La Principessa e il Ranocchio
Il Revival di John Lasseter
La Principessa e il Ranocchio doveva essere il film della rinascita. I Walt Disney Animation Studios avevano infatti bisogno di riscattare la propria immagine presso il pubblico, dopo la crisi che nell'ultimo decennio li aveva investiti. La gestione Eisner, la svolta forzata alla computer grafica e l'abbandono dei musical fiabeschi che da sempre avevano contraddistinto lo stile Disney, avevano fortemente danneggiato l'identità e la riconoscibilità degli studios. John Lasseter aveva avuto un ruolo cruciale in tutto questo, facendo crescere esternamente un fenomeno come la Pixar, abituando il pubblico ad un modo differente di fare cinema d'animazione. Ma adesso col cambio al vertice Lasseter si ritrovò a gestire sia la Pixar che i WDAS, adottando per questi ultimi una politica restauratrice. Per tornare agli antichi splendori c'era bisogno di una fiaba, di un musical ma soprattutto dell'animazione tradizionale, così dopo aver rielaborato Meet the Robinsons e Bolt, già in lavorazione in CGI da prima del suo arrivo, Lasseter prese in mano la situazione, riciclandosi come paladino della tradizione. Dopo Home on the Range Michael Eisner aveva imposto uno stop all'animazione tradizionale, vendendo le attrezzature e mandando a spasso alcuni dei più grandi artisti Disney, così la prima sfida era quella di riunire il team creativo che aveva reso indimenticabili gli anni 90, e che adesso era disperso. John Musker e Ron Clements erano scomparsi dalle scene dopo la cancellazione del progetto Fraidy Cat (una sorta di giallo hitchcockiano), ma vennero rapidamente richiamati a bordo come registi, dato che erano pur sempre i responsabili di quella Sirenetta che aveva dato il via al rinascimento anni 90. Vennero poi riacquistate le attrezzature, i tavoli da disegno e quant'altro servisse a rimettere in moto la produzione, animatori compresi: Glen Keane era ancora impegnato con Rapunzel, quindi non potè unirsi al progetto, ma in compenso tornarono a bordo artisti del calibro di Mark Henn e Bruce Smith. Tornò Andreas Deja, che pur di non abbandonare il 2D, in quel periodo svolgeva consulenze per i DisneyToon Studios, e rientrò in Disney persino Eric Goldberg, che da tempo ormai volava di fiore in fiore prestando i suoi servizi a vari studios di animazione. Per la musica inizialmente si pensò ad Alan Menken, che se escludiamo Home on the Range e Enchanted, non partecipava ad un progettone animato dai tempi di Hercules, tuttavia si preferì assegnarlo a Rapunzel, facendogli subentrare una vecchia conoscenza pixariana: Randy Newman. Questa sostituzione scatenò delle perplessità ma era spia della voglia di sperimentare nuovi sapori, pur rimanendo nel solco della tradizione.
Storia di una Workaholic
Ogni rinascita Disney aveva visto una principessa aprire le danze, ma aveva anche aggiornato la formula, rendendola sempre più contemporanea. La Principessa e il Ranocchio era per certi versi quel passo indietro di cui gli studios avevano bisogno, ma non voleva certo dimenticare i progressi che in quegli anni il cinema d'animazione aveva fatto nel campo della narrazione. In quel periodo era stata la Pixar a presentare al pubblico le trame più solide, gli intrecci più elaborati e le idee più originali, portando una certa imprevedibilità e varietà tematica nel settore. Bisognava raccogliere quanto era stato seminato ad Emeryville e trapiantarlo nello storytelling disneyano: la classica favola del principe ranocchio venne quindi totalmente trasformata, ricollocandola in un setting assolutamente inedito e poco sfruttato, la New Orleans dell'età d'oro del jazz. Questa idea avrebbe conferito alla storia un fascino inedito e una certa originalità di fondo, rompendo schemi e stereotipi fiabeschi a cui il titolo avrebbe potuto far pensare. America di inizio secolo, jazz, voodoo, e atmosfera lacustre si rivelarono così il cocktail ideale in cui ambientare la storia di Tiana, cameriera totalmente ossessionata dal lavoro col sogno di aprire un ristorante, e Naveen, principe farfallone e lavativo, due personalità forti, realistiche e soprattutto attuali che avrebbero contribuito a svecchiare non poco le dinamiche di un princess movie. L'amore fra Tiana e Naveen avrebbe inoltre veicolato un messaggio fino a quel momento inedito nel cinema Disney, invitando a trovare nel rapporto di coppa il giusto equilibrio tra la voglia di realizzazione professionale, e il desiderio di vivere alla giornata. La Principessa e il Ranocchio non si limita a riproporre la ricetta anni 90, ma la ibrida con la commedia animalesca anni 60, tipica dell'epoca xerografica (Il Libro della Giungla, Gli Aristogatti). Tiana e Naveen vengono infatti trasformati in rane a causa del maleficio dello stregone voodoo Facilier, spostando lo scenario dalle ville borghesi cittadine alle paludi del bayou dove si recano per spezzare l'incantesimo. È qui che entrano in scena i comprimari animaleschi, che forniscono il contrappunto umoristico nel più puro stile Disney: si tratta dell'alligatore jazzista Louis e della lucciola Ray, vera e propria sorpresa, che con la sua sottotrama poetica e struggente saprà portare il film su binari mai prima d'ora toccati dal cinema disneyano. La volontà è chiaramente quella di fare di queste spalle dei personaggi a tutto tondo, con un ruolo attivo nella storia, capaci di far ridere il pubblico senza mai scadere nel pecoreccio. Infine personaggi come la viziata Charlotte, Granpapà, o l'ambiguo servitore Lawrence, si collocano a meraviglia nell'affresco complessivo, arricchendolo in maniera perfetta, con un gioco a incastro che dimostra quanto ogni sottotrama sia stata scritta con perizia. Rispetto alle opere precedenti degli studios, la sceneggiatura de La Principessa e il Ranocchio si presenta dunque parecchio stratificata, senza tuttavia rinunciare a quello storytelling semplice e compatto che da sempre contraddistingue il cinema d'animazione Disney.
Il Nuovo Volto del 2D
Non c'è alcun dubbio che sia proprio attraverso l'animazione tradizionale che i Walt Disney Animation Studios sappiano esprimersi al meglio, trattandosi della tecnica che loro stessi hanno quasi inventato ed evoluto nel corso dei decenni. È anche vero però che rimettere in piedi un reparto da poco smantellato è un'operazione complessa: sebbene gli animatori abbiano fatto riscaldamento grazie alle animazioni di Come D'Incanto e Pippo e l'Home Theatre, c'è ancora qualcosa da ricostruire in termini di team per tornare ai complessi virtuosismi grafici di un Gobbo, di un Tarzan o di un Pianeta del Tesoro. Ciò che però il film offre è comunque spettacolare: la protagonista è infatti stata realizzata da Mark Henn, veterano delle protagoniste femminili (Jasmine, Mulan e in futuro anche Anna ed Elsa di Frozen), mentre la lucciola Ray è di quel fuoriclasse della stilizzazione che è Michael Surrey (Timon, Clopin, Rourke). Il lavoro più incredibile lo fa però Bruce Smith (Kerchak, Pacha) con il Dr. Facilier, le cui battute e movimenti trasudano carisma e raffinatezza, in una girandola di animazioni virtuose. Al contrario, il servitore Lawrence, fortemente debitore del Nathaniel di Enchanted, è graficamente piuttosto povero, come anche Tiana in versione ranocchia, piuttosto distante dalla maestria con cui Henn la ritrae da umana. Arranca un po' anche il design di Mama Odie, che concettualmente è invece irresistibile: il suo supervisore è il grande Andreas Deja, dal quale ci si aspettava qualcosina in piú. Un discorso a parte lo merita l'alligatore Louis, realizzato da quel genio della linea di Eric Goldberg, con uno stile a metà strada tra il classicissimo Baloo e l'estetica Warner (ricordiamo che Goldberg è reduce da Looney Tunes: Back in Action). Ottimi infine il caricaturale Gran Papà LeBouff, la schizofrenica figlioletta Charlotte, che dona al film un brio irresistibile, e gli spettacolari e dettagliatissimi fondali, che immergono lo spettatore nel più fiabesco fra i setting novecenteschi.
Randy Newman e le Sonorità di New Orleans
Randy Newman aveva realizzato la colonna sonora del film in stop motion James e la Pesca Gigante ed era uno dei compositori più attivi nella filmografia Pixar, eppure non aveva mai partecipato direttamente ad un lungometraggio dei Walt Disney Animation Studios. Il suo inserimento al posto di Menken nel film che avrebbe dovuto rilanciare l'eredità Disney sembrava fuoriluogo. Newman aveva sempre dimostrato una certa classe, ma non certo l'immensa flessibilità di Alan Menken, capace di passare senza problemi dal jazz alla polifonia. Tuttavia il rapporto di fiducia con Lasseter e il fatto che le sue radici artistiche affondassero proprio in quella New Orleans in cui il film era ambientato, lo resero l'uomo giusto per La Principessa e il Ranocchio. Newman si è infatti occupato sia delle canzoni che delle strumentali infondendo il suo stile unico, più vicino alla spensieratezza degli Sherman che all'epicità di Menken, ma perfettamente adatto a commentare musicalmente le vicende della città mezzaluna.
- Down in New Orleans - Perfetto esempio di happy village song, capace di presentare con un sapiente montaggio la situazione di partenza di ogni personaggio, dando un ruolo di spicco al setting stesso, come se la città fosse la vera protagonista. È senza dubbio la canzone in cui lo stile di Newman emerge meglio, e incornicia alla perfezione l'incipit donandogli una grinta che nei primissimi minuti di prologo ambientati a casa LeBouff era invece assente.
- Almost There - Si tratta della cosiddetta I want song, che dà voce ai desideri di Tiana. È una delle canzoni in cui si nota di più la diversità di approccio di Newman rispetto alla ricetta di Menken, con un brano più blando ma assai ben orchestrato. Consiste in una sequenza immaginaria che ci immerge a meraviglia nel sogno di Tiana, ispirandosi allo stile di Mary Blair. La sequenza è diretta da Eric Goldberg, un vero specialista in scene oniriche o stilizzate, come dimostrato già nella Rapsodia in Blu di Fantasia 2000 e nella futura Backson Song di Winnie the Pooh, da lui realizzate.
- Friends on the Other Side - La villain song è uno dei momenti migliori del film. Un recitativo in cui il Dr. Facilier si presenta, dà spettacolo, intesse intrighi e mette in atto il suo piano, a suon di doppi sensi e ambiguità. Newman dimostra una grandissima abilità, strutturando il numero musicale in modo tale che costituisca uno snodo fondamentale per la trama, e riesca a divertire. Bruce Smith fa il resto regalandoci un cattivo carismatico e simpaticissimo, le cui animazioni sono a dir poco perfette.
- When We're Human - Un numero musicale umoristico presenta in maniera perfetta l'alligatore Louis, mostrando non pochi punti di contatto con Baloo e la sua Bare Necessities. Newman sembra rifarsi a quello stile spensierato che veniva veicolato negli anni 60 proprio dai fratelli Sherman, presentando una canzone briosa che serve anche a confrontare Tiana e Naveen, sulle cui differenze è giocato il senso del film.
- Gonna Take You There - Il personaggio di Ray, la lucciola cajun, è una delle più belle sorprese del film. Quello che avrebbe potuto essere un personaggio irritante e sgradevole, ci offre i momenti più poetici e caldi della pellicola. Con questa breve ma trascinante canzone dall'impostazione country ci viene presentata la sua famiglia, della quale fa parte anche Newman, che si ritaglia un cameo animato nel ruolo del cugino Randy.
- Ma Belle Evangeline - L'importanza di Ray viene esplicitata anche dal fatto che è proprio a lui che viene affidato il tema d'amore. Con questa lenta ballata viene in un colpo solo presentata la peculiarità del suo personaggio, mentre i due protagonisti si avvicinano, dimostrando la notevole maestria narrativa di Musker e Clements.
- Dig a Little Deeper - La colonna sonora di Newman è stilisticamente uniforme ma anche variegata, capace di descrivere degnamente le tante anime di New Orleans passando dal jazz al country, e arrivando persino al gospel. La sequenza in questione in cui Mama Odie cerca di rieducare i protagonisti, insegnando loro che ciò che vogliamo e ciò di cui abbiamo bisogno non sempre coincidono, è una festa di ritmo e colori, nella quale emergono di prepotenza gli uccelli spatola, ballerini capaci di ricordarci le coreografie di Kiss the Girl, cantata da Sebastian vent'anni prima.
- Down in New Orleans – Reprise - Nel film sono presenti alcuni reprise di Down in New Orleans e Almost There, ma quello che spicca più tutti è questa stupenda sequenza di chiusura, in cui la voce di Tiana suggella alla perfezione la conclusione felice di ogni sottotrama e in cui ognuno trova la sua strada impegnandosi, sotto la benevolente luce di Evangeline, la Stella della Sera.
- Never Knew I Needed - Infine va segnalato il brano pop presente nei credits cantato da Ne-Yo, che con Newman non ha niente a che vedere, e che fornisce alle belle immagini dei titoli di coda un accompagnamento musicale non certo all'altezza.
L'Esito Infausto
La Principessa e il Ranocchio è un film che a prima vista potrebbe sembrare assai retrò, ma che scavando un po' più a fondo mostra tutta la sua anima moderna. Sorretto da idee buone, con un messaggio solido e una salda direzione artistica dimostra di poter veicolare morali nuove e assai concrete, senza rinunciare a quella tipica iconografia disneyana da sogno americano incarnata da Evangeline, quella stessa stella a cui il Grillo Parlante nel 1940 si rivolgeva, e che qui viene utilizzata per dire al pubblico “tu impegnati e poi vedrai”.
Il film però non ha dato al botteghino risultati esaltanti. Di certo ha ripagato i costi, e sia in America che in Europa è rimasto a lungo in programmazione ricevendo critiche e apprezzamenti positivi. Ma vuoi per il depistante “principessa” nel titolo, che l'ha fatto bollare a prima vista come prodotto per bambine, vuoi per il suo essere uscito in concomitanza con l'evento Avatar, la povera Tiana non ha certo fatto il botto. Di sicuro non si può pretendere di tornare agli antichi splendori di punto in bianco, specialmente dopo un decennio di biasimo da parte del mondo intero. La politica di Lasseter è stata infatti progettata sul lungo termine, in maniera da restituire alla Disney il buon nome e la credibilità in maniera graduale. Ma la Disney è un azienda che non ragiona sul lungo termine ma vuole tutto e subito. E visto che un film palesemente commerciale come Alvin 2, uscito nello stesso periodo ha ripagato i costi di produzione in una manciata di giornate, la fiducia accordata al povero Lasseter è stata brutalmente ridimensionata.
La cocente delusione dirigenziale si è tradotta nel tentativo di aborto del filone fiabesco, con marcia indietro immediata dopo il successo di Rapunzel. Quest'ultimo film, realizzato in CGI, ha poi avuto un ruolo fondamentale nel determinare la triste sorte dell'animazione tradizionale, tecnica a cui è stato quindi imputato lo scarso successo di Tiana. Dopo La Principessa e il Ranocchio gli studios avrebbero prodotto solo un altro lungometraggio in 2D, il delizioso ma poco considerato Winnie the Pooh, condannando quindi la tecnica ad un nuovo declino. Il team che era stato rimesso in piedi per questo revival si sarebbe nuovamente ridotto negli anni successivi, e gli animatori della vecchia guardia si sarebbero riciclati partecipando allo short program o cercando nuove strade per infondere alla computer grafica la sensibilità dell'arte della linea. La Principessa e il Ranocchio costituì tuttavia il punto di partenza di quel passaparola positivo, che sommandosi ad una sempre maggior sicurezza e qualità, avrebbe in breve riportato il marchio Disney nel cuore del pubblico, proiettando gli studios verso i fasti di Frozen.
di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).
Scheda tecnica
- Titolo originale: The Princess and the Frog
- Anno: 2009
- Durata:
- Produzione: Peter Del Vecho, Aghi Koh, John Lasseter, Craig Sost
- Regia: Ron Clements, John Musker
- Soggetto: Ron Clements, Greg Erb, John Musker, Jason Oremland
- Sceneggiatura: Ron Clements, Rob Edwards, John Musker
- Storia: Paul Briggs, Tomo Ellery, Kevin Gollaher, Don Hall, Bruce Morris, Toby Shelton, Josie Trinidad
- Basato su: The Frog Princess di E.D. Baker
- Musica: Randy Newman
- Supervisione dell'Animazione: Anthony De Rosa, Andreas Deja, Eric Goldberg, Randy Haycock, Mark Henn, Nik Ranieri, Bruce W. Smith, Michale Surrey
Credits
Nome | Ruolo |
---|---|
Tim Allen | Animazione (Tiana) |
James Alles | Layout |
Sunny Apinchapong | Supervisione Fondali; Sviluppo Visivo |
Rasoul Azadani | Supervisione Layout |
Ruben Azama Aquino | Animazione (Eudora, James) |
Dale L. Baer | Animazione (Ray, Frog Hunters) |
E.D. Baker | Storia Originale (The Frog Princess) |
Doug Ball | Fondali |
Armand Baltzar | Sviluppo Visivo |
Robert Bennet | Effetti d'Animazione |
Allen Blyth | Effetti d'Animazione |
Augusto Borges Bastos | Supervisione Cleanup (HGN Producões) |
Lorelay Bové | Sviluppo Visivo |
Paul Briggs | Storia |
Roberto Enzo Casale | Animazione (Prince Naveen) |
Pierre Chiasson | Direzione di Produzione (Yowza Animation Inc.) |
Ron Clements | Regista; Sceneggiatura; Soggetto |
Sandro Cleuzo | Animazione (Fenner Brothers) |
Sandro Cluezo | Animazione (Prince Naveen, Tiana's Fantasy Sequence) |
Kimberly Cope | Direzione di Produzione (PremiseEntertainment) |
Alfred "Tops" Cruz | Layout |
Bob Davies | Animazione (Prince Naveen) |
Bob Davies | Animazione (Prince Naveen) |
Anthony De Rosa | Animatore principale (Lawrence) |
James DeV. Mansfield | Effetti d'Animazione |
Andreas Deja | Animatore principale (Mama Odie, Juiu) |
Peter Del Vecho | Produttore |
Peter J. Deluca | Layout |
Adam Dykstra | Animazione (Buford, Spoonbills) |
Russ Edmonds | Animazione (Prince Naveen, Marcel, Stella) |
Rob Edwards | Sceneggiatura |
Tom Ellery | Progettazione Personaggi |
Tomo Ellery | Storia |
Craig Elliot | Sviluppo Visivo |
Greg Erb | Soggetto |
Brian Ferguson | Animazione (Ray, Ray's family) |
James Aaron Finch | Sviluppo Visivo |
Danny Galieote | Animazione (Charlotte) |
James Gallego | Fondali |
Eric Goldberg | Animatore principale (Louis, Misc.); Supervisore all'Animazione (Tiana's Fantasy Sequence); Progettazione Personaggi |
Kevin Gollaher | Progettazione Personaggi; Storia |
Maria Dolores Gonzales | Supervisione Pianificazione Scene |
Ian Gooding | Direzione Artistica |
Don Hall | Supervisione Storia |
Jason Hand | Layout |
Randy Haycock | Animatore principale (Prince Naveen) |
Mark Henn | Animatore principale (Tiana) |
Lam Hoang | Layout |
T. Daniel Hofsteidt | Animazione (Masks, Voodoo Dolls, Band) |
Richard Hoppe | Animazione (Prince Naveen) |
Beatrice Hotz Von Sydow | Direzione di Produzione (HGN Producões) |
Daniel Hu | Layout |
Michael Humphries | Fondali |
Kimberly W. Keech | Supervisione Tecnica |
Lisa Keene | Fondali; Sviluppo Visivo |
Ted Kierscey | Effetti d'Animazione |
Jin Kim | Animazione (Charlotte) |
Bert Klein | Animazione (Louis, Tiana's Fantasy Sequence) |
Aghi Koh | Produttore Esecutivo |
Alex Kupershmidt | Animazione (Mob Shadows) |
Monica Lago-Kaytis | Direzione di Produzione |
John Lasseter | Produttore Esecutivo |
Ann Lee | Fondali |
Hyun-Min Lee | Animazione (Louis, Tiana's Fantasy Sequence) |
Ashley Lenz | Layout |
Julio Leon | Layout |
Ed Li | Sviluppo Visivo |
James Lopez | Animazione (Dr. Facilier, Tap Dancing Kids) |
Jerry Loveland | Fondali |
Dan Lund | Effetti d'Animazione |
Rik Maki | Progettazione Personaggi |
Sheila Maki De Moraes E Miranda | Supervisione Ink & Paint (HGN Producões) |
Mauro Maressa | Effetti d'Animazione |
Sam Marin | Animazione (Prince Naveen) |
Duncan Marjoribanks | Animazione ("Big Daddy" La Bouff) |
Jim Martin | Sviluppo Visivo |
Kelly McGraw | Fondali; Sviluppo Visivo |
David "Joey" Mildenberger | Effetti d'Animazione |
Greg Miller | Fondali |
Bruce Morris | Storia |
John Musker | Regista; Sceneggiatura; Soggetto |
Mark Myer | Effetti d'Animazione |
Randy Newman | Canzoni; Musica |
Sue Nichols | Sviluppo Visivo |
Kyle Odermatt | Supervisione Effetti Speciali |
Joe Oh | Animazione (Tiana) |
Jason Oremland | Soggetto |
Masa Oshiro | Effetti d'Animazione |
Vera Pacheco | Supervisione Cleanup |
Sai Ping Lok | Fondali; Sviluppo Visivo |
Donna Prince | Fondali |
Jean-Christophe Pulain | Layout |
Nik Ranieri | Animatore principale (Charlotte) |
Dan Read | Fondali |
Leonard Robledo | Fondali |
Douglas Rogers | Sviluppo Visivo |
Priscillano A. Romanillos | Animazione (Prince Naveen) |
Bill Schwab | Progettazione Personaggi |
Toby Shelton | Storia |
Michael Show | Animazione (Ray) |
Michale Show | Animazione (Butterflies, Swooning Girls) |
Bruce W. Smith | Animatore principale (Dr. Facilier) |
Craig Sost | Produttore Associato |
Robert Sprathoff | Supervisione Cleanup (HGN Producões) |
Robert J. St. Pierre | Layout |
Chung Sup Yoon | Layout |
Michale Surrey | Animatore principale (Ray) |
Allen Tam | Layout |
Yoshimiki Tamura | Animazione (Tiana) |
Josie Trinidad | Storia |
Dan Turner | Supervisione agli Effetti d'Animazione (Yowza Animation Inc.) |
Raffaello Vecchione | Maquette |
Phillip D. Vigil | Effetti d'Animazione |
Frans Vischer | Animazione (Dr. Facilier, Tiana's Fantasy Sequence) |
Bill Waldman | Animazione (Lawrence, Tiana's Fantasy Sequence) |
Doug Walker | Layout; Sviluppo Visivo |
Eric Walls | Animazione (Tiana) |
David (Ying Guang) Wang | Supervisione Fondali |
Deam Wellins | Animazione (Dr. Facilier) |
Stevie Wermers Skelton | Sviluppo Visivo |
Andreas Wessel-Therhorn | Animazione (Mama Odie, Juiu) |
Marlon West | Supervisione agli Effetti d'Animazione |
Tony West | Supervisione agli Effetti d'Animazione (Premise Entertainment) |
Matt Williamês | Animazione (Lawrence) |
Jennifer Yuan | Layout |
Wei Zhao | Fondali |
Yong Zhong | Layout |