Trousdale | Storia |
Ann Tucker | Supervisione Pianificazione Scene |
Kevin Turcotte | Fondali |
Charles Vollmer | Fondali |
Chris Wahl | Animazione (Mufasa) |
Robert Walker | Supervisione Layout (Florida) |
Don Walters | Direzione di Produzione (Florida) |
Marlon West | Effetti d'Animazione |
Larry White | Animazione (Hyenas) |
Alex Williams | Animazione (Scar) |
Tanya Wilson | Layout |
Ellen Woodbury | Animatore principale (Zazu) |
Thomas Woodington | Fondali |
Linda Woolverton | Sceneggiatura |
Garrett Wren | Effetti d'Animazione |
Phil Young | Animazione (Mufasa) |
Bruce Zick | Progettazione Personaggi; Sviluppo Visivo |