Pluto

Pluto

Trattandosi di un cane non antropomorfo e incapace di parlare, Pluto era di sicuro un personaggio anomalo rispetto a Topolino e Paperino. L'animatore Norman Ferguson riuscì però a trasformare questo limite in una preziosa opportunità per evolvere l'arte della personality animation, sfruttando a meraviglia la pantomima. Pluto non poteva parlare, ma questo non fece che rendere evidente che era perfettamente in grado di pensare. Che un disegno potesse avere un'anima, era all'epoca tutt'altro che scontato. Il personaggio entrò così nei cuori del pubblico, ritagliandosi un ruolo sempre più grande nei cortometraggi di Topolino, fino a diventare titolare di una serie personale alla fine degli anni 30. Per l'occasione venne tratteggiato un microcosmo intorno a lui, nel quale gravitavano il bulldog Butch, la bassottina Dinah e un gruppo di animaletti ricorrenti, con i quali Pluto ingaggiava delle innocue scaramucce. Il ritmo produttivo dei Pluto Cartoon fu sempre piuttosto blando, ma la serie durò fino al 1951, dopodiché Pluto tornò ad essere presenza fissa in quella del suo padrone.